La passione di Franck Putelat, chef stellato, a Expo 2015

Il cibo occupa da sempre un ruolo importante nella mia vita: non mangio per sopravvivere, mangio perché amo i sapori, i colori, i profumi, le mille sfaccettature della cucina.

Come in molti altri ambiti, sono curiosa, mi piace sperimentare e non ho paura di provare cibi nuovi.

Applico agli alimenti la stessa teoria con la quale affronto la moda: meglio la qualità che la quantità. Non sono per le grandi abbuffate a tutti i costi, preferisco mangiare bene.

Per tutti questi motivi il tema di Expo 2015 mi ha fatto sentire molto coinvolta da subito: sono profondamente convinta che l’alimentazione sia un punto focale della nostra esistenza, per il benessere personale e individuale nonché come argomento che ci lega e ci coinvolge tutti, generando conoscenza e incontro.

Ed è anche per questi motivi che sto seguendo con interesse il percorso della Francia a Expo: ricordate il mio precedente post di luglio, quando sono andata a degustare il menù preparato da François Adamsky, uno degli chef che si sono alternati ai fornelli del Café des Chefs, il ristorante del padiglione d’oltralpe?

Qualcuno si chiederà forse perché, tra tante proposte, il mio interesse sia stato catturato in modo particolare dai nostri cugini francesi.

Ve lo dico molto brevemente: un po’ perché amo molto questo paese e chi mi segue abitualmente lo sa, un po’ perché sono un’estimatrice della loro gastronomia e poi perché sto apprezzando l’approccio e il modo in cui gestiscono la loro presenza, dando dimostrazione di aver pienamente compreso lo spirito dell’esposizione internazionale.

Il Café des Chefs non offre infatti solo una panoramica della cucina francese in tutte le sue declinazioni, ma porta anche avanti i concetti di solidarietà e sostenibilità.

Per quanto riguarda la solidarietà, torno a segnalare ciò di cui avevo già parlato nel post precedente sull’esperienza da me fatta con Adamsky: l’1% di tutto il fatturato del ristorante viene versato a Babyloan, il primo sito europeo di crowdfunding dedicato al micro-credito.

Babyloan presta piccole somme di denaro a piccoli imprenditori di tutto il mondo e in particolare dei paesi in via di sviluppo con l’obiettivo di aiutarli a sviluppare un’attività economica nel commercio, nell’artigianato, nell’alimentazione o nell’agricoltura e secondo una logica che condivido pienamente, ovvero quella di non fare né carità né elemosina, bensì di mettere le persone nella posizione di sostentarsi.

Mi piace molto il fatto che il Café des Chefs devolva parte del proprio ricavato per aiutare questa organizzazione, in quanto trovo che la scelta sia coerente con la tematica “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.

Il <em>Café des Chefs,</em> il ristorante del padiglione francese
Il Café des Chefs, il ristorante del padiglione francese

Se andrete a mangiare al Café des Chefs, verrete informati di questa iniziativa solidale mediante un anello di carta posto attorno al vostro tovagliolo: aprendo questo singolare portatovagliolo, troverete un QR code che, letto con lo smartphone, vi rimanderà ai vari progetti di Babyloan.

Potrete così constatare voi stessi ciò che è stato messo in opera dagli imprenditori già finanziati.

Srotolando il portatovagliolo, si trova un QR code che, letto con lo smartphone, rimanda ai vari progetti di Babyloan
Srotolando il portatovagliolo, si trova un QR code che, letto con lo smartphone, rimanda ai vari progetti di Babyloan

Per quanto riguarda la sostenibilità, il Café des Chefs realizza una cucina autentica con prodotti del territorio d’origine.

Il ristorante riceve ogni notte i rifornimenti direttamente dalla Francia: tutti i prodotti vengono raccolti in un centro nei pressi di Parigi e da qui trasportati a Milano. Dall’una di notte alle sette del mattino, si lavora in dispensa: dalle 10, la cucina apre i battenti.

