Irene Navarra e i due anni di A glittering woman

Venerdì 1° maggio, A glittering woman ha compiuto due anni.
Sono tanti o pochi? Sinceramente non so dirlo.
So che, in realtà, il progetto esisteva da parecchio tempo ma che solo due anni fa ho trovato l’ardire e lo slancio per concretizzarlo.
So che, recentemente, ho letto una statistica: ogni giorno vengono creati tantissimi nuovi blog, eppure la loro vita spesso non va oltre i 6 mesi, quindi Agw è quasi un veterano (scherzo).
So che, in questi due anni, sono successe molte cose, alcune belle e altre meno, diverse agevolate – nell’uno e nell’altro verso – dall’esistenza di tale spazio.
So, infine, che tenerlo vivo mi dà gioia, entusiasmo, energia.
Non ho intenzione di parlare né di abiti né di accessori né di mostre, oggi, né ho intenzione di auto-celebrarmi: sento che i pensieri vanno un po’ a briglie sciolte (sono spettinati, come direbbe Florisa, una mia cara amica) e così desidero raccontarvi di un incontro. I protagonisti sono Irene Navarra, poetessa; Emma, cane golden retriever; Akira, gattina persiana.
Come si collegano tra loro?
Diciamo che ci sono cose che mi toccano nel profondo e che una di queste è la gentilezza: la gentilezza fa da collegamento, parte dal blog e da Irene, passa per Emma e arriva fino ad Akira.
Ora vi spiego come.
Avete presente la frase “Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso”, quella che si trova ovunque sul web, postata su Instagram e su Facebook?
È diventata celebre al punto che è diventata un po’ di tutti: ho provato a fare qualche ricerca e sembrerebbe che l’autrice sia Anne Herbert. Wikipedia riporta (e non è l’unica a sostenere tale tesi) che la scrittrice americana fu la prima a vergare le parole “Practice random kindness and senseless acts of beauty” sulla tovaglietta di un ristorante: era il 1982 e da allora quelle parole hanno girato tutto il mondo.
Sarò un po’ sdolcinata, ma a me questa frase piace: trovo che sia uno slogan quasi rivoluzionario in tempi in cui essere gentili è sempre più spesso cosa poco praticata.
E devo dire che, così come cerco di praticare atti di gentilezza, spesso mi capita di riceverne, com’è appunto successo con Irene Navarra: ricevere gentilezza mi commuove e tocca corde segrete che, vibrando, producono nuovi pensieri.
La strada di Irene e la mia si sono incrociate attraverso il web: quando può, lei legge ciò che scrivo e io, a mia volta, sono una frequentatrice dei suoi canali.
Un giorno, mi ha fatto arrivare un libro intitolato La terra, la visione: lei è l’autrice delle bellissime liriche, meravigliosamente accompagnate dal pittore Roberto Faganel.
Il volume racconta in modo assai coinvolgente una terra e la visione che i due artisti riescono a suggerire attraverso versi e pennellate: protagonista è Gorizia e i suoi dintorni col Carso, il fiume Isonzo, i filari di vite, la bora.

Irene Navarra e Roberto Faganel sono riusciti a farmi vivere le stesse emozioni che, da adolescente, provavo leggendo le poesie di Giuseppe Ungaretti (impossibile, per me, dimenticare San Martino del Carso e La madre): grazie a loro, mentre leggevo i versi e accarezzavo le pagine, ho provato la stessa struggente passione che avevo sentito attraverso le parole di colui che per me è uno dei più grandi autori del ‘900.
(Piccolo inciso: il tema che scelsi per la maturità parlava di un confronto tra la poetica di Leopardi e Ungaretti. Non ricordo l’esatto svolgimento, eppure ricordo distintamente la conclusione alla quale giunsi, espressione di tutta la mia simpatia verso il secondo.)
Oltre al meraviglioso viaggio in terra goriziana, il dono e il gesto di gentilezza di Irene mi hanno consentito un’ulteriore esperienza: il volume, infatti, è dedicato a Emma, il suo amato golden retriever, e al doloroso sentimento di mancanza provocato dalla sua morte.
Emma è presente in molte delle liriche e nella bellissima dedica.
“A Emma: così grande il dolore della perdita che si rinnova a ogni parola, a ogni frase, a ogni ricordo. La tua presenza permea questo libro fino nella sua più profonda anima; la tua assenza lo rende un pungolo rovente poiché le immagini belle riaccendono la speranza di averti ancora. Le tue ossa bianche e lisce come la luce mi parlano di mondi che ancora non conosco. Non è un addio, ma un per sempre.”
A voi capita di giungere all’elaborazione di un sentimento attraverso le parole di un’altra persona, magari tempo dopo aver vissuto un fatto? A me sì, è capitato diverse volte.
Col suo gesto e con le sue parole, Irene ha fatto sì che io giungessi a riconsiderare e rielaborare un mio fatto personale.

