Bellezza e poesia nei gioielli di Chiara Lucato

Oggi concludo un viaggio, quello intrapreso per presentarvi alcune delle designer che ho incontrato grazie a Ridefinire il Gioiello, il bellissimo concorso curato da Sonia Catena, storica e ricercatrice d’arte esperta in design del gioiello contemporaneo.

Ridefinire il Gioiello è un progetto che si pone l’obiettivo di diffondere una nuova estetica del monile contemporaneo tramite la ricerca di materiali innovativi e sperimentali: edizione dopo edizione, il concorso ha coinvolto più di 2.000 creativi tra artisti, designer e orafi e per l’edizione 2015 si è posto una nuova sfida, ovvero riuscire a creare un Gioiello dell’Altrove in grado di racchiudere in sé l’esperienza del lontano e dello sconosciuto.

Anche per questa edizione, ho avuto il piacere e l’onore di essere media partner del progetto e ho analizzato i 51 progetti finalisti allo scopo di attribuire un premio a un vincitore da me scelto: come ho spiegato nei precedenti post dedicati a Loana Palmas e Alessandra Pasini, la qualità dei lavori presentati è stata tanto alta da indurmi a nominare tre vincitrici, tre giovani donne dotate di grande talento.

Loana è stata la prima ed è poi toccato ad Alessandra: completo il percorso con Chiara Lucato e col suo pendente Il Cantastorie.

La sua creazione ha saputo catturare la mia attenzione grazie a originalità, bellezza e poesia nonché grazie all’idea intrinseca di movimento e alla volontà di rappresentare una cultura diversa e solo apparentemente lontana: il Giappone.

Ci sono molti punti in comune tra Loana, Alessandra e Chiara sebbene i loro lavori siano diversissimi: tutte sono state da me scelte perché incarnano alla perfezione quella che – secondo me – è la funzione del gioiello contemporaneo.

Se in passato i monili sono stati il segno evidente – visibile e tangibile – di una condizione economico-sociale privilegiata e se venivano scelti soprattutto per preziosità e sfarzo, i gioielli contemporanei raccontano piuttosto le emozioni, quelle di chi li crea e quelle di chi li sceglie: queste tre interpreti hanno saputo coinvolgermi sia per la bellezza dei loro pezzi sia per le storie celate dietro ogni singola creazione.

Il pendente di Chiara Lucato è molto particolare: come accennavo, si chiama Il Cantastorie ed è realizzato in carta.

Sì, avete letto bene: grazie a Chiara, la carta, materiale di solito soggetto a facile distruzione, acquista una nuova dimensione e una nuova eternità facendosi gioiello.

Il ciondolo <em>Il Cantastorie</em> di Chiara Lucato in un mio scatto realizzato in occasione della serata di inaugurazione di <em>Ridefinire il Gioiello</em>
Il ciondolo Il Cantastorie di Chiara Lucato in un mio scatto realizzato in occasione della serata di inaugurazione di Ridefinire il Gioiello

Da sempre appassionata di arte e creatività, Chiara è designer e modellista orafa: ama sperimentare diverse tecniche espressive in una ricerca continua.

Si è avvicinata al mondo dell’oreficeria nel 2013 frequentando uno stage presso il TAM, Centro di Trattamento Artistico dei Metalli, importante realtà che ha come presidente lo scultore Arnaldo Pomodoro, uno dei più significativi personaggi dell’arte contemporanea. Grazie allo stage, si è appassionata ai metalli e, decisa ad approfondire la conoscenza, ha poi frequentato il corso di tecnico di lavorazione orafa a Vicenza.

Chiara ha molte cose da raccontare: ecco la lunga chiacchierata tra gioielli, arte, passioni, viaggi, ricordi e ispirazioni.

Chiara, di cosa si nutre la tua fantasia? Come alimenti il tuo immaginario?

“Da piccola, mi fermavo spesso a osservare il mondo che mi si muoveva attorno: catturavo con lo sguardo le nuvole, davo loro un nome, una forma, e ci giocavo con la fantasia sino a quando le vedevo allontanarsi e le lasciavo andare per nuove destinazioni.
Era un po’ come essere in un grande teatro dove però le storie le scrivevo io; da lì sono iniziati i miei grandi viaggi con la fantasia e ancora continuano.
Oggi, cammino per la città: palazzi pieni di storia, persone e voci mi vengono incontro, raccolgo dei frammenti dei loro discorsi che rimangono sospesi a metà senza un inizio, senza una fine. Incontro persone e mi fermo a pensare quali possano essere le storie che si portano dentro; provo a scoprirlo da un particolare, un ricordo di rossetto sulle labbra, un buco sul maglione, dita nodose. La fantasia mi porta lontano e realizzo che ognuno di noi e che ogni cosa, anche la più semplice, è una stratificazione di vita, di storie, di attimi di ricordi che ci rendono unici e che formano uno ad uno la storia di tutto il mondo e la nostra identità.
Questo pensiero è racchiuso nell’immagine de Il Cantastorie: un vecchio che viaggia in tutti i mondi conosciuti e non e che raccoglie le trame del loro tessuto per tesserne storie fatte di frammenti di vita che farà rivivere nei suoi prossimi viaggi diventandone custode e testimone.”