Tutto ciò che si mangia al ristorante è dunque di autentica origine francese ed evidentemente non sono l’unica ad apprezzare la cosa visto che il Café des Chefs è stato appena premiato proprio sul fronte della sostenibilità.

Il compito di rappresentare la cucina francese è affidato ad alcuni chef prestigiosi e stellati, tutti premiati in occasione di grandi concorsi gastronomici nonché membri di Bocuse d’Or Winners, l’associazione che riunisce i vincitori di una delle manifestazioni internazionali più importanti.

Dal 2 al 20 ottobre, questo compito è nelle mani di Franck Putelat, Bocuse d’Argent 2003 e chef con due stelle Michelin: il suo menù è ispirato ai sapori e ai prodotti della regione Franche-Comté della quale è originario (precisamente del dipartimento dello Jura e volete sapere una curiosità? Il legno che caratterizza fortemente la struttura del Café des Chefs viene proprio dallo Jura!).

Franck Putelat ha una lunga storia d’amore con la cucina e ha iniziato la sua carriera in modo classico, ottenendo un diploma professionale: a soli 17 anni, è stato arruolato nelle cucine di un hotel prestigioso e, da quel momento in poi, ha collezionato esperienze importanti.

Il suo percorso gli ha permesso inoltre di promuovere la cucina francese in tutti i continenti, da New York a Singapore passando per il Perù e il Canada.

A Franck Putelat piace molto anche la competizione: nel 2003, si è aggiudicato il Bocuse d’Argent e questo premio l’ha portato al livello dei più grandi, tanto che nel 2005 è riuscito a realizzare il suo sogno aprendo il ristorante Parc Franck Putelat nella splendida città di Carcassonne (un ottimo motivo per tornare in uno dei miei luoghi preferiti in Francia).

Il suo motto è “il rigore e l’eccellenza vanno applicate in cucina, nella decorazione e nel servizio”, ma crede anche nell’emozione come base della sua cucina: penso sia stato anche questo a fargli guadagnare nel 2012 una seconda stella nella Guida Michelin.

Lo chef Franck Putelat ci mostra la preparazione della sua <em>religieuse,</em> dolce tipico: fu inventato nel 1540 da Panterelli, lo chef di Caterina de’ Medici, allora regina di Francia.
Lo chef Franck Putelat ci mostra la preparazione della sua religieuse, dolce tipico: fu inventato nel 1540 da Panterelli, lo chef di Caterina de’ Medici, allora regina di Francia.
Monsieur Putelat e la sua <em>religieuse.</em> Dietro di lui, la sorridente Barbara Lovato, responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Ente del Turismo Francese.
Monsieur Putelat e la sua religieuse. Dietro di lui, la sorridente Barbara Lovato, responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Ente del Turismo Francese.
La <em>religieuse</em> in compagnia di <em>Toquette</em> e <em>Toqui,</em> le mascotte del <em>Café des Chefs.</em> La <em>toque</em> è il tipico cappello da chef che, infatti, dà le sembianze alle due mascotte.
La religieuse in compagnia di Toquette e Toqui, le mascotte del Café des Chefs. La toque è il tipico cappello da chef che, infatti, dà le sembianze alle due mascotte.
Io e lo chef Franck Putelat.
Io e lo chef Franck Putelat.
Il primo piatto del menù dello chef: uovo in camicia servito tiepido con salsa dello Jura al vino caldo, <em>escargot</em> e funghi.
Il primo piatto del menù dello chef: uovo in camicia servito tiepido con salsa dello Jura al vino caldo, escargot e funghi.
Il secondo piatto proposto da Franck Putelat: capesante, salsiccia di Morteau e salsa alle bacche di ginepro con fagottini di cavolo che rappresentano una reinterpretazione della classica <em>choucroute</em> alsaziana.
Il secondo piatto proposto da Franck Putelat: capesante, salsiccia di Morteau e salsa alle bacche di ginepro con fagottini di cavolo che rappresentano una reinterpretazione della classica choucroute alsaziana.
Ed infine ecco la <em>religieuse</em> che avevo mostrato in precedenza, con involucro croccante e creme alla nocciola e all’assenzio. All’interno ci sono anche delle amarene. Sotto: foto ricordo finale con lo chef e Barbara.
Ed infine ecco la religieuse che avevo mostrato in precedenza, con involucro croccante e creme alla nocciola e all’assenzio. All’interno ci sono anche delle amarene. Sotto: foto ricordo finale con lo chef e Barbara.

