Dima-Design ospita 5 interpreti del gioiello contemporaneo

Questo spazio che mi sono ritagliata sul web riassume un po’ tutto il mio mondo: posso concentrarmi sui concetti di personalità e unicità a me tanto cari nonché su due aree tematiche che possono sembrare agli antipodi ma che non lo sono, ovvero la tradizione da una parte e i designer emergenti dall’altra. Sono convinta che occorra conoscere il passato per camminare verso il futuro: a mio avviso, i designer emergenti sono degli ottimi rappresentanti di questa linea di pensiero. Li amo perché non dimenticano il passato e perché sono capaci di dargli un nuovo valore, proponendo linfa nuova e fresca.

Immaginate la mia gioia quando mi è stato proposto di essere ospite e madrina di un evento bellissimo in una galleria d’arte: Dima-Design accoglie fino al 31 luglio cinque straordinarie artiste del gioiello contemporaneo d’autore, ognuna specializzata nell’esprimersi attraverso un diverso materiale. La sera del 28 giugno abbiamo festeggiato questa unione di talenti e ho avuto l’onore di fare una piccolissima presentazione.

Tra i designer emergenti, coloro che si muovono nell’ambito del gioiello contemporaneo richiamano sicuramente e fortemente la mia attenzione. Sanno esplorare strade alternative per giungere a soluzioni inconsuete e originali e il loro scopo non è il puro esercizio estetico né la dimostrazione di uno status symbol: le loro creazioni si discostano dal concetto di preziosità commerciale come caratteristica indispensabile e discriminante per arrivare a comunicare attraverso materiali fantasiosi, talvolta di recupero oppure presi in prestito da altri campi.

Per tutti questi motivi e per altri ancora, questo tipo di gioiello guadagna un posto tra le forme d’arte contemporanea: non sono l’unica a pensarlo se una galleria come Dima-Design decide di ospitare cinque designer. E in effetti i loro pezzi sono piccole sculture da portare con sé: in un certo senso, rendono l’arte portabile e le danno una dimensione quasi personale.

A mio umile avviso, tra tutti gli accessori, i gioielli sono quelli maggiormente in grado di rappresentare la nostra personalità, in quanto, portandoli addosso e spesso a pelle, si impregnano di noi e delle nostre vite, andando ad aggiungere nuovi significati a quelli già dati da chi li crea. E poi appoggiano su punti focali e nevralgici: le collane stanno vicino al cuore, i bracciali accarezzano le vene del polso, gli anelli accompagnano le mani in movimento.

Vi confesso una cosa: negli ultimi anni, la mia passione per i gioielli è tanto cresciuta che spesso, per decidere cosa mettermi, non parto da un abito ma, per esempio, dalla collana che voglio indossare. E più passa il tempo, più mi accorgo che i miei gusti (e di conseguenza anche la mia collezione) sono estremamente variegati: non ho un genere, perché la verità è che il mio occhio e il mio cuore devono essere ammaliati e possono essere catturati da cose diversissime tra loro. Il presupposto fondamentale e irrinunciabile è che scaturisca un’emozione.

Nadia Galbiati, Francesca Gazzi, Francesca Porro, Cinzia Ronchi e Creazioni Zuri, le cinque designer in mostra presso Dima-Design, danno soddisfazione al mio desiderio di personalità e unicità perché esplorano, come accennavo, materiali completamente diversi, giungendo ciascuna alla propria interpretazione e soluzione. Dimostrano di rispettare il passato e il suo valore prezioso ma guardano avanti: conoscono le tecniche classiche e le utilizzano rinnovandole, rendono omaggio a grandi artisti e a loro si riferiscono manifestando contestualmente chiara capacità di osare. Usano materiali inattesi e sorprendenti, spesso di recupero, ai quali sanno dare una nuova vita e una nuova chance.

