Furia la Cantastorie incontra il Maestro Luigi Albertelli: lasciateli cantare!

Quando mi hanno parlato per la prima volta della cantautrice (anzi, della cantastorie) Furia, non avevo la minima idea della meravigliosa avventura nella quale mi sarei imbarcata grazie a lei.

Era esattamente un anno fa e mi chiesero se fossi disposta a dare voce a una parte importante del lavoro di questa artista, la parte incentrata su noi donne e sulle tante difficoltà che affrontiamo nella società odierna: mancava un mese al 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 e, purtroppo, oggi più che mai attuale.

Ogni anno, in quel giorno, si organizzano in tutto il mondo attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica: senza alcuna esitazione, chiesi a SoMagazine, testata con la quale collaboravo, di aderire a tale campagna di sensibilizzazione proprio raccontando la storia di Furia.

Con altrettanto entusiasmo, la rivista accettò immediatamente e nacque così il mio primo articolo completo di intervista.

Sentivo che la storia avrebbe avuto un seguito e non mi sbagliavo: ecco perché parlavo di principio di una meravigliosa avventura.

Ma lasciate che vi racconti qualcosa della vulcanica Furia la cui storia si intreccia con quella di un uomo importantissimo per la musica italiana: Luigi Albertelli.

Luigi Albertelli, classe 1934, è un uomo incredibile: paroliere, autore televisivo, produttore, manager, il Maestro ha scritto alcune delle più indimenticabili canzoni italiane arrivando a collezionare più di mille testi.

Sono suoi successi inossidabili come Zingara, Un corpo e un’anima, Un giorno insieme, Piccola e fragile, Ricominciamo, La notte dei pensieri, Non voglio mica la luna.

È l’autore della celebre sigla Nano Nano che accompagnava l’amatissima serie televisiva Mork & Mindy ed è anche l’autore delle sigle della maggior parte dei cartoni animati davanti ai quali mi incantavo da bambina, da Ufo Robot a Goldrake, da Daitan III a Capitan Harlock nonché di Furia, la serie televisiva che raccontava le storie dell’omonimo cavallo nero del West, un altro personaggio amatissimo.

E succede che, un bel giorno, Furia (fino ad allora cantante principalmente di musica jazz) abbia incontrato il Maestro Albertelli, a teatro e per caso, in occasione di un concorso canoro: quel giorno, ha scoperto che proprio lui è l’autore del testo della celeberrima sigla dedicata a Furia, un pezzo per il quale veniva costantemente presa in giro a scuola in quanto Furia è il suo vero cognome che è poi diventato il suo nome d’arte.

Destino? Probabilmente sì.

Nomen omen, dice una celebre locuzione latina.

Ovvero il nome è un presagio o il destino nel nome, visto che i nostri antenati Romani credevano che nel nome della persona fosse indicato il suo destino.

Signore e Signori, vi presento Furia
Signore e Signori, vi presento Furia

Sul palco, Furia si era appena esibita in un pezzo che Albertelli aveva scritto per Mina, Uappa (sì, era proprio destino…): lei gli ha detto «lo sa, Maestro, che la sua canzone mi ha rovinato l’adolescenza?» e lui – subito riconoscendo una voce unica – ha deciso di lavorare con lei, diventando suo pigmalione artistico, produttore e manager.

Fino ad allora, Furia non aveva mai scritto un pezzo: Albertelli l’ha spinta a mettere invece in parole e musica i suoi stati d’animo, il suo punto di vista nonché una certa rabbia sulla condizione della donna nella società di oggi.

Ed è così che la crisalide si è trasformata in una farfalla e Furia è passata da essere cantante a essere cantautrice, presentandosi come cantastorie con il singolo Tu sei mio (maggio 2016) con suo testo, musica di Gianfranco Fasano e arrangiamenti di Marco Guarnerio.

E, oggi, Furia si caratterizza non solo per la sua voce, ma anche per i contenuti dei suoi testi.

Canta le donne in prima persona, con le loro storie, sogni, difficoltà e i differenti modi di rapportarsi con gli uomini: proprio in Tu sei mio, per esempio, i cosiddetti ruoli convenzionali sono ribaltati ed è una lei a prendere l’iniziativa sottolineando l’indignazione verso quegli uomini che non sanno amare e non rispettano le donne che dovrebbero essere compagne con cui condividere la vita alla pari.

«Io sono dalla parte delle donne – ama sottolineare Furia – ma gli uomini li amo, eccome! Tranne i bastardi.»

Vale anche per me, chi mi conosce lo sa: evviva le donne e gli uomini che sanno vivere fianco a fianco, che si completano e che non giocano a sopraffarsi o ad annientarsi a vicenda.

Dunque, tra me e Furia non poteva che nascere sintonia, oltre all’ammirazione che nutro per il suo talento e anche per il suo saper essere unica, particolare, inedita: per presentare alcune delle sue canzoni, Furia ha deciso di presentarsi vestita alla Corto Maltese perché, oltre ad amare il personaggio creato da Hugo Pratt, si identifica nella sue storie avventurose che le hanno sempre comunicato un senso di grande libertà.