Dovete sapere che ho sempre amato gli animali, ma, durante l’infanzia e l’adolescenza, non ho mai avuto l’opportunità di avere un amico peloso: i miei genitori erano contrari al fatto di tenere animali in appartamento e, tra l’altro, mia mamma soffre di parecchie allergie.
Quando conobbi Enrico, nel 2005, appresi subito che era il proprietario di una gattina persiana di nome Akira.
Akira era una trovatella, una delle tante vittime degli abbandoni estivi: Enrico l’aveva trovata sotto casa sua, l’aveva sfamata e si era adoperato per rintracciare il padrone. Capito che non si era persa ma che era stata abbandonata, l’aveva adottata.
Quando entrai nelle loro vite, Akira non la prese bene: ero un’intrusa giunta a turbare la sua vita con l’adorato padrone. Dal canto mio, avevo sempre avuto un debole per i cani e meno per i gatti.
Come spesso accade tra femmine (anche se in questo caso di razze diverse), il nostro rapporto iniziò sotto il segno del conflitto anziché all’insegna della complicità.
Ricordo benissimo una volta in cui si mangiò una piantina che mi avevano regalato in ufficio per Natale, ovviamente vomitandola tutta sui cuscini avorio di una poltroncina. Oppure quella volta in cui tirò giù dallo stendibiancheria una mia sottoveste in seta celeste per farci la sua cuccia.
Andavamo avanti tra alti e bassi, alternando periodi di antipatia dichiarata ad altri di amore: a volte, quando Enrico era via per lavoro, lei veniva sul divano con me, le facevo i grattini e ci addormentavamo insieme. Quando mi svegliavo, magari verso le due o le tre di notte, lei era ancora lì, raggomitolata al mio fianco.
Sto usando il passato perché circa un anno fa, a fine gennaio 2014, Akira è mancata: è toccato proprio a me rincasare e trovarla rantolante sul pavimento, con gli occhi spalancati.
Posso dire senza tema di smentita di aver provato poche volte in tutta la mia vita una sensazione così orrenda e agghiacciante, un misto di angoscia, paura, incredulità, impotenza.
Fino al giorno prima stava bene o sembrava stesse bene, in un paio di giorni è andata via.

Akira
Akira

Solo quando è morta, solo quando ho vissuto l’enorme dolore di Enrico, solo quando a mia volta ho provato un dispiacere profondo e un vuoto, solo allora ho capito quanto ero stata stupida, meschina, egoista e puerile per ben 9 anni.
Perché, tra noi, ero io quella che avrebbe dovuto perseguire la strada della gentilezza anziché comportarmi come una bambinetta gelosa.
La giusta punizione è il misto di rimpianto e nostalgia che provo oggi: i primi tempi, mi sembrava, a volte, di sentirla ancora miagolare.
Non posso tornare indietro né posso rimediare in alcun modo al torto che ho fatto ad Akira e anche a Enrico che l’amava tanto, al punto che per lui parlarne è ancora doloroso.
Eppure, questa confessione dalla quale non esce certo un mio ritratto lusinghiero è un piccolo riscatto per Akira, una rivalsa morale tutta racchiusa in un sentimento che, quando bisticciavamo, mai avrei pensato di poter provare: mi manchi, muso grigio dagli occhi gialli.
Sono felice di festeggiare i due anni del blog così: non una celebrazione personale (squalliduccio, no?), bensì il gesto di gentilezza di Irene Navarra che mi ha portata a riflettere, ad ammettere errori e debolezze.
Avere un blog, per me, è anche questo.
Scrivere mi aiuta a condividere le mie passioni, è vero, ma mi serve altrettanto a dire “sono un essere umano con tanti limiti”.
Mi aiuta a riflettere su parecchie cose, per esempio sul fatto che ho ancora molta strada da percorrere per quanto riguarda il raggiungimento di quella gentilezza predicata da Anne Herbert.
Se mi chiedessero a cosa vorrei che assomigliasse il mio blog, un giorno, quando giungerà a maturità, so cosa risponderei: vorrei che sapesse emozionare e coinvolgere esattamente come sanno emozionarmi e coinvolgermi gli scritti di persone come Irene Navarra e altri che ho avuto la fortuna di conoscere grazie alla decisione di aprirmi al mondo.
Vorrei che il blog potesse dare qualcosa, non solo a me ma anche agli altri. Ecco, questo mi renderebbe davvero felice.

