Mr. David Bowie, you will be our hero forever

Trasformismo, cambiamento, metamorfosi.
Artista a 360°, uomo camaleontico, poliedrico, innovatore e innovativo, allergico ai cliché.
Sono solo alcune delle espressioni e delle definizioni che hanno accompagnato David Bowie per tutta la vita, caratterizzando le sue incursioni tra musica, cinema, arte e moda.
Ci sono parole abusate, incredibilmente abusate, e una di queste è icona: David Bowie lo era, davvero, lo è e lo resterà.
Ci sono persone che andandosene lasciano un vuoto indescrivibile, persone che fanno sentire tutti quanti orfani.
In tantissimi sentiremo il vuoto lasciato da David Bowie e dai suoi numerosi personaggi e alter ego nati da quel suo essere camaleontico: Ziggy Stardust, Aladdin Sane, Halloween Jack, Nathan Adler, The Thin White Duke (il Duca Bianco), giusto per citarne alcuni.
Ci mancherà, ci mancheranno. Tanto. Tantissimo. Troppo.
«La celebrità non serve assolutamente a nulla, è solo un impedimento per tutto quello che vuoi fare. Avrei voluto fare tutto ciò che ho fatto ed essere completamente senza volto.»
Così aveva dichiarato tempo fa e sono parole delle quali comprendo il senso profondo: eppure, noi non dimenticheremo tanto facilmente né il suo volto né quello sguardo asimmetrico dato dagli occhi di colore diverso, risultato di un pugno ricevuto da adolescente.
Siamo felici che la libertà di essere chi si è, cambiando anche ogni giorno, abbia avuto il volto di David Bowie.
Il volto di chi ci ha raccontato come ognuno di noi possa essere non solo sé stesso ma anche un eroe, magari per un giorno: lui, invece, sarà il nostro eroe per sempre.

Though nothing, will keep us together
We could steal time,
Just for one day
We can be Heroes, for ever and ever
What d’you say?

What d’you say?, Che ne dici? – cantava e chiedeva.
Cosa dico? Io dico solo che, un giorno, ci si vedrà di nuovo oltre le stelle, Mr. Bowie.

Manu

Se cercate tracce di lui, qui trovate il suo sito e qui il profilo Instagram ufficiale.

La foto in altro mostra David Bowie a Parigi nel 1977 (© Christian Simonpietri/Sygma/Corbis via The Guardian).
Concludo con una piccola gallery di altre meravigliose foto (cliccate sulle immagini per ingrandirle e scorrerle)

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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