And the winner is Alessandra Vitali, Finny’s Design

Poche cose danno tanta soddisfazione quanto collaborare con persone che abbiano i nostri stessi interessi e la nostra stessa visione: è una cosa che ci fa sentire compresi e che consente di crescere e imparare. È esattamente la sensazione che ho provato quando ho conosciuto Sonia Patrizia Catena, storica e ricercatrice d’arte esperta in design del gioiello contemporaneo: tra le tante cose delle quali Sonia si occupa, c’è anche la manifestazione Ridefinire il Gioiello di cui è fondatrice e curatrice e nella quale – con mia somma gioia – mi ha coinvolta.

In un post precedente, vi avevo raccontato come questo progetto nato nel 2010 sia volto a delineare un percorso di ricerca in un panorama assai frammentato: Ridefinire il Gioiello si pone l’affascinante obiettivo di diffondere e valorizzare una nuova estetica del monile contemporaneo tramite la ricerca di materiali innovativi e sperimentali, coinvolti in un processo creativo nel quale il valore aggiunto è rappresentato dall’idea.

Il concorso è giunto quest’anno alla sua quarta edizione e Sonia mi ha offerto un’opportunità interessante e stimolante, una nuova sfida per me e per il blog: accedere al materiale dei 40 designer / artisti /orafi, prenderne visione, studiare e analizzare i progetti da un punto di vista critico e scegliere un mio vincitore.

Il tema del concorso di quest’anno è I Cinque Sensi: i partecipanti hanno dunque progettato o meglio ri-progettato il gioiello tramite gusto, vista, olfatto, tatto, udito. Da qui il titolo “Ridefinire il Gioiello in tutti i Sensi, con tutti i Sensi”.

Per me, dunque, questa è stata una doppia sfida. Da una parte, perché mi ha dato l’opportunità di mettere alla prova la mia capacità di giudizio e scelta; dall’altra, perché i cinque sensi sono molto importanti.

Sono lo strumento attraverso il quale sperimentiamo e conosciamo il mondo e sono strettamente connessi con le emozioni.

Non so immaginare una vita senza colori; mi addolorerebbe non riuscire a sentire profumi e odori; non saprei stare senza musica o senza i suoni a me familiari; amo il cibo e gustare i sapori; sono una che allunga le mani in senso buono, mi piace accarezzare e sentire attraverso il tatto. Dunque vivo dei sensi. E i sensi, appunto, per me portano dritti alle emozioni.

A mio avviso, la dimensione del gioiello contemporaneo può essere molto intima ed emozionale: è completamente slegata dal valore economico e commerciale, perché è un investimento in emozioni. Ci competa, ci caratterizza, racconta di noi.

Devo fare per prima cosa i complimenti a tutti i designer selezionati. Le loro opere mi hanno creato un piacevolissimo imbarazzo: ho visto molte cose belle, interessanti, tutte molto diverse tra loro, ricche di personalità e di visione propria. Trovo che il tema dei sensi sia stato ottimamente interpretato, trattato e rappresentato. Come dice anche Sonia “non è stato facile fare una selezione, perché erano tanti lavori da valutare e di livelli diversi”. E aggiunge: “Ridefinire il gioiello nasce con l’obiettivo di promuovere, da un lato, chi ha già una sua linea e consapevolezza creativa e chi, dall’altro, cresce e migliora grazie al confronto e al dialogo”: sono d’accordo e trovo che sia proprio questa la forza della sua formula.

Dopo aver avuto accesso al materiale, mi sono fatta subito delle prime impressioni, poi ho voluto lasciarmi ulteriore tempo per far sedimentare le emozioni, espressione che rende bene l’idea. Nella seconda fase, ho selezionato una rosa ristretta di opere e su queste ho lavorato a un approfondimento: è stato così che sono giunta alla scelta di Alessandra Vitali.

Alessandra ha catturato la mia attenzione con gli orecchini Saltballs, presentati per la categoria Gusto e fatti con… sale da cucina!

Alessandra Vitali, <em>Saltballs</em>
Alessandra Vitali, Saltballs

Come ho detto, ho lasciato che a guidarmi, in principio, fossero le sensazioni percepite attraverso le fotografie, poi, in un secondo momento, ho letto i progetti e ciò non ha fatto che rafforzare e confermare la mia prima scelta.

