Se proviamo a mettere i sogni nel cappello

Supponete che qualcuno voglia fare una piccola ricerca qui sul mio blog allo scopo di verificare quali siano le parole più usate.

Sono pronta a fare una scommessa sulle prime tre: credo sarebbero talento, passione, condivisione.

Talento perché ne parlo spesso e perché amo tutte le sue possibili declinazioni e manifestazioni; passione perché credo che sia il sentimento che dovrebbe governare le nostre vite, perché credo che dovremmo amare ciò che facciamo e perché credo che essa sia un grande potere, uno strumento invincibile; condivisione perché mi piace che talento e passione circolino.

Il post che state leggendo contiene tutti e tre questi elementi e racconta un evento che mi sta molto a cuore: da domani, venerdì 1° maggio, fino a domenica 3 maggio, si terrà ad Arezzo la mostra I sogni nel Cappello, una vetrina nella quale saranno protagonisti i lavori di una trentina di creativi che provengono da tutta Italia e che gravitano attorno al mondo del cappello.

Desidero spiegarvi come questa bella mostra contenga tutte e tre le parole magiche di cui sopra.

L’idea è nata attraverso un gruppo Facebook che si chiama Cappelli che Passione: ne faccio (orgogliosamente) parte anch’io e vi assicuro che di passione ne circola molta. Il gruppo è composto di persone assai diverse tra loro e per questo risulta essere estremamente interessante.

Ognuno posta ciò che ama e qui abbiamo il secondo punto, la condivisione: lo spirito che anima tutti i membri è quello di dare libero corso a foto e informazioni che riguardano un’arte nobilissima, quella del cappello.

Da tutto ciò, dalla passione e dalla condivisione, è nata l’idea di dare una forma concreta: Grazia Frappi, l’amministratrice del gruppo, ha voluto organizzare un’esposizione dei lavori di molti aderenti al gruppo tra i quali cappellifici storici, creatori di moda affermati ma anche emergenti o ancora semplici appassionati. E qui siamo arrivati al talento, dei creatori e di Grazia.

So che la nostra admin (per usare il linguaggio tecnico di Facebook) arrossirà fino alla punta dei capelli per queste mie affermazioni, ma io penso che il talento vada riconosciuto, sempre, e vada giustamente attribuito a chi lo possiede: Grazia ha dimostrato di avere passione e talento (ce ne vuole anche per mettere insieme tante teste e… tanti cappelli), organizzando quella che si preannuncia essere una mostra di tutto rispetto e dai molteplici risvolti, basata su persone che possiedono il sacro fuoco della migliore creatività.

Ecco che – ancora una volta – un social network mostra il suo lato positivo, rivelandosi capace di unire persone geograficamente lontane ma vicine per cuore e passione: ripeto ancora una volta che la bontà di un mezzo dipende dall’uso che sappiamo farne.

Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione proveniente dal Museo della Paglia di Signa
Preview da I sogni nel Cappello – creazione proveniente dal Museo della Paglia di Signa
Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione di Elisabetta Garinei
Preview da I sogni nel Cappello – creazione di Elisabetta Garinei
Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione di Cinzia Bondi
Preview da I sogni nel Cappello – creazione di Cinzia Bondi
Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione proveniente dal Museo della Paglia di Signa
Preview da I sogni nel Cappello – creazione proveniente dal Museo della Paglia di Signa

Nello spazio espositivo dell’Atrio d’Onore della Provincia di Arezzo, che patrocina l’evento, conviveranno creazioni completamente diverse tra loro e ottimamente assortite, dal tradizionale cappello di paglia alla bombetta, dal fascinator con le piume al cappellino in plastica riciclata: la mostra si pone come un contenitore che vuole offrire un punto di vista sulla declinazione attuale del copricapo nelle forme nuove in cui si è evoluto, lasciando il rigore del passato per giungere a linee alternative, sempre ricche di fascino e charme.

Fascino e charme, sì, caratteristiche che il cappello ha sempre portato con sé – aggiungo eleganza e talvolta mistero – attestandosi come un accessorio ricco di significati, in grado di indicare appartenenza a un gruppo e anche condizione sociale ed economica.