E d’altro canto, racconta la nostra cantautrice, Maltese è uomo d’avventura esattamente «come avventurosa è la vita e, in questo caso, la vita mia e di tutte le donne».

Quest’anno è uscito il suo album Cantastorie, disponibile su tutte le piattaforme digitali, undici brani (e di cinque è autrice di parole e musica) che corrispondono ad altrettante storie di vita reale: il brano Freelance, con testo di Luigi Albertelli e musica di Furia, si presenta come singolo di lancio.

Ma quali sono le influenze nel lavoro di Furia?

Lei si definisce musicalmente onnivora con una predilezione per il glam rock inglese e italiano nonché per la musica leggera italiana e i cantautori.

Qualche nome?

Vasco Rossi, Franco Battiato, Rino Gaetano, Lucio Dalla, Gianna Nannini e poi Joni Mitchell, Stevie Wonder, Beatles, Mina, Patty Pravo, Radiohead, Lady Gaga, Sia, Amy Winehouse…

La cover dell’album <em>Cantastorie</em> elaborata dall’illustratore Paolo Barbieri
La cover dell’album Cantastorie elaborata dall’illustratore Paolo Barbieri

Vi chiedete perché la definizione cantastorie?

Il cantastorie è una figura tradizionale della letteratura orale e della cultura popolare, un artista di strada che una volta si spostava nelle piazze e raccontava una storia, antica oppure riferita a fatti e avvenimenti contemporanei, attraverso il canto.

Le storie narrate entravano a far parte del bagaglio culturale collettivo di una comunità e i cantastorie accompagnavano la cantata con uno strumento (chitarra, fisarmonica o lira in tempi più remoti) e si aiutavano con un cartellone su cui veniva raffigurata la storia, descritta nelle principali scene.

Furia è una moderna cantastorie che supporta parole e musica con narrazioni visive (i suoi video) che sono spaccati di realtà in cui lei è la voce narrante: le sue storie nascono da fatti di cronaca, dal suo vissuto, dai racconti delle ragazze che frequentano i suoi corsi (è insegnante di canto in una scuola a Milano).

Le tematiche dei suoi testi sono storie vere e cronaca della situazione socio-culturale italiana attuale: non solo, non dimentica la memoria del passato attraverso persone che sono state significative.

Il brano Campionissimo è dedicato alla storia autentica del mito Fausto Coppi, mentre alle lotte per i diritti civili di Marco Pannella rende omaggio il brano Pa Paya Ya-Ya, Ciao Marco: Furia canta poi Canzone a un bimbo mai nato facendo riferimento al famoso libro di Oriana Fallaci.

Dalla quotidianità e dal rapporto uomo – donna, Furia prende invece ispirazione per raccontare certi stereotipi dei rapporti di convivenza, con ironia, fermezza e la presa di posizione di una donna che non ci sta e lo fa con il brano Robot.

Fino ad arrivare a Giulietta, canzone che narra un’altra storia purtroppo vera, quella di una ragazza che si è uccisa per amore: questo brano vede anche la commovente partecipazione dell’attrice Lella Costa come voce narrante.

Furia nei panni di Corto Maltese in un ritratto di Armando Rebatto
Furia nei panni di Corto Maltese in un ritratto di Armando Rebatto
Sopra: Furia e il Maestro Luigi Albertelli nel backstage di <em>Giulietta</em> alla Torre del Castello di Tortona / Sotto: ancora Furia e il Maestro Albertelli sul set del video di <em>Tu sei mio</em>
Sopra: Furia e il Maestro Luigi Albertelli nel backstage di Giulietta alla Torre del Castello di Tortona / Sotto: ancora Furia e il Maestro Albertelli sul set del video di Tu sei mio

Ma la storia, anzi, l’avventura così come l’ho definita in principio, non finisce certo qui.

Perché dovete sapere che il Maestro Albertelli è energia allo stato puro e, nonostante gli innumerevoli successi maturati in una lunghissima carriera, a 83 anni non pensa affatto che sia il momento di sedersi sugli allori: unendo il suo entusiasmo a quello di Furia, ha pensato di fare un tour teatrale insieme a lei partendo da Pontecurone in provincia di Alessandria.

Lo spettacolo si chiama E lasciami gridare (proprio come il verso più famoso della sua canzone Ricominciamo) ed è stato testato in un’anteprima lo scorso 7 maggio, presso il Teatro Civico di Tortona (città natale di Albertelli) che per quella occasione era davvero gremito.

La formula prevede che il Maestro introduca una per una alcune delle canzoni che hanno segnato la sua carriera: a reinterpretarle è Furia con una band formata da quattro elementi, così come racconta lo stesso Albertelli attraverso la sua pagina Facebook.

