Homi, ovvero il nuovo Macef: all that glitters… isn’t gold!

Il mio rapporto con la Fiera di Milano profuma di ricordi: rammento bene di aver assistito da piccina alle ultime edizioni della Fiera Campionaria o Fiera d’Aprile. L’aspettavo ogni anno con impazienza: era una tradizione un po’ come il Natale, il compleanno e le vacanze al mare d’estate e i miei organizzavano una sorta di gita, per far vedere cose nuove a me e a mia sorella (la curiosità è un’eredità di famiglia, una sorta di destino). Da grande, ho iniziato a frequentare la Fiera per motivi professionali, attraverso le tantissime manifestazioni e i settori che oggi copre: il Macef è sempre stata una delle mie preferite e sono stata felice di vedere come si sia rinnovata trasformandosi quest’anno in Homi.

Dopo mezzo secolo durante il quale ha dettato gusto, mode e abitudini del pianeta casa, il Macef ha infatti cambiato nome, moltiplicando le sue ambizioni: punta a diventare una tra le più importanti rassegne dedicate agli stili di vita o lifestyle (parola oggi molto in voga), unendo tutti coloro che sono attenti alle tendenze e che sono aperti a una cultura sfaccettata, variegata e internazionale. Homi sta per Home Milano, ma ha anche un significato più simbolico: la “O” allude al cerchio che avvolge simbolicamente la persona, i suoi spazi e le sue abitudini, mentre il “MI” finale omaggia la città di Milano.

Il nuovo salone è declinato in 10 satelliti, ovvero 10 diverse dimensioni del vivere: scommetto che non vi sorprenderà – se avete letto qualche articolo precedente – apprendere che mi sono concentrata sul satellite “Fashion & Jewels” e nello specifico sull’area Sperimenta. Come dice il nome stesso, è l’area dedicata alla forma più sperimentale del bijou, con artisti, designer e brand che fanno una ricerca particolare quanto a materiali, forme, applicazioni, linguaggi: ho deciso di dedicare tutte le mie energie a tale area e ne sono felice, si è rivelata la scelta più giusta per me.

L’area Sperimenta a Homi
L’area Sperimenta a Homi

Sono affascinata dalle persone e dai loro percorsi: devo dire che a Sperimenta ho trovato pane per i miei denti. Mi sono presa i miei tempi e, senza fretta né urgenza di fare, mi sono dedicata a conoscere, ascoltare, approfondire, preferendo la qualità alla quantità. Avevo voglia di conoscere cose nuove, di fare begli incontri e di restare intrigata da personalità interessanti: sono stata decisamente accontentata.

Ora il mio desiderio è quello di approfondire ulteriormente queste conoscenze, tuttavia sono talmente entusiasta che ho deciso di fare subito una selezione e di presentarvi le mie scelte, ovvero coloro che mi hanno impressionata profondamente. Il progetto è quello di dedicare in un secondo momento uno spazio specifico a ognuno di loro, una monografia qui o su una delle riviste per le quali scrivo, ma intanto non resisto nel presentarveli.

Le foto sono imperfette, lo so, ma sono quelle che ho scattato mercoledì 22 gennaio: spero solo che possano comunicarvi parte dell’emozione e dell’impatto che questi designer hanno avuto su di me.

 

GIULIA BOCCAFOGLI

Posso dire – con orgoglio! – che Giulia è un’amica: ci siamo conosciute nel 2012 e ci siamo andate a genio da subito, perché entrambe siamo schiette e in perenne movimento. Ma mentre io so solo blaterare e scribacchiare, lei è invece un’artista che fa cose meravigliose usando pregiati pellami di recupero, provenienti da stock e da fine serie, materiali ai quali lei applica passione, ricerca e dedizione.

Il risultato? Ornamenti contemporanei in pezzi praticamente unici, con uno stile a metà tra la moderna decadenza e il tribale. Giulia è capace di dare una seconda vita e una seconda possibilità alla materia, tanto che il concetto di “accessorio” sembra svanire per lasciare posto all’idea dell’ornamento come grande protagonista, idea che – guarda un po’ – combacia con la mia.

Bologna è la città in cui è nata e cresciuta: oggi ci vive e ci lavora. Ancora una volta (non so se avete letto l’articolo su Misuraca di pochi giorni fa), si ripete il fenomeno di un architetto prestato alla moda: Giulia è infatti laureata in architettura. Ben presto, però, la sua vera passione ha preso il sopravvento e, dopo diversi anni di doppia vita (di giorno progettista, di notte creatrice di gioielli), ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al suo sogno: sperimentazione dopo sperimentazione, si è innamorata perdutamente della pelle.

