Frankie fabrics & thoughts: pensieri in ordine (quasi) sparso

Credo agli incontri, quelli belli. Credo ai feeling, quelli immediati. Credo alle alchimie, quelle speciali. Credo che Elisa Scavazza sia un bellissimo incontro e che tra noi sia nato un feeling immediato che si è poi tramutato in un’alchimia di teste e cuori.

Ci siamo conosciute la scorsa estate, in un posto speciale qui a Milano (la Balera dell’Ortica e se non la conoscete ve la consiglio), ma non era la serata giusta per approfondire, troppo caldo e troppe zanzare. Da quella sera è poi passato un po’ di tempo ma alla fine ci siamo ritrovate e lei mi ha invitata a casa sua in un pomeriggio di febbraio: stavolta il tempo era uggioso, freddo, anzi, soprattutto diluviava ed entrambe, Elisa e io, detestiamo l’inverno. Ma lei mi ha accolta con un grande sorriso, mi ha aperto le porte del suo mondo e della sua casa, calda, accogliente, luminosa: aveva già preparato tutto per il caffè, dolcetti inclusi, in una bella cucina arancione di un piccolo appartamento sito in uno di quei meravigliosi stabili stile vecchia Milano. Ho dimenticato l’inverno e la pioggia: credo che siano passate 4 o forse 5 ore, non lo so di preciso, so che ci sono state tantissime chiacchiere, sorrisi, discorsi seri e altri piacevolmente leggeri, scambi osmotici. E alla fine abbiamo suggellato il tutto anche con l’aperitivo, con una birra e cose buone da sgranocchiare.

Se vi racconto queste cose è perché per me sono importanti e perché descrivono Elisa: voglio rendervi partecipi del suo modo di essere, perché non riesco a mettere dei paletti tra la sua persona e il suo lavoro. Elisa è uno di quei casi (felici) in cui c’è una straordinaria coerenza tra ciò che è e ciò che fa e, se la si conosce, si guardano le sue creazioni e si pensa “ok, è lei”. È di queste cose che io mi innamoro, delle persone e della bellezza alla quale sanno dare vita.

Frankie fabrics & thoughts: dettagli rubati dalla cucina arancione
Frankie fabrics & thoughts: dettagli rubati dalla cucina arancione
Frankie fabrics & thoughts: dettagli rubati dalla cucina arancione
Frankie fabrics & thoughts: dettagli rubati dalla cucina arancione

Caffè, dolcetti, birra e chiacchiere a parte, da Elisa ho potuto studiare con più attenzione il suo lavoro che mi aveva già colpito alla Balera: aveva preparato lo studio in cui lavora come fosse uno showroom, con un fantastico senso dell’estetica e della presentazione che farebbe di lei anche un’ottima visual merchandiser. Non per nulla ha frequentato l’Accademia di Belle Arti.

Il progetto di Elisa si chiama Frankie fabrics & thoughts ed è nato nel 2006 in un appartamento bolognese, il suo (ha vissuto lì 10 anni): deve il suo nome a un gatto, “un compagno di viaggi e un soggetto particolare”, come mi ha raccontato lei. Frankie è diventato un personaggio, un alter ego, un avatar nonché il narratore di un mondo intimo e personale, raccontato attraverso un linguaggio ironico e semplice. “Dobbiamo pensare Frankie dentro alla sua casa” – mi ha detto – “tutto quello che lo circonda è ispirazione e materiale creativo per raccontarsi nella propria intimità di sensazioni. Vuole filtrare il mondo attraverso la sua lente di ingrandimento.”

Elisa crea solo pezzi unici interamente realizzati a mano: per farlo usa fabrics & thoughts, ovvero tessuti e pensieri. Le sue creazioni sono accessori da indossare, piccoli oggetti, sculture a anche collage su album fatti con fotografie, pensieri, rebus: perfino i cartellini col nome del brand sono fatti da lei in un’ottica di realizzazione a tutto tondo. Il suo modus operandi è la commistione di linguaggi, generi e passioni. I materiali che usa sono preferibilmente di recupero: a volte l’idea dell’oggetto da costruire è suggerita proprio dai materiali stessi. Il suo intento è quello di recuperare il valore in termini di tempo e unicità di tutto ciò che è fatto a mano, cercando di restituire all’ingegno il suo ruolo principe. “È un progetto semplice e selvatico, scarno di mezzi e genuino. Nasce dalla necessità di trasformare le visioni in oggetti concreti e di liberarsi di qualcosa che da dentro passa a fuori. Si pensa e si fa. Ed è anche l’enorme valore dell’Inutile”.

