DFuture, la prevenzione si fa col sorriso

Oggi desidero condividere con voi due fatti che mi sono capitati: in un primo momento, vi sembreranno slegati e sarà mio onere spiegarvi come e perché io li stia unendo.

Primo fatto: giorni fa, un’amica mi ha detto di essere capitata sulla pagina Contatti di questo mio blog. “Non l’avevo mai visitata prima – mi ha spiegato – e sono rimasta colpita dall’approccio forte che hai usato”.

La mia amica si riferisce al paragrafo in cui affermo che il blog “è indipendente, slegato da qualsiasi brand, editore o agenzia, e che qui troverete solo opinioni genuine e personali. Quando accetto eventuali collaborazioni, le stesse devono rispettare e rispecchiare i miei pensieri e la mia visione: non accetto per nessun motivo e in nessun caso di parlare di cose che non mi piacciono e la selezione, quindi, viene fatta alla fonte. Ciò che non mi piace qui dentro non entra.”

Ha ragione, è una presa di posizione forte, ma la difendo e, come scrivo lì, aggiungo “scusate la franchezza forse un po’ brutale, ma questo è un punto al quale tengo molto.”

Vedete, considero questo come un presupposto fondamentale di tutto il mio lavoro: magari qualcuno potrà non apprezzarlo o non gradirlo, ma io la considero in realtà una garanzia e non solo nei confronti di chi legge, ma anche verso i brand, i designer e i progetti dei quali scelgo di parlare. Se dico sì, chi lo riceve sa che sposo la sua causa con tutta me stessa; se dico no, chi lo riceve risparmia tempo e può trovare qualcuno più giusto di me.

Secondo fatto: recentemente, ho iniziato a collaborare con un nuovo magazine e mi sono ritrovata a raccontare dell’esperienza che ha letteralmente segnato la mia vita e della quale ho parlato anche qui sul blog.

Quando ero piccola, ho avuto un incidente molto grave: mi cadde addosso una caffettiera colma di liquido bollente e riportai ustioni tanto gravi che i medici non erano certi di potermi salvare. All’epoca avevo solo due anni, eppure alcuni frammenti di quella esperienza e delle notti trascorse nel reparto ustionati sono indelebilmente impressi nella mia memoria.

Provo molta gratitudine e stima per i dottori che mi salvarono così come per i miei genitori per i molti modi in cui mi hanno anch’essi salvata e amata dopo quella sventurata tragedia: mia madre, per esempio, mi ha sempre vestita come tutte le altre bambine, nonostante le cicatrici sul collo e sul petto. Questo mi ha impedito di sentirmi diversa e, come ho affermato in un altro post, ha impedito che le cicatrici si formassero sulla mia anima.

Durante l’adolescenza, è arrivato qualche malumore – non lo nego – ma, durante quegli anni e in tutti quelli che sono seguiti, ho capito una cosa molto importante: i miei segni non sono qualcosa di cui devo vergognarmi, anzi, al contrario rappresentano la mia vittoria. Vi dirò di più: credo che oggi non sarei la stessa senza le mie cicatrici.

Non vi sto dicendo che le amo, per carità: ci convivo e direi che è una convivenza piuttosto pacifica, ormai. A volte, riesco perfino a guardarle con una certa tenerezza, ricordando la bambina che ha combattuto e vinto.

Ecco perché dico che – purtroppo e mio malgrado, ve l’assicuro – ho una certa esperienza quanto a cicatrici e degenze ospedaliere – e quella non fu l’unica, ma lasciamo perdere, è una storia troppo lunga: sono argomenti che mi toccano profondamente e che fanno vibrare corde ancora sensibili.

A questo punto, dopo aver avuto la pazienza di leggere fin qui, vi chiederete perché ho raccontato questi due diversissimi fatti: ve lo dico subito.

Alcune persone speciali mi hanno sottoposto un progetto altrettanto speciale: parla di prevenzione del tumore al seno approcciandolo però in un modo molto particolare.

Il mio a loro è stato immediato perché questo è il genere di progetto del quale voglio parlare e che voglio condividere con voi.

Perché ci credo al 100%, perché ve ne posso parlare col cuore in mano, perché mi sento particolarmente coinvolta, perché spero di poter dare un contributo.

Perché conosco la sofferenza che una persona può provare in certe occasioni, perché so cosa significhi portare segni indelebili sulla propria pelle.

E so un’altra cosa: non ho mai voluto essere compatita né per i miei segni né per le mie esperienze. Se le ho raccontate è perché credo possano essere utili e perché spero possano aiutare qualcuno.

Non solo l’unica a vederla così: in genere, quando le donne affrontano la malattia, non vogliono essere compatite, preferiscono agire, preferiscono essere attive e fare qualcosa, preferiscono affrontare il mostro guardandolo bene in faccia.

E dunque veniamo a noi, al cuore della questione: vi ho detto che l’argomento è il tumore al seno nonché la sua prevenzione e vi ho accennato di un approccio particolare, quello di DFuture.

DFuture è un brand di occhiali per donna, uomo e bambino nato con l’obiettivo di sensibilizzare tutti noi nei confronti del tumore al seno: sì, avete letto bene e scommetto che adesso vi state chiedendo come gli occhiali siano collegabili al seno.

Alcune montature DFuture da vista
Alcune montature DFuture da vista

Per prima cosa, siccome amo le cose chiare anche quando sono scomode o dolorose, permettetemi di condividere con voi alcuni dati importanti.

Secondo l’AIRC (l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), il tumore del seno è il più frequente nel sesso femminile: tuttavia, nonostante un’incidenza piuttosto alta, grazie ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, di tumore al seno oggi si muore meno che in passato.

