Mara Garbin: gioielli unici, dall’alluminio alle forme in estinzione

Da quando ho aperto il blog, ho un solo rammarico: vorrei che le giornate fossero fatte di 48 ore. Sono un’iperattiva di natura e quindi, da sempre, ho l’idea che il tempo non mi basti mai, ma il blog ha aumentato questa percezione: tante cose che mi piacciono e che mi incuriosiscono, tempo insufficiente per parlarne. Sempre più spesso passa del tempo – troppo per i miei gusti – tra il momento in cui conosco qualcuno e il momento in cui riesco a parlarne. Oggi, per esempio, riesco finalmente a parlarvi di Mara Garbin: figuratevi che ci siamo conosciute lo scorso giugno al Fashion Camp.

In realtà, Mara era tra i designer che ho selezionato in quell’occasione e dunque anche lei era inclusa nel reportage che avevo scritto e pubblicato: tuttavia, è da allora che desideravo dedicarle una piccola monografia esclusiva, in quanto penso che il suo lavoro sia ricco di spunti interessanti.

Mara Garbin è diplomata in pittura (con lode!) all’Accademia di Belle Arti di Bologna e ha studiato design del gioiello presso la Scuola d’Arte e Mestieri di Vicenza. Per diversi anni ha lavorato come designer presso un’importante azienda orafa di Arezzo e, successivamente, ha lavorato come stilista nel settore accessori moda. La sua ricerca è oggi incentrata e concentrata sul gioiello artistico contemporaneo.

Materiali diversi contraddistinguono e caratterizzano le collezioni di Mara Garbin che realizza a mano prevalentemente pezzi unici: la particolarità è che la designer segue la spinta creativa suggerita dal materiale stesso. I materiali poveri o non nobili sono spesso il filo conduttore e il mezzo di espressione che Mara predilige: alluminio, acciaio, gomma, plastica, materiali di recupero. Uno dei più amati è sicuramente l’alluminio, in quanto ecocompatibile, riciclabile all’infinito e noto per le sue doti di leggerezza: possiede inoltre la caratteristica di avere un particolare bagliore freddo e lunare che lo rende unico. Anche gli “objets trouvés”, gli “oggetti trovati” esercitano un grande fascino su di lei, spingendola a seguire percorsi insoliti e approdando in quelli che lei chiama “luoghi del ritrovamento”.

Mara Garbin al Fashion Camp, giugno 2013
Mara Garbin al Fashion Camp, giugno 2013

È in questi luoghi che Mara incontra gli elementi che diventano poi fonte di ispirazione e di materia prima per i suoi gioielli. Questi luoghi coincidono a volte con la fabbrica, ovvero il “luogo dell’abbandono” nel quale seleziona e recupera il prodotto di scarto industriale (ad esempio l’acciaio): altre volte può essere un magazzino dove salva “forme in estinzione” sotto forma – magari – di oggetti fuori produzione. Ma il ritrovamento può avvenire anche nel quotidiano, popolato secondo la nostra artista da forme alle quali l’occhio non presta più attenzione e che, da lei alterate rispetto alla loro funzione originaria, rivivono attraverso nuovi assemblaggi. Le operazioni compiute da Mara – lo straniamento, il cambiamento di funzione, la sottrazione al contesto che abitualmente ospita l’oggetto – provocano un rovesciamento di logica che propone nuovi e insoliti punti di osservazione.

Quando ho conosciuto Mara Garbin al Fashion Camp, avevo molto apprezzato la collezione Alumina che si declina nelle famiglie Cut, Angular e Tubular. Per la realizzazione di questi pezzi unici e per le satinature, Mara non ricorre né al taglio laser né alle fusioni: ogni singolo gioiello è lavorato artigianalmente a mano. La nuova collezione invernale si evolve, mescolando il bagliore dell’alluminio ai toni scuri delle catene con finiture galvaniche nere o canna di fucile: resta il rigore formale, punto fermo di questa linea di gioielli.

