Anna Dello Russo: cerco la leggerezza e smantello il guardaroba archivio

Magari qualcuno penserà che io sia un po’ strana, eppure devo fare una confessione: ho approfittato delle recenti vacanze di Natale per fare tre cose importanti.
La prima è stata studiare e, tra l’altro, sono riuscita a visitare un paio di splendide mostre utili per nutrire la mia fame di bellezza, come la mostra sui costumi del Teatro alla Scala che ho raccontato qui e che potete a vostra volta visitare fino al 28 gennaio.
La seconda cosa è stata preparare un po’ di lavoro per gennaio e, infine, mi sono occupata di alcune faccende in casa.

Qualcuno penserà «anziché divertirsi e riposarsi, questa matta ha sgobbato»: non posso dare torto a chi la pensa così, però fatemi dire una cosa.
Penso che il tempo sia prezioso, che dover sempre essere di corsa ci uccida e che rallentare sia un lusso: ho dunque preferito approfittare del rallentamento tipico del periodo natalizio per portarmi avanti.
È come se avessi fatto un regalo a me stessa perché, in realtà, mi sono divertita (a mio modo, lo ammetto…); non solo, aver avuto modo di programmare con maggiore calma alcune attività di studio e lavoro mi fa sentire più serena.

Senza contare che, finalmente, come accennavo, ho messo mano ad alcune attività casalinghe che procrastinavo da tempo infinito: in particolare, mi sono dedicata a una bella operazione di pulizia del mio ormai ingovernabile guardaroba archivio, argomento assai dolente (chiedete a mio marito).
Ammetto che la situazione mi era sfuggita di mano, da parecchio, tanto da non riuscire quasi più a entrare nella stanza che ospita la mia collezione di abiti e accessori: finalmente, ho trovato tempo, voglia e (tanto) coraggio per liberarmi di un bel po’ di cose che, ormai, non erano altro che zavorra.

Mia mamma lo chiama repulisti, chi usa un linguaggio più contemporaneo lo chiama decluttering: chiamatelo come preferite, io vi dico solo che, dopo averlo fatto, mi sento in effetti molto meglio, anche se serve ancora altro lavoro per arrivare al risultato che vorrei raggiungere.
Sono però felice di aver intanto ripreso in mano le redini della situazione e di aver suddiviso capi e accessori scartati in due gruppi: cose delle quali disfarmi definitivamente, cose da provare a vendere.
Come ho raccontato in altre occasioni, sono una sostenitrice della second hand economy e sono fermamente convinta che ciò che non serve più a noi possa servire ad altri: così come a me capita di comprare oggetti vintage o di seconda mano, penso che qualcuno potrebbe essere interessato a ciò che ho eliminato e che, in moltissimi casi, è in condizioni più che onorevoli, tanto da provare una fitta di dispiacere al pensiero di gettare via diverse cose.

Beh, dopo aver fatto tutto ciò (è stato un lavoraccio, ve lo assicuro…), immaginate il mio stupore nel leggere che una persona che stimo molto – Anna Dello Russo – sta facendo la stessa operazione di smantellamento archivio, naturalmente con le debite proporzioni (ovvero il suo archivio è infinitamente più sostanzioso, significativo e importante del mio).

Anna Dello Russo, classe 1962, ha una laurea in arte e letteratura nonché un master universitario in design della moda: è una vera influencer con ben trent’anni di carriera come fashion editor (molti di quegli anni trascorsi in Condé Nast) e dal 2006 è direttrice creativa di Vogue Japan.

Ha deciso di mettere all’asta il suo guardaroba perché «i vestiti sono fatti per parlare e il mio archivio è il mio alfabeto di moda che ora voglio passare a una nuova generazione»: così ha raccontato a Luke Leitch di Vogue in un articolo-intervista che si può leggere anche su AdR Factory, il suo sito, da dove è tratta l’immagine che illustra questo post.

E così, in febbraio, in occasione della Milano Fashion Week, 30 outfit di Anna Dello Russo saranno battuti dalla celebre casa d’aste Christie’s proprio nel capoluogo meneghino, mentre ben 150 saranno venduti online su Net-A-Porter.

Attraverso diverse altre interviste (qui potete leggere quella al Corriere della Sera dalla quale ho estrapolato alcune dichiarazioni che seguono), Anna Dello Russo ha spiegato le motivazioni che l’hanno indotta a disfarsi di un patrimonio accumulato nel corso di una vita, gelosamente custodito nel suo archivio milanese in una sorta di bunker sotterraneo.

Il suo è appunto un patrimonio che consta di innumerevoli abiti e di una montagna di scarpe e borse, con moltissimi pezzi rari o anche unici che perfino le case di moda non hanno nei propri archivi: la Dello Russo aveva perfino comprato l’appartamento accanto al suo per trasformarlo in una maxi cabina armadio e ricordo l’impressione che, anni fa, la cosa suscitò in me, tant’è che da qualche parte dovrei avere ancora un ritaglio di giornale che raccontava il fatto.

