#BreakUpandMove, riflessioni su reciprocità e cattive abitudini

Non sono una da lista dei buoni propositi.
Conosco molte persone che, a settembre o a gennaio, i due momenti che consideriamo come nuovi punti di partenza, redigono tali liste.
Io non l’ho mai fatto: servirebbe solo a mettermi davanti alle mie inadeguatezze una volta di più, perché, si sa, i buoni propositi sono fatti per essere disattesi. O almeno questo è ciò che capita a me.

Volete qualche esempio pratico? Quante volte ho detto “Da domani mi metto a dieta”? “Da domani torno in palestra”? “Da domani mi metto la crema sul viso tutte le sere prima di andare a letto”?
E ancora: “Voglio avere più tempo per me stessa”? “Voglio vedere più spesso i miei amici”?
Potrei proseguire all’infinito.
La verità è che le abitudini, piccole o grandi che siano e specialmente quelle peggiori, sono dure a morire: non è facile cambiare modo di vivere, abbattere schemi consolidati.
E sapete qual è la cosa più brutta? Deludere sé stessi. Per questo non faccio liste, è questa la verità.

Un’altra verità nella quale credo è che nulla avvenga per caso.
Con questo non intendo affatto dire che tutto sia già scritto, anzi, ritengo che ognuno di noi abbia una grande responsabilità nel gestire in prima persona la propria vita.
Sono spesso affascinata dal concatenarsi degli eventi: più passa il tempo, più sono convinta che quelle che noi chiamiamo combinazioni siano in realtà eventi che mettiamo in moto col nostro stesso agire.
Nulla, quindi, è predeterminato, lo ripeto, ma, allo stesso modo, nulla avviene per caso e soprattutto siamo noi a decidere come intrecciare e annodare i fili di questo enorme telaio che è la vita.

In questi giorni, la mia teoria del “nulla è per caso” è stata confermata ancora una volta e, curiosamente, proprio sul fronte “buoni propositi”: vi racconto come e perché.

Sono successi due fatti.
Il primo: mi hanno contattata per coinvolgermi in un’iniziativa chiamata #BreakUpandMove. In pratica, mi hanno chiesto di pensare a cosa vorrei cambiare nella mia vita, quale vecchia o brutta abitudine vorrei spezzare.
Il secondo: negli stessi giorni, ho incontrato una persona che vedo una volta ogni tanto. A un certo punto, questa persona mi ha detto “Sei spesso arrabbiata. Sei sicura che il tuo progetto valga tutto questo?”.
Per la cronaca: questa persona si chiama Emanuela – sì, come me – e il progetto al quale si riferiva è quello lavorativo e professionale.
Ve lo confesso, non ho collegato subito i due fatti: col passare dei giorni, ho poi capito che c’era un collegamento e quale fosse.

Per prima cosa, vi racconto bene cos’è l’evento al quale mi hanno invitata.

Bayer ha lanciato in Italia #BreakUpandMove, un evento al quale ha dato la forma di breakfast rave, uno di quei party mattutini senza alcuno sballo: anzi, al contrario, sono momenti salutari pensati per inaugurare la giornata ad altissimo tasso energetico con musica, movimento e tanto di colazione.
La moda dei breakfast rave è partita da Londra più o meno un anno fa e pian pian sta allegramente invadendo molte città: quello voluto da Bayer si è tenuto il giorno di San Valentino a Milano in contemporanea con altre città del mondo (Toronto, Berlino, Parigi, Praga, Dublino) e ha riunito centinaia di donne con lo scopo di celebrare il coraggio di portare avanti un cambiamento e rompere col passato.
Il cambiamento può essere piccolo oppure può essere quello decisivo in tutti gli ambiti dell’esistenza, dalla sfera amorosa a quella lavorativa passando per la salute.

