Dudalina e le sue camicie, dal Brasile con amore

Quando mi hanno parlato per la prima volta di Dudalina e mi hanno spiegato che è un brand brasiliano, mi è immediatamente suonato un campanellino dentro alla testa: primo perché il Brasile è da tempo un paese da tenere d’occhio, in quanto è una delle potenze economiche emergenti, con un potenziale elevatissimo; secondo perché questo meraviglioso paese sudamericano sarà anche lo scenario di due dei più grandi appuntamenti sportivi dei prossimi anni, il campionato mondiale di calcio del 2014 e i Giochi della XXXI Olimpiade che si terranno a Rio de Janeiro nel 2016. Il Brasile cresce e punta in alto, insomma.

Il percorso di Dudalina inizia nel 1957 e combacia con una grande storia d’amore, quella tra Duda e Adelina, i due fondatori: dalla fusione dei loro nomi nasce il nome del brand (e io a queste cose non so proprio resistere, mi fanno impazzire!). L’amore tra Duda e Adelina è stato estremamente fertile, sotto tutti i punti di vista: ha dato i natali a ben 16 figli nonché alla più grande fabbrica di camicie di tutta l’America Latina. Facendo ricerche, ho scoperto che la signora Adelina è mancata nel 2008, a 82 anni, dopo una vita dedicata alla famiglia e all’azienda.

Il logo del brand è il giglio ed è stato scelto per tutto ciò che rappresenta: da sempre, questo fiore è stato associato a nobiltà ed eleganza, valori che indubbiamente Dudalina vuole trasmettere. In un primo momento, la produzione riguardava solo camicie da uomo e solo successivamente sono nate quelle da donna: dopo il grande successo registrato in Brasile, l’azienda vuole ora esportare il marchio all’estero e ha in programma di aprire 30 negozi in tutto il mondo nei prossimi 5 anni. Mi fa piacere che l’Italia sia stata giudicata un paese strategicamente rilevante e che quindi la commercializzazione parta dalla città di Milano con la camiceria donna.

Trovata sul sito Dudalina: il matrimonio di Duda e Adelina nel 1947.
Trovata sul sito Dudalina: il matrimonio di Duda e Adelina nel 1947.

Giusto per farvi capire le dimensioni di questa azienda, vi do qualche numero e qualche dato. Dudalina sforna circa 3 milioni di camicie all’anno per un totale di 4 collezioni e attualmente dà lavoro a più di 2.000 persone: per via dei dettagli in cristallo applicati su alcune linee di camicie, è il più grande cliente di Swarovski nel mondo. La loro pagina Facebook dedicata alla camiceria femminile vanta più di 368.000 like. Mi crederete se concludo dicendo che è uno dei brand di maggior successo di tutto il Brasile.

Dudalina approda dunque a Milano, come vi dicevo, e lo fa attraverso Daqua: lo store di via Fatebenefratelli ha affiancato le camicie da donna del marchio brasiliano al proprio bellissimo assortimento di camiceria e abbigliamento uomo. Durante il press day al quale sono stata invitata insieme ad alcuni colleghi e colleghe, ho potuto toccare con mano la qualità di queste camicie, apprezzare i materiali tra i quali seta pura e cotone egiziano e perdermi tra le tantissime varianti di colore e fantasie. A proposito, sapete perché il cotone egiziano è considerato a grande unanimità il più pregiato? Io lo sento dire da sempre e finalmente me l’hanno spiegato bene proprio al press day: grazie all’ambiente e al clima in cui cresce, la varietà egiziana ha fibre più lunghe e quindi è minore il numero di nodi necessari per creare il filato; da qui la sua preziosità. Un’ulteriore curiosità circa Dudalina: le loro collezioni portano i nomi di città celebri.

Lo slogan suona bene anche in italiano: per donne che decidono.
Lo slogan suona bene anche in italiano: per donne che decidono.

Confesso che un altro aspetto che mi fa amare questo brand è l’attenzione posta non solo al business ma anche al lato umano: l’azienda porta infatti avanti politiche umanitarie e di eco-sostenibilità. La prima a pensare a recuperare gli scarti di lavorazione fu proprio la signora Adelina che decise di ricavarne biancheria per il letto e per la tavola. Sviluppando questa sua intuizione, nel 2008 è nato un progetto umanitario, quello della “Social Bag”: anziché gettare gli scarti della lavorazione delle camicie, l’azienda ha deciso di utilizzarli per far produrre coloratissime borse patchwork a donne senza lavoro e a persone economicamente svantaggiate, fornendo loro sia i macchinari necessari sia la formazione tecnica per poterle realizzare. Dudalina si impegna naturalmente ad acquistare tutte le borse prodotte che rappresentano dunque un vero prodotto sostenibile, sia dal punto di vista ecologico in quanto sono realizzate con materiale riciclato al 100% sia dal punto di vista sociale in quanto offrono una concreta opportunità di guadagno e di reddito per le famiglie più povere. Ad oggi le “Social Bag” prodotte sono oltre 35.000 e – per loro stessa natura – non ne esiste una uguale all’altra: inoltre, proprio per rispettare il suo messaggio e il carattere sociale, Dudalina non vende le borse ma le regala in occasione di eventi speciali. Adesso sono anch’io un’orgogliosa portatrice di una “Social Bag” e spero che tante persone mi chiederanno di lei, in modo da poter a mia volta diffondere questa bella storia.

Se volete approfondire, questo è il sito di Dudalina (sul quale troverete anche tutti i dettagli dei vari impegni in campo sociale, sito disponibile in inglese e in portoghese) e questa è la pagina Facebook di Daqua.

Manu

A sinistra Elena Pititto di “The little dreamer”, in centro Elisa Cesarini di “Black Star Style” e a destra io.
A sinistra Elena Pititto di “The little dreamer”, in centro Elisa Cesarini di “Black Star Style” e a destra io.

 

*** Tutte le foto del post sono miei scatti realizzati durante il press day, con la sola eccezione della foto iniziale in bianco & nero di Duda e Adelina presa del sito Dudalina e della foto finale qui sopra per la quale ringrazio la mia collega Elisa Cesarini ***

Personal look: nelle foto indosso un collier con elementi vintage firmato Tout Court Moi di Enrica Baliviera
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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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