Grinko FW 16-17, quando dubbio fa rima con buonsenso

Qualche giorno fa, conversando con una persona attraverso Facebook, mi sono ritrovata a esprimerle un mio pensiero ricorrente.

“Sono i dubbi a mantenerci vigili, curiosi, interessati.”

Non importa di cosa stessimo parlando, ciò che conta è che è un principio nel quale credo profondamente e fortemente: ho mie idee e opinioni che generalmente sono ben salde, eppure sono sempre disponibile a metterle in discussione, soprattutto quando incontro persone che, con buone argomentazioni, riescono a farmi cambiare punto di vista.

Penso insomma di essere una persona aperta al cambiamento e al confronto in un’ottica di crescita umana e professionale.

Se vi state (giustamente) chiedendo il perché di un simile esordio, ve lo spiego subito: stamattina, ben decisa a scrivere un post dedicato alla collezione autunno / inverno 2016-17 di Sergei Grinko, ho aperto il comunicato stampa e ho riscoperto il nome attribuito dallo stilista a detta collezione.

“Belief + Doubt = Sanity”, ovvero “Opinione + dubbio = Salute mentale”. Oppure buonsenso, se preferite.

Ho scritto riscoperto perché in realtà non è stata una sorpresa assoluta: avevo già notato il titolo (che è un vero e proprio manifesto programmatico) in occasione della sfilata alla quale avevo assistito lo scorso 24 febbraio. Confesso però che, nel frattempo, mi era passato di mente e devo dire che sono stata colpita dalla congruenza tra il pensiero di Sergei e il mio espresso attraverso parole affidate a Facebook.

Ebbene sì, Sergei crede talmente tanto al fatto che opinioni e dubbi costituiscano sintomo di salute mentale e buonsenso da intitolare proprio così la sua collezione: il tutto diventa quasi uno slogan da scandire in un corteo e sicuramente è il suo modo di rivendicare la libertà di sperimentazione. Il designer si appella infatti a questi tre termini opponendoli ai dogmi stilistici davanti ai quali – secondo lui e anche secondo me – occorrerebbe sempre porsi dei ragionevoli dubbi.

Nelle creazioni del brand Grinko tornano ancora una volta tematiche neo-romantiche che raccontano appunto un viaggio fatto di sperimentazione e introspezione: il viaggio mischia livelli e tempi differenti in un incontro-scontro tra stili ed epoche tra loro stridenti e per taluni aspetti in conflitto, come il periodo vittoriano in opposizione ai punk anni Ottanta. Il tutto è ulteriormente filtrato attraverso la lente del retaggio culturale giapponese che influenza Sergei fin dalla sua infanzia.

Tra le tante ispirazioni della collezione Grinko FW 16-17 segnalo alcuni elementi che hanno attirato la mia attenzione.

Sergei fa uso di un pizzo lavorato a uncinetto e realizzato su suo esclusivo disegno: tale pizzo viene reso estremamente attuale da accostamenti di forme inusitate e nuovi materiali. Anche un gioiello classico come il cammeo viene rivisitato: la versione moderna prevede l’impiego di foto o di immagini variamente rielaborate.

La maglieria nasce invece da lavorazioni che prevedono l’impiego di numerosi filati: ne risultano effetti jacquard coloratissimi e al contempo leggerissimi.

A catturare il mio occhio è stata anche la presenza massiccia del simbolo scelto da Sergei per questa stagione: è il Goldfish alias Carassius auratus alias… pesce rosso!

Se siete sorpresi dall’idea del pesce rosso, pensate a un paio di cose.

Sergei ama introdurre elementi ricchi di grande ironia in ogni sua collezione: occhi, piccoli uccellini, orsetti e altri personaggi presi dalla fiabe o dai ricordi d’infanzia sono diventati simboli ricorrenti su capi e accessori dell’una o dell’altra stagione.

Quanto a lui, al pesce rosso, siamo spesso abituati a considerarlo solo come la (povera) creatura chiusa nella classica boccia tondeggiante piazzata sul frigorifero in cucina: in verità, questo pesciolino ha una lunga storia e parrebbe essere originario dell’Asia, allevato e selezionato dal X secolo in Cina e poi diffuso in Europa alla fine del XVII secolo. Pensate che esiste perfino una Goldfish Society of America, un ente che raggruppa gli appassionati americani con consigli e linee guida.

Sergei adotta questa creatura proponendone una versione che viene messa su gonne, abiti e accessori e ne fa alcune rielaborazioni. Guardate, per esempio, la versione impressa sulla shopping bag: il pesce rosso si riflette nel viso umano, trasfigurandolo e scomponendolo.

La collezione Grinko FW 16-17 mescola influenze gotiche, riferimenti all’epoca vittoriana e tocchi punk. Si vede bene anche il pesce rosso, simbolo scelto da Sergei per la stagione: è proposto nelle lavorazioni jacquard oppure stampato su seta trasparente.
La collezione Grinko FW 16-17 mescola influenze gotiche, riferimenti all’epoca vittoriana e tocchi punk. Si vede bene anche il pesce rosso, simbolo scelto da Sergei per la stagione: è proposto nelle lavorazioni jacquard oppure stampato su seta trasparente.
Alcuni miei scatti nel backstage della sfilata Grinko FW 16-17: tra i pizzi realizzati su disegno di Sergei spunta anche la sua reinterpretazione dei classici cammei. E il pesce rosso torna sulle pochette e anche sulla shopping bag sulla quale diventa un gioco: si riflette nel viso umano, lo trasfigura e lo scompone.
Alcuni miei scatti nel backstage della sfilata Grinko FW 16-17: tra i pizzi realizzati su disegno di Sergei spunta anche la sua reinterpretazione dei classici cammei. E il pesce rosso torna sulle pochette e anche sulla shopping bag sulla quale diventa un gioco: si riflette nel viso umano, lo trasfigura e lo scompone.

A completare la collezione Grinko FW 16-17 ci sono infine le calzature, tutte rigorosamente basse, realizzate per Sergei da Mario Valentino; le shopping bag e le pochette (create con Gorreri) possono inoltre diventare comodi zainetti.

A questo punto, però, vi faccio una confessione.

Sani dubbi a parte, come Sergei ci suggerisce di fare, io mi tengo stretta una certezza: sulla sua passerella, ho visto sfilare diverse cose desiderabili e porterei volentieri a spasso (si potrà scrivere così?) un bel pesce rosso.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Sergei Grinko, qui la sua pagina Facebook, qui Instagram e qui Twitter.

Se volete leggere i miei articoli sulle precedenti collezioni di Sergei: qui trovate quello sulla collezione primavera / estate 2016; qui quello sulla collezione autunno / inverno 2015-16; qui quello sulla collezione primavera / estate 2015; qui quello sulla collezione autunno / inverno 2014-15; qui quello sulla collezione primavera / estate 2014; qui quello sulla collezione autunno / inverno 2013-14.

E, infine, una notizia freschissima: Sergei ha aperto il suo primo negozio monomarca a Shanghai.
Qui, qui, qui e qui trovate qualche foto.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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