E così, dopo due anni e mezzo di lavoro certosino attraverso il quale tutto è stato catalogato, ecco svelato il progetto finora tenuto top secret: mettere tutto in vendita (eccetto qualche rarità assoluta che pare sia stata richiesta addirittura dal Louvre, pensate un po’) per convertirlo in risorse per le giovani promesse della moda.

L’intero ricavato dell’asta sarà infatti devoluto all’associazione Swarovski Foundation Scholarship Program, organizzazione a sostegno dei futuri talenti della moda.

«È il mio modo di celebrare Milano – commenta Anna – la mia città, la città che mi ha permesso tutto ciò che ho realizzato nella mia vita, fashion editor, stylist, direttore di L’Uomo Vogue, il lavoro a Vogue Japan. Non ho voluto fare l’asta a Londra, New York, Los Angeles, Mosca. No, doveva essere qui».

Parte della vendita sarà a prezzi politici per sua precisa volontà (for peanuts ovvero per noccioline come le definisce Luke Leitch) perché «i vestiti del mio archivio li voglio vedere vivi, su una ragazzina di quattordici anni magari, non chiusi da qualche parte, in qualche tomba fashionista. Mi sono liberata di tutto quello che ho collezionato, un tesoro così grande era diventato un fardello, una pesantezza per me che amo la leggerezza, che sento il bisogno di leggerezza. Erano abiti che non potevano dormire nell’armadio, in letargo nel mio archivio sotterraneo o negli armadi di casa».

Parallelamente all’asta, uscirà un libro edito da Phaidon e non a caso, visto che la casa editrice fondata a Vienna nel lontano 1923 da Bela Horowiz e Ludwing Golschier è nata con l’intento di creare libri d’arte di qualità accessibili a tutti fino ad arrivare poi nel tempo a raccontare le arti figurative e visive nel loro complesso.

Il libro nasce proprio dalla fine del guardaroba archivio: vi ruota attorno, lo racconta e lo documenta nel momento stesso in cui viene smantellato.

«È giocoso, in tutte le sue sezioni. Come un album delle figure Panini perché chi colleziona vestiti e scarpe li colleziona come figurine. Ci sono i ricordi delle persone importanti che ho incontrato, come Helmut Newton. Tanti testi scritti a mano dal mio diario. E poi ci sono le campagne che ho curato, gli impaginati dei servizi che ho realizzato sulle riviste e che avevo conservato nei faldoni.»

Così racconta Anna Dello Russo e conclude con un’osservazione che mi sta molto a cuore.

«La moda sembra un circo, ma è un lavoro maniacale, durissimo, serissimo e io adesso sembro quella che si veste strano e viene fotografata fuori dalle sfilate, è un gioco, ma all’inizio della carriera ero più seria dell’Agenzia delle Entrate. Poi lo street style mi ha dato un aspetto ludico e la celebrità sui social media. Ma è una faticaccia. Quando mi chiedono la prima cosa che ho imparato in trent’anni di lavoro nella moda, rispondo subito: è una faticaccia straordinariamente interessante.»

Anna Dello Russo è in effetti la donna più fotografata del mondo della moda (perfino più della zarina Anna Wintour, inossidabile direttrice di Vogue Usa) ed è spesso considerata eccentrica, esagerata, eccessiva, sopra le righe: in uno splendido articolo, Angelo Flaccavento la definisce «neo barocca e sfrontata nel mescolare l’eleganza al kitsch».

(Vi prego, leggete l’articolo del bravissimo editor per Vogue Italia nell’edizione online e nel numero di gennaio 2018.)

Tutte queste definizioni dimostrano che ad Anna Dello Russo sta accadendo esattamente ciò che è accaduto a ogni personaggio capace di essere oltre la moda, oltre il tempo, oltre qualsiasi definizione.
Ed è ciò che è accaduto anche ad Anna Piaggi (sembra ci sia un destino nel nome Anna), mia icona assoluta, citata dalla stessa Anna Dello Russo insieme a Manuela Pavesi, altro grandissimo personaggio e altra mia icona.

«Ho riflettuto molto su questo argomento dopo la scomparsa di Anna Piaggi e Manuela Pavesi: un guardaroba archivio va sistemato da chi lo ha creato, ed è un peccato che scompaia o che marcisca inutilizzato. Io sto vivendo un momento di forte cambiamento personale. Ho sentito l’urgenza di liberarmi di quello che era diventato un fardello sperando di ispirare altri.»
Così ha raccontato a Flaccavento.

