Barber’s Closet: sei t-shirt e l’amore per moda e pittura

Fare ricerca è una cosa che mi appassiona da sempre: soddisfa il mio lato curioso, quello innamorato della vita e di tutte le sue innumerevoli manifestazioni e sfaccettature. Quando andavo alle elementari e la maestra ci assegnava le ricerche, ero felice: avevo l’opportunità di farmi accompagnare in biblioteca e perdermi in quel mondo di carta che tanto mi incuriosiva. Nel tempo non sono cambiata: è cambiato solo il fatto che le ricerche ora le faccio sul web e andando in giro per tanti eventi e che le faccio sulla moda anziché farle sui dinosauri o sulle farfalle di un paese lontano. Tuttavia, da quando ho aperto il blog, ho scoperto un altro piacere: quello di essere trovata. Mi capita sempre più spesso, infatti, che siano tanti creativi meravigliosi a scrivermi per sottopormi il loro mondo: mi rende felice che qualcuno apprezzi ciò che faccio e che bussi alla mia porta dicendomi “ciao, piacere, mi presento, conosciamoci”. È così che ho conosciuto Barbara Cavallo e il suo mondo che si chiama Barber’s Closet.

“T-shirts are the uniform of this generation. If you are going to wear something every day, it should be the best”: questa è la dichiarazione di intenti di Barbara e io non potrei essere più d’accordo. Vi confesso una cosa: le camicie mi piacciono ma, personalmente, non le ho mai portate molto. Amo da sempre le magliette e le porto sia in estate che in inverno, a maniche corte e a maniche lunghe: a volte porto quelle abbondanti, altre volte quelle più aderenti e alterno tinte unite e stampe. A mio avviso c’è una t-shirt adatta per ogni occasione.

Barber’s Closet è un brand nato quest’anno dall’idea di Barbara, proprietaria e designer. La sua prima collezione è fatta di sei pezzi con sei diverse grafiche, disegnate da lei e tutte rigorosamente in bianco e nero, piacevoli da portare e da rendere proprie.

Tutti i capi sono 100% cotone di qualità superiore, scelto per morbidezza e resa. Le magliette sono prodotte da aziende europee che Barbara ha selezionato accuratamente, per qualità, abilità, tecniche di produzione e appartenenza a Fair Wear Foundation. FWF è un’organizzazione, non-profit e indipendente, che lavora con aziende e fabbriche per migliorare le condizioni di lavoro per i lavoratori tessili: il messaggio è chiaro e credo non sia necessario che io lo sottolinei ulteriormente. Le stampe sono fatte in Italia.

Il nome che Barbara ha voluto dare alla sua linea mi ha molto incuriosita e così ho deciso di farle qualche domanda, giusto una chiacchierata informale tra due (nuove) amiche.

Cosa significa e come è nato il nome del tuo brand?

Barbara: Il nome Barber’s Closet è nato assolutamente per caso. A dir la verità è stato il mio compagno ad avere l’idea, stavamo cercando un nome che ricordasse Barbara e un logo un po’ retrò, tipo le spirali dei vecchi barbieri americani… ecco che è uscito il nome, ma non il logo! I disegni sono tutti miei (ho anche la passione per la pittura) e ho voluto fare le stampe tutte in bianco e nero di proposito.

Il tuo lavoro e la tua passione coincidono?

Barbara: Barber’s Closet non è la mia attività principale. È un piccolo sogno che ho da diversi anni e con il tempo l’ho realizzato. Il mio lavoro ufficiale è un altro: sono un’assistente di volo. La mia giornata tipo è fare la pendolare tra Genova e Roma e da li partire per chissà dove. Quando arrivo a destinazione apro il mio inseparabile Mac e con Adobe Illustrator creo. Quando sono a casa mi dedico invece al mio piccolo Simone.

Tanta gente si fa un sacco di idee strane sul conto degli altri. Ti do un’opportunità: cosa gli altri non sanno o non immaginano del tuo lavoro?

Barbara: Per quanto riguarda il lavoro di assistente di volo, ci sono troppi miti da sfatare. Non è più il lavoro di una volta, quello che mi appassionava: non si gira il mondo, ma giri le stanze di hotel, ogni sera un posto diverso, altro che soste paradisiache! Per quanto riguarda la moda e Barber’s Closet dico che in Italia è dura emergere, troppi brand, troppa burocrazia e troppi figli di papà!

Riassumendo: un’assistente di volo con la passione per moda e pittura, una giovane donna che si reinventa creando un brand basato su proprie grafiche e su un cotone di qualità prodotto da aziende che aderiscono a un manifesto etico… Beh, Barbara, complimenti! E visto che mi piaci molto, voglio inaugurare con te un nuovo esperimento per il blog.

Si tratta di un botta & risposta veloce, a caldo: mi sembra adatto a una donna poliedrica, sfaccettata, dinamica ed effervescente come te. Pronta???

Una cosa che ami? Amo mio figlio.

Una cosa che non sopporti? Chi non ha idee proprie, gli ipocriti e gli arroganti (scusa, ne ho dette tre).

Una cosa che rimandi sempre? Le visite mediche.

Il complimento che ti fa più piacere? Che sono una persona umile e in gamba.

Sei ottimista o pessimista? Generalmente pessimista.

Sei risparmiatrice o godereccia? Godereccia, ma non spendo quasi mai per cose inutili.

Cosa ti rende felice al mattino? Gli abbracci di mio figlio.

Quando dici le parolacce? Purtroppo dico sempre parolacce.

Cosa collezioni? Mai collezionato nulla.

Il tuo oggetto del cuore o il tuo portafortuna o il tuo gesto scaramantico? Faccio le corna o tocco il ferro.

Un profumo o un sapore che ti ricorda l’infanzia? Il profumo Paris di Yves Saint Laurent.

Un’icona di femminilità? Per me lo era mia nonna, grande stile e grande donna.

Un personaggio storico che avresti voluto essere? Una rivoluzionaria e ribelle tipo Giovanna d’Arco.

Un’epoca nella quale avresti voluto vivere? Non saprei, mi piacerebbe tanto sapere come sarà il futuro.

Una cosa che non manca mai nella tua borsa? Il mitico Labello (quello blu).

A scuola eri una che sedeva in prima fila o in fondo alla classe? In fondo alla classe.

La scusa o la bugia più divertente che hai mai raccontato? Ne ho dette troppe… non me le ricordo neppure!

Cosa vorresti imparare? A cucinare bene le polpette al sugo, non mi vengono mai!

Cosa potresti insegnare? Potrei insegnare ad alcuni un po’ di buone maniere.

Stella cadente: quale desiderio esprimi? Poter godere sempre di buona salute perché è veramente la cosa più importante!

A me Barbara piace un sacco e mi sta proprio simpatica. Tosta lei, belle le sue magliette.

A proposito, trovate il sito Barber’s Closet qui e qui la pagina Facebook.

Manu

 

P.S.: colgo l’occasione di questo articolo per dire una cosa alla quale tengo molto. Non ho alcuna intenzione di compilare una lista di miei suggerimenti per Natale, né qui né sulla pagina Facebook del blog. I miei suggerimenti, per Natale e per qualsiasi momento, sono già questi: gli stilisti, i designer e i brand di cui parlo ogni giorno. Per questo Natale, se potete, appoggiate nomi emergenti: aiuta tutti noi perché aiuta la creatività, la fiducia, l’economia e l’ottimismo. Barbara è un esempio perfetto, per questo ho scritto la postilla qui.

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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