Sì, con Postalmarket era proprio una festa

Con Postalmarket, sai, uso la testa e ogni pacco che mi arriva è una festa…
Se non ricordate queste parole che davano il via a un famoso jingle pubblicitario significa che siete molto giovani – beati voi 🙂
E quindi la notizia che sto per riportare non vi dirà un granché: Postalmarket chiude definitivamente.
Ebbene sì, lo scorso 25 luglio il tribunale di Udine ha decretato il fallimento di ciò che restava di Postalmarket, storico catalogo di articoli venduti per corrispondenza che ha fatto parte della vita di moltissimi italiani.
Postalmarket nasce nel lontano 1959 da un’idea di Anna Bonomi Bolchini: la grande imprenditrice (il cui nome è legato anche a società come Brioschi, Miralanza, Rimmel e Durbans) decide di importare in Italia il modello statunitense della vendita per catalogo. Negli anni ’60 e ’70, l’azienda cresce dando la possibilità a molti italiani di accedere ai prodotti reclamizzati dal celeberrimo Carosello, allora spesso difficilmente reperibili.
Nel 1980, c’è la prima crisi cui però segue una crescita: nel 1987, il fatturato è di ben 385 miliardi delle vecchie lire, i dipendenti diretti sono oltre 1400 e maison come Krizia, Coveri e Biagiotti firmano i cataloghi più esclusivi.
Nel 1993, Postalmarket passa sotto il controllo del colosso tedesco numero uno mondiale dello shopping per posta, ma le cose non vanno come sperato: nel 1998, sull’orlo del fallimento, la società viene rilevata da un altro imprenditore italiano, Eugenio Filograna. Quest’ultimo reintroduce il made in Italy (evviva!) e punta sull’e-commerce con 22.000 prodotti, riuscendo a riportare l’azienda in utile e preparando la quotazione in borsa che però salta a causa di alcuni scandali finanziari.
Segue un commissariamento e seguono nuovi passaggi di proprietà fino ad arrivare alla sentenza di fallimento che chiude definitivamente, a più di mezzo secolo dall’uscita del primo numero, l’avventura di Postalmarket.
A chi è abbastanza grandino, come me, questa notizia dispiace, perché Postalmarket ha rappresentato un primo approccio con la moda per molti di noi.
Prova del successo del catalogo è anche l’elenco delle testimonial di copertina, celebrità del calibro di Ornella Muti (primavera/estate 1978), Ornella Vanoni (autunno/inverno 1979/80), Carol Alt (autunno/inverno 1990-91), Cindy Crawford (autunno/inverno 1993-94), Eva Herzigova (primavera/estate 1995).
Ricordo come io e mia sorella, allora molto piccole, aspettavamo ogni nuova edizione del catalogo, come litigavamo per il diritto a sfogliarlo per prime: riuscivamo perfino a giocarci, sfogliandolo insieme e «facendo le scelte», come le chiamavamo, ovvero indicando un capo per ciascuna per ogni pagina. Non parliamo poi dell’effetto sortito su di noi dalla sezione giocattoli…
Postalmarket significava non avere limiti o confini molto prima che arrivasse Internet. Peccato che nessuno sia stato capace di portarlo dalla carta al web.
Sarei felice se scoprissi che mia mamma ha conservato uno di quei vecchi cataloghi. Glielo chiederò.

Manu

P.S.: Concludo con una curiosità. Molti anni dopo, nel momento in cui ho iniziato a lavorare per le redazioni, ho scoperto che quando editor e stylist si recano presso uffici stampa, showroom o brand per selezionare i capi per i servizi moda si dice «fare le scelte»… Un piccolo segno del destino? Chissà 😉

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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