Chiara Lucato, ciondolo <em>Il Cantastorie</em> realizzato in carta giapponese (carta artigianale con ideogrammi dipinti a mano, salviette in carta di riso lavorata a rilievo, carta di locandine). Il nodo è anch’esso giapponese ed è in seta.
Chiara Lucato, ciondolo Il Cantastorie realizzato in carta giapponese (carta artigianale con ideogrammi dipinti a mano, salviette in carta di riso lavorata a rilievo, carta di locandine). Il nodo è anch’esso giapponese ed è in seta.

Spiegaci meglio come e quando è nato Il Cantastorie e come si inquadra nel tema di questa edizione di Ridefinire il Gioiello, ovvero il viaggio, l’esperienza del lontano e dello sconosciuto. 

“È nato dal viaggio in Giappone fatto in occasione del Progetto Dialoghi nato tra AGC e JJDA con l’obiettivo di mettere a confronto due culture diverse tramite l’arte.
Questa per me è stata un’esperienza immensamente ricca: ho potuto avvicinarmi a una cultura così lontana dalla mia per poi intraprendere il viaggio che mi avrebbe portato a conoscere la mia compagna di lavoro e il Giappone e ho potuto vivere in un luogo dove la tradizione e la modernità convivono in equilibrio.
Lì i sensi sono letteralmente bombardati da immagini, colori e odori che solleticano la mente portando a un diverso grado di sensibilità che permette di percepire la grandiosità delle piccole cose: finalmente, posso dire di aver realmente intuito cos’è il wabi-sabi (visione o estetica fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose, NdR).
Il Giappone è il paese dove il tempo corre veloce nelle strade affollate e nei grattacieli, ma va lento e regala una dimensione raccolta nei templi e nei giardini; dove il vecchio e il nuovo si sanno rispettare.
Inevitabilmente, quando intraprendiamo un viaggio, esso diventa parte di noi e del nostro cambiamento e infatti molte volte la vita viene associata all’immagine del viaggio inteso non solo in senso fisico, ma anche interiore: per questo Il Cantastorie si muove all’interno di una sorta di lanterna magica dove una struttura a piani intersecati anima la figura del cantastorie creando così un gioiello che racchiude in sé il moto, simbolo di movimento, viaggio, cambiamento e del divenire.
Il Cantastorie è una riflessione sul fatto che noi siamo quello che viviamo e che di tutto bisogna fare tesoro e lezione: non dobbiamo dimenticare la nostra storia perché racchiude le nostre radici.”

Vorrei raccontare a chi ci legge che il progetto del quale parli è quello voluto da AGC (Associazione Gioiello Contemporaneo) e JJDA (Japan Jewellery Designers Association): quaranta autori italiani e quaranta giapponesi sono stati selezionati e gemellati. Ogni coppia ha prodotto due pezzi e ciascun membro si è ispirato alla cultura del paese del proprio collega. Avevo scritto di questo progetto lo scorso luglio e mi ha fatto piacere ritrovare due delle partecipanti (oltre a te, anche Alessandra Pasini) a Ridefinire il Gioiello.

Tornando alla tua creazione: perché hai deciso di utilizzare la carta?

“Perché essa fa parte della cultura e della tradizione giapponese, ma non solo.
La scelta della carta come materiale di realizzo è perché ad essa è affidata la nostra storia più di ogni altro materiale: foto, libri, disegni, annunci quotidiani. La nostra cultura per secoli è stata affidata ad essa e, per quanto la tecnologia cerchi di sostituirla, nulla può rimpiazzare il piacere che essa dà al tatto, alla piacevole sorpresa che suscita in noi una cartolina o una lettera scritta a mano trovata nella cassetta della posta. E ancora il suo profumo e la sua consistenza: chi di noi, anche solo per scegliere un quaderno, non ha saggiato con i polpastrelli la qualità della carta pensando alla benefica e rassicurante sensazione che avrebbe suscitato lo scorrere della mano e dell’inchiostro sulla sua superficie.
Per la realizzazione di questo gioiello, ho scelto della carta artigianale presa da un biglietto con ideogrammi di buon augurio dipinti a mano, un particolare tipo di salviette utilizzate per la cerimonia del tè in carta di riso lavorata a rilievo e la carta delle locandine delle mostre che sono andata a vedere durante la mia permanenza in Giappone.”