Mara Garbin – Alumina Angular
Mara Garbin – Alumina Angular
Mara Garbin – Alumina Cut
Mara Garbin – Alumina Cut
Mara Garbin – Alumina Tubular
Mara Garbin – Alumina Tubular
Mara Garbin – Alumina inverno 2013. La nuova collezione si evolve, mescolando il bagliore dell’alluminio ai toni scuri delle catene con finiture galvaniche nere o canna di fucile.
Mara Garbin – Alumina inverno 2013. La nuova collezione si evolve, mescolando il bagliore dell’alluminio ai toni scuri delle catene con finiture galvaniche nere o canna di fucile.

Sempre al Fashion Camp, ero rimasta folgorata (è proprio il caso di usare questo verbo!) dalla collezione Volt, composta da gioielli realizzati con materiale elettrico.

Mara li definisce “gioielli ad alta tensione creativa”: i colori sono il giallo, il rosso e il blu, usati in unica nuance o mescolati con un effetto multicolore. Le collane sono disponibili in tre modelli che prendono il nome di 1000, 2000 e 3000 Volt, a seconda delle dimensioni e del numero di connettori elettrici che li compongono.

Mara Garbin – Volt blu
Mara Garbin – Volt blu

La collana che ho scelto e che indosso nelle foto a seguire è il modello 2000 Volt nel colore rosso. Io la adoro e sapete un’altra cosa che mi ha colpita? Per questi pezzi, Mara ha coniato la definizione “corallo tecnologico” e credo che il nome calzi a pennello.

Sì, mi piace.

Estate 2013, MUD, accademia di make-up di Milano: io con la collana 2000 Volt di Mara Garbin. Foto di Valentina Fazio.
Estate 2013, MUD, accademia di make-up di Milano: io con la collana 2000 Volt di Mara Garbin. Foto di Valentina Fazio.

Un’altra collezione della quale mi sono innamorata è quella che si chiama Tubi. Si tratta di gioielli realizzati con tubi in gomma per uso industriale e diciamo che attualmente è un work in progress, Mara ci sta ancora lavorando.

Da collezionista scatenata quale sono, me ne sono aggiudicata uno dei primissimi pezzi, quasi un prototipo: si tratta di un bracciale, di misura variabile grazie al fermaglio in alluminio spazzolato e lavorato a mano. Il tubo, rosso, era originariamente destinato a un uso industriale: è in poliuretano e ha dettagli di scritte tecniche impresse in bianco dal fabbricante.

Il mio bracciale rosso della serie Tubi di Mara Garbin
Il mio bracciale rosso della serie Tubi di Mara Garbin

Non so se vi sia capitato di leggere qui sul blog l’articolo che ho dedicato a un’altra designer di gioielli, Sofia Rocchetti: attualmente Sofia è impegnata in un mostra a Bologna e nella stessa mostra espone anche Mara Garbin che ha portato una collezione molto particolare e alla quale lavora da diverso tempo.

La collezione si chiama Nero come ed è nata da una lunga ricerca su tutto ciò che è nero. Ancora una volta, la designer ha portato avanti uno studio scrupoloso su materiali molto diversi tra loro, uniti da una caratteristica che li contraddistingue e li accomuna: il colore nero, appunto. Parlando di questi gioielli, Mara dice che sono “quasi una sorta di reliquiari moderni”: in effetti ha preso piccole provette, ampolline, contenitori per uso scientifico e li ha usati per custodire e contenere qualcosa di magico, ovvero materiali purtroppo in via di estinzione rispetto alla nostra vita moderna, come il fumo nero di una candela su vetro, la carta carbone per dattilografia (oggi quasi introvabile), la pece, l’inchiostro di china per la scrittura con il pennino.

Mara Garbin – Nero come
Mara Garbin – Nero come
Mara Garbin – collezione “Nero come”, spilla
Mara Garbin – collezione “Nero come”, spilla
Mara Garbin – collezione “Nero come”, spilla
Mara Garbin – collezione “Nero come”, spilla

In questi suoi pezzi unici ha unito dunque materiali legati al passato o legati alla natura – pietra lavica, agata, ebano, frammenti di meteorite – ad elementi moderni e tecnologici – frammenti di cartucce d’inchiostro nero per stampante, plexiglas, pece, tubi in pvc, tappi di penna Bic, guarnizioni in gomma.