“L’idea parte dagli esperimenti che facevo da piccola con i cristalli di sale, ho sempre amato veder crescere i cristalli nell’acqua” – racconta Alessandra – “In questo progetto ho utilizzato dell’acciaio armonico che ben resiste all’ossidazione del sale e del sale da cucina che ho fatto cristallizzare intorno ad una sfera di plastica fissata all’estremità dell’orecchino. Ottenuta una simil-sfera, ho usato alcune gocce di tinta color viola e ho lasciato che il fenomeno della capillarità creasse un effetto cromatico tra il bianco latte del sale e il colore.”

Perché Alessandra Vitali?

Perché ho voluto scegliere un gioiello capace fin da subito di comunicarmi un’emozione e in grado di evocare una sensazione.

Perché – anche se Alessandra non avesse esplicitato il senso per cui partecipa a Ridefinire il Gioiello – avrei comunque pensato immediatamente al gusto, quindi è stata molto evocativa e il suo lavoro ha colto nel segno. I suoi orecchini mi ricordano golose more di gelso e anche certe caramelle di zucchero: scoprire che, al contrario, sono fatte di sale è stata una bella sorpresa, un piacevole contrasto.

Perché mi piace il suo coraggio nonché la voglia di sperimentare: mi piace che abbia giocato col sale facendolo cristallizzare.

Perché mi piace che questi esperimenti siano ripresi da quelli che faceva da piccola, con un richiamo quindi a quella creatività perfetta che tutti abbiamo nell’infanzia e che solo i veri artisti sanno trattenere a sé anche in età adulta.

Perché mi piace come ha giocato col colore, lasciando che il fenomeno della capillarità creasse l’effetto cromatico finale.

E – ovviamente – perché trovo il risultato piacevole e armonioso nonché di ottima portabilità.

Alessandra Vitali, <em>Saltballs</em> (photo credit ReDesign Art Lab)
Alessandra Vitali, Saltballs (photo credit ReDesign Art Lab)
Serata di premiazione del 28 settembre presso Circuiti Dinamici: Sonia Catena (a sinistra) e io ci confrontiamo sulle motivazioni della scelta di Alessandra Vitali (photo credit Boba O. Bosio)
Serata di premiazione del 28 settembre presso Circuiti Dinamici: Sonia Catena (a sinistra) e io ci confrontiamo sulle motivazioni della scelta di Alessandra Vitali (photo credit Boba O. Bosio)

Aver apprezzato la sua opera ha fatto nascere in me il desiderio di conoscere meglio Alessandra Vitali nonché la sua creatura Finny’s Design che nasce circa un anno e mezzo fa, sebbene la passione per la progettazione e la realizzazione di bijoux abbia per lei radici lontane.

Il percorso creativo di Alessandra inizia come graphic designer 15 anni fa: si sperimenta anche come scenografa teatrale, progettando e realizzando scenografie. I bijoux sono sempre stati presenti come una passione personale, “all’inizio smontando bigiotteria che compravo in giro per mercatini e mixando i pezzi per farne nascere di nuovi”, mi ha raccontato, “poi usando materiali diversi, cristalli di vecchi lampadari, pizzi antichi scovati nei mercatini, fiori di stoffa smontati e assemblati mixando il tutto”.

Un giorno, quasi per caso, Alessandra pubblica su Facebook le foto di alcune collane da lei realizzate per farle vedere a un’amica lontana: la redattrice di un mensile le vede e la chiama per chiederle di avere dei pezzi per fare un servizio. Nel giro di tre mesi, gli editoriali diventano due e Alessandra, piacevolmente sorpresa, continua a pubblicare altre creazioni: arrivano i primi contatti con alcuni negozi inclusi un e-commerce prestigioso come Lacrom.

Finny’s Design nasce dunque dalla passione per i gioielli e per tutti quei materiali non convenzionali e spesso di recupero che l’inventiva può far rinascere a nuova vita. Un esempio è la carta, materiale ricco di sfumature ma che spesso in gioielleria non viene considerato: Alessandra ha sperimentato l’utilizzo del cartoncino ondulato e quello da imballo trattati con colori acrilici, polveri metalliche, foglia oro, studiando realizzazioni uniche e in grado di far sognare.