L’enorme valore dell’Inutile. Scritto con la I maiuscola. Questo concetto meraviglioso e contraddittorio mi fa impazzire da quanto mi piace: se ci penso, quasi tutto ciò che amo e quasi tutto ciò di cui scrivo, volendo, è inutile o se ne potrebbe fare a meno. Vivremmo lo stesso. O sopravviveremmo – che è diverso. Perché è l’Inutile che dipinge la vita del colore che vogliamo noi.

Frankie fabrics & thoughts: tutto a mano, anche le sbavature
Frankie fabrics & thoughts: tutto a mano, anche le sbavature
Frankie fabrics & thoughts: i cartelini fatti a mano, tutti diversi
Frankie fabrics & thoughts: i cartelini fatti a mano, tutti diversi
Frankie fabrics & thoughts: te lo dico un segreto? Siamo tutti diversi…
Frankie fabrics & thoughts: te lo dico un segreto? Siamo tutti diversi…
Frankie fabrics & thoughts: album fatti di foto, vignetti, rebus e pensieri
Frankie fabrics & thoughts: album fatti di foto, vignetti, rebus e pensieri

Ciò che mi piace nei creativi che ho la fortuna di incontrare è che sono tutti assolutamente differenti l’uno dall’altro: ognuno ha una tematica, un nucleo, un pensiero, un innamoramento che sviluppa in modo proprio e personale. Una delle tematiche di Elisa è il nodo con cui lei crea collane e spille, sculture tessili da indossare – come mi viene da definirle – o sculture annodate, come le chiama lei.

Il nodo ha un sacco di significati, pensate anche solo a quanti modi di dire connessi: si dice nodo alla gola (emozione), nodo allo stomaco (preoccupazione), nodo al fazzoletto (per ricordare).

I nodi di Elisa esprimono tante cose, quelle che ci vede lei e quello che possiamo vederci noi. Sapete cosa mi ha detto? “Quello che non esprimi a voce lo tiri fuori in un altro modo”: ecco perché sostengo che nelle sue opere la riconosco e la ritrovo.

Quando le ho chiesto com’è nata l’idea del nodo mi ha risposto che viene dalla casualità, dalla manipolazione, dalla sperimentazione su campo: è partita da creazioni piatte, per poi arrivare a pezzi “sempre più alti e casuali”. La lavorazione è suggerita dai disegni delle stoffe o delle cravatte (molte anni ’70) che utilizza: “mi nascono in mano”, mi ha raccontato, “a volte invece, se sono in giro, faccio degli schizzi”.

Frankie fabrics & thoughts: i nodi
Frankie fabrics & thoughts: i nodi
Frankie fabrics & thoughts: i nodi
Frankie fabrics & thoughts: i nodi
Frankie fabrics & thoughts: i nodi
Frankie fabrics & thoughts: i nodi
Frankie fabrics & thoughts: nido (o nodo?) che contiene un pensiero andato a mano (scultura da appendere)
Frankie fabrics & thoughts: nido (o nodo?) che contiene un pensiero andato a mano (scultura da appendere)

Il suo è un progetto in perenne evoluzione e le creazioni “diventeranno esagerate”, come mi ha detto mostrandomi dei bozzetti favolosi, visionari al punto giusto e quanto piace a me. Adoro i sogni esagerati: le mezze misure non mi hanno mai convinta.

Ricordo benissimo che, quando ci siamo conosciute alla Balera, Elisa mi aveva detto “mi fa piacere che ti piacciano i miei pezzi perché io credo nei miei nodi”: beh, cara Elisa, siamo minimo minimo in due, perché ci credo anch’io. Molto.

Ma Elisa non culla solo il progetto dei nodi: per esempio cura un altro filone al quale ha dato il nome Le Fototoniche. Si tratta di spille fatte con foto da lei scattate in vari momenti e luoghi oppure con immagini tratte da riviste (ho scorto delle vignette tratte da “La Settimana Enigmistica”) e montate su alcantara. Sono unisex, secondo me, e le ho trovate fantastiche, evocative e comunicative: vanno scelte sull’onda dell’istinto.