«Cari amici tutti, giovanissimi, giovani e maturi. Io in effetti non mollo mai. E con Furia, infatti, inizieremo un tour musicale dal 27 ottobre partendo da Pontecurone, paese natale del Santo Don Luigi Orione. Che ci porti fortuna. Quando finiremo? Praticamente mai, se ci aiuterete con la vostra presenza. La mia musica la conoscete e continuate ad amarla. Le canzoni di Furia vi prenderanno il cuore. Per voi ho rispolverato la mia Alabarda Spaziale. E chi ci ferma? Tanta bella musica e prezzi popolari. Così si ritorna al contatto diretto del pubblico. Noi siamo vivi sul palco, dialoghiamo con voi e questo è quello che conta. Noi lo facciamo per questo. Vi aspetto. Rimanete in contatto per le date successive.»

Da bambina guardavo Goldrake in televisione e canticchiavo Anna dai capelli rossi e Ape Ape Apemaia; da adolescente guardavo Hazzard sognando di essere bella come Daisy, di correre sulla Dodge Charger detta Generale Lee per fuggire all’antipatico sceriffo Rosco al ritmo de La Ballata di Bo e Luke che amavo da impazzire; eppure, allora, mai e poi mai avrei potuto immaginare che, un giorno, avrei conosciuto l’uomo straordinario che ha scritto tutte quelle canzoni che mi facevano sognare.

E invece è successo: una fredda sera dello scorso dicembre ho conosciuto il Maestro e, nel corso di una piacevolissima chiacchierata a tre (lui, Furia e la sottoscritta), davanti a caffè e pasticcini, ho scoperto che, oltre al talento immenso e oltre all’indiscussa capacità, oltre a essere una persona dotata di un prezioso sense of humour, possiede un fiuto infallibile.

Se aggiungete l’energia e l’entusiasmo di cui vi ho già detto e se aggiungete una dose di amore imperituro verso la musica, non è difficile capire la decisione del tour con Furia.

Credo ciecamente nel fiuto del Maestro Albertelli e sapete che anch’io nutro un amore immenso per il talento in qualsiasi sua forma: qui ne percepisco tanto e non potevo che investire e scommettere a mia volta su Furia.

Sei il mio cavallo vincente, altro che il nero stallone del West e perdonami, cara Furia, se anch’io, infine, non ho resistito a un piccolo giochetto con la canzone incriminata.

Come spesso vi raccomando, però, non accontentatevi del mio parere e andate oltre: seguite, ascoltate, toccate voi stessi il talento di Furia.

Vi lascio i link alla sua pagina Facebook, al suo account Instagram, al suo canale YouTube e al suo album Cantastorie disponibile su iTunes, volume 1 e volume 2.

Vi lascio anche il link della pagina Facebook dello spumeggiante Maestro Albertelli.

E vi dico un’ultimissima cosa.

Dopo quella prima sera di dicembre, tutta per noi tre, e dopo un piccolo concerto privato in febbraio (magnifico…), il 7 maggio 2017 ero anch’io tra il pubblico che ha assistito al numero zero di E lasciami gridare (qui, qui, qui e qui i miei scatti realizzati in quella occasione): posso dunque testimoniare che Furia e Albertelli, insieme, sono una vera forza della natura.

Non li ferma nessuno perché sanno dare emozione.

L’incontro tra la cantautrice e il paroliere di lungo corso (qui ve lo racconta lei stessa) ci dice che sulla brutta strada dell’omologazione – quella che io sempre rifuggo – esiste comunque sempre una deviazione che siamo liberi di scegliere: l’album di Furia diventa così un messaggio importante soprattutto per i giovani, la categoria più delicata e maggiormente a rischio di manipolazione.

Vale la pena di ascoltare Furia (per questo vi lascio volentieri tutti i link), in concerto o attraverso il suo album, perché lei e il Maestro hanno il potere di rappresentare la memoria e al tempo stesso il futuro più roseo verso il quale spero che la musica italiana possa incamminarsi.

Manu

 

 

 

 

 

Una nota che mi sta molto a cuore…

Ritorno a parlare di Furia nell’ennesimo momento in cui molestie e violenze sono purtroppo tristemente in auge, vedere i casi delle pesantissime accuse che gravano su personaggi del calibro del produttore Harvey Weinstein e del fotografo Terry Richardson.
Questo post diventa così anche un modo per dire la mia sulle polemiche feroci e spesso vergognose che accompagnano questi terribili e inqualificabili fatti.
Non ho voglia di spendere nemmeno mezza parola in merito infilandomi in dette polemiche: dico solo che la violenza è sempre violenza, senza se e senza ma, e che io non la giustifico mai, in nessun caso e per nessun motivo.
Non ci sono attenuanti e non c’è graduatoria di gravità rispetto alla violenza e occorrerebbe non lasciar mai il minimo spiraglio a nessun sopruso perché tollerare anche solo per un istante equivale ad abbassare la guardia e a lasciare la strada libera.
Questo non deve avvenire e ribadisco che la penso come Furia: sono dalla parte delle persone, uomini e donne, di buona volontà e contro qualsiasi mostro (o bastardo, per usare le sue parole) che usi la violenza o il ricatto per ottenere ciò che vuole.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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