L’evento meneghino si è tenuto al 24esimo piano della Diamond Tower (mozzafiato!) ed è stato animato da sessioni di yoga, dal dj set di Federico Russo e dalla live performance della giovane cantautrice Joan Thiele (una rivelazione, da tenere d’occhio).
Federica Fontana ha presentato i principali momenti della mattinata e chi ha voluto ha potuto dare un taglio reale e concreto con un nuovo look a opera di due hair stylist.
Last but not least, c’è stato anche l’angolo della salute con la brava e simpatica dottoressa Lara, la ginecologa messa a disposizione di noi tutte per rispondere a domande e dubbi sui temi della contraccezione e della salute femminile in tutti i suoi aspetti.
Lara è stata molto brava: senza spocchia, senza paroloni, senza falsi pudori, con chiarezza, semplicità e grande competenza, ha risposto a tantissime nostre domande, mettendoci a nostro agio, quasi come se fossimo tra amiche, abbattendo del tutto quella paura che spesso blocca (stupidamente e vale per me per prima) noi donne nel confrontarci con un esperto autentico.

La Diamond Tower, detta anche Torre Diamante o Diamantone, è un grattacielo alto 140 metri per un totale di 27 piani e ha una forma sfaccettata che ricorda quella di un diamante (da cui deriva, appunto, il nome).
La Diamond Tower, detta anche Torre Diamante o Diamantone, è un grattacielo alto 140 metri per un totale di 27 piani e ha una forma sfaccettata che ricorda quella di un diamante (da cui deriva, appunto, il nome).
La sua costruzione è durata poco più di un paio d’anni ed è stata completata a settembre 2012: se il suo aspetto vi è familiare è perché la torre è stata la sede principale della seconda stagione del programma televisivo <em>The Apprentice.</em> E perché una parte del videoclip <em>Io fra tanti</em> di Giorgia è stato girato agli ultimi piani del grattacielo.
La sua costruzione è durata poco più di un paio d’anni ed è stata completata a settembre 2012: se il suo aspetto vi è familiare è perché la torre è stata la sede principale della seconda stagione del programma televisivo The Apprentice. E perché una parte del videoclip Io fra tanti di Giorgia è stato girato agli ultimi piani del grattacielo.
Il panorama dal 24esimo piano, sede dell’evento <em>#BreakUpandMove</em> voluto da Bayer.
Il panorama dal 24esimo piano, sede dell’evento #BreakUpandMove voluto da Bayer.
Sabato 14 febbraio, giorno dell’evento, ha sempre piovuto ininterrottamente: vi confesso che quel panorama ovattato e imperlato di milioni di goccioline non mi dispiaceva affatto, come potete vedere da questi miei scatti.
Sabato 14 febbraio, giorno dell’evento, ha sempre piovuto ininterrottamente: vi confesso che quel panorama ovattato e imperlato di milioni di goccioline non mi dispiaceva affatto, come potete vedere da questi miei scatti.

Insomma, #BreakUpandMove è stato un evento a 360°, estremamente piacevole e diverso da tanti altri, nonché un’ottima occasione per riflettere un po’.
E so di non poter scappare: a questo punto, vi chiederete qual è stata la mia personale vecchia abitudine da archiviare.

Dovete sapere che, quando mi hanno chiesto cosa mi piacerebbe cambiare nella mia vita, ho iniziato a pensare a un sacco di risposte: mi sono però resa conto che erano tutte cose nelle quali non avevo un ruolo esclusivo e che, quindi, in buona parte non avrei potuto cambiarle.
E quando – ritornando all’episodio che vi ho raccontato – Emanuela mi ha detto di vedermi spesso arrabbiata, ho pensato che era vero. Mi sono chiesta il perché: la risposta è stata la stessa, spesso sono arrabbiata per cose che non dipendono strettamente da me e che non posso cambiare nell’immediato.

Non mi piace affatto che la mia serenità dipenda dagli altri: trovo che suoni molto (troppo) vittimista e ciò non è affatto da me.
E così, ho capito che il coinvolgimento in questa iniziativa e l’opinione espressa da Emanuela (poi arriveremo anche al quesito “ne vale la pena”) erano due fatti concatenati, ancora una volta non casuali, e che mi portavano alla stessa risposta: ciò che voglio cambiare prossimamente è riuscire a non far più dipendere la mia serenità dagli altri.

So anche qual è la strada da percorrere per riuscire ad arrivare a tale risultato: troncare tutti quei rapporti nei quali non esiste reciprocità.