Sono stati identificati diversi fattori di rischio: alcuni sono modificabili, come per esempio gli stili di vita, altri purtroppo non lo sono, come per esempio i fattori genetici e l’età (la maggior parte dei tumori colpisce donne oltre i 40 anni). Tra gli stili di vita pericolosi che andrebbero corretti figurano un’alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il vizio del fumo e la sedentarietà.

La prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l’auto-palpazione eseguita con regolarità: è poi indispensabile proseguire con controlli annuali del seno eseguiti dal ginecologo o da uno specialista senologo affiancati alla mammografia biennale dopo i 50 anni.

Da tutto ciò, ricaviamo due verità fondamentali: col tumore del seno non si scherza MA il tumore del seno può essere combattuto.

Alcune montature DFuture da sole
Alcune montature DFuture da sole

E qui arriva DFuture.

L’idea di questo progetto nasce da esperienze personali delle due ideatrici, Federica Ghio e Rossella Conti: la prima ha perso la mamma per tumore al seno dopo anni di lotta, la seconda l’ha avuto e spera che rimanga solo un ricordo.

Federica e Rossella la vedono come me: non amano piangersi addosso e dunque, invece di subire queste loro situazioni, hanno deciso di agire e di trasformare il dolore in qualcosa di positivo a partire dal nome che hanno scelto per il progetto. Hanno creato un marchio che unisce la “D” come Doc (il soprannome di Rossella, anzi, della dottoressa Rossella Conti) e la “F” di Federica: ecco DFuture con lo sguardo, ovviamente, proteso verso il futuro.

Vi accennavo che DFuture è un brand di occhiali dal nuovo design e con nuovi colori, dal materiale leggero, anallergico e anche di ultima generazione, un marchio che vuole sponsorizzare le giornate di prevenzione che si celebrano in ottobre: questo, infatti, è il mese della prevenzione del tumore al seno ed è anche il mese della vista. Lo sapevate? Giovedì 8 ottobre è la Giornata Mondiale della Vista.

E se non vi ho ancora convinti, vi do un ulteriore motivo per unire queste due cose: grazie a DFuture, ho scoperto che, tra i vari possibili effetti collaterali della chemioterapia usata per contrastare il tumore, esiste la possibilità dell’insorgenza di alcuni problemi alla vista. Generalmente, si tratta di problemi temporanei che diminuiscono o scompaiono gradualmente alla sospensione del trattamento.

Confesso la mia ignoranza, non lo sapevo: venendone a conoscenza, ho capito perché Federica e Rossella hanno deciso di adottare questo approccio molto particolare e perché hanno deciso di prendersi cura della vista.

Alcune montature DFuture appositamente pensate per i bambini
Alcune montature DFuture appositamente pensate per i bambini

Ma come funziona il progetto DFuture?

Con il patrocinio dell’Associazione Senologica Internazionale e a supporto delle attività del Centro Senologico di Pisa guidato dalla dottoressa Manuela Roncella, sono in corso alcune giornate di prevenzione e informazione: Rossella, anzi, la dottoressa Conti e il fratello, dottor Steve Conti, metteranno a disposizione la loro professionalità per visitare un gruppo di signore selezionate dal Reparto di Senologia. Si tratta di circa 40 pazienti, già operate e in terapia.

Le visite avverranno presso gli ambulatori dell’Ottica Conti, a Pisa, mentre i medici del Reparto di Senologia Oncologica parteciperanno a giornate di informazione circa la prevenzione durante eventi come “Reparto Aperto” organizzato presso l’ospedale Santa Chiara sempre a Pisa.

Ma il progetto non termina qui: ogni persona che durante l’anno ha acquistato o acquisterà montature DFuture contribuirà alla donazione di 1 euro all’Associazione Senologica Internazionale.

Inoltre, chi nel mese di ottobre acquisterà montature DFuture provvederà, senza costi aggiuntivi a suo carico, a una donazione a favore delle signore operate al seno e selezionate dall’équipe della dottoressa Roncella: la donazione consiste in un occhiale completo di lenti oftalmiche.

Un regalo di DFuture per stimolare la solidarietà e per diffondere il proprio messaggio di salvaguardia della salute.

Ecco, vi ho spiegato tutto.

Sono partite le giornate di prevenzione e informazione a cura di DFuture
Sono partite le giornate di prevenzione e informazione a cura di DFuture

Il mio invito, anzi, l’invito di Federica e Rossella è quello di associare il brand DFuture a due parole: Prevenzione e Sorriso.

Fate un giro sulla pagina Facebook e sul nuovo sito oppure, se siete a Pisa, andate all’Ottica Conti (via Venezia Giulia 1): mentre che ci siamo, facciamo un paio di riflessioni finali insieme.

La prima: avete già pensato alla vostra salute e alla prevenzione? Se la risposta è no… forse è ora di provvedere.

Se la risposta è invece e se da un po’ pensate a cambiare i vostri occhiali, fate allora il secondo passo: regalate un bel sorriso a voi stesse e a un’altra donna.

L’invito conclusivo è per gli amici uomini, perché non mi sono dimenticata di voi: non siete affatto esclusi da tutto ciò, questo non è un discorso tra sole donne. Se c’è una donna che amate, moglie, fidanzata, mamma, figlia, sorella o amica, fatele un regalo e ricordatele che questo è il mese della prevenzione. Tra l’altro gli occhiali, bellissimi, sono per tutti, uomini, donne e bambini.

Non c’è gesto d’amore più grande né regalo più bello del dimostrare di tenere alla salute di coloro che amiamo.

Manu

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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