Emanuele Bilancia veste le spose nel nome della Mediterranean Essence

È inutile negarlo: l’abito che quasi tutte le donne sognano di indossare (e lo sognano fin da bambine) è l’abito da sposa.

So che a molte donne questo appare come un cliché riduttivo, come un retaggio culturale di una lunga tradizione che, ahimè, ci ha viste per lungo tempo relegate allo stretto ambito familiare senza possibilità di poter avere un ruolo attivo (lavorativo, economico, culturale, politico) nella società.
Io, invece, pur essendo da sempre una strenua sostenitrice della parità di doveri e di diritti tra uomini e donne e pur parlando spesso di women empowerment, non vivo la questione del sogno dell’abito da sposa in questo modo e desidero raccontarvi perché.

Non ho mai atteso il Principe Azzurro né ho mai congelato la mia vita in attesa che giungesse un ipotetico uomo dei miei sogni.
Ho viaggiato, moltissimo (da sola sono arrivata perfino in Cina e in Brasile), sono andata al cinema, alle mostre, al ristorante e spesso facendo tutto ciò non solo senza un uomo, ma senza neanche avere il supporto di un’amica.
L’ho fatto perché non avevo bisogno di un’altra persona per sentirmi completa, anzi, al contrario, avevo bisogno di imparare a stare con me stessa, avevo bisogno di capirmi, di volermi bene, di comprendere cosa volessi davvero e cosa avessi da offrire agli altri.
Non ho mai voluto un compagno per riempire un vuoto né per appoggiarmi: desideravo invece qualcuno che condividesse tutto ciò che amo.

Lo confesso: da quando questa persona è arrivata, dodici anni fa, tutto è diventato più bello.
Ho amato le mie esperienze in solitudine, ma condividere sensazioni ed emozioni – e capire che appartengono a entrambi – è ancora più bello.

Trovo che non ci sia nulla di male in tutto ciò, nel fatto di ammettere che la vita in due è migliore o tale, almeno, lo è per me: è più completa, nonostante – lo ripeto – io non abbia vissuto in questa attesa.

Pertanto, se il matrimonio è una scelta consapevole e se è una scelta d’amore (lo sottolineo), non trovo affatto sbagliato cullare il desiderio di giungervi e di giungervi essendo belle per l’uomo che abbiamo scelto. E lui per noi, ovvio!
Non lo trovo un retaggio culturale che ci ingabbia.
Anzi, trovo che in tempi incerti come il nostro, tempi talvolta aridi di sentimenti e carichi invece di angosce, scegliere l’amore (e lo ripeto di nuovo) sia una scelta straordinariamente coraggiosa.

Conseguentemente, comprendo che l’abito da sposa sia quello forse più importante per noi donne.

La sua ricerca e la sua scelta diventano momenti importanti e da ricordare, anche perché molto spesso vengono condivisi con altre donne della famiglia, dunque a mio avviso sono momenti che vanno in realtà anche a consolidare dei legami al femminile.
La mamma è quasi sempre il nostro primo esempio, la nostra prima icona, mentre una sorella è come un pezzo di cuore: non dimenticherò mai l’emozione che ho provato quando ho visto per la prima volta mia sorella in abito bianco…

Parlando della mia personale esperienza, posso dirvi che, visto che ho gusti piuttosto anti-convenzionali, anche per il matrimonio ho seguito questo mio modo di essere.
Il mio non era infatti un classico abito da sposa, era un abito della collezione cruise di una maison italiana. Le mie scarpe non erano bianche ma in satin argento.
Se non mi credete, c’è un post qui nel blog che lo testimonia.

Alla luce di tutto ciò, potrete capire perché, per parlare di abiti da sposa, io abbia scelto un giovane brand che ha una visione particolare e che nasce dal percorso creativo di Emanuele Bilancia, stilista e designer dalle esperienze eclettiche.

Emanuele bilancia in due ritratti che evidenziano la passione per il suo lavoro attraverso l’accurata scelta di un tessuto
Emanuele bilancia in due ritratti che evidenziano la passione per il suo lavoro attraverso l’accurata scelta di un tessuto

Classe 1987, pugliese, Emanuele ha respirato a pieni polmoni la sartorialità della sua terra natia che vanta una tradizione di eccellenza creativa nel settore sposa.

Passando dall’Alta Moda romana al fast fashion, fino a decidere di tornare alle origini facendosi avvolgere dalla cultura partenopea, lo stilista è oggi protagonista nella realizzazione di quella che si può considerare a tutti gli effetti la sua più grande creatura: nell’ottobre dello scorso anno, ha dato il via a un brand che ha deciso di chiamare Emanuele Bilancia Couture.

Perché l’appellativo Couture?

Perché Emanuele desidera sottolineare – fin dal nome – la natura del suo progetto: le sue collezioni parlano di unicità, prestigio, ricercatezza e portano avanti gli stessi valori che differenziano l’Alta Moda dal prêt-à-porter e più ancora dal fast fashion.

Personalizzazione e creazioni su misura, nessuna industrializzazione né standardizzazione, elevata artigianalità, savoir faire: la ferma volontà dello stilista pugliese è quella di traslare le migliori caratteristiche della Haute Couture alla dimensione degli abiti da sposa.