Grazie a Irene, a Enrico (sempre), a chi c’è stato in questi anni, a chi legge.

E tanti auguri alla mia creatura: finché A glittering woman porterà avanti questa visione, varrà la pena tenerla in vita.

Manu 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Irene Navarra è nata e vive a Gorizia. Laureata in Lettere Classiche con indirizzo archeologico, è stata docente di letteratura italiana e latina. Ha pubblicato diversi libri di versi e ha curato, tra l’altro, un’antologia di giovani poeti giuliani. Ha condotto laboratori di lirica haiku (componimenti poetici nati in Giappone), si occupa di scrittura creativa, di critica letteraria e progetta eventi culturali: ha allestito rappresentazioni su Alda Merini ed è fondatrice della libera associazione di donne Artemisia Eventi che opera per il recupero di un uso competente della lingua. Tra i riconoscimenti che ha ricevuto c’è anche il premio nazionale “Cesare Pavese”.

Qui potete trovare il sito di Irene Navarra, qui la sua biografia completa, qui il suo blog (presente anche nella sezione Cosa leggo di questo mio spazio) e qui la pagina Facebook dell’associazione Artemisia Eventi.

Roberto Faganel è nato a Vertoiba, in provincia di Gorizia. Nel 1962, poco più che ventenne, ha allestito la sua prima personale segnalandosi per originalità ed eclettismo nella ricerca pittorica. Dopo aver vissuto e lavorato in Kenia, Uganda e Tanzania, ha iniziato a viaggiare tra Hawaii, Canarie, Canada, Stati Uniti, India, Tunisia. Da viaggiatore instancabile, Faganel coglie e rappresenta sia le condizioni paesaggistiche e sociali dei paesi e dei popoli con cui, di volta in volta, entra in relazione sia le proprie emozioni e suggestioni.

Qui potete trovare il sito di Roberto Faganel e qui la sua biografia completa.

Se vi ho incuriositi e siete interessati al libro La terra, la visione – Gorizia (e dintorni) tra realtà e sogno pubblicato da Edizioni della Laguna, lo potete trovare qui.

 

 

 

 

 

Se vi va, potete seguire A glittering woman su Facebook | Twitter | Instagram

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Irene Navarra
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Rispondo con gli occhi colmi di pianto. Gratitudine e ricordi si intrecciano, il nodo alla gola si fa insostenibile. Credo ci sia una strada segnata per le persone di uguale sentire. Quando mi sono soffermata per la prima volta sulle pagine di questo magnifico blog, ho pensato: “Ecco un’anima bella!”. Non sbagliavo. Così, adesso siamo qua a raccontarci sentimenti ed emozioni in un interscambio straordinario che arricchisce acculturando. Anche il pittore Roberto Faganel sarà felice delle tue parole. Lui, dopo aver letto le liriche dedicate a Emma, ha osservato: “Tu scrivi, come io dipingo”. Ed è nato il libro. Ora “La terra, la visione” parla di nuovo grazie a te. Si rinnovella in suggestioni condivise. Indelebilmente presenti nei nostri cuori, Akira ed Emma splendono come gemme rarissime di una cronaca destinata a durare.
Grazie.
Ti abbraccio,
Irene