È così importante da aver dato origine perfino a dei modi di dire, pensate a frasi come appendere il cappello al chiodo, tanto di cappello, prendere cappello: fanno capire quanto il cappello sia radicato nel vissuto, nella cultura, nelle tradizioni, nelle usanze e nell’eredità storica del nostro paese.

Tempo fa, parlando di un brand che amo molto (Capplé), avevo raccontato un piccolo aneddoto collegato al Museo del Cappello Borsalino di Alessandria: tra i tanti documenti conservati, si può leggere una frase di Rosa Veglio, la mamma di Giuseppe Borsalino.

Il giovane (divenuto poi, come tutti sanno, una leggenda) era piuttosto irrequieto e di scarsa applicazione agli studi: quando iniziò a lavorare come apprendista cappellaio, la signora Rosa gli disse “tì at devi bitet a fé el capplé almen at sbrai cui ié la testa”, ovvero “devi metterti a fare il cappellaio, almeno saprai che esiste la testa”.

Lo trovo un concetto fantastico.

Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione di Mode Liana
Preview da I sogni nel Cappello – creazione di Mode Liana
Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione JCN Fascinators & Little Hats by Claudia Della Frattina
Preview da I sogni nel Cappello – creazione JCN Fascinators & Little Hats by Claudia Della Frattina
Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione di Mirko Tomei
Preview da I sogni nel Cappello – creazione di Mirko Tomei
Preview da <em>I sogni nel Cappello</em> – creazione di Mirko Tomei, dettaglio
Preview da I sogni nel Cappello – creazione di Mirko Tomei, dettaglio

Oggi, più che essere sinonimo di uno status, il cappello è soprattutto una scelta fatta in base al proprio gusto personale ed è questo l’aspetto che Grazia e io amiamo, la scelta e la personalità: per fortuna, dopo un periodo di minore uso, i capelli sono tornati in auge, sebbene i veri appassionati non si sono mai fatti fermare dal fatto che potesse essere più o meno desueto.

E non è più solo un accessorio: come recita la presentazione in Cappelli che passione, è “una continuazione di chi lo indossa”.

Il nome della mostra, I sogni nel Cappello, colloca il copricapo come espressione del nostro lato più onirico e fantasioso: titolo perfetto, mia cara Grazia. E i trenta creativi dimostrano di avere molto da dire in merito e di avere ciascuno una propria personalità ben distinta.

E se, come mi piace dire, i sogni nel cassetto fanno la muffa (tiriamoli fuori!), quelli nel cappello, invece, possono essere portati con noi per essere realizzati.

Un’ultima cosa: l’ingresso a questa bellissima esposizione è gratuito, ma si fa un invito caloroso, in particolare in occasione dell’inaugurazione, ovvero quello di indossare il cappello.

Ça va sans dire, giusto? 😉

Manu

 

 

 

Tutte le foto dei cappelli sono opera di Fotozoom Arezzo

 

 

 

Mostra I sogni nel Cappello

Atrio d’Onore della Provincia

Via Ricasoli, 50 – Arezzo

Ingresso gratuito, 1, 2 e 3 maggio

L’inaugurazione avrà luogo venerdì 1° maggio alle ore 17 (e ricordatevi il cappello, se volete): seguirà un simpatico show cooking… con cappello (ovviamente!) del team femminile dell‘Associazione Cuochi di Arezzo e una piccola degustazione di vini guidata da AIS in collaborazione con Strada del Vino Terre di Arezzo.

I giorni sabato 2 e domenica 3 maggio la mostra sarà aperta dalle 09:30 alle 18.

L’allestimento dell’esposizione è realizzato in collaborazione con Fiori d’Arancio e prevede, durante l’inaugurazione e in momenti prestabiliti durante il week-end, un percorso sensoriale guidato nel mondo dei profumi a cura di Profúmico e legato alla storia del cappello.