La sua Bridal Collection 2018 ha un nome suggestivo, Mediterranean Essence, ed è una vera e propria lettura della cultura mediterranea, dal Sud Italia all’Africa, attraverso le esperienze di un percorso – il suo, naturalmente – che va a toccare differenti  contaminazioni stilistiche.

«La collezione è un volo pindarico, compiuto dal bimbo che sono stato e che sognava Parigi e l’Alta Moda», mi ha raccontato Emanuele Bilancia.

«È un viaggio durante il quale ci si perde tra la bellezza e l’incanto delle farfalle e dei fiori dei giardini di Marrakech, illuminati e dipinti dal rosa e dal celeste di un meraviglioso tramonto marocchino. Queste immagini si fondono con i colori caldi del Sud Italia, con la passione per i pizzi e i ricami corposi e definiti, appartenuti al guardaroba di una nobildonna siciliana o di una principessa bizantina. Caratteristiche queste che danno vita a una pregnante essenza mediterranea e a una donna molto femminile e allo stesso momento contemporanea, che mostra il suo corpo con audaci trasparenze restando austera e solenne, coronandosi il capo di alloro e ulivo dorato.»

Dal Sud Italia al Marocco per approdare ai giardini di Marrakech…

Emanuele evoca questa immagine e io la trovo perfetta: penso subito ai Giardini Majorelle, il complesso di giardini botanici e paesaggistici che si trovano a Marrakech, progettati dall’artista francese Jacques Majorelle nel 1931, durante il periodo coloniale.

Lo stilista Yves Saint Laurent e il suo compagno Pierre Bergé scoprirono il giardino nel 1966 e rimasero incantati dalla struttura: lo comprarono nel 1980 e decisero di vivere nella casa dell’artista, ribattezzata Villa Oasis.

Le ceneri di Yves Saint Laurent sono state cosparse nel roseto della Villa Oasis e nel giardino c’è un memoriale in suo onore: oggi, il giardino attira centinaia di migliaia di visitatori all’anno, conquistati dalla bellezza del luogo e dalla figura iconica di uno dei più grandi e più amati couturier del XX secolo.

La menzione di Emanuele ai giardini di Marrakech mi sembra dunque perfetta per un progetto che ha la forza e il coraggio di guardare all’Alta Moda.

E per rendere invece omaggio al Sud Italia, terra che gli ha dato i natali e che lui ama fortemente, Emanuele ha scelto di ambientare lo shooting e il video della collezione ad Atrani, splendida perla della Costiera Amalfitana.

La piccola Atrani, bisognerebbe dire, visto che con i suoi 0,12 km² è il più piccolo comune italiano per superficie: eppure, è immenso quanto a bellezza ed è uno scenario davvero perfetto per gli abiti dello stilista. Guardate questi due piccoli video teaser.

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Pubblicato da Emanuele Bilancia Couture su Giovedì 11 maggio 2017

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Pubblicato da Emanuele Bilancia Couture su Mercoledì 10 maggio 2017

La Bridal Collection Mediterranean Essence di Emanuele Bilancia è caratterizzata da una palette che va dall’avorio al rosa cipria, passando per il nocciola e il sabbia: non mancano leggeri  tocchi di azzurro polvere.

I materiali utilizzati sono in predominanza il mikado (brillante e dalla consistenza spessa perfetta per definire la struttura dell’abito da sposa), l’organza (sottile, trasparente e che può essere ricamata), il cadì (leggero e morbido, con una caduta eccellente), i pizzi macramè, il filet a uncinetto, il tulle.

Le lavorazioni e le applicazioni di ricami, pizzi e fiori sono completamente fatte a mano e a telaio.

Con questo bagaglio di eccellenza, Emanuele accarezza un sogno: vestire le spose italiane e non solo.

E per realizzare il suo sogno, in questi giorni presenta la sua collezione a Milano, mentre da ottobre sarà possibile trovarla negli atelier più prestigiosi con una preziosa possibilità: avere la sua consulenza per realizzare la personalizzazione dell’abito scelto.

Si potrà godere di tale servizio di personalizzazione sia attraverso gli atelier che proporranno i suoi abiti sia attraverso una piattaforma web alla quale Emanuele e il suo team stanno lavorando alacremente.

Con grande piacere, ospito in anteprima alcuni scatti della campagna <em>Mediterranean Essence 2018</em> di Emanuele Bilancia
Con grande piacere, ospito in anteprima alcuni scatti della campagna Mediterranean Essence 2018 di Emanuele Bilancia

Con la sua collezione e l’omaggio alla cultura mediterranea, Emanuele Bilancia mette al centro non solo la sua esperienza e i suoi sogni, ma anche l’amore verso la donna che per lui è una figura solenne.

Il suo desiderio è quello di realizzare il sogno di ogni bambina: essere una sposa indimenticabile, essere principessa per un giorno.

E se in tanti lamentano il sacrificio della Haute Couture in favore di spazi sempre più ampi dedicati a prêt-à-porter e fast fashion, lo stilista permette invece alle sue spose di vivere l’esperienza unica di un abito d’Alta Moda.

Emanuele caro, se decido di sposare di nuovo il mio Enrico (perché no?)… me lo fai un abito?

Manu

 

 

 

 

 

Per seguire Emanuele Bilancia

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L’atelier di Emanuele si trova in Corso Nazionale 3 a Scafati (Sa): per prenotare un appuntamento, si può scrivere a info@emanuelebilanciacouture.com

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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