Alberto Zambelli FW 16 – 17, la moda tra Klimt e The Danish Girl

Oggi è uno di quei giorni in cui ho particolarmente bisogno di credere nella bellezza e di credere che essa salverà il mondo; è uno di quei giorni in cui ho bisogno di rifugiarmi nella gioia rappresentata dalla presenza di un talento certo.

Non vi tedierò raccontando perché tali bisogni siano tanto impellenti, ma vi racconterò come e dove ho trovato il rifugio al quale anelavo: nella collezione Alberto Zambelli FW 16 – 17.

Quella di Alberto è una presenza costante qui in casa A glittering woman in quanto è una persona e un professionista che stimo molto e che dunque amo seguire, stagione dopo stagione: lo scorso febbraio, lo stilista ha catturato ancora una volta la mia attenzione presentando la collezione dedicata all’inverno attualmente in corso.

Oggi vi parlo proprio di ciò che ho visto partecipando alla sfilata del 28 febbraio 2016 con i capi che ho poi potuto toccare e osservare da vicino in occasione della presentazione fatta nei giorni seguenti al White, il salone milanese della moda contemporanea.

L’ispirazione di Alberto viene stavolta dalle figure di Maria Viktoria Altmann e di Lili Elbe (pseudonimo di Einar Mogens Andreas Wegener), due persone dalla vita assai avventurosa e particolare nonché protagoniste di due film, Woman in Gold e The Danish Girl.

Maria Viktoria Altmann (1916 – 2011) è una sopravvissuta all’Olocausto e ha fronteggiato il governo austriaco in una lunga lotta per recuperare l’iconico quadro di Gustav Klimt Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, appartenuto a sua zia e confiscato dai nazisti a Vienna poco prima della Seconda Guerra Mondiale.

Gustav Klimt, <em>Ritratto di Adele Bloch-Bauer,</em> 1907
Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, 1907

Adele, la zia della Altmann, era protettrice e musa di Klimt al quale commissionò diversi quadri prestandosi per due ritratti. Il più importante e famoso fu eseguito nel 1907: conosciuto come il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, fu ribattezzato dai nazisti La donna in oro per nascondere l’origine ebraica della modella.

La figura di Adele si staglia in mezzo all’oro tipico del lavoro del grande pittore e il collo è impreziosito da una collana con pietre preziose.

Maria era molto legata alla zia che considerava come una seconda mamma e fu molto provata dalla sua morte: nel 1937, quando si sposò, lo zio Ferdinand le diede come regalo di nozze la collana di Adele immortalata nel dipinto di Klimt.

Dopo la guerra e dopo la fuga negli Stati Uniti per scampare all’Olocausto, la Altmann intraprese una lunga battaglia legale per riottenere i beni confiscati alla sua famiglia dai nazisti (tra i quali il ritratto della zia), una battaglia che vinse: Woman in Gold, film del 2015 diretto da Simon Curtis, racconta questa incredibile storia ed è la prima ispirazione di Alberto.

La seconda ispirazione viene da un film altrettanto intenso e che si intitola The Danish Girl: anch’esso del 2015 e diretto da Tom Hooper, è un adattamento del romanzo The Danish Girl di David Ebershoff, liberamente ispirato all’artista danese Lili Elbe (1882 – 1931)

Nata di sesso maschile sotto il nome di Einar Mogens Andreas Wegener, Lili è stata la prima persona nella storia a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale.

Morì nel settembre del 1931 a causa di complicazioni dopo l’ultima operazione.

Lili Elbe, Parigi, 1926 (archivio <a href="https://wellcomeimages.org/indexplus/image/L0031864.html" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Wellcome Library, London</a>)
Lili Elbe, Parigi, 1926 (archivio Wellcome Library, London)

Maria Viktoria Altmann, Adele Bloch-Bauer, Gustav Klimt e il movimento della Wiener Secession, Lili Elbe, i primi decenni del Novecento, periodo di guerre ma anche di grande fermento artistico e culturale, come per esempio l’Art Nouveau: la collezione Alberto Zambelli FW 16 / 17 racconta tutto ciò, presentando la personale rielaborazione dello stilista.

Maschile e femminile si fondono in una personale visione di eleganza contemporanea: figure allegoriche (e che ricordano le icone bizantine) fregiano capi di derivazione militare; intarsi di materiali diversi diventano arabeschi; preziosi jacquard di ispirazione Art Nouveau vengono sovrastampati con forme geometriche declinate in tinte vitaminiche.

Il risultato è un mix caleidoscopico nel quale tweed maschili si alternano a stampe pop: Alberto mi ha raccontato di aver fatto una lunga ricerca storica per trovare immagini di portacipria che ha poi rielaborato in una propria stampa.

Cappotti oversize in alpaca scaldano protettivi le silhouette; il tulle color nudo, impalpabile, viene impreziosito da macro paillette.

Tagli laser circolari fatti nell’alcantara creano coloratissime squame ornate da borchiature metalliche.

I colori proposti sono il bianco, l’oro di Klimt, il nero, il cipria, il senape e il rosso ceralacca.

Dalla sfilata della collezione Alberto Zambelli FW 16 – 17
Dalla sfilata della collezione Alberto Zambelli FW 16 – 17

Concludo il racconto della collezione Alberto Zambelli FW 16 / 17 condividendo due fatti che confermano il successo che sta accompagnando il percorso dello stilista.

Proprio presso il salone White, Alberto è stato premiato in qualità di vincitore della prima edizione del Premio Ramponi.

Nato per volere di Alfredo Ramponi, titolare dell’omonima azienda che si è imposta per aver inventato il primo cristallo sintetico, il premio è rivolto a designer di abiti e accessori e desidera sostenere e incentivare la ricerca e la progettualità nell’ambito della moda femminile, dando forza a uno stilista in uno dei passaggi essenziali e al contempo più delicati della sua carriera: l’esposizione fieristica e la campagna vendita.