Tutto ciò riguarda soprattutto la sfera professionale, perché nella mia vita privata, in amore e in amicizia, ho imparato la lezione molto tempo fa e da allora riesco a metterla in pratica con discreto successo: ho imparato a volermi bene e a dire “no” a tutti quei rapporti personali in cui uno si limita a inseguire e l’altro a fuggire.
Perché non riesco a farlo nel lavoro?
Ed è sempre stato così?
No, non è sempre stato così e, riflettendoci, ho anche capito quando ho smesso di chiedere o pensare di meritarmi reciprocità: quando sono stata messa in mobilità, a settembre 2011, e quando da lì ho deciso di cambiare radicalmente il mio percorso lavorativo.

Da allora, sono caduta in una grande trappola: auto-convincermi di dover dare tutto, di dover sempre dimostrare qualcosa, di dovermi meritare in ogni istante il diritto di occupare un posto. Ogni giorno, tre anni fa come oggi, cammino ancora in punta di piedi e mi sento quasi in debito (con chi? con cosa?).
Entrare piano in un ambiente, con garbo e grazia, è giusto, fare gavetta è giusto, essere umili è giusto, ma se si spinge il tutto all’estremo si ottiene solo di farsi sottovalutare dagli altri e di infilarsi in rapporti sbilanciati e non reciproci. Come talvolta accade a me oggi.
E tutto questo porta a perdere il sorriso: è vero, sono spesso arrabbiata e lo sono proprio per questo motivo, perché i miei rapporti lavorativi mancano troppo spesso di reciprocità.

L’atmosfera dell’evento <em>#BreakUpandMove</em>
L’atmosfera dell’evento #BreakUpandMove
La live performance della giovane cantautrice Joan Thiele, brava, simpatica e bella
La live performance della giovane cantautrice Joan Thiele, brava, simpatica e bella
Lara, la brava e simpatica ginecologa (e io dietro di lei, intenta ad ascoltare e contemporaneamente a diffondere foto su Instagram col mio fido iPad… sono una donna multitasking!)
Lara, la brava e simpatica ginecologa (e io dietro di lei, intenta ad ascoltare e contemporaneamente a diffondere foto su Instagram col mio fido iPad… sono una donna multitasking!)
Dolcetti e panorama per <em>#BreakUpandMove</em>
Dolcetti e panorama per #BreakUpandMove
Dolcetti e panorama per <em>#BreakUpandMove</em>
Dolcetti e panorama per #BreakUpandMove
Tutti a fare colazione in perfetto stile <em>breakfast rave</em>
Tutti a fare colazione in perfetto stile breakfast rave

Vi do tre esempi di situazioni mancanti di reciprocità e che mi mettono a disagio, in generale e a maggior ragione nel contesto lavorativo.

Quando gli altri si dimenticano di dirmi grazie. A qualcuno, forse, può sembrare una parola ormai desueta, ma non è così. E potrei menzionare una casistica infinita riguardo ai grazie che non ricevo.
Quando, dopo aver molto dato, sono io a chiedere e trovo una porta chiusa, spesso con scuse patetiche.
Quando le persone alle quali non manco di dare appoggio e sostegno non fanno altrettanto nei miei confronti.

Tengo a precisare una cosa: non faccio le cose pensando di avere altro in cambio e spesso mi dimentico perfino di ciò che ho fatto. Non faccio calcoli e faccio solo ciò che mi va di fare.
Purtroppo, però, nulla è casuale – l’ho detto – e spesso le situazioni finiscono col riproporsi nel tempo: è così che mi accorgo di come e quanto certe situazioni siano sbilanciate.
E le situazioni sbilanciate sono destinate al fallimento per un semplice motivo: perché da una parte c’è qualcuno che si crea delle aspettative che non verranno mai soddisfatte mentre dall’altra parte c’è qualcuno che prenderà per fatto scontato tutto ciò che gli viene puntualmente offerto; perché il dare e l’avere devono formare necessariamente una strada a doppio senso, altrimenti da una parte ci sarà un inaridimento, a furia di dare tutto, e dall’altra ci sarà un’indigestione e forse anche la noia.