Le Fotoniche possono anche diventare piccoli oggetti per la casa, per esempio sottobicchieri.

Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche

Un ulteriore progetto è quello degli scapolari e anche questi vanno scelti sull’onda dell’istinto. Il progetto è realizzato nell’ambito di un collettivo che si chiama RDQ, ovvero Le Ragazze del Quartiere.

Conoscete lo scapolare? È un oggetto che ha origini religiose e una storia interessante: in origine fu una sorta di sopravveste indossata dai benedettini nel lavorare i campi con lo scopo di preservare le vesti ordinarie, poi passò a indicare la lunga striscia di stoffa rettangolare pendente sul petto e sulle spalle dei religiosi. Ma lo scapolare ha subito anche un’altra evoluzione: ridotto a due piccoli pezzi di stoffa, rettangolari o quadrati, uniti da nastro o filo, è diventato un portafortuna molto amato, per esempio, in America Latina.

Sullo scapolare tradizionale appaiono solitamente figure religiose cui viene affidata la cura della persona che lo porta: le RDQ, quattro ragazze (una è Elisa) che vivono a Milano, unite da questo progetto e da un’amicizia nata nel quartiere in cui risiedono, hanno reinterpretato il significato simbolico originale dello scapolare e gli hanno attribuito nuove e diverse narrazioni. Hanno ampliato le possibilità espressive di questo oggetto in direzione di un messaggio artistico moderno e contemporaneo: sono nati cosi i loro piccoli portafortuna che raccontano qualcosa di chi li indossa.

Come ognuno di noi, ogni scapolare RDQ è unico ed è realizzato a mano: come dicevo, va scelto sull’onda dell’istinto e della sensazione per scoprire un universo di citazioni, di colori imprevisti, di immagini un po’ custodi un po’ feticcio da portare sempre con noi.

Frankie fabrics & thoughts + RDQ: gli scapolari
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: gli scapolari
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: lo scapolare che ho scelto
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: lo scapolare che ho scelto

Se io potessi scegliere, impiegherei tutto il tempo a mia disposizione per approfondire la conoscenza di persone come Elisa.

Perché prima ancora di amare la moda e l’arte, credo nelle persone. Di loro mi innamoro e in loro ripongo fiducia.

Perché senza il cuore, l’anima, l’ingegno e le mani delle persone, nessuna delle cose che amo esisterebbe; nessuna delle cose meravigliosamente inutili e incredibilmente necessarie in quanto nutrono la parte meno concreta di noi, è vero, ma che è quella che – io credo – racchiude la nostra vera essenza.

E perché se la vita non fosse fatta di sogni e pensieri ma solo delle cose concrete che tocchiamo ogni giorno… beh, penso che il mondo sarebbe un posto un pochino triste.

Manu

Tutte le foto qui sopra nel testo sono miei scatti del pomeriggio insieme a Elisa

 

 

Frankie fabrics & thoughts visto attraverso la prospettiva di Elisa

Frankie Fabrics & thoughts: il pensiero è wireless (con la mitica macchina per scrivere Olivetti Lettera 32)
Frankie Fabrics & thoughts: il pensiero è wireless (con la mitica macchina per scrivere Olivetti Lettera 32)
Frankie fabrics & thoughts: nodi alla gola
Frankie fabrics & thoughts: nodi alla gola
Frankie fabrics & thoughts: nodi allo stomaco da passeggio o take away
Frankie fabrics & thoughts: nodi allo stomaco da passeggio o take away
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: i nodi indossati
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche
Frankie fabrics & thoughts: i ricordi sono bombe
Frankie fabrics & thoughts: i ricordi sono bombe
Frankie fabrics & thoughts Le Fotoniche in versione collier
Frankie fabrics & thoughts Le Fotoniche in versione collier
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche da Settimana Enigmistica
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche da Settimana Enigmistica
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche, spilla unisex
Frankie fabrics & thoughts: Le Fotoniche, spilla unisex
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: gli scapolari
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: gli scapolari
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: scapolare
Frankie fabrics & thoughts + RDQ: scapolare

 

Dove trovare Elisa Scavazza e Frankie fabrics & thoughts:

Qui la sua pagina Facebook e qui la pagina del collettivo RDQ – Le Ragazze del Quartiere

 

Giusto per chiacchierare…

Se non conoscete la Balera dell’Ortica, qui trovate la pagina Facebook

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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