Alberto Zambelli ha dunque potuto esporre le proprie creazioni in uno spazio speciale a lui interamente dedicato in via Tortona, nel capoluogo meneghino, durante l’edizione di febbraio 2016 del celebre White.

Lo stilista è stato votato da una giuria di esperti tra i quali spiccano nomi di tutto rispetto come quelli di Mario Boselli (Presidente Onorario Camera Nazionale della Moda), Michela Gattermayer (Vice Direttore Moda del magazine Gioia!) e Cristina Manfredi (Caposervizio Vanity Fair), nonché buyer molto importanti.

Lo stilista Alberto Zambelli con il premio Ramponi e, sotto, Alberto e io. A seguire, alcuni scatti che ho realizzato nel suo spazio presso il salone White: potete vedere molti dei dettagli e degli elementi portanti della collezione FW 15 – 16, le figure ricamate che ricordano le icone bizantine, gli jacquard sovrastampati, le stampe con i portacipria, i tagli nell’alcantara e le borchiature, l’oro di Klimt.
Lo stilista Alberto Zambelli con il premio Ramponi e, sotto, Alberto e io. A seguire, alcuni scatti che ho realizzato nel suo spazio presso il salone White: potete vedere molti dei dettagli e degli elementi portanti della collezione FW 15 – 16, le figure ricamate che ricordano le icone bizantine, gli jacquard sovrastampati, le stampe con i portacipria, i tagli nell’alcantara e le borchiature, l’oro di Klimt.

Il secondo segno del successo di Alberto è la sua presenza nell’ambito del progetto battezzato #enjoythefrontrow creato dalla Rinascente.

Attraverso questo progetto, lo scorso ottobre, i clienti del celebre department store meneghino hanno potuto presenziare ad alcune sfilate e incontrare i designer che hanno firmato le collezioni relative alle collezioni autunno – inverno 2016 / 2017.

Per inaugurare l’evento, il grande magazzino ha invitato a sfilare sei stilisti emersi grazie a Fashion Lab, incubatore di talenti creato congiuntamente dal gruppo bancario UniCredit e dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. I sei – tra i quali appunto Zambelli – hanno così avuto l’occasione di farsi conoscere da un pubblico più ampio rispetto a quello degli addetti ai lavori che di solito frequentano le sfilate e hanno anche potuto vendere le loro collezioni, nel caso di Alberto quella che vi ho appena mostrato.

Avete perso l’evento milanese? Allora correte sul sito e sulle pagine Facebook di Alberto, le trovate qui sotto con link diretto.

Io, intanto, concludo con l’ennesimo bravo rivolto a questo stilista che mi dà speranza nel talento, nella bellezza e nella moda ricca non solo di apparenza ma anche di essenza.

Manu

 

 

 

 

Le immagini che accompagnano questo post sono relative alla sfilata del 28 febbraio 2016 (per le quali ringrazio l’ufficio stampa); si aggiungono i miei scatti fatti al White nello stesso week-end.

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito, qui la pagina Facebook e qui l’account Instagram di Alberto Zambelli

Il 19 settembre 2015, Alberto ha inaugurato il suo spazio a Polpenazze del Garda, in provincia di Brescia. Lo trovate in via Zanardelli 45A (tel. 0365 654499) oppure potete seguire la pagina Facebook dedicata qui

Se volete leggere i miei post sulle precedenti collezioni di Alberto Zambelli: qui trovate quello sulla collezione primavera / estate 2016; qui quello sulla collezione autunno / inverno 2015 – 16; qui quello sulla collezione primavera / estate 2015; qui quello sulla collezione autunno / inverno 2014 – 15; qui quello sulla collezione primavera / estate 2014

L’intervista che ho realizzato per SoMagazine dopo la presentazione della collezione Alberto Zambelli SS 16: qui

Ramponi e Alberto Zambelli avevano già collaborato per un precedente progetto datato 2014: l’avevo raccontato qui

La sezione New Talents del sito della Camera Nazionale della Moda dove potete trovare anche Alberto Zambelli: qui

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Madame La Gruccia
Reply

Ancora una volta grazie per avermi fatto scoprire una (valida) persona che non conoscevo.

Non posso resistere a Klimt, in ogni sua manifestazione, figuriamoci se è l’ispirazione per una collezione di moda!

E poi il tuo cappello, quanto è stupendo? 🙂

Un abbraccione!
Angela

Manu
Reply

… E ancora una volta io ti dico grazie, Angela cara, per avermi fatto il grande regalo della tua presenza e della tua attenzione 🙂
Sai, ricordo molto bene la prima volta in cui vidi Alberto Zambelli: era il 2013 e presentava la sua collezione in un luogo che io amo molto – il giardino dello Sheraton Diana Majestic qui a Milano. Rimasi molto colpita dalle sue creazioni che tratteggiavano un incanto fuori dal tempo e perfino dallo spazio.
Non lo dimenticherò mai, così come non dimenticherò ciò che pensai in tale occasione: questo giovane uomo farà strada.
Oggi lo penso perfino più di allora, perché nel frattempo ho avuto la grande fortuna di conoscerlo anche umanamente e così penso che, oltre ad avere il talento, Alberto abbia una carica umana che sottolinea ancor di più la sua bravura.
Sono orgogliosa di lui e sono orgogliosa di poterlo fare scoprire. Per questo ti dico grazie con sincera emozione.
Un abbraccio,
Manu

P.S.: Il mio cappello è opera di un altro talento, anzi di un talento doppio, al quadrato, le signore di Capplé 🙂

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