Il profumo dell’inchiostro di china l’ha riportata anche al suo primo amore, la pittura: il segno pittorico è dato dalle tracce d’inchiostro e dalle sfumature lasciate dal carbone o dal fumo.

Visto che i modi di dire che coinvolgono il paragone “nero come…” sono moltissimi (nero come uno spazzacamino, nero come un corvo, fame nera, nero come la pece, nero come il carbone, nero come l’ebano, nero come una notte senza stelle…), Mara ha pensato di invitare i visitatori della mostra a scrivere la loro personale idea di “nero come…” su un diario esposto accanto ai gioielli.

Mara Garbin – collezione “Nero come”
Mara Garbin – collezione “Nero come”
Mara Garbin – collezione “Nero come”
Mara Garbin – collezione “Nero come”
Mara Garbin – collezione “Nero come”
Mara Garbin – collezione “Nero come”

La mostra è in corso già da qualche giorno (e continuerà per tutto il mese di dicembre, in fondo all’articolo troverete tutti i dettagli) e Mara mi ha raccontato che, tra i tanti commenti che sono già stati lasciati sul diario, ne ha molto apprezzato uno che ha definito i suoi gioielli come piccoli racconti. È vero, i materiali che Mara ha utilizzato per realizzare i pezzi Nero come sono carichi di storie, soprattutto legate al passato: basti pensare al carbone, alla dura vita nelle miniere, alla maestria di sapienti cesellatori che usavano la pece per il proprio lavoro, agli spazzacamini che diventavano neri per la fuliggine.

Intanto, sul diario, le definizioni di “nero come…” aumentano: nero come il corsaro, nero come una giornata nera, nero come i capelli di Biancaneve che li aveva neri come l’ebano…

Mara Garbin – collezione “Nero come” alla Galleria Terre Rare
Mara Garbin – collezione “Nero come” alla Galleria Terre Rare
Mara Garbin – collezione “Nero come” alla Galleria Terre Rare
Mara Garbin – collezione “Nero come” alla Galleria Terre Rare
Mara Garbin – collezione “Nero come” alla Galleria Terre Rare: visitatori incuriositi…
Mara Garbin – collezione “Nero come” alla Galleria Terre Rare: visitatori incuriositi…
Mara Garbin – alla Galleria Terre Rare: estratto del diario…
Mara Garbin – alla Galleria Terre Rare: estratto del diario…

Cosa posso dire? Subisco da sempre il fascino dell’alchimia, dei materiali antichi e dei reliquiari che ho sempre spiato con un misto di curiosità e soggezione. Amo dunque alla follia il lavoro di Mara e il suo eterno sperimentare, il suo desiderio di dare nuove destinazioni e nuova vita ad oggetti che di vita ne hanno già avuta una.

E non è forse un desiderio onnipresente nell’uomo quello del rinnovarsi e della rinascita?

Manu

 

 

Per approfondire:

Qui trovate il sito di Mara Garbin e qui la sua pagina Facebook

Qui trovate il mio articolo sul Fashion Camp nel quale c’è anche Mara

 

Dove potete trovare la collezione Alumina:

A Piacenza, solo per il mese di dicembre, da Lo Fai Handemade Bar

A Torino, da Creativity Oggetti

A Soave, Verona, da Mani ArtDesign

 

Per tutto il mese di dicembre, trovate la collezione Nero come a Bologna, alla Galleria Terre Rare, nell’ambito della mostra intitolata L’Eterno Femminino: dedicata ai monili di ricerca e contemporanei, essa si incorpora su un altro evento della galleria, Faust e le altre, che mette in mostra opere di Alberto Cini attorno al Faust di Goethe. Il Faust evoca l’alchimia, la simbologia dell’effimero e l’Eterno Femminino: “l’Eterno Femminino è ciò che di immutabile esiste nelle donne, oltre la moda e il costume”, scrisse Goethe. Questo “oltre” è il filo conduttore della doppia mostra.

Qui trovate la pagina Facebook della Galleria Terre Rare e qui trovate l’invito per la mostra L’Eterno Femminino.

La Galleria Terre rare, oltre ad ospitare la collezione Nero Come, è rivenditore a Bologna della collezione Alumina.

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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