Chiara Lucato, <em>Il Cantastorie:</em> particolare delle componenti del pendente. L’elemento interno ruota su sé stesso creando una animazione della sagoma del cantastorie.
Chiara Lucato, Il Cantastorie: particolare delle componenti del pendente. L’elemento interno ruota su sé stesso creando una animazione della sagoma del cantastorie.

Il punto di origine è dunque il viaggio in Giappone: Il Cantastorie nasce anche da qualche tuo ricordo personale o suggestione particolare?

“Nasce da una foto che ho scattato durante una passeggiata sotto i portici della Basilica Palladiana a Vicenza: l’immagine di un anziano signore incorniciata dalla serliana mi è parsa come il fotogramma di un frammento di vita fuori da questo tempo, quasi come se l’uomo stesse percorrendo una sorta di tunnel spazio-temporale in grado di collegare passato e presente. E poi la scritta Giocattoli mi è apparsa come se fosse un rimando alla nostra parte più intima, al fanciullino che è in noi e che, come avviene ne Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, sa vedere dentro le cose con occhi limpidi e disincantati: mi ha folgorata!
Milioni di immagini invadono il nostro cervello, ma abbiamo la capacità di vedere veramente?
Nel mondo dell’apparire perdiamo le nostre radici, l’essenza e il gusto delle piccole cose che, pur essendo silenziose, sono quelle che fanno la differenza trasformando attimi di vita in scintille uniche. Un messaggio, un invito a restare connessi con la nostra parte più sensibile, con la nostra Madre Terra, avendo il coraggio di conoscere quello che è diverso da noi.
Anche la persona apparentemente più banale può nascondere in sé un grande tesoro e andare oltre l’apparenza può essere l’esperienza che ci regala.”

L’immagine che ha ispirato Chiara Lucato
L’immagine che ha ispirato Chiara Lucato

In genere, qual è la maggior fonte di ispirazione del tuo lavoro?

“Le piccole cose, principalmente immagini tratte dalla natura: se ci si ferma a osservarla veramente, se si entra in connessione con essa, si rimane schiacciati dalla sua immensa perfezione, bellezza e forza.
Nulla è banale: quando vedo l’erba che spacca l’asfalto, mi rendo conto di quanto piccoli siamo e che nulla, in fin dei conti, è impossibile.
Mi sento figlia della terra e sento che le mie radici sono fortemente piantate in quel pezzettino di natura che mi ha nutrita, vista crescere ed educata. La mia è una famiglia di contadini che vivono della terra e per la terra in un legame indissolubile: gli stessi segni che l’uomo lascia su di essa con il suo lavoro li ritrova sulle sue mani, sul suo corpo e nel suo carattere. Quello contadino è un lavoro fatto di dedizione e di sacrificio: l’uomo cerca di domare la natura per trarne nutrimento e lei generosa si offre, ma allo stesso tempo sfugge.
Uso forme e linee pure, materiali che narrano la loro natura primordiale. Forma espressiva del mio essere in tutto il mio percorso artistico è il colore esaltato dall’uso del niello (tecnica di lavorazione artistica dei metalli, NdR), patine, ossidazioni, smalto; il tutto deve dare un senso di vita vissuta, deve trasmettere energia e forza.”

Il lavoro di Chiara Lucato non ha colpito solo me e il suo pendente si è aggiudicato anche la copertina del catalogo di questa edizione di <em>Ridefinire il Gioiello:</em> il premio è stato attribuito <em>“per delicatezza, leggerezza e aderenza al tema del concorso”.</em>
Il lavoro di Chiara Lucato non ha colpito solo me e il suo pendente si è aggiudicato anche la copertina del catalogo di questa edizione di Ridefinire il Gioiello: il premio è stato attribuito “per delicatezza, leggerezza e aderenza al tema del concorso”.

Sulla tua pagina Facebook, ho visto altri lavori molto interessanti, per esempio gli anelli. Sono rimasta colpita da due serie: la prima si chiama Lo specchio di Venere e mi piacerebbe capire da cosa nasce.

“Alcune teorie scientifiche legano la sorte delle api a quella dell’umanità: quando le api si estingueranno resterà poco tempo anche per la razza umana.
Sembrerebbero concetti molto lontani dal gioiello, eppure la mia ricerca inizia da qui: ci sono equilibri da rispettare, una Madre Terra generatrice di bellezza e perfezione che diventa lo specchio della nostra vita, di quello che siamo e di come stiamo.”

