Hype Glass: mi è sembrato di vedere un nano

C’è una cosa alla quale proprio non posso resistere: le proposte stuzzicanti e le iniziative carine, un po’ diverse dal solito. Immaginate quindi cosa succede se una persona mi scrive per propormi un pranzo… col nano. Mi spiego meglio: Alessandra Pepe, amica e collega che stimo fortemente, è stata scelta da Hype Glass per partecipare all’evento “Adotta un nano” e lei, a sua volta, ha selezionato alcuni blogger (tra i quali me, grazie). Alessandra e il suo nano preferito (Brontolo!) hanno partecipato a uno shooting: il fotografo Claudio Amadei li ha seguiti per un giorno e noi blogger li abbiamo raggiunti per pranzo, aiutando Alessandra “a tenere a bada il nano”, come ha scritto lei. Ci siamo molto divertiti, ebbene sì, e ci siamo anche un po’ presi in giro, con molta ironia: ripeto, queste sono le cose che piacciono a me.

Vi state chiedendo perché un nano? Seguitemi e vi racconto tutto.

Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, dico diversi no ogni giorno, per svariati motivi: per esempio, può dipendere dal fatto che il brand in questione non offra il contenuto che vado cercando in ogni cosa, oppure perché sono io che non potrei offrire loro il giusto posizionamento. Ovviamente, i miei non sono giudizi ma solo opinioni: visto, però, che questo è il mio blog, automaticamente diventa il criterio di scelta. Quando Alessandra mi ha fatto la proposta, sono andata a fare un giro in rete e ho trovato informazioni che hanno fatto sì che Hype Glass mi diventasse subito simpatico.

Alle spalle di Hype Glass c’è un’azienda che si chiama Moa Ottica: era il 1948 quando Giuseppe Maffizzoli (il nonno dei proprietari Renato e Corrado Merlo) la fondò. Dopo le prime commesse per Safilo, Moa si è guadagnata la fiducia di brand come Louis Vuitton, Marni, Ermanno Scervino, Italia Independent e molti altri ancora. Il segreto? La tradizione unita a un continuo investimento in ricerca e sviluppo, un’elevata qualità delle materie prime utilizzate, un rapido ed efficiente sistema produttivo e una tempestiva assistenza post-vendita: grazie a tutte queste caratteristiche, l’azienda di Roè Volciano (provincia di Brescia) si è assicurata un posto ben saldo tra i produttori d’occhiali e rappresenta un fiore all’occhiello del nostro made in Italy. Sì, perché tutto è rigorosamente fatto in Italia, con poco più di 40 dipendenti e macchinari sofisticati posseduti solo da poche aziende in tutto il mondo: Moa ha detto un bel no alla delocalizzazione della produzione in Cina. Evviva! Ho anche scoperto che, per il 2014, i fratelli Merlo vogliono inaugurare una nuova sede produttiva in Veneto e che intendono assumere giovani artigiani. Secondo evviva!

A un certo punto, in casa Moa hanno deciso di buttarsi in una nuova avventura: una linea propria. Hype Glass è nata così e hype, in inglese, significa montatura.

Il mondo Hype Glass
Il mondo Hype Glass

Gli ingredienti?

Prima di tutto, la qualità: le lenti montate sono le migliori al mondo, le Zeiss, e i materiali scelti per le montature sono polimeri di origine vegetale sintetizzati da cotone e legno. Poi, Moa ha pensato al prezzo, decidendo di mantenerlo in un range medio. E, infine, ha compreso l’enorme potenzialità del web, lanciando un passaparola mediatico attraverso la pagina Facebook. È stato dunque così che il brand, lanciato solamente a gennaio, ha fatto passi da gigante, conquistando anche alcune celebrità oltre oceano, come Rihanna e il rapper Kanye West.

Visto che il pubblico che ama questi occhiali è molto eterogeneo, a Renato Merlo è venuta un’idea: scegliere i nani, considerati “testimonial trasversali”. E mandarli a spasso coi blogger: ecco spiegato il progetto “Adotta un nano” 🙂

Foto di gruppo per il progetto “Adotta un nano” di Hype Glass
Foto di gruppo per il progetto “Adotta un nano” di Hype Glass

Ora bando alle ciance: vi lascio con le foto.

E – come si scrive nei titoli di coda dei film – vi assicuro che per la realizzazione di queste immagini nessun nano è stato maltrattato 🙂

Manu

 

… Per prima cosa andate a leggere il post di Alessandra Pepe qui!!!

 

La giornata di Alessandra e Brontolo: al pc. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: al pc. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: un po’ di lettura. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: un po’ di lettura. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: foto ricordo davanti alla fontana. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: foto ricordo davanti alla fontana. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: lei controlla il cellulare, lui aspetta paziente. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: lei controlla il cellulare, lui aspetta paziente. Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: eccoci al pranzo, adesso ci sono anch’io! Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: eccoci al pranzo, adesso ci sono anch’io! Foto di Claudio Amadei.
Le mie foto: il luogo scelto per il pranzo, dettagli.
Le mie foto: il luogo scelto per il pranzo, dettagli.
La giornata di Alessandra e Brontolo: eccoci al pranzo, adesso ci sono anch’io! Foto di Claudio Amadei.
La giornata di Alessandra e Brontolo: eccoci al pranzo, adesso ci sono anch’io! Foto di Claudio Amadei.
Le mie foto: il luogo scelto per il pranzo, dettagli.
Le mie foto: il luogo scelto per il pranzo, dettagli.
Le mie foto: un po’ divo, lui, vero?
Le mie foto: un po’ divo, lui, vero?
… Che ne dite, gli occhiali stanno meglio a me o a lui?
… Che ne dite, gli occhiali stanno meglio a me o a lui?
Le mie foto: volevo mentire ma tanto nessuno ci avrebbe creduto… Confesso, questo me lo sono pappato io!
Le mie foto: volevo mentire ma tanto nessuno ci avrebbe creduto… Confesso, questo me lo sono pappato io!

 

Per approfondire:

Qui il sito di Hype Glass, qui la pagina Facebook, qui Twitter, qui Instagram

Qui il sito del fotografo Claudio Amadei

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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