L’intento che si propone è quello di dar vita a ornamenti originali, contemporanei, lontani dalla concezione classica del gioiello prezioso per quanto riguarda i materiali ma comunque pregiati perché unici, plasmati dalla sua capacità progettuale e dalla sua personalità.

I suoi gioielli sono per coloro che non hanno paura di cambiare, per chi cerca il pezzo in grado di emergere dalla massa degli oggetti fatti in serie.

Alessandra Vitali, <em>Saltballs</em> (photo credit Ridefinire il Gioiello)
Alessandra Vitali, Saltballs (photo credit Ridefinire il Gioiello)
Alla serata di premiazione del 28 settembre: io con gli orecchini <em>Saltballs</em> di Alessandra Vitali (photo credit Vale Orchid, alias Valentina Fazio)
Alla serata di premiazione del 28 settembre: io con gli orecchini Saltballs di Alessandra Vitali (photo credit Vale Orchid, alias Valentina Fazio)

Quando abbiamo chiacchierato al telefono, Alessandra è stata come un fiume in piena, mi ha travolta e conquistata col suo entusiasmo, la voglia di fare e di mettersi in gioco, senza sosta, senza riserve, senza paura. “Utilizzo materiali lontani dalla gioielleria classica” mi ha spiegato “perché mi piace sperimentare quanto si possa riuscire a cambiare la destinazione d’uso di cose e materiali”. Non potrei essere più d’accordo e questa – secondo me – è proprio una componente fondamentale della sfida del gioiello contemporaneo.

Mi ha detto anche che secondo lei il “bijoux può essere un po’ eccessivo”, altro argomento sul quale mi trova d’accordo: a mio avviso, il monile d’artista deve sovvertire i canoni, creare novità, cercare bellezza attraverso nuove strade, sperimentare e giocare. Ho sempre ammesso che il minimalismo non fa per me e, per usare le parole di Iris Apfel, classe 1921, una delle poche persone alle quali do il titolo di icona e guru, direi che “more is more and less is a bore”. E se lo afferma lei, con l’esperienza delle sue 93 primavere…

Alessandra riesce a non perdere mai di vista elementi importanti come ergonomia e portabilità: sebbene giochi con volumi e materiali, è sempre attenta al fatto che i suoi pezzi siano piacevoli e confortevoli da portare e quanto più possibili leggeri.

A parte gli orecchini Saltballs, confrontarmi con lei mi ha dato la possibilità di conoscere altre sue opere interessanti.

Conoscerla meglio mi ha reso felice di averla scelta e vi invito a visionare la gallery di alcuni suoi lavori che ho selezionato e che vi espongo.