Manu
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Sai, cara Irene, che sostengo anch’io la tua stessa teoria?
Anch’io credo che le persone di uguale sentire siano destinate a una strada comune che le fa incontrare, prima o poi, e permettimi di dire anche un’altra cosa: pensare di essere stata destinata a condividere il sentire di una persona come te mi riempie di orgoglio e di gioia, perché tu sei straordinaria.
In realtà, io ho ancora molto cammino da fare, ma sono volenterosa: per questo sono grata – molto! – del fatto di incontrare persone del tuo calibro, perché credo profondamente nello scambio e nella possibilità di arricchimento intellettuale e sentimentale.
Ti prego di portare i miei saluti e la mia ammirazione al Maestro Faganel: concordo sulla sua visione, le sue pennellate e i tuoi versi raccontano e suggeriscono le stesse emozioni.
Ti abbraccio anch’io, forte,
Manu

florisa
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Mia carissima Manu…bambina al Luna park,ho letto come sempre con gioia e avidità le tue parole attraverso cui ho potuto conoscere Irene,Emma, Roberto e Akira…Io ,come tu sai,amo moltissimo gli animali e sono praticamente cresciuta con loro.Quando i miei si sono sposati ,mio padre che era orfano del suo ,manteneva sia la madre che i tre fratelli giovanissimi e quindi non potette andare a vivere con la sua sposa e cominciare così una vita a due.Dovette rimanere con la famiglia di origine in una casa molto sgarruppata a piano strada ,senza finestre e con un bagno che consisteva nel water riparato da una tenda di broccato a cerchi color amaranto.Io e mia sorella siamo nate lì e lì abbiamo vissuto i tre anni più belli della nostra vita fra zii ragazzini che ci portavano da incoscienti a cavalcioni a 100km orari sulla moto guzzi rossa di mio padre quando lui era al lavoro.Lì mia nonna creava le sue meraviglie circondata da tutti i gatti della strada.Nessuno di loro ha mai avuto un nome:mia nonna li chiamava tutti MICETTA,sia che fossero maschi che femmine.Spesso venivano a partorire sotto il letto grande dei miei genitori ed io e mia sorella assistevamo meravigliate a questo miracolo.Poichè i gatti erano come numero superiore al nostro nucleo familiare ,ogni volta che nascevano i cuccioli mia nonna ci diceva di buttarli nel Water ingannandoci con la scusa di fargli fare loro un bagno,ma sistematicamente li recuperava,li asciugava e li metteva vicino alla loro mamma.Immagina alla fine quanti gatti avevamo per casa.Era un miagolio musicale e festoso accentuato dal fracasso che ogni notte uno dei miei zii faceva tornando con mio padre da serate in cui suonavano (ti ho mai detto che mio padre era un jazzista?)..Mio padre suonava il sax e il clarino, ma mio zio suonava la batteria..ti lascio immaginare cosa succedeva di notte fra piatti e tamburi che cadevano ..Inoltre mio zio aveva il vizio di fumare dopo il rientro,ma vedendoci poco (era cieco ad un occhio) ed evitando di accendere la luce per non svegliarci (hai capito che dormivamo in una specie di grande stanzone) la sigaretta spesso si avvicinava troppo alla tenda a cerchi di broccato rosso amaranto mandandola a fuoco..Erano notti memorabili…Mi sono divertita tanto..Quando finalmente mia nonna e i miei zii ebbero la casa popolare,noi ci trasferimmo in una casa vera,con balconi e finestre,con il bagno con la porta ,con la cucina e le stanze da letto.ma l’allegria ,la gentilezza dei miei zii dolcissimi,la creatività straordinaria di mia nonna e il miagolio festosi dei tanti gatti mi sono sempre mancati.Non ho potuto mai fare a meno di bestioline,loro mi hanno segnato.Ho avuto cani,gatti..spesso non sono riuscita a dare loro un nome perché recuperavo sempre quelli più malati e malconci che morivano dopo poco il recupero.L’aiuola di fronte alla mia finestra è diventata un piccolo cimitero di creaturine:passerotti, lucertoline,gatti e cuccioli di cane. Naturalmente anche i miei figli vivono con amore il rapporto con gli animali.Da adulta ho avuto per molti anni cani e gatti contemporaneamente ..che mi hanno lasciato quasi tutti molto anziani.Ogni volta è terribile e straziante…ma non sono quella che dice :non voglio più soffrire e non prenderò più animali!..ogni volta sulla mia strada poco dopo la loro morte, trovo un’anima che mi guarda con gli occhioni dolci e me la porto a casa.La settimana scorsa ho perso Sgribby ,la mia gatta leader.Anni 17 di amore,giochi,coccole e grattini….Omar uno degli altri miei gatti che stava con lei da 12 anni ,la cerca piangendo ….perché gli animali hanno un’anima e dei sentimenti.Ora perché ti ho scritto tutto questo invece di farti le mie congratulazioni per i due anni del tuo blog? perché nonostante abbia fatto la messa in piega ai miei pensieri..quelli ,che tu sai sono permalosi e indisciplinati,si sono tolti i bigodini e stanno ballando la rumba…Cara manu sono felice che tu abbia avuto questa bella idea del blog,pensa se non lo avessi fatto che perdita per tante persone che ti seguono ,ti ammirano e sono felici di leggerti.Pensa che non ci saremmo “intercettate” ed io non avrei avuto dalla vita in regalo TE….Ti voglio bene e un giorno riusciremo ad incontrarci.Ci riconosceremo subito ..tu avrai il tuo visino sognante e quel sorriso stupito e meravigliato che hanno le bambine al Luna park..io sarò quella che corre dietro ai pensieri spettinati..un abbraccio