Attualmente sta lavorando a due collezioni principali, entrambe portate a Homi. La prima si chiama “Bodega Bay”, dal nome della baia vicino a San Francisco, la stessa in cui Alfred Hitchcock ambientò il film “Gli uccelli”: le frange che la caratterizzano si ispirano al piumaggio di vari volatili. La seconda si chiama “Forma Seconda” e in questo caso le grandi protagoniste sono forme appartenenti alla storia del costume, quali jabot e gorgiere, reinterpretate però in chiave assolutamente moderna e contemporanea. Il nome stesso indica appunto una seconda chance, un utilizzo nuovo e diverso.

Nonostante i tanti successi già collezionati (le sue collezioni sono arrivate fin in Australia e in Giappone), Giulia conserva una straordinaria semplicità (una delle cose che amo di lei) nonché un grande entusiasmo e reputa che la strada da percorrere sia ancora lunga: sono d’accordo con lei, ma nel senso che vedo una lunga e gloriosa carriera.

Se volete conoscere meglio Giulia Boccafogli, qui trovate il suo sito, qui la sua pagina Facebook e qui il suo account Instagram.

Giulia Boccafogli all’Homi
Giulia Boccafogli all’Homi
Giulia Boccafogli all’Homi
Giulia Boccafogli all’Homi
Giulia Boccafogli all’Homi
Giulia Boccafogli all’Homi
Giulia Boccafogli all’Homi: non ho potuto trattenermi dal provare gli orecchini!
Giulia Boccafogli all’Homi: non ho potuto trattenermi dal provare gli orecchini!

 

GIULIA SERVELLO

Giulia Servello è un’altra persona estremamente sfaccettata, con un percorso artistico intenso e stimolante: se digitate il suo nome nella stringa di Google, vedrete apparire delle bellissime e coloratissime illustrazioni, perché si occupa anche di libri per bambini. A Sperimenta ha portato la sua creatura B.Bill, ovvero una nuova realtà artigianale fiorentina che offre prodotti realizzati in pochi esemplari.

Giulia ha sviluppato la passione per i gioielli con l’obiettivo di creare oggetti particolari, realizzati in argento ma anche in fusione o in bagno, su suo disegno e impiegando pietre semi-preziose: lavora anche pelli pregiate come pitone, coccodrillo e razza. La sua fantasia si declina in quattro linee principali che vanno da una di sapore etnico fino ad arrivare a una allegra e colorata per i bambini.

Essendo di suo disegno e di sua realizzazione, i pezzi si prestano ad essere personalizzati. Mentre parlavamo, Giulia mi ha raccontato con un sorriso e con occhi brillanti come a volte l’ispirazione le giunga proprio mentre sta lavorando: accostando anelli con lavorazioni diverse, nasce la struttura di una nuova catena, per esempio, e dunque una creazione unica e inedita. E non bisogna avere paura dell’errore, mi ha detto: è dagli esperimenti audaci che spesso nasce un successo.

Naturalmente, la sua produzione è 100% made in Italy e proprio in questi giorni sta ottenendo un prestigioso riconoscimento che sottolinea questo aspetto al quale io tengo molto.

Se volete conoscere meglio Giulia Servello, qui trovate il suo sito e qui la pagina Facebook.

Giulia Servello all’Homi: bracciali Snake in pelle e fusione d’argento. Li trovo bellissimi, da portare anche insieme, in accostamenti personalizzati.
Giulia Servello all’Homi: bracciali Snake in pelle e fusione d’argento. Li trovo bellissimi, da portare anche insieme, in accostamenti personalizzati.
Giulia Servello all’Homi: orecchini ex-voto in fusione. Su richiesta, possono essere realizzati in argento. Adoro gli ex-voto e adoro questa reinterpretazione di Giulia, un suo progetto fatto rielaborando prototipi originali.
Giulia Servello all’Homi: orecchini ex-voto in fusione. Su richiesta, possono essere realizzati in argento. Adoro gli ex-voto e adoro questa reinterpretazione di Giulia, un suo progetto fatto rielaborando prototipi originali.

 

ANNA MARIA CARDILLO

Con Anna Maria è stato feeling immediato e spero tanto che diventeremo amiche. Ha gli occhi che le sorridono, una cosa che io amo: ha grande entusiasmo, grande grinta e il sole dentro.

Ancora una volta, mi sono imbattuta in un architetto, stavolta pugliese, più precisamente di Foggia. Anna Maria ha aperto il suo laboratorio sperimentale nel 2010, unendo design, moda e arte: un luogo privilegiato dove si intessono idee che danno vita a progetti unici.