Durante l’inaugurazione e in alcuni momenti dedicati nelle giornate successive, sarà possibile assistere alla creazione dal vivo di fiori in seta realizzati dalla maestra artigiana Adriana Ghisolfi che creerà sotto gli occhi dei presenti oggetti unici, preziosi ornamenti e rifiniture di pregio per cappelli e accessori moda.

La mostra è indicata tra gli eventi collaterali della celeberrima Fiera Antiquaria di Arezzo che la patrocina; gode inoltre del prestigioso patrocinio del Museo della Paglia di Signa, realtà storica di grandissima valore che sarà anche presente con alcuni cappelli selezionati appositamente per l’occasione (come avete visto qui sopra).

Ecco gli espositori presenti in ordine rigorosamente alfabetico:

Bifolchi Serena – Siena
Bondi Cinzia – Modena
Cappelleria Palladio – Vicenza
Della Frattina Claudia – Roma
De Luca Donatella – Arezzo
Divertissement di Del Gamba Agnese – Arezzo
Frilli Colombo – Milano
Garinei Elisabetta – Viareggio (LU)
Gemma Verno’ HATS – Milano
Giardina Gabriella – Palermo
Giovinazzo Roberta – Roma
Lauricella Valentina – Palermo
Milocco Donatella – Gorizia
Mode Liana – Firenze
Moretti Marisa – Erice (TP)
Museo della Paglia di Signa
Niccia Alice – Montappone (FM)
Palombi Laura – Brescia
Permunian Michela – Rovigo
Qte Design – Città di Castello (PG)
Rapini Patrizia – Arezzo
Russotto Simonetta – Palermo
Savastano Adriana – Barcellona / Napoli
Stybel Accessori Moda di Stefania Belfiore – Pescara
Tocado Marisol – Napoli
Tauro Nina – Torino
Tessilnova di Grisolini Claudio – Stia (AR)
Tomei Mirko – Viareggio (LU)
Ullalà Cappelli – Trieste
Zena HAT – Milano (gia vista su A glittering woman qui)

Sarà inoltre presente un corner dedicato a spille che ritraggono signore con cappello in abito vintage: sono quelle firmate ReFuse di Antonella Fenili. Sono orgogliosa di aver messo in contatto Grazia e Antonella (vi ricordate di lei? Ne ho parlato qui).

Trovate il gruppo Cappelli che passione qui.

Trovate il sito del Museo della Paglia e dell’Intreccio Domenico Michelacci qui.

Un piccolo regalo per gli amanti del cappello e per chi visiterà la mostra, per districarsi tra modelli e nomi (immagine pubblicata tempo fa nel gruppo <em>Cappelli che passione</em> da Cristina Panizzi, uno dei membri)
Un piccolo regalo per gli amanti del cappello e per chi visiterà la mostra, per districarsi tra modelli e nomi (immagine pubblicata tempo fa nel gruppo Cappelli che passione da Cristina Panizzi, uno dei membri)

 

 

 

Nota postuma dell’autrice 🙂

Considerato che desidero rendere partecipi anche tutti coloro i quali non possono recarsi ad Arezzo, aggiungo un paio di video che raccontano I sogni nel Cappello attraverso la viva voce della brava Grazia Frappi (nel primo c’è anche Agnese Del Gamba, fantastica creativa che partecipa alla mostra) nonché un album con tanti scatti realizzati all’inaugurazione da un fotografo altrettanto bravo, Nicola Impallomeni.

 

 

 

 

 

Se vi va, potete seguire A glittering woman su Facebook | Twitter | Instagram

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Maria Cavani
Reply

Stupendo tutto……meraviglie mai viste

Manu
Reply

Buongiorno cara Maria 🙂
Sbaglio o facciamo entrambe parte del gruppo “Cappelli che passione”?
Sono felice che tu sia passata a trovarmi qui sul blog e grazie per queste tue gentili parole di apprezzamento che mi fanno immensamente piacere.
(Ti ho dato del tu, spero di non essere stata scortese o inopportuna)
Buon week-end e ancora grazie,
Manu

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