Se Kamala Harris mi convince a festeggiare il mio compleanno…

Detesto novembre anche se è il mese del mio compleanno, anzi, forse proprio per questo.
O forse lo detesto così come non provo simpatia per nessuno dei mesi caratterizzati dal freddo e dalla poca luce.
E a lui, a novembre, non perdono nulla, esattamente come nulla perdono a me stessa: l’ho ammesso tante volte, sono comprensiva con gli altri quanto poco lo sono con me stessa.

Tuttavia, da sette anni, da quando esiste A glittering woman, al mio compleanno dedico addirittura un post qui nel blog (quanto riesco a essere incoerente).
Quest’anno, come magari immaginerete, non avevo affatto voglia di fare il solito post perché c’è poco da festeggiare (vedere COVID-19), ma poi ho deciso di non interrompere quella che ormai è diventata una piccola tradizione, stavolta non tanto per festeggiare quanto per esorcizzare.

Esorcizzare, sì.

Dite che esagero?

E allora vi chiedo… ma voi come vi sentite in questo periodo?

Vi dico ciò che accade a me.

Ci sono giorni in cui mi alzo e mi riesce faticoso anche solo pensare e concentrarmi, figuriamoci agire.
In giornate di questo tipo, faccio fatica a fare le due cose per me di solito più abituali e spontanee, ovvero pensare (e in verità penso troppo) e scrivere (e anche in questo spesso esagero) e mi viene difficile perché mi sento sospesa e incerta, inquieta e svuotata.
In questi casi, nemmeno le mie amatissime camminate in campagna in assoluta solitudine mi riappacificano con il mondo e – soprattutto – con me stessa, nemmeno loro riescono a essere ciò che di solito sono, ovvero un toccasana per il fisico e un rimedio per tenere a bada ansia, inquietudine, pensieri cattivi o tumultuosi.

Altri giorni, invece, mi alzo e mi sento piena di energia, mi dico «basta ansia e inquietudine» e mi sforzo di crederci: riesco a mettere in fila i pensieri, provo a razionalizzare e a creare un po’ di ordine.
È quindi in giornate di questo tipo che cerco di portare avanti cose e azioni concrete che spero possano aiutare me e magari anche altri.

La verità è che vorrei tanto poter aiutare tutte le persone che stimo (è la mia indole ed è sbagliato, lo so), ma chiaramente non ho forze, energie e tempo sufficienti, anche perché io per prima avrei spesso bisogno di aiuto.
Non posso salvare tutto e tutti (e nessuno me l’ha mai chiesto, so anche questo) ed è una realtà con cui devo fare i conti se voglio iniziare a trovare un po’ di pace.

Ma torniamo a novembre, a questo novembre, a quest’anno complicato e a come esorcizzare il tutto.

Perché in verità c’è una cosa che mi è piaciuta del 2020 e di novembre stesso: l’elezione di Joe Biden a 46° presidente degli Stati Uniti, nomina accompagnata dall’elezione di Kamala Harris come vicepresidente.

E permettetemi di chiarire perché considero questa elezione una buona notizia, certo non perché io sia pro democratici (il partito di Biden) e contro i repubblicani (il partito dello sconfitto Trump).

In questo momento, non sento di appartenere né alla sinistra né alla destra perché, qui in Italia, non mi sento rappresentata da nessun partito e tanto meno da nessun politico: in ognuno di loro vedo luci e soprattutto ombre, molte ombre, e francamente sono disorientata, scoraggiata e delusa.
Figuriamoci, dunque, se posso schierarmi nettamente per i democratici o per i repubblicani.

In realtà, non so nemmeno se Biden rappresenti davvero la scelta migliore per gli Stati Uniti – e per il mondo.
Non so che presidente sarà, ma so che ho visto abbastanza di Donald Trump e che è ora di cambiare, perché l’uomo più potente del mondo non può essere uno che semina rancore e discordia.