Alessandra Vitali – anello <em>Omaggio a Coco</em><br />Questo pezzo ha partecipato all’edizione 2013 di Ridefinire il Gioiello.<br />“È realizzato con un unico pezzo di cartone ondulato da imballo, laccato nero e “glassato” con resina cristallo: è decorato con un’inflorescenza essiccata (presa da un pot-pourri) laccata bianca e anch’essa “glassata” con la resina e da una perla barocca naturale da 13 mm. L’ho chiamato <em>Omaggio a Coco</em> sia per l’uso del bianco e nero tanto caro a Chanel sia perché la forma dell’inflorescenza, una volta laccata, ricordava una camelia, fiore simbolo della Maison Chanel. Sicuramente è la mia stilista preferita sia per le linee essenziali e pulite sia per la donna che rappresenta e che è stata. Credo rappresenti a pieno la donna nella sua essenza, forte, di carattere, capace di affermarsi, pronta a lottare per emergere e soprattutto di talento, con idee innovative e di rottura.”
Alessandra Vitali – anello Omaggio a Coco
Questo pezzo ha partecipato all’edizione 2013 di Ridefinire il Gioiello.
“È realizzato con un unico pezzo di cartone ondulato da imballo, laccato nero e “glassato” con resina cristallo: è decorato con un’inflorescenza essiccata (presa da un pot-pourri) laccata bianca e anch’essa “glassata” con la resina e da una perla barocca naturale da 13 mm. L’ho chiamato Omaggio a Coco sia per l’uso del bianco e nero tanto caro a Chanel sia perché la forma dell’inflorescenza, una volta laccata, ricordava una camelia, fiore simbolo della Maison Chanel. Sicuramente è la mia stilista preferita sia per le linee essenziali e pulite sia per la donna che rappresenta e che è stata. Credo rappresenti a pieno la donna nella sua essenza, forte, di carattere, capace di affermarsi, pronta a lottare per emergere e soprattutto di talento, con idee innovative e di rottura.”
Alessandra Vitali – bracciale <em>Lucky</em>, serie <em>Intrecci</em>, in paglia industriale e sfere di onice nero<br />La paglia industriale (la stessa usata per fare le tovagliette da tavola e quindi completamente atossica) non stinge, è resistente all’umidità e al sole e rende leggero il bracciale.
Alessandra Vitali – bracciale Lucky, serie Intrecci, in paglia industriale e sfere di onice nero
La paglia industriale (la stessa usata per fare le tovagliette da tavola e quindi completamente atossica) non stinge, è resistente all’umidità e al sole e rende leggero il bracciale.
Alessandra Vitali – bracciale <em>Sirene</em><br />Il bracciale Sirene è un pezzo unico ed è stato realizzato per una mostra dedicata al sogno e alla luce: è realizzato con una rete di juta indurita con della resina e impreziosita da polvere d’ottone mescolata alla resina stessa, così da sembrare una rete in oro. È decorato con conchiglie, perle barocche e corallo: la parte che va a contatto con il polso è foderata in nappa dorata in modo tale da essere confortevole e non graffiare.
Alessandra Vitali – bracciale Sirene
Il bracciale Sirene è un pezzo unico ed è stato realizzato per una mostra dedicata al sogno e alla luce: è realizzato con una rete di juta indurita con della resina e impreziosita da polvere d’ottone mescolata alla resina stessa, così da sembrare una rete in oro. È decorato con conchiglie, perle barocche e corallo: la parte che va a contatto con il polso è foderata in nappa dorata in modo tale da essere confortevole e non graffiare.
Alessandra Vitali – bracciale <em>Sirene</em>
Alessandra Vitali – bracciale Sirene
Alessandra Vitali – collana <em>Lamp</em>, collezione <em>Murano</em><br />Realizzata con un frammento di lampadario vintage in vetro soffiato e quarzi cherry naturali: è un pezzo unico ed è stata in mostra al Draft Space di New York.
Alessandra Vitali – collana Lamp, collezione Murano
Realizzata con un frammento di lampadario vintage in vetro soffiato e quarzi cherry naturali: è un pezzo unico ed è stata in mostra al Draft Space di New York.
Alessandra Vitali – collana Ricciolo, collezione Murano<br />Realizzata con un frammento di lampadario vintage in vetro soffiato e corda tecnica: è un pezzo unico ed è stata in mostra al Draft Space di New York.
Alessandra Vitali – collana Ricciolo, collezione Murano
Realizzata con un frammento di lampadario vintage in vetro soffiato e corda tecnica: è un pezzo unico ed è stata in mostra al Draft Space di New York.
Alessandra Vitali – collana <em>Parenthesis</em><br />Realizzata in gomma nera (i tubicini da micro-irrigazione) con sfere in vetro soffiato da un lampadario di Murano anni ’80.
Alessandra Vitali – collana Parenthesis
Realizzata in gomma nera (i tubicini da micro-irrigazione) con sfere in vetro soffiato da un lampadario di Murano anni ’80.
Alessandra Vitali – collana <em>M’ama non m’ama</em><br />Collana-gorgiera fatta con racchette porta-confetti in tulle colorato a mano e gocce di cristallo: nonostante l’apparenza importante, grazie al tulle è leggerissima.<br />La collana è stata realizzata per una mostra dedicata a San Valentino a Roma presso Officine di Talenti Preziosi: è stata poi donata da Alessandra alla Fondazione Robert Kennedy che l’ha messa all’asta il 9 ottobre scorso.
Alessandra Vitali – collana M’ama non m’ama
Collana-gorgiera fatta con racchette porta-confetti in tulle colorato a mano e gocce di cristallo: nonostante l’apparenza importante, grazie al tulle è leggerissima.
La collana è stata realizzata per una mostra dedicata a San Valentino a Roma presso Officine di Talenti Preziosi: è stata poi donata da Alessandra alla Fondazione Robert Kennedy che l’ha messa all’asta il 9 ottobre scorso.
Alessandra Vitali – collana <em>Dado</em><br />Realizzata con degli elementi in ottone per l’idraulica (dadi e giunti), un disco d’onice e corda industriale di nylon: è in vendita su Lacrom.
Alessandra Vitali – collana Dado
Realizzata con degli elementi in ottone per l’idraulica (dadi e giunti), un disco d’onice e corda industriale di nylon: è in vendita su Lacrom.
Alessandra Vitali – orecchini <em>Dadini</em><br />Realizzati con giunti idraulici in ottone e sfere di angelite briolette: anche questi sono in vendita su Lacrom.
Alessandra Vitali – orecchini Dadini
Realizzati con giunti idraulici in ottone e sfere di angelite briolette: anche questi sono in vendita su Lacrom.
E veniamo agli esperimenti più recenti di Alessandra Vitali che attualmente si sta cimentando con la lavorazione dei metalli: questi sono orecchini in alluminio, ottone e sfere briolette di zaffiro.
E veniamo agli esperimenti più recenti di Alessandra Vitali che attualmente si sta cimentando con la lavorazione dei metalli: questi sono orecchini in alluminio, ottone e sfere briolette di zaffiro.
Alessandra Vitali – anello in onice e ottone<br />Ottone forgiato a fuoco e graffiato a mola.
Alessandra Vitali – anello in onice e ottone
Ottone forgiato a fuoco e graffiato a mola.
Alessandra Vitali – orecchini <em>Meccano</em><br />Sono realizzati con una barra a sezione quadrata d’alluminio di provenienza industriale, una pasticca d’argento placcato oro 18 carati graffiata a punta di diamante e una radice di rubino quadrata briolette.
Alessandra Vitali – orecchini Meccano
Sono realizzati con una barra a sezione quadrata d’alluminio di provenienza industriale, una pasticca d’argento placcato oro 18 carati graffiata a punta di diamante e una radice di rubino quadrata briolette.
Alessandra Vitali – anello in alluminio e onice<br />Alluminio forgiato a fuoco e graffiato a mola.
Alessandra Vitali – anello in alluminio e onice
Alluminio forgiato a fuoco e graffiato a mola.