Come accennavo, tutto il menù è ispirato ai sapori e ai prodotti della regione Franche-Comté: “Sono una persona pragmatica – racconta lo chef – e nutrire il pianeta è una necessità palese per tutti. Dobbiamo semplicemente fare in modo che tutti mangino a sazietà cibo buono in modo sano se vogliamo che l’equilibrio regni, sia economicamente che demograficamente, e che le persone siano in salute e felici. È la base di tutto. Dobbiamo operare per un maggiore equilibrio.”

Un pensiero che sposa esattamente il mio.

Ho molto amato il suo menù e l’ho trovato vicino ai miei gusti e alla mia visione della cucina: sinceramente faccio fatica a dirvi quale dei due piatti dello chef io abbia preferito. Ho amato entrambi sia per la delicatezza sia per la particolarità e mentre nel primo ho apprezzato gli accostamenti arditi (e riusciti), nel secondo ho apprezzato l’indiscussa originalità nel reinterpretare un piatto classico come la choucroute (e che io amo molto).

E sebbene io preferisca sempre i piatti salati, ammetto di aver apprezzato anche il dolce, croccante fuori e cremoso dentro.

Per concludere il post e per descrivervi ancora meglio la forza della passione nonché il desiderio di mettersi in gioco che caratterizzano questo grande chef, vi racconto un’ultima curiosità.

In questi giorni, si sono tenute le selezioni per i cuochi che rappresenteranno la Francia alla nuova edizione del concorso Bocuse d’Or: il vincitore è proprio un allievo di Franck Putelat. Il giovane avrà quindi la responsabilità e l’onore di rappresentare il suo paese in occasione della competizione internazionale.

Franck non si accontenta di collezionare premi per sé stesso e diffonde la sua sconfinata passione anche trasmettendola alle nuove generazioni: lo trovo bellissimo e trovo che questo sia talento nel senso più autentico della parola.

Un detto famoso dice “tale padre tale figlio”: direi che, in questo caso, si può tranquillamente parafrasare in un “tale chef stellato tale suo delfino”.

Manu

 

 

 

 

 

Se vi ho incuriositi e se volete approfondire o saperne di più:

Qui trovate il sito France Expo 2015, qui la pagina Facebook, qui Twitter, qui Instagram e qui il canale YouTube.

Qui trovate il Padiglione Francia sul sito ufficiale Expo Milano 2015.

Qui trovate il sito del Café des Chefs, qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui Instagram. Per coprire tutte le sfaccettature della cucina francese, la proposta del Café des Chefs è molto varia: si va dai menù firmati dai vari chef Bocuse d’Or che si stanno alternando per tutta la durata di Expo ai menù degni di una brasserie golosa, basati sui grandi classici, per arrivare a un’offerta più rapida e anche da asporto per chi desidera fare solo uno spuntino.

Qui trovate il sito Babyloan, qui la pagina Facebook e qui Twitter.

Qui trovate il sito Bocuse d’Or Winners, qui la pagina Facebook e qui Twitter.

Qui trovate il sito di Franck Putelat e del suo ristorante.

Qui potete rileggere il mio precedente post su François Adamski.

 

 

 

 

 

Tutte le foto – tranne quelle che mi ritraggono, opera di Enrico, la mia metà – sono miei scatti

 

 

È vero, probabilmente è la foto più fatta e condivisa del 2015, ma a me fa sempre piacere vedere l’Albero della Vita e questa è la mia interpretazione che chiude un post che parla di cibo, passione e – appunto – amore per la vita.
È vero, probabilmente è la foto più fatta e condivisa del 2015, ma a me fa sempre piacere vedere l’Albero della Vita e questa è la mia interpretazione che chiude un post che parla di cibo, passione e – appunto – amore per la vita.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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