Le tecniche e gli strumenti? Disegno, ago, filo, colore, uncinetto: tecniche tradizionali di lavorazione manuale si combinano a nuovi linguaggi espressivi. I materiali? Pelle, rafia, metalli più o meno preziosi. Tutto con un unico credo: la qualità, sempre e comunque, senza preoccuparsi della quantità.

A Sperimenta, mi sono innamorata della sua fatica più recente, la collezione Ma_Sai: un nome che la dice lunga, una collezione un po’ ispirata ai gioielli tribali del meraviglioso popolo africano che porta lo stesso nome (i Masai), un po’ gioco che suggerisce domande sospese (ma sai?). I materiali sono il legno, boule in vetro e in cotone (il cotone in batuffolo, sì, reso “pallina”), il PVC, la pelle, la rafia e diversi filati lurex. Il tutto mixato con eleganza, estrema misura e un gusto sopraffino per il colore e gli accostamenti (piccolo inciso: ricordate il romanzo “Il senso di Smilla per la neve” di Peter Høeg dal quale fu tratto l’omonimo film? Ecco, potrei prenderlo in prestito e variarlo in “Il senso di Anna Maria per il colore”).

La definizione “gioielli di ricerca” si accosta felicemente al suo lavoro. Dietro ai suoi biglietti da visita, ci sono aforismi che Anna Maria sceglie accuratamente: su uno ho letto queste parole di Albert Camus, “creare è dare una forma al proprio destino”. Straordinariamente adatto, direi.

Se volete conoscere meglio Anna Maria Cardillo, qui trovate il suo sito e qui la sua pagina Facebook.

Anna Maria Cardillo all’Homi
Anna Maria Cardillo all’Homi
Anna Maria Cardillo all’Homi
Anna Maria Cardillo all’Homi
Anna Maria Cardillo all’Homi
Anna Maria Cardillo all’Homi
Homi il giorno dopo: io con la collana dono di Anna Maria Cardillo. L’ho detto, tra me e lei è stato feeling immediato.
Homi il giorno dopo: io con la collana dono di Anna Maria Cardillo. L’ho detto, tra me e lei è stato feeling immediato.

 

SALVATORE RIZZELLO

Se dovessi raccontare Salvatore Rizzello con un unico aggettivo, sceglierei magnetico: tale è la sua personalità. È concreto, solido, un po’ schivo e comunica passione: attraverso ogni sua singola parola trasmette amore per la sua terra meravigliosa (il Salento) e per il legno d’olivo che lui ama profondamente. E che conosce altrettanto profondamente.

È uno scultore: dopo aver conseguito la laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, è ritornato nella sua terra. Mi ha raccontato che è proprio dalle sue origini che trae l’idea di una scultura comunicativa nella quale sono contenuti quei valori ancestrali, terreni e spirituali, secondo lui necessari alla rinascita dell’uomo contemporaneo, all’insegna di un nuovo umanesimo basato sul ricongiungimento con la natura. Mi ha mostrato alcune foto delle sue opere: sono monumentali, imponenti, maestose. Lavora il legno d’olivo, in particolare le radici, quelle che offrono più sfaccettature: sceglie il pezzo, lo ascolta e guardandolo e toccandolo decide cosa diventerà. Un giorno ha deciso di fare le sue sculture in scala ridotta: sono nati bracciali, anelli, collane e orecchini.

Salvatore mi ha raccontato cose straordinarie: come l’olivo sopravviva per un certo lasso di tempo anche se estratto dalla terra e come sia nominato moltissime volte (pare ben 72) nella Bibbia. D’altro canto, la religione cristiana è segnata, già nel suo nome, dall’uso dell’olio d’oliva: il termine greco Christhos significa infatti “unto”. Nell’Antico Testamento, si narra che Noè, passati i giorni del diluvio universale, per accertarsi che le acque si fossero ritirate, liberò una colomba e che essa ritornò con un ramoscello d’ulivo nel becco. Da quel momento, l’olivo assunse il significato che ha tuttora: simbolo di rigenerazione e di pace, attestando la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini.

L’amore di Salvatore per l’olivo e per il suo lavoro è contagioso: a Homi, ho tenuto in mano i pezzi che mi mostrava, ho ascoltato e assorbito l’energia e l’emozione che mi trasmettevano e li ho anche annusati per sentirne il profumo. Lui riesce ad assecondare il legno, le sue venature, le imperfezioni, i nodi e col suo intervento va a mettere in luce caratteristiche naturali già intrinseche, oppure crea accostamenti originali, per esempio con la resina.

Ho trovato il suo lavoro estremamente personale, nobile e poetico. E i pezzi sono allo stesso tempo di design, puliti, lineari, senza fronzoli.