Foto di gruppo alla serata d’inaugurazione<br />Da sinistra: Francesca Gazzi, Cinzia Ronchi, io, Francesca Porro, Nadia Galbiati (photo credit Matteo Porro)
Foto di gruppo alla serata d’inaugurazione
Da sinistra: Francesca Gazzi, Cinzia Ronchi, io, Francesca Porro, Nadia Galbiati (photo credit Matteo Porro)

A unirle è la voglia di esplorare e l’artigianalità con la quale realizzano i loro pezzi: parlano tutte lo stesso linguaggio che ognuna sa declinare e arricchire grazie alla propria formazione, alle proprie esperienze, al proprio percorso e alla propria visione. Il loro è un talento naturale e ognuna l’ha affinato e l’affina grazie a uno studio continuo e a una ricerca instancabile: la loro arte si evolve così con loro e con le loro vite.

Sono felice di poter appoggiare ancora una volta il vero talento portato avanti con coraggio. E sono felice – permettetemelo – che queste artiste siano cinque donne, anzi, sei, visto che Creazioni Zuri è un duo composto da Chiara Zuliani e Manuela Rigon.

E ora ve le presento una a una.

NADIA GALBIATI – gioielli in ferro e argento
Ferro, argento e segni acidati a morsura (operazione mediante la quale una lastra di metallo viene corrosa da un acido in corrispondenza di linee e segni predisposti con lo scopo di ottenere un’incisione): sono questi alcuni dei tratti caratteristici dell’opera di Nadia che nasce come scultrice. I suoi oggetti preziosi sono legati a forme strutturali che possono richiamare echi architettonici oppure elementi della natura. Tra segni neri e colpi di luce, i suoi gioielli sono realizzati in pezzi unici con meticolosità artigianale e con la voglia di far indossare un frammento d’opera d’arte.

FRANCESCA GAZZI – gioielli in bronzo e argento
I pezzi di Francesca sono caratterizzati da un dialogo continuo tra arte contemporanea e tradizione del gioiello: mescola materiali nobili e di recupero “cercando la bellezza dove non è attesa”. “Cercare la bellezza con le proprie mani è un un dono di fatica”, afferma Francesca, “proprio per questo va portato con leggerezza e passione”. Per lei il colore è importante ed è un mezzo espressivo: la collezione esposta presso Dima-Design comprende pezzi che fondono forme biologiche, colori fluo metropolitani e suggestioni industriali; ad ispirarla è stata l’arte di Burri e Mirò.

FRANCESCA PORRO – gioielli in corda industriale
A Francesca ho già dedicato un articolo monografico: da sempre attratta dall’universo della tessitura a mano, ha iniziato il suo percorso di apprendistato sotto la guida di un maestro restauratore persiano per poi approfondire nuove competenze presso l’Opificio delle Arti Tessili di Milano. Nel 2013 ha lanciato LEEK Handmade Jewellery, una linea di gioielli in corda industriale creati rielaborando in modo del tutto personale le tecniche dell’intreccio e del crochet. I suoi ornamenti hanno un forte impatto materico e cromatico.

CINZIA RONCHI – gioielli in ceramica e paper clay
Cinzia è specializzata in modellazione e decorazione ceramica: ha approfondito la tecnica del raku e del raku nudo e dal 2005 insegna presso una scuola d’arte. Oltre alla ceramica, tecnica antica e meravigliosa che parla del rapporto dell’uomo con fuoco e terra, recentemente si è avvicinata a un nuovo progetto di ricerca attraverso il paper clay, una lavorazione basata su un impasto di argilla e carta e che prende il nome proprio da paper (carta) e clay (argilla). Questo metodo dona ai gioielli una particolare leggerezza nonché grande grazia estetica.

CREAZIONI ZURI – gioielli in carta
Dalla costante ricerca di Chiara Zuliani e Manuela Rigon è nata una linea di monili realizzati interamente in carta e cartone: la scelta riflette anche il loro impegno nell’utilizzare materiali riciclati o riciclabili. Chiara e Manuela hanno pensato di sviluppare i loro pezzi unendo l’aspetto industriale a quello manuale e ludico: utilizzano dischi di vario diametro e spessore, tagliati a macchina e poi assemblati a mano con ago e filo. Grazie a loro, carta e cartone, materiali di solito soggetti a facile distruzione, acquistano una nuova eternità.