Dunque, devo fare un po’ di pulizia in ambito professionale e, mentre che ci sono, anche nel mondo virtuale, perché Facebook, Instagram e compagnia bella, che ci piaccia o no, sono un po’ diventati un’altra dimensione della nostra vita e anche lì, contrariamente a quanto faccio con gli amici reali ai quali do e chiedo reciprocità, mi lascio spesso un po’ vampirizzare.
Basta, è ora di tagliare i rami secchi.
La mancanza di reciprocità in fondo è un messaggio chiaro: è stupido e inutile non volerlo cogliere. È come un amore non corrisposto: è inutile insistere.

L’energia è cosa preziosa e non va sprecata: non è infinita, dobbiamo rendercene conto, e non va impiegata in rapporti sbilanciati senza speranza.

Se non possiamo cambiare gli altri (che poi è anche un po’ presuntuoso, non trovate?) o le situazioni in cui viviamo, è a noi stessi che dobbiamo guardare ed è su noi stessi che dobbiamo lavorare: ho sempre creduto in questo principio. L’ho perso di vista e devo invece ritrovarlo.

A questo punto, magari penserete “beh, sei a cavallo, hai individuato il problema e anche la soluzione”.
Non è esattamente così, cari amici: sì, sono bravina a identificare i problemi e a capire quali possano essere le soluzioni, ma il mio problema è attuarle, metterle in pratica. Un problema non da poco, vero?
Perché, come dicevo in principio, le brutte abitudini sono dure a morire.
E perché, come raccontavo poc’anzi, i miei atteggiamenti non sono frutto di calcolo, sono spontanei e sono più forti di me.

Quando vedo qualcosa che mi piace, non riesco a trattenermi dal dire “mi piace”, anche se so che il destinatario non fa mai nulla per me o che non avrò mai un grazie; quando qualcuno mi chiede qualcosa e ho un buon suggerimento da dare, non riesco a pensare “arrangiati”.
Gli atteggiamenti studiati a tavolino non fanno per me, eppure dovrei correggermi e dovrei farlo per me stessa.

All’evento <em>#BreakUpandMove,</em> vasi colmi di macaron…
All’evento #BreakUpandMove, vasi colmi di macaron…
… da decorare a nostro piacimento con disegni e messaggi.
… da decorare a nostro piacimento con disegni e messaggi.
L’evento <em>#BreakUpandMove</em> è stato anche l’occasione per un incontro con tanti colleghi. Questa è una foto alla quale tengo molto: ritrae me e Nunzia Cillo, brava e bella autrice di <em>Entrophia | Behind green eyes</em> (giusto per nominare una delle mille cose che fa). Finalmente, dopo la conoscenza in rete, abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci di persona.
L’evento #BreakUpandMove è stato anche l’occasione per un incontro con tanti colleghi. Questa è una foto alla quale tengo molto: ritrae me e Nunzia Cillo, brava e bella autrice di Entrophia | Behind green eyes (giusto per nominare una delle mille cose che fa). Finalmente, dopo la conoscenza in rete, abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci di persona.
Un ultimo caffè prima di lasciare l’evento <em>#BreakUpandMove</em> e la Diamond Tower.
Un ultimo caffè prima di lasciare l’evento #BreakUpandMove e la Diamond Tower.

A questo punto, il cerchio si chiude e resta la seconda parte dell’affermazione di Emanuela in occasione di quel nostro incontro del quale parlavo in principio.
Ricordate la sua domanda “Sei sicura che il tuo progetto valga tutto questo?”.
La risposta è sì, ne sono sicura.
Sono sicura perché ho buttato all’aria la mia vita per il sogno di incamminarmi su una strada professionale che mi rappresentasse, che fosse più mia: devo solo sistemare il tiro, identificare i fili giusti e riuscire ad annodarli.

Devo finalmente accantonare quel mio affanno di dovermi meritare ogni singola cosa e devo mettere a tacere un fatto che mi ha fregata: sì, ciò che faccio oggi è passione, ma porca miseria, non mi è piovuto in testa dal cielo.
Sputo sangue, sgobbo come un asino, metto tutta me stessa e con questo mi guadagno ogni giorno il mio piccolo posto: devo affermarlo a voce alta, con calma e col sorriso.
Devo crederci, io per prima, affinché possano crederci gli altri, e devo dire no alle sanguisughe, ai vampiri, agli egoisti, ai maleducati e a tutti coloro che non credono nella reciprocità.