Manu
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Mamma mia che dono meraviglioso ho appena ricevuto!
Tu dici che io sono stata un regalo per te… No, TU sei un regalo, un regalo per me! E allora, in quest’ottica, devo davvero ringraziare il blog e devo essere felice di averlo aperto: evviva!
Oh, Florisa cara, tu hai il potere di trasportarmi in mondi meravigliosi, di farmi fare viaggi straordinari: mi fai emozionare, piangere, ridere. E non mi importa se a qualcuno può sembrare che io sia una piagnona: quant’è bello commuoversi fino alle lacrime, siano esse di gioia, di dolore o di coinvolgimento, è una cosa che mi fa sentire così viva.
Grazie, grazie, grazie e ancora grazie per avermi regalato questo quadro meraviglioso (no, non mi avevi detto che tuo padre fosse un jazzista… sax e clarino, che meraviglia!), anzi, per averlo regalato a chiunque passerà di qui: spero ne godranno come ne ho goduto io.
Ti voglio bene anch’io, sai, e spero davvero che un giorno ci incontreremo finalmente di persona perché è così bello questo sentimento tra noi, è così bello il volerci bene attraverso gli scambi epistolari qui e su Facebook: da non credere che non ci siamo mai viste, da non crederci talmente il nostro legame risulta invece forte. Eppure è così, è un piccolo miracolo che nasce da un sentire condiviso, come scrive anche Irene nel commento qui sopra.
Sì, quel giorno ci riconosceremo, ne sono certa: ci stringeremo in un abbraccio e poi balleremo scatenate la rumba insieme ai nostri pensieri liberi e indisciplinati.
Nell’attesa, ti abbraccio forte, sebbene – ancora una volta – virtualmente.
Tua,
Manu

Irene Navarra
Reply

Florisa, Manu e Irene insieme ballando la rumba.
Mentre i pensieri si fanno di vento e l’anima vola.
Grazie.
Un abbraccio affettuoso,
Irene

florisa
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si..mi piace molto questa immagine Irene! Tu ,Manu ed io che balliamo la rumba facendo leggera leggera la nostra anima mentre i pensieri si fanno spettinare ancora una volta,ma da un vento di allegria,dolcezza ,amicizia tutta al femminile…..belle queste ragazze!!!

Manu
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Quando succedono queste magie, quando nascono nuove conoscenze che danno luogo ad alchimie così belle tra donne che stimo immensamente, sono felice da impazzire e divento orgogliosa di questo spazio.
Sì, la rumba a tre è un’immagine bellissima che mi accompagnerà facendomi sorridere di tanto in tanto.
Siete fantastiche!
Manu 🙂

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