Chirivì e la capsule collection Proserpina

A volte il mondo è proprio piccolo e pieno di coincidenze e incontri che finiscono per svilupparsi in modi non previsti. Quando ho stretto la mano ad Alessio CJ Chirivì, lo scorso giugno al Fashion Camp, mai avrei pensato che un giorno sarei stata intenta a scrivere un articolo su di lui: in quell’occasione, Alessio e io ci stavamo conoscendo per altri motivi, sempre inerenti all’ambito moda ma connessi con un’altra delle mille attività di questo poliedrico ragazzo.

Fatemi raccontare qualcosa di lui, giusto per inquadrarlo. Dopo aver frequentato per alcuni anni la facoltà di Giurisprudenza di Lecce, Alessio ha deciso di abbandonare la carriera universitaria per dedicarsi totalmente alla sua più grande passione: la moda. Una passione che ha origini radicate nella storia della sua famiglia: i suoi nonni erano proprietari di una sartoria specializzata nella confezione di abiti maschili e femminili e da lì il nostro intraprendente giovane ha saputo trovare l’ispirazione giusta per dar vita al suo progetto personale. A tal scopo, ha intrapreso il corso di studio come fashion designer presso l’Accademia Privata di Costume e Moda Rosanna Calcagnile con l’intento di approfondire le nozioni di modellistica industriale, sartoria artigianale e stile.

Dopo aver dato una forma alla propria personale idea di moda, Alessio ha inaugurato il suo blog intitolato CJ Fashion Priest: oltre a recensire sfilate e collezioni, ha iniziato a proporre i suoi outfit personali. Successivamente è entrato in contatto con Andrea Mangano e Luciano Mammino, fondatori della fashion community Sbaam, e ha deciso di unirsi a loro diventando caporedattore e content manager: questo è il motivo per cui ci siamo conosciuti, Alessio ha presentato a me e ad altri colleghi il progetto ed è stato così convincente che da qualche mese ho anch’io il mio account lì.

Alessio Chirivì per il suo Fashion Priest
Alessio Chirivì per il suo Fashion Priest

Parallelamente, Alessio ha sviluppato la nascita del suo personale marchio di abbigliamento dando vita a Chirivì, brand che propone una moda esclusiva e di qualità. Ogni capo viene confezionato in maniera artigianale in un numero limitatissimo di esemplari non riproducibili: l’intento è realizzare creazioni uniche nel loro genere nonché completamente ideate e realizzate in Italia. Assoluta attenzione viene prestata inoltre alla ricerca dei tessuti.

La sartorialità incontra dunque la creatività e dall’unione di questi due mondi prenderanno vita le capsule collection firmate Chirivì. Quella che vi presento oggi si chiama Proserpina: il nome mi è immediatamente piaciuto e istintivamente ho fatto un parallelo, tuttavia ho voluto chiedere conferma ad Alessio e volentieri gli lascio la parola.

“Disegnando questa capsule collection ho accostato tra di loro tessuti molto diversi per composizione, fantasia e colori. Questo mi ha fatto pensare al continuo alternarsi delle stagioni che, pur essendo così diverse tra di loro, pur avendo caratteristiche così differenti, raccontano una comune storia. Inevitabilmente mi è tornato in mente il mito di Proserpina che avevo scoperto durante i miei anni di studio al liceo classico. Un mito originale ed affascinante che è poi diventato il filo conduttore nella realizzazione dei capi.”

Credo che non ci sia nulla da aggiungere alle sue parole.

Se amerete le sue creazioni così come le ho amate io, potrete trovarle in vendita a Milano da Maison Gotò in Corso di Porta Ticinese, nei due punti vendita ai civici 56 e 103.

Manu

P.S.: Ah, volevo aggiungere un’altra cosa… A me il macro pied de poule fa impazzire. E lo trovo molto originale in questa versione colorata. Bravo Alessio!

 

 “Perenne iato di animi, sfaccettature di uno stesso diamante

che dimostrano con religiosa ciclicità quante luci possano esserci in un unico corpo.

E le stagioni si alternano stanche e ritmate, dentro e fuori.

Origini di antipodi, come fiore e geometria.

Ed il corpo rimane muto, è la stoffa a parlare.”

Proserpina capsule collection by Alessio CJ Chirivì

Photographer: Carolina Festa

Model: Bruno Michael Manfuso

Qui il blog di Alessio, qui la sua pagina Facebook e qui quella di Chirivì – tenetela d’occhio 😉

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Questo è il terzo articolo in collaborazione con la testata Italia Post: esce dunque doppio, qui sul mio blog e ospitato sul loro sito. Italia Post è un magazine che si occupa di cose serie, dalla politica alla cronaca passando per l’attualità e i diritti, ma hanno deciso di dare spazio anche a noi blogger con una sezione che – con tocco assolutamente e volutamente ironico – è stata chiamata “Divisione Futilità”: se vi va, andate a dare un occhio, ci sono tanti spunti interessanti e gli articoli di altri colleghi.

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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