Concludo con un’ultima curiosità su Alessandra Vitali.

Se vi state chiedendo il perché del nome Finny’s Design (ero curiosa anch’io), eccovi accontentati: il logo è una gatta nera e rappresenta la sua micia Finnicella.

“Finny è la musa ispiratrice ed è sempre li pronta a giocare con nastri e perline”: il nome, dunque, è una dedica a lei e all’istinto curioso che unisce gatta e padrona.

Una curiosità che la conduce a una sperimentazione a tutto tondo, senza confini e senza preconcetti.

Manu

 

 

 

Per approfondire e trovare Alessandra Vitali e Finny’s Design:

Qui la sua pagina Facebook

Sul web: trovate i suoi pezzi in vendita su Lacrom e su PashionVictim

Nei negozi: trovate i suoi pezzi in vendita da Garbage’En a Firenze (qui il sito), da Uomini a Bologna (qui il sito), da 22due ad Aosta (qui la pagina Facebook)

Per qualsiasi informazione, potete scrivere ad Alessandra usando l’indirizzo logosdesign2003@yahoo.it

Come ho scritto in alcune didascalie, diversi pezzi di Alessandra Vitali sono stati in mostra anche a New York presso Draft Space

 

 

 

Ridefinire il Gioiello in tutti i Sensi, con tutti i Sensi

Mostra-concorso itinerante

Tappa attuale: fino al 15 novembre 2014 presso Dima-Design, Via Crocefisso 2 a/b, Vimercate (MB)

Orari: da martedì a sabato, dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 19:30

Ulteriori dettagli qui e qui un po’ di foto

Le tappe successive:

* nei giorni 21/22/23 novembre 2014: Natura Donna Impresa – Spazio Asti, Via Asti 17, Milano