Questo deve essere il mio gesto di rottura col passato.
Perché il mio progetto merita il sorriso, merita che non mi senta a disagio e merita che sia serena per viverlo e gestirlo.

Ecco, voi avete suggerimenti su come attuare tutto ciò nella pratica e nel concreto? Sapete aiutarmi? Avete una ricetta?
Perché vi confesso che in questo momento sono un po’ disorientata: difficilmente le risposte si trovano se si sta sempre e solo in compagnia delle proprie opinioni e/o convinzioni, quindi chiedo l’aiuto da casa, come dicevano in una famosa trasmissione.

Anzi, visto che parliamo di reciprocità, sappiate che sono a mia volta pronta e disponibile ad ascoltare voi, a fare la mia parte accogliendo il racconto del vostro cruccio, della vecchia abitudine da cambiare e del vostro buon proposito.

L’unione fa la forza, io ci credo, e a mettere insieme cuori e teste si tirano sempre fuori buone idee.

Facciamo il nostro #BreakUpandMove.

Manu

 

 

 

Photo credit: ringrazio l’organizzazione dell’evento per la foto in cui siamo ritratte io e la dottoressa Lara; ringrazio Nunzia Cillo per la foto in cui siamo ritratte io e lei.
Tutte le altre foto sono miei scatti.

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito del progetto #BreakUpandMove, qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui Instagram.

Se volete approfondire i temi della contraccezione e della salute femminile, qui trovate il sito Scegli Tu di SIGO, Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, supportato anche da Bayer.

 

 

 

 

 

Se vi va, potete seguire A glittering woman su Facebook | Twitter | Instagram

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Manu
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Ti ringrazio, cara Marta.
I complimenti vanno tutti a chi ha pensato, organizzato e gestito questo evento: è stato davvero bello, diverso, con un pensiero e un contenuto.
Amo le cose che hanno un valore aggiunto e che riescono a dare non solo gioia momentanea, ma anche e soprattutto spunti di riflessione.
Ti auguro un pomeriggio luminoso,
Manu

Entrophia
Reply

Brava e bella tu, ho letto tutto d’un fiato e grazie per la mention.
Se riesci a capire come tagliare DEFINITIVAMENTE i rami secchi, avvisami. Io ci sto provando ma non è così facile come a dirlo, sob!
Continuiamo a lavorarci…e investiamo energie positive in ciò che ci piace e nelle persone che ci ispirano 🙂
Bacino!
N.

Manu
Reply

Nunzia, che bello averti qui!
Prima di tutto, ribadisco ancora una volta la mia grande felicità per il fatto di esserci finalmente conosciute di persona: il web è utile, ma guardare le persone in viso è tutta un’altra cosa.
La mention era doverosa e non solo perché la foto è merito tuo, anzi vostro 😉 ma anche e soprattutto perché a questo nostro incontro tengo molto 🙂
Quanto al taglio dei rami sacchi… lo prometto, se trovo il modo o se qualcuno mi illumina, condividerò il segreto con te molto volentieri.
Un bacio a te, stupenda viaggiatrice e vera cittadina del mondo!
Manu

