Francesca Caltabiano, gioielli onirici con un valore aggiunto

Succede che, in un caldo e assolato pomeriggio di maggio, io vada al press day organizzato da una persona che stimo per presentare a stampa e blogger alcuni brand.

Succede che, in quella occasione, io veda, tocchi e provi i gioielli di una designer e succede che scatti un amore immediato, per lei, per i suoi gioielli, per i suoi progetti: il nome di questa designer è Francesca Caltabiano.

Da sempre appassionata di minerali, gioielli, cinema e moda, Francesca Caltabiano si laurea nel 1989 a New York in Fashion Marketing presso il Fashion Institute of Technology e si diploma inoltre al Gemmological Institute of America: con questo istituto, Francesca collabora per alcuni anni come gemmologa.

L’influenza della New York degli Anni Novanta segna profondamente il percorso creativo e culturale dell’artista fiorentina, tanto che i gioielli che nascono dal suo cuore e dalle sue mani diventano espressione degli interessi, delle passioni e dei ricordi che mette insieme in quegli anni: non solo, il mondo fiabesco si incontra e si mixa con varie forme di arte.

La sua collezione Frisson, per esempio, integra l’antica arte del mosaico nel gioiello moderno.

Francesca è anche appassionata di viaggi e viaggia frequentemente, continuando a ricercare forme, tendenze, spunti, idee e anche tutto ciò si riflette poi nelle sue collezioni: ecco che la designer riesce così a farci spaziare in un suo mondo onirico attraverso collezioni evocative fin dai nomi, come Caracolla, La Musique Du Chaos, Ranascimento, Don’t LEYE to Me, Drago Mago, Post Rosp, Mag-a Mag-ò, Piatti.

Intanto, insegna anche Fashion in Film (quale affascinante materia!) in università internazionali e tiene conferenze sullo stesso tema in Italia e all’estero.

Francesca Caltabiano
Francesca Caltabiano

Altro suo progetto estremamente interessante è Repechage: legato al gioiello e alla memoria (il nome significa letteralmente recupero o riscoperta), questo progetto vede Francesca Caltabiano profondamente coinvolta e sta ottenendo l’attenzione e il plauso di numerose associazioni nazionali e internazionali che gli riconoscono un valore psico-terapeutico.

Repechage nasce quando Francesca si mette a frugare nei cassetti e riscopre i suoi vecchi monili: decide così di creare, attraverso un lavoro di recupero e integrazione, qualcosa di nuovo, diverso, attuale ma che porti intatte le memorie del suo passato.

Stimolata dall’interesse che suscitano queste creazioni, la designer ripropone lo stesso modus operandi alle proprie clienti, rispettando e interpretando la loro storia e la loro personalità: all’inizio del 2008, nasce così Repechage, collezione di pezzi unici che prevede che le creazioni siano elaborate insieme alle altre donne, i cui piccoli monili inutilizzati si rinnovano per dar vita a un gioiello armonioso e denso di memoria.

La creatività che scaturisce da questi incontri si riflette nella gioia di riappropriarsi del passato e di un vissuto non sempre felice, rivisto attraverso una diversa prospettiva: è poi l’incontro con Elisabetta Surrenti, psiconcologa che lavora presso l’Ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze, a far assumere una connotazione ancora più profonda al progetto.

La psiconcologia è la psicologia applicata all’oncologia: quando Francesca parla di Repechage alla dottoressa Surrenti, lei intuisce immediatamente come e quanto riappropriarsi di un passato a volte doloroso rielaborandolo con un percorso creativo condiviso potrebbe essere di grande aiuto nei servizi di terapia oncologica e insieme danno vita al progetto Il gioiello racconta.

«Il cancro rappresenta una prova esistenziale sconvolgente che attraversa tutti gli aspetti della vita di una persona: il rapporto con il proprio corpo, il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla morte, così come le relazioni famigliari, sociali, professionali. […] La creazione artistica rappresenta una delle possibilità espressive capace di condensare le percezioni provenienti dall’esterno attraverso i sensi in un oggetto simbolicamente in grado di rappresentare pensieri consci e inconsci. […] Partendo da questo presupposto, abbiamo pensato di costruire un percorso per le pazienti oncologiche che comprendesse anche questa modalità espressiva: la creazione di un gioiello le cui origini vanno ricercate nel proprio passato biografico, poi attraverso il tatto e la vista le percezioni vengono integrate mentalmente e restituite in un oggetto simbolo del sé.»

Così racconta la psiconcologa Elisabetta Surrenti con parole che non possono non emozionare profondamente, facendo vibrare corde nascoste in ognuno di noi; prossimo passo per Francesca Caltabiano sarà dare sempre più visibilità al progetto Repechage, avviando un’attiva collaborazione anche con altri enti che operano nel settore medico sanitario.

Permettetemi di spendere qualche parola anche a proposito della collezione Caracolla che ho già menzionato in principio.

Tale collezione è caratterizzata dalla presenza di lumachine o chiocciole che in spagnolo si chiamano caracol (qui una collana della collezione da me immortalata al press day) e da tale traduzione deriva il nome Caracolla: non solo, si tratta anche di un divertente gioco di parole poiché caracollare, in italiano, significa camminare ondeggiando da una parte all’altra.

E infatti la lumaca presente negli anelli dei quali mi sono innamorata è arrivata al suo traguardo dopo tanto tempo e la nostra designer Francesca le dice «Brava, 10 e lode», usando una monetina da 10 lire… una mitica monetina da 10 lire, direi!
Per tutti coloro che ricordano le 10 lire per averle avute nel portamonete, sottoscritta inclusa, l’anello diventa così un simbolo quanto mai prezioso: io sono letteralmente impazzita e sì, la mano che indossa l’anello in questa foto che ho instagrammato è pertanto la mia.

Questo è un esempio del mondo onirico di Francesca Caltabiano nonché un esempio del ruolo, della potenza e dell’importanza dei ricordi nella vita di tutti noi.

Francesca Caltabiano – alcuni pezzi della collezione <em>Caracolla</em>
Francesca Caltabiano – alcuni pezzi della collezione Caracolla

In questi anni, Francesca Caltabiano ha partecipato a svariate mostre collettive di gioiello e arte contemporanea in diverse città italiane: ultima in ordine di tempo, Artistar Jewels che si è tenuta a Milano a Palazzo Giureconsulti lo scorso febbraio.

Inoltre, per il secondo anno consecutivo, la prestigiosa testata inglese Lux ha conferito un premio a Francesca Caltabiano: l’artista fiorentina è stata nominata Best Bespoke Jewellery Designer 2018 – Italy, mentre lo scorso anno aveva conseguito il riconoscimento come Jewellery Designer of the Year 2017 – Tuscany.

Devo dire che vedere riconosciuto il talento italiano in terra straniera è fatto che mi dà grande soddisfazione: tuttavia, siccome desidero che Francesca sia conosciuta come merita anche qui in Italia, eccomi a dare il mio piccolo contributo affinché la sua arte venga diffusa e amata ancor di più. Lo merita.

E allora vi lascio il suo sito, la sua pagina Facebook e il suo canale Instagram.

Manu

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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