Design Week ’14: Print-à-Porter, dalla stampa alla moda con Brother

Oggi mi piacerebbe accompagnarvi in una dimensione molto particolare, fatta di carta, moda e design: ci metto anche le stampanti Brother, i ragazzi del Poli.Design, l’artista Caterina Crepax e un’idea che mi ronza in testa e che lega tutto. Come? Ora vi spiego.

Mai accontentarsi: sono due parole magiche e io le considero uno dei miei mantra. Non sono riferite a una smania di perfezione – che tra l’altro a mio avviso non esiste – ma piuttosto rappresentano l’atteggiamento che desidero avere verso la vita. Simboleggiano la voglia di provare, sperimentare e non lasciare nulla di intentato: vivere e non lasciarsi vivere. Mai accontentarsi di un lavoro che non piace, per esempio, oppure mai accontentarsi di una relazione non giusta per noi. A volte non è il momento adatto per lasciare un lavoro o troncare una relazione, è vero, allora occorre aspettare, ma è importante non smettere mai di avere progetti, sogni e desideri e soprattutto occorre non lasciarli in un cassetto a fare polvere. Mai vivere di rimpianti e di cose non fatte.

Da qualche anno, è venuto il momento di applicare questo mantra alla mia vita lavorativa e ho cambiato quasi tutto: in principio sono stata costretta, lo ammetto (ero stata messa in mobilità dall’azienda per cui lavoravo), poi ho preso sempre più coraggio. E oggi il mio mantra si trasforma in mai accontentarsi di quella moda che non amo.

Ho inseguito la moda per tanti anni, come un’amante innamorata: ora che la stringo tra le braccia, non voglio tradire il sogno a lungo inseguito con cose che banalizzano il grandissimo rispetto che ho verso questo mondo. Chiedo di essere sorpresa, stupita, istruita, incantata, incuriosita, affascinata: non ho voglia di cose banali, scontate, noiose. Per questo sto imparando a dire tanti no, spesso anche per limiti di tempo, e a scegliere strade insolite che si rivelano capaci di portarmi a ciò che cerco.

Quando ho sentito di un progetto che univa Brother (azienda all’avanguardia nell’innovazione tecnologica e che offre strumenti e soluzioni di stampa) e la moda, avrei potuto dire no – cosa c’azzeccano, avrebbe pensato qualcuno – e invece mi sono incuriosita e ho pensato che, proprio da due realtà che sembrano tanto distanti tra loro, può nascere qualcosa di molto interessante. Sono stata premiata, in effetti.

In occasione della Design Week milanese, Brother ha presentato Print-à-Porter, un progetto sviluppato con POLI.design: è un’idea che unisce, in modo estremamente creativo, il concetto di stampa e quello di fashion design. Un gruppo selezionato di studenti del corso di alta specializzazione in “Licensing dei Beni di Lusso” di POLI.design, consorzio del Politecnico di Milano guidato dal Professor Marco Turinetto, ha sviluppato abiti e accessori di design realizzati con la carta. Gli studenti, presenti nella location, hanno lavorato attivamente sui modelli coinvolgendo il pubblico: un passaggio dalle due alle tre dimensioni, partendo dalla stampa per arrivare fino alla realizzazione dei modelli.

Da prêt-à-porter a Print-à-Porter, insomma, e così anche la stampa è diventata di moda.

Print-a-Porter mi ha aperto una dimensione fatta di carta, ingegno ed emozioni: mai avrei pensato che qualcosa come delle stampanti tecnologiche potessero essere il punto di partenza per abiti insoliti e per una visione diversa della moda che diventa vero design.

Un’ennesima dimostrazione del fatto che abbattere i nostri preconcetti e le divisioni mentali che tracciamo non può che produrre risultati interessanti.

Tra l’altro, proprio imbarcandomi in questa piccola avventura, ho scoperto che Brother ha un’origine curiosa e più vicina alla moda di quanto mai avrei potuto immaginare: l’azienda è nata in Giappone oltre un secolo fa, nel 1908, quando i fratelli Yasui hanno pensato di fondare a Nagoya un piccolo laboratorio per la riparazione di macchine per cucire. Direi che chi ha avuto l’idea di questo splendido progetto ha reso un buon omaggio anche alle origini dell’azienda.

Gli abiti sono stati realizzati con la collaborazione di Caterina Crepax, stilista e artista capace di creare vere meraviglie con la carta.

Caterina si è laureata in Progettazione Architettonica proprio al Politecnico di Milano: figlia di Guido Crepax, il celeberrimo creatore della mitica Valentina, ha grande fantasia e notevole abilità manuale nel trasformare un semplice foglio di carta bianca in fantastiche costruzioni tridimensionali.

Ha un occhio particolare per il riciclo: tra le sue mani, scontrini e bordi traforati dei tabulati da computer si trasformano in abiti sontuosi, scultorei e poetici che talvolta prendono ispirazione dal mondo animale e vegetale e altre volte da forme appartenenti all’architettura.

Invidio in senso buono i ragazzi: lavorare con lei a questo progetto deve essere stato molto interessante. La sua esperienza e il loro entusiasmo novello: che miscela esplosiva!

A proposito del fatto che gli abiti di Caterina Crepax talvolta prendano ispirazione dal mondo animale e vegetale: non sembra anche a voi che l’abito a sinistra ricordi la coda di un pavone?
A proposito del fatto che gli abiti di Caterina Crepax talvolta prendano ispirazione dal mondo animale e vegetale: non sembra anche a voi che l’abito a sinistra ricordi la coda di un pavone?

Lo penso da sempre: gli abiti non sono fatti di stoffa, ma di sogni.

Ecco perché mi sono divertita ad un happening insolito, molto più stimolante – credetemi – di certe presentazioni alle quali mi è capitato di essere stata invitata in passato, perché in questo caso ho percepito sfida, sperimentazione, voglia di mettersi in gioco e di superarsi.

Credo che il fatto che io mi sia appassionata e che la mia fantasia sia stata stuzzicata trapeli anche dalle foto che ho scattato.

Manu

 

 

Per approfondire:

Brother Italia – qui la pagina Facebook e qui Twitter

Poli.Design – qui il sito, qui la pagina Facebook, qui l’account Instagram

Caterina Crepax – qui il sito, qui la pagina Facebook e qui Twitter

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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