florisa
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Mia cara manu ho trovato finalmente il tempo di sedermi con calma e leggere le belle ed interessanti cose che scrivi…e mi fa tanto piacere concedermi questo spazio con un’amica anche se di fronte ho solo il video del computer.Ho letto con molta attenzione questo tuo post tornando spesso a rileggere subito alcuni passaggi.Mi sono ritrovata nelle tue parole e nelle tue riflessioni e come sempre ho tirato un sospiro di sollievo nell’avere conferma di non essere la sola che si pone alcune domande.Sono pienamente d’accordo con te sul fatto che siamo noi (a volte involontariamente o comunque senza una precisa intenzionalità)a creare gli “eventi…le occasioni”.A tessere novelle Aracne quello che sarà il canovaccio della nostra esistenza.E questo succede da subito,da bambine in modo spontaneo ed innocente per poi proseguire nell’adolescenza attraverso piccoli e puerili espedienti.Ma solo quando prendiamo coscienza attraverso gli anni,i dolori,le delusioni ,le porte sbattute in faccia da coloro dai quali non ce lo saremmo mai aspettato,dalle ore trascorse al telefono a farsi “vampirizzare” da amiche/i,parenti,conoscenti che hanno individuato prima di noi la nostra forza ed energia ..che noi ci rendiamo veramente conto del valore dei nostri 21 grammi.Ed è allora che si decide di non rinunciare a “sé stessi”,alla propria bizzarra,generosa,passionale fiamma al cui calore abbiamo fatto riscaldare molte mediocri persone.Abbiamo tessuto e allacciato trame ed orditi con qualche falla..ma ci sta!..l’imperfezione ci ha reso capaci di tolleranza e forza.Abbiamo seminato generosamente tanto che la foresta Amazzonica impallidisce davanti alla nostra lussureggiante boscaglia…E ci chiediamo:cosa cambiare di noi,delle nostre abitudini,dei nostri modi di vivere? Ho imparato con gli anni a non combattere più la mia natura troppo fiduciosa,sensibile,generosa,disponibile..non nascondo che sia stata una lunga battaglia ,ma alla fine ho continuato a “correre con i lupi” ed oggi so di avere fatto la cosa giusta.Quello che ho cominciato ad imparare è che se voglio continuare a tessere la mia tela del destino devo accettarmi per ciò che sono:difetti e qualità..e le qualità non devono essere sottovalutate da me perché permetterei agli altri di poterlo fare.Sono ora più consapevole dei miei limiti ,ma anche di quanto io possa volare e questo mi permette di allontanare da me quelli che vogliono solo aggrapparsi e volare “gratis” a mia spese..Ecco ciò che da un po’ di tempo ho deciso di cambiare nella mia vita. Ho deciso di essere più selettiva,ma anche di accettare che ogni tanto qualcuno creda di “sfruttarmi” non sapendo che sono IO a permetterglielo perché sto tessendo un frammento di tessuto..potrà essere ruvido o liscio ..solo questo sarà l’incognita ,il mistero della mia tela.Tu manu fai parte di questa tela..quella liscia,morbida e lucente..ti ho cercata ed ho creato l’evento,l’occasione..le nostre vite si sono intrecciate creando un bel disegno jaquard.Ti pare poco????..Forse un giorno potremmo anche perderci per una serie di motivi(spero di no) ma avremo fatto parte tu ed io di quel tessuto diventato unico ed irrepetibile che è la nostra esistenza …Ti abbraccio come sempre con affetto e complicità
Aracneflorisa o anche Spiderwoman….dipende dai momenti
r

Manu
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Non ti ringrazierò mai abbastanza, Florisa cara, per ogni volta in cui condividi con me i tuoi pensieri nei quali potrei o vorrei perdermi, in senso positivo, perché tracciano scenari che mi affascinano, profondamente.
Sostengo con convinzione che ci sia qualcosa da imparare, ogni singolo giorno, da tutti e da qualcuno in particolar modo.
Tu mi regali sempre grandi spunti di riflessioni e ottime lezioni: penso che tornerò a rileggere queste tue parole in qualche momento di debolezza, soprattutto il passaggio “Ho deciso di essere più selettiva, ma anche di accettare che ogni tanto qualcuno creda di “sfruttarmi” non sapendo che sono IO a permetterglielo”.
Hai ragione, mamma mia quanto hai ragione: è una sfumatura ulteriore che si aggiunge al mio “tagliare i rami secchi”, lasciare che altri – scioccamente – pensino di essere furbi e di poterci sfruttare.
Mi commuovi, profondamente, così come mi commuove il fatto di essere una parte della tua tela e tu della mia: no, non mi pare poco.
Ti abbraccio anch’io con affetto e complicità (oh, come mi piace questa seconda parola!)
A presto, mia adorata Spiderwoman (scelgo questo perché il destino di Aracne fu infelice e a te auguro, invece, felicità e super poteri)
Manu 🙂

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