Ma ciò che mi piace davvero tanto è l’elezione di Kamala Harris.
La prima donna eletta vicepresidente degli Stati Uniti.
La prima donna americana con madre di origine indiana e padre di origine giamaicana.
La prima donna vicepresidente degli Stati Uniti che, mentre afferma con forza «sono la prima ma non sarò l’ultima», veste di bianco, esattamente come le suffragette a inizi Novecento (date un occhio qui), quando il 26 agosto 1920, proprio negli USA, venne finalmente approvato il 19° emendamento con il quale le donne americane (anche se non tutte le donne, in verità) ottennero il diritto di voto.

1920-2020: sono passati esattamente cento anni ed ecco che oggi arriva Kamala Harris.
Sono ancora più galvanizzata di quando Barack Obama fu eletto alla presidenza, prima persona di origini afroamericane a ricoprire tale carica.

Nell’anno in cui negli Stati Uniti è stato ucciso George P. Floyd e in Italia è stato ucciso Willy Monteiro Duarte, nell’anno in cui in Italia e in tutto il mondo continuano a consumarsi senza sosta omicidi dettati dall’odio razziale e di genere, l’elezione di una donna – americana con origini indiane e giamaicane, lo ribadisco – che andrà a coprire un ruolo tanto prestigioso è secondo me un fatto importantissimo.

È un piccolo seme, certo, ma io spero che possa germogliare.

Esattamente come quando, nel 1955, vennero arrestate Claudette Colvin (appena quindicenne) e Rosa Louise Parks, entrambe nere, entrambe accusate di aver rifiutato di cedere il posto su un autobus a una persona bianca: il loro rifiuto ad alzarsi diede grande impulso alla protesta civile e politica contro la segregazione razziale e al movimento per l’ottenimento dei diritti civili.

Esattamente come quando, negli Anni Sessanta, la matematica, informatica e fisica Katherine Johnson entrò alla NASA, una delle prime donne afroamericane a rompere tabù e discriminazioni, dando un contributo fondamentale allo sviluppo dell’aeronautica statunitense e ai programmi spaziali, peraltro nell’ambito di un team di cui facevano parte Dorothy Vaughan e Mary Jackson (anch’esse afroamericane e se volete saperne di più, leggete le pagine Wkipedia dedicate qui qui qui oppure guardate il bellissimo film Il diritto di contare che racconta le loro storie).

E se oggi, nonostante il posto di Claudette Colvin e Rosa Parks su quegli autobus e nonostante il posto di Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson alla NASA, siamo ancora alle prese con problemi come il razzismo e il sessismo, forse il posto di Kamala Harris alla Casa Bianca, pur come vicepresidente, ci aiuterà a compiere un altro passo necessario lungo la strada di una società più equa e verso la parità di diritti per tutti.

E se Kamala Harris diventa vicepresidente con Joe Biden esattamente come lo stesso Biden lo fu con Barack Obama, nulla mi impedisce di sperare e sognare che nel 2024 possa essere invece lei a vincere le elezioni.

Quattro anni fa, pur dubbiosa, avevo augurato buon lavoro a Trump (qui) poiché reputavo assolutamente necessario accantonare le asprezze della campagna elettorale.

Oggi auguro buon lavoro a Joe Biden, sperando che davvero sappia mantenere le sue promesse di riconciliazione, per gli States e per il mondo intero, e sperando che Kamala Harris renda reale quel suo magnifico proposito, essere la prima ma non l’ultima.

L’altro giorno, mentre leggevo dei post e degli articoli su Kamala Harris e mentre ripensavo a donne come Katherine Johnson e Rosa Parks nonché alle suffragette degli Anni Venti, mi sono resa conto di avere il sorriso sulle labbra e allora mi è venuto un pensiero: in fondo non sono poi molto cambiata dall’adolescente che andava alle manifestazioni per la pace e l’uguaglianza.
È cambiata solo la modalità: oggi mi esprimo attraverso questo blog, ma gli argomenti che mi stanno a cuore sono rimasti gli stessi.