Se volete conoscere meglio Salvatore Rizzello, qui trovate il suo sito, qui la sua pagina Facebook e qui Twitter.

Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi
Salvatore Rizzello all’Homi

 

VERENA REICHENBACH

Un’altra conoscenza speciale fatta a Homi è stata quella con Verena Reichenbach: un incontro ricco di significati e contenuti con un’artista dalla personalità sfaccettata e affascinante, di grande spessore.

Verena lavora la resina acrilica e ne ottiene gioielli che assomigliano a sculture aeree, leggere, ricche di movimento e di tridimensionalità. Sono in molti a lavorare le resine acriliche, talvolta con risultati – a mio avviso – un po’ ripetitivi o banali: nulla del genere si riscontra nel suo lavoro. I suoi sono oggetti di design, portabili e di grande impatto visivo: esplorano forme e dimensioni non ovvie, che si integrano in maniera armoniosa col corpo di chi le indossa.

Gli anelli sono fatti per appoggiare sul dorso della mano: gli orecchini sono appositamente e squisitamente asimmetrici, per sottolineare l’originalità e l’unicità che risiede in ciascuno di noi. Per lei l’asimmetria è bellezza e io concordo, completamente: tanti ne sono disturbati, io la trovo carica di fascino. E di personalità.

Altre due caratteristiche contraddistinguono il suo lavoro: ogni pezzo è rigorosamente monocolore e tutti i gioielli sono limited edition realizzate artigianalmente.

Verena ha un percorso originale, in quanto proviene dall’informatica più pura e sperimentale: quando tutto è cambiato diventando meno creativo, ha sentito il bisogno di reinventarsi. Si è messa a studiare gioielleria e, dopo l’oro, è approdata alle resine acriliche. Mi ha mostrato un album di suoi lavori di oreficeria: le forme aeree, leggere, sinuose fanno decisamente parte del suo DNA. E comunque – ancora una volta – ho avuto conferma che quando una persona è altamente creativa trova mille modi per esprimersi.

Se volete conoscere meglio Verena Reichenbach, qui trovate il suo sito.

Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi
Verena Reichenbach all’Homi

 

… Allora, cosa ne dite dei miei incontri in Homi? Sono tutti molto diversi tra loro (per mia precisa scelta, perché voglio che ogni designer goda di un proprio spazio senza sovrapposizioni e perché voglio che chi legge trovi la necessaria varietà): ognuno è a suo modo pertanto unico.

Se siete arrivati a leggere fin qui, credo che il titolo che ho voluto dare a questo post sia ora più chiaro: “all that glitters isn’t gold”, ovvero “non tutto ciò che luccica è (necessariamente, aggiungo io) oro”.

E anche: non sempre ciò che appare luccicante è per forza prezioso, mentre ciò che non luccica può esserlo perfino di più.

Alla prossima avventura.

Manu

 

 

Per approfondire su Homi:

Qui il sito, qui la pagina Facebook, qui Twitter, qui Instagram e qui il canale YouTube

 

Curiosità…

Quando, dopo la visita a Homi, ho deciso di scrivere questo articolo e anche di aprire qualche cassetto della memoria, mi sono divertita a fare un paio di ricerche in rete per verificare quanto i miei ricordi fossero esatti e quanto, invece, fossero stati variati dal tempo. Ho scoperto, per esempio, che il 1985 fu l’anno in cui la Fiera Campionaria lasciò spazio a quella denominata Fiera d’Aprile, cambiamento che segnò il passaggio alle manifestazioni settoriali specializzate: i miei ricordi, dunque, sono sospesi tra l’una e l’altra, anche perché credo che per alcuni anni molti milanesi, abituati alla tradizione, continuarono a usare il termine Campionaria.

Se come me siete interessati alle ricerche, al passato e ai ricordi, vi segnalo un paio di link che ho trovato interessanti: qui trovate il link alla sezione “Un secolo di storia” di Fiera Milano e qui trovate il link all’archivio storico della Fondazione Fiera Milano.

 

Ricordi… <em>Selfie</em> prima di uscire: destinazione Homi, missione scoprire cose nuove.
Ricordi… Selfie prima di uscire: destinazione Homi, missione scoprire cose nuove.
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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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agriturismo cà versa
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Questo post, cara Manu, è stupendo! complimenti a te per le varie ed interessanti presentazioni e ai giovani talenti che con tanto intuito e amore hai scovato! Un abbraccio, Vally

emanuela
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Vally carissima 🙂
Grazie mille a te: hai scritto la parola giusta, ovvero amore.
Il mio amore è infinito per chi sa creare bellezza: per loro, provo amore, sì, e anche tanta ammirazione.
Un abbraccio a te,
Manu

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