Mi piace sottolineare che, nell’intervista a Luke Leitch, Anna cita anche un’altra grande donna della moda, Franca Sozzani, e dice «my mentor was Franca Sozzani, I owe everything to her», ovvero il mio mentore era Franca Sozzani, le devo tutto.
E, tra l’altro, continuando a nominare tutte queste donne che considero modelli professionali, mi è tornata in mente una cosa: nel 2013, fu la stimatissima giornalista Suzy Menkes a mettere all’asta il suo guardaroba con motivazioni molto simili a quelle di Anna Dello Russo.
«Far uscire i miei abiti a passeggiare nel sole, danzare nella notte e dare a qualcun altro la gioia che io ho ricevuto», disse a Vogue e questo mi fa pensare a una cosa: forse, a un certo punto, fare repulisti o decluttering di un guardaroba (e di ciò che non ci rappresenta o non ci racconta più, magari per tutta una serie di motivi disparati) diventa davvero una sorta di rito terapeutico e catartico, di purificazione, di passaggio – come sta accadendo anche a me, sempre nel mio essere minuscola rispetto a loro, lo ripeto…

Perché un’altra verità è che, dietro la facciata sicuramente più visibile, dietro le paillette e i lustrini, nella moda c’è in realtà tanto lavoro e tanto studio, c’è tanta cultura, c’è tanta conoscenza della materia e dei suoi codici.

C’è «una disciplina feroce», come ben la definisce Anna Dello Russo, e c’è infine un percorso nonché un’evoluzione che può passare anche attraverso lo smantellamento di un guardaroba.

Come tutte le persone dalla personalità forte, Anna è un personaggio che non suggerisce mezze misure in chi la osserva – o la si ama o la si detesta – e io la amo, per quanto non concordi con lei su tutto.
Non sono d’accordo, per esempio, quando dice che la moda è necessariamente scomoda (uno dei suo motti è «If you want to feel comfortable, you’ll never get the look»): penso che la moda debba essere intesa come un linguaggio e sono convinta che le persone riescano a raccontarsi e a esprimere al meglio il proprio io quando sono tranquille e si trovano a loro agio, quindi perché la moda dovrebbe essere scomodità?
Ma sono assolutamente d’accordo quando Anna parla di divertimento e della necessità di sorridere di noi stessi e di non prenderci troppo sul serio: le differenze per me non contano, anzi mi stimolano, dunque resta salda la mia stima per la sua immensa passione e per la sua assoluta devozione.

Cielo, solo a pensare al suo archivio (soprattutto agli accessori) mi viene l’acquolina: penso che farò un giro su Net-A-Porter.
Così, magari, potrò aggiungere qualcosa ai pezzi che presi nell’ottobre 2012, quando Anna presentò una collezione di accessori in collaborazione con H&M, una delle guest collection del colosso svedese (ebbene sì, sono stata tra quei matti, cioè, tra coloro che fecero la coda per accaparrarsi un pezzo… ecco, in realtà nel mio caso diversi pezzi… dai, ho già confessato la mia simpatia per lei e per il suo lavoro).

Come dite, cari amici? Ho appena fatto decluttering? Ho appena cercato di svuotare anch’io il mio guardaroba archivio?

Ah, già, è vero, me n’ero già dimenticata…

Beh, dai, magari potrei investire i soldi che incasserò dalla vendita di qualche mio capo per appropriarmi di un ricordino del fantasmagorico e rutilante guardaroba di Anna, no?  😆

(Brutta cosa essere malate di quello splendido mondo – e linguaggio – che è la moda, lo dico sempre…)

Manu

Se volete sapere di più a proposito di Anna Dello Russo, qui trovate il suo sito, qui la sua pagina Facebook, qui il suo account Instagram e qui quello Twitter.

Spread the love

Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Barbara
Reply

Ciao Manu! Grazie x il tuo splendido (come sempre) articolo. Non so se Anna Dello Russo mi piaccia…troppo rutilante x una persona timorosa e discreta come me…si curamente la ammiro e la apprezzo. Cosi come ammiro e apprezzo te (che però soni sicura che mi piaci!!) . Un bacione dalla tua amuca Barbara che spera sempre di riuscire a rivederti…Sono convinta che prima o poi ce la faremo!…Buon 2018!

Manu
Reply

Ciao Barbara cara,
Che piacere risentirti!
Vedi, il tuo commento evidenzia perfettamente uno dei motivi per cui mi piace scrivere nel blog nonché il motivo per il quale ricevere commenti mi piace ancora più che scrivere.
Perché io scrivo, d’accordo, ma poi chi legge e commenta mi offre la possibilità dello scambio e soprattutto mi offre la possibilità di un punto di vista alternativo. Ecco, questo mi piace da impazzire.
Per esempio, tu mi hai trasmesso benissimo il sentimento che provi nei confronti di Anna Dello Russo.
Grazie per questo e… lo ammetto, sono felice di piacerti senza riserve.
Buon Nuovo Anno anche a te: spero anch’io di poterci vedere e ricorda, se passi da Milano avvisami!

Un abbraccio,
Manu

Leave a Reply to BarbaraAnnulla risposta

Nome*

email* (not published)

website

error: Sii glittering... non copiare :-)