La mia parte idealista non è morta, per fortuna. Nonostante tutto, sono riuscita a salvarla.
È ancora lì, forse un po’ ammaccata, ma resiste, sopravvive alle ansie e alle inquietudini.

In fondo, non è un risultato da poco…
Ecco che adesso – dopo aver esorcizzato grazie a Kamala e alla sua elezione – mi appare cosa giusta perfino festeggiare e farlo ancora una volta qui, con questo post.

Buon compleanno a me, allora.
E grazie a voi di esserci.

Manu

 

P.S. (1): A proposito del tailleur bianco di Kamala Harris, delle suffragette e visto che ieri, 25 novembre, è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, desidero aggiungere una cosa (mai perdere l’occasione di diffondere cultura, conoscenza, consapevolezza). Oltre al bianco, le suffragette e le rappresentanti della prima ondata femminista indossavano altri colori come giallo, verde e viola: se ne parla in questo ottimo articolo di NSS Magazine che volentieri condivido. Io avevo invece parlato di Elizabeth Arden e del suo appoggio alla lotta per il suffragio femminile qui.

P.S. (2): Dedico questo post a Beppe Modenese scomparso solo pochi giorni fa. Lui – uno dei più grandi protagonisti della moda italiana – avrebbe compiuto oggi 91 anni e, dopo il post in Instagram, desidero rendergli questo piccolo omaggio condividendo il compleanno

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Daniela C
Reply

Sei unica, Manu! Continua su questa (faticosa) strada perché il tuo saper condividere emozioni, cultura, conoscenza e bellezza porta inevitabilmente maggior consapevolezza a tutte le persone che raggiungi. Io non finirò mai di ringraziarti per questo.
Quando dici che “vorresti salvare tutti”, ti capisco perfettamente… E mi sono commossa al tuo “io per prima avrei spesso bisogno di aiuto”. Vorrei abbracciarti forte e farti sentire tutto l’affetto che riesci a catalizzare.
Lascerò a Henry il compito di farlo per me, in attesa di vederci tutti insieme!
Vorrei scrivere ancora molte cose, ma le emozioni sono tante in questo delicato momento e non trovo le parole giuste… So che con te basterebbe potersi guardare negli occhi… allora ricaccio giù le “lacrime di empatia” di questo momento e le rimando a un futuro non troppo lontano (spero) quando ti incontrerò nuovamente!
Buon compleanno glittering woman! Non smettere di scintillare che sei meravigliosa!
Con infinito affetto, Daniela

Manu
Reply

Daniela cara,
Vuoi sapere quante volte ho già riletto queste tue preziose parole? Diciamo… un milione di volte 🙂
Pertanto, a mia volta, ti ringrazio. E ti dico una cosa: il tuo affetto mi arriva, eccome, forte e chiaro.
E mi emoziona che tu abbia sottolineato alcuni passaggi ai quali tengo particolarmente, ovvero il sogno di poter salvare tutti, la consapevolezza di non poterlo fare, l’ammissione di aver a mia volta bisogno di aiuto.
Sai, a volte ho paura che – in mezzo alle tante parole che scrivo – vadano ‘smarrite’ quelle attraverso le quali mi confesso: allora scrivi meno, potrebbe forse dirmi qualcuno non a torto, ma non riesco e mi limito a sperare che qualcuno legga con particolare sensibilità. Ed empatia, la meravigliosa parola che hai usato tu, e infatti arrivi tu a pescare tra tutte le mie parole, a sottolineare con precisione quelle giuste…
Già, è questione di sensibilità ed empatia, sentimenti oggi poco praticati.
Ecco perché ti ringrazio e ti ringrazio di aver voluto scrivere proprio qui, in questo salotto virtuale al quale tengo tanto e nel quale – almeno virtualmente – possiamo frequentarci, abbracciarci, scambiarci un po’ di calore ed empatia sperando di poter tornare a farlo presto di persona.
Ho già detto grazie? 😉 😀
Con infinito affetto,
Tua Manu

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