Parlando dei miei gusti, ho scritto qui sopra di essere in cerca di emozioni e questa è un’altra caratteristica che secondo me il gioiello contemporaneo deve avere e che queste cinque designer hanno: trasmettere emozioni e sensazioni.

E quindi concludo con un invito: andate a vedere, sentire e provare voi stessi, di persona.

Manu

 

 

BIJOUX PARTY

Mostra collettiva sul gioiello contemporaneo d’autore

In mostra fino al 31 luglio 2014

Dima-Design

Via Crocefisso 2/a-b – Vimercate (MB)

Tel 039 660768

Qui il sito (e qui la sezione dedicata alla mostra), qui la pagina Facebook e qui Twitter

Orario di apertura: da lunedì a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 19.30

 

 

Per maggiori informazioni sulle designer:

Nadia Galbiati – qui il suo sito oppure potete scrivere a mail@nadiagalbiati.eu

Francesca Gazzi – qui la sua pagina Facebook oppure potete scrivere a francescagazzigioielli@gmail.com

Francesca Porro – qui il sito, qui la pagina Facebook, qui Instagram e qui il mio articolo su di lei

Cinzia Ronchi – potete scrivere a cinziaronchi@gmail.com

Creazioni Zuri – qui il sito e qui la pagina Facebook

 

 

Un po’ di foto della serata d’inaugurazione, fatte da me e da Matteo Porro.

Una curiosità: il proprietario di Dima-Design è il Sig. Maiocchi e dovete sapere che, quando andavo alle medie, il mio professore di educazione artistica aveva lo stesso cognome. Il professor Maiocchi fu il primo a farmi innamorare dell’arte e a trasmettermi un interesse che tuttora coltivo con passione. Come dire, un nome e un destino.

Dima-Design (photo credit Matteo Porro)
Dima-Design (photo credit Matteo Porro)
Dima-Design: l’impressione che ho ricevuto entrando
Dima-Design: l’impressione che ho ricevuto entrando
Il tavolo espositivo dedicato a Nadia Galbiati
Il tavolo espositivo dedicato a Nadia Galbiati
Dima-Design (photo credit Matteo Porro)<br />Quanto mi piacerebbe averlo a casa… forse, però, è un po’ grandino?
Dima-Design (photo credit Matteo Porro)
Quanto mi piacerebbe averlo a casa… forse, però, è un po’ grandino?
Il tavolo espositivo dedicato a Francesca Gazzi
Il tavolo espositivo dedicato a Francesca Gazzi
Una scultura che mi è piaciuta da impazzire
Una scultura che mi è piaciuta da impazzire
Il tavolo espositivo dedicato a Francesca Porro (photo credit Matteo Porro)
Il tavolo espositivo dedicato a Francesca Porro (photo credit Matteo Porro)
Posso averle a casa?
Posso averle a casa?
Il tavolo espositivo dedicato a Cinzia Ronchi (photo credit Matteo Porro)
Il tavolo espositivo dedicato a Cinzia Ronchi (photo credit Matteo Porro)
… Quanti pezzi ho già detto di voler portare a casa?
… Quanti pezzi ho già detto di voler portare a casa?
Il tavolo espositivo dedicato a Creazioni Zuri (photo credit Matteo Porro)
Il tavolo espositivo dedicato a Creazioni Zuri (photo credit Matteo Porro)
… E lui fa il paio col manichino donna: come lasciarlo solo? In fondo, voglio <em>solo</em> 4 pezzi…
… E lui fa il paio col manichino donna: come lasciarlo solo? In fondo, voglio solo 4 pezzi…

 

 

 

Personal look: nella foto di gruppo indosso turbante Sine Modus e collana della collezione New Slash di Tout Court Moi by Enrica Baliviera

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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