* dal 22 al 24 gennaio 2015: Galleria Rossini, Viale Monte Nero 58, Milano

* dal 7 al 13 febbraio 2015: Spazio E, Alzaia Naviglio Grande 4, Milano

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Ridefinire il Gioiello, qui la pagina Facebook, qui Twitter, qui Tumblr; qui il mio articolo di presentazione del concorso

 

 

 

 

Il mio precedente incontro con Sonia Patrizia Catena: qui

Il mio precedente incontro con Dima-Design, realtà che sta ospitando la tappa attuale di Ridefinire il Gioiello: qui

Se volete saperne di più di Iris Apfel: qui

Personal look: nelle foto, indosso spilla vintage firmata Larry Vrba dalla collezione de La Spilla Allegra (e ora nella mia collezione personale)

 

 

 

 

Se vi va, potete seguire A glittering woman su Facebook | Twitter | Instagram

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Manu
Reply

Ciao cara Olga, sono felice di fare la tua conoscenza 🙂
Grazie di cuore per le tue parole gentilissime, sia per Alessandra che per il blog. E verrò a fare un giro sul tuo: sono sempre curiosa di conoscere nuove realtà.
A presto, dunque.
Buon pomeriggio,
Manu

florisa
Reply

..impossibile per me smettere il ruolo di stolker nei tuoi confronti ed in ciò che pubblichi!!!!!ed eccomi nuovamente qui sulle tue pagine pronta a navigare ..anzi ..a nuotare da brava “mutante “fra le immagini e le parole del tuo articolo.Come sempre riesci ad esprimere con freschezza e smalto le tue sensazioni e le tue sempre acute e sottili osservazioni.”Lavori”con le parole cosi’ come Alessandra fa con i materiali più disparati…si..perché le parole, come la materia, non sono in sé oggettivamente preziose,ma lo diventano solo attraverso l’uso elegante,creativo e giocoso di chi sa farle diventare poesia.Mentre leggevo la descrizione dei materiali usati da Alessandra e il suo modo empirico di assemblare,lavorare e creare,una specie di eccitazione giocosa mi trascinava fuori dal blog..pensavo:”ma è come lavoro io?”..Assemblo,sperimento,vedo il mondo e le cose da prospettive a volte anche un po’ troppo oniriche.Le opere di Alessandra le considero ARTE..inoltre avendo le mie radici da “romanica”,ho sempre avuto in me la convinzione che siano le mani e l’ingegno umano a rendere preziosa qualsiasi materia.L’idea del sale è geniale e allo stesso tempo semplice per chi ha ancora la fantasia e il pensiero libero e innocente del bambino.I gioielli di carta stagnola della mia nipotina che si confeziona corone e collane sono di gran lunga più emozionanti e belli di cetri assurdi anelli con solitario ..Già la stessa parola “solitario”mi mette tristezza.Un bell’anellone colorato anche se non in oro o una collana scoppiettante di allegria e creatività realizzata con i residui di bomboniere sono per me molto più preziosi.Inoltre la chicca finale del logo Finny ispirato alla sua gatta(per me gattara cronica è come avere un patto di sangue )…Amo Alessandra alla follia…

Manu
Reply

Cara Florisa, non sai quanto io sia felice che Alessandra ti sia tanto piaciuta, logo incluso!
Alessandra merita stima e apprezzamenti, fa davvero un ottimo lavoro e a mio avviso non sbagli affatto a definirlo arte: le sue sono opere da portare con sé.
Come sempre, poi, mi lasci un sacco di spunti interessanti…
Le mani e l’ingegno che rendono preziosa la materia…
Il parallelo tra i bambini e gli artisti: come ho scritto, penso che in ogni vero artista rimanga e alberghi un po’ di spirito del fanciullo che siamo stati…
I gioielli della tua nipotina (quanto mi piacerebbe vederli, io conservo con cura una spilla fatta per me da Alissa, la mia nipotina, in pasta di sale)…
E infine la riflessione sulla parola “solitario” riferito all’anello con diamante… Cielo, è geniale! Sai che non avevo mai pensato a questo paradosso? Dare il nome “solitario” a un anello che dovrebbe simboleggiare un legame d’amore… Che assurda contraddizione! D’ora in poi, non guarderò mai più a un “solitario” con gli stessi occhi 😉
Oh, Florisa, ti prego, non smettere mai di essere la mia “stalker”!!!
Un abbraccio,
Manu

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