Allora non mi ero sbagliata: osservandoli, mi avevano suggerito l’idea di piccoli frammenti di alveari.

Chiara Lucato, anelli della serie <em>Lo specchio di Venere</em>
Chiara Lucato, anelli della serie Lo specchio di Venere

La seconda serie che ho adocchiato è Bachetei e mi incuriosisce fin dal nome: cosa significa?

“Il termine bacheteo nel dialetto delle mia campagna padovana significa piccolo bastone, piccolo ramo.
Ai bambini non serve molto per divertirsi: basta un po’ di libertà e i giochi, come per magia, si costruiscono dal nulla.
La mia infanzia è stata spensierata, fatta di giochi nelle corti e nei campi dove bastava un bacheteo per creare uno svago grandioso.
Bachetei attaccati alla bici per far sventolare alta la mia bandiera; bachetei per disegnare sulla terra campi da gioco; bachetei per fare fionde, archi e frecce; bachetei come spade per combattere battaglie; bachetei per fare trombette; bachetei per costruire capanne; bachetei per accendere un fuoco; bachetei per far intorbidire l’acqua dei fossi; bachetei per fare canne da pesca; bachetei per giocare con il mio cane.
Bachetei silenti attaccati al loro albero in un inverno in cui tutto sembra spento: chiusi in intima riflessione si preparano a una nuova stagione, fanno ribollire di colori la loro anima che presto esploderà in nuove forme.”

Chiara Lucato, anelli della serie <em>Bachetei</em>
Chiara Lucato, anelli della serie Bachetei

L’avevo scritto fin dal principio: ciò che mi ha colpito nel lavoro di Chiara non è solo il risultato estetico, indubbiamente piacevole, bensì il mondo di significati che porta con sé.

Chiara sa individuare, conservare e trasmettere la poesia delle piccole cose.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito e qui la pagina di Chiara Lucato e dei suoi gioielli.
Se volete contattarla, potete scriverle all’indirizzo e-mail lucato.designer@gmail.com

 

Qui trovate il sito di Ridefinire il Gioiello, qui la pagina Facebook e qui Twitter.
Qui trovate la photogallery dell’evento di inaugurazione dell’edizione 2015.
Io & Ridefinire il Gioiello: qui trovate il mio articolo su Loana Palmas, la mia prima premiata di quest’anno, e qui quello su Alessandra Pasini, la seconda premiata; qui trovate il mio articolo sulla serata di inaugurazione e qui quello sul bando di concorso 2015; qui il mio articolo sulla manifestazione 2014; qui quello su Alessandra Vitali, la designer che ho deciso di premiare lo scorso anno.

 

Il mondo è piccolo, tanto piccolo: io, Chiara Lucato e Alessandra Pasini c’eravamo già incontrate, sebbene indirettamente perché, come ho accennato nel testo qui sopra, entrambe sono tra i quaranta autori italiani che hanno partecipato insieme a quaranta colleghi giapponesi al progetto Dialoghi del quale mi sono occupata quest’estate.

 

Un bel ritratto di Chiara Lucato
Un bel ritratto di Chiara Lucato

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Cristina stilosaqb
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Ciao Manu
Sono rimasta colpita da queste creazioni assolutamente originali, forse distanti dal solito concetto di “gioiello” ma che sanno trasmettere qualcosa di ancestrale, poetico ma anche solidità. Molto interessante

Manu
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Ciao Cristina cara,
Non sai quanto il tuo commento e le tue parole mi rendano felice.
Hai sottolineato un concetto importante: queste creazioni sono originali e sono distanti dal concetto classico di gioiello.
Non mirano alla preziosità economica o commerciale e preferiscono piuttosto veicolare emozioni, ricordi, sensazioni, così come molti creativi del cosiddetto gioiello contemporaneo amano oggi fare.
Chiara si inquadra a pieno titolo in questa tendenza e devo dirti che a me questa visione piace molto perché penso che un gioiello debba rappresentare la mia personalità e non il mio portafoglio: d’altro canto, una delle prime a preferire gioielli non preziosi fu la grande Coco Chanel.
Per quanto poi riguarda Il Cantastorie, faccio un’ulteriore confessione: esattamente come una bambina, ho un debole per i monili che si muovono, si trasformano e suonano. Dunque l’idea di Chiara di creare una struttura a piani intersecati che anima la figura del cantastorie ha rubato il mio cuore.
Un grande grazie e un altrettanto grande abbraccio,
Manu

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