Mente Captus di Marcella Milani, spazi e silenzi all’ex manicomio

Mi piace pensare che quello che stiamo vivendo possa essere un settembre all’insegna della cultura, di come e quanto essa possa avere un impatto positivo sulle nostre vite arricchendole di bellezza e magari abbattendo qualche nostro pregiudizio – come ho raccontato nel post precedente.

Mi piace anche pensare che sia un settembre ricco di attesi ritorni e piacevoli riconferme: è il caso di Marcella Milani.

Pavese DOC, classe 1974, fotografa professionista freelance: grazie alla sua bravura tecnica, alla spiccata sensibilità e alla capacità di cogliere dettagli che sfuggono a molti, Marcella collabora con le più importanti testate nazionali.

Ho il privilegio di godere della sua amicizia e, tra i moltissimi ritratti che mi sono stati fatti nel corso degli anni, i suoi sono puntualmente tra quelli in cui maggiormente mi riconosco, tant’è che la mia foto profilo di Facebook è un suo scatto che lì resiste da più di quattro anni.

Perché parlo di cultura, di ritorni e di riconferme collegando il tutto a Marcella?

Perché avevo già raccontato di lei in un precedente post qui nel blog, presentando un suo importante progetto culturale con forti valenze sociali e storiche, ovvero la mostra intitolata URBEX PAVIA – Viaggio fotografico nelle aree dismesse.

Urbex è la contrazione di Urban Exploration ovvero Esplorazione Urbana: come suggerisce il nome, si tratta dell’esplorazione di strutture costruite dall’uomo in tempi relativamente recenti e che si trovano oggi in stato di abbandono.

Con macchine fotografiche e telecamere, gli Urban Explorer si introducono in luoghi dimenticati delle nostre città, attuando una sorta di archeologia urbana e industriale tra vecchi macchinari intaccati dalla ruggine, soffitti che sono stati imponenti, edifici che sono stati ambiziosi, tutti luoghi – insomma – che descrivono la nostra storia sociale ed economica.

Tra gli Urban Esplorer c’è anche la temeraria Marcella che, in compagnia della sua fedele macchina fotografica, ha esplorato e riportato alla vita 16 aree dismesse del territorio pavese, un lungo lavoro che ha poi appunto dato origine alla mostra URBEX Pavia.

Ma l’interesse di Marcella verso l’archeologia sociale, urbana e industriale non si è certo esaurita: venerdì 15 settembre, alle ore 19, presso lo Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto di Pavia, sarà inaugurata una nuova mostra intitolata MENTE CAPTUS – Spazi e silenzi dell’ex manicomio di Voghera.

Anche in questo caso, si tratta di un progetto interamente ideato e realizzato dalla brava fotografa pavese e l’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 1 ottobre 2017.

Così come lo sono io, anche Giacomo Galazzo, assessore alla Cultura del Comune di Pavia, si dichiara felice di poter accogliere di nuovo Marcella Milani dopo il grande successo di URBEX Pavia.

L’assessore ben spiega che le immagini della fotografa offrono a tutti un’altra grande occasione: «il tema è dei più dolorosi e complessi – dice – ma siamo convinti che l’arte debba essere un veicolo per stimolare la riflessione pubblica su questi argomenti».

Quella di Galazzo è una visione che corrisponde pienamente alla mia e infatti eccomi qui a parlare di una mostra sicuramente forte, non facile, ma a mio avviso doverosa e utile, perché doverosa e utile è l’indagine sulla mente umana fin nei suoi meandri più reconditi e bui, esattamente quelli che ci fanno paura.

Il progetto fotografico MENTE CAPTUS si concentra sul vasto insieme di strutture che compongono l’ex manicomio di Voghera: edificato nel 1876 su una superficie totale di circa 83.000 metri quadrati, il complesso giace in stato di abbandono ormai dal 1998.

Si tratta di un patrimonio di significativo valore per la storia della città sotto vari aspetti, dal rappresentare un mirabile esempio di architettura sanitaria ottocentesca per giungere fino al profilo sociale e culturale, per ciò che questo luogo di accoglienza e contenimento del disagio psichico ha (dolorosamente) rappresentato.

L’indagine fotografica di Marcella vuole pertanto restituire attenzione e vita al luogo dimenticato sempre sulla scia del crescente affermarsi del movimento di Urban Exploration che – come ho raccontato – si pone l’obiettivo di esplorare spazi abbandonati anche al fine di cogliervi, attraverso un sapiente studio compositivo, immagini di intensa valenza emotiva.

E qui ritorniamo dunque al mio discorso iniziale circa la sensibilità, la bravura e lo straordinario occhio fotografico di Marcella che ha esplorato e riportato alla luce questi spazi, raccontandoli  attraverso 60 immagini inedite in bianco e nero.

«La mostra – racconta Marcella – sarà articolata in tre parti: 18 immagini dell’ex manicomio tratte da tre importanti archivi fotografici (Chiolini, Cicala e Fondo Bergonzoli), 60 immagini inedite in bianco e nero attuali della struttura e 15 dipinti realizzati nel passato da pazienti del manicomio. Inoltre saranno esposti tre teschi di pazienti su cui erano stati effettuati esperimenti scientifici, alcune strumentazioni mediche originariamente impiegate nel manicomio (aghi per la lobotomia e tamponi per l’elettrochoc) nonché documenti di importanza storica, mai esposti, che si trovano attualmente conservati  presso l’archivio del Dipartimento di Salute Mentale di Voghera.»

Ed è sempre la fotografa a sintetizzare al meglio il nucleo più intenso del suo lavoro.

«Si è voluto analizzare da una prospettiva psicologica l’impatto emotivo di questo luogo, mediante un lavoro di ricerca e approfondimento che si inscrive negli ambiti della psicologia ambientale e della cosiddetta fototerapia che negli ultimi decenni ha individuato proprio nella fotografia un potenziale strumento di lavoro su sé stessi e sul proprio mondo affettivo. Non da ultimo, auspico che questo lavoro possa contribuire ad animare eventuali progetti di recupero inducendo a riflettere sulle grandi potenzialità degli spazi oggi in disuso.»

Marcella Milani (foto di Anna Cremante)
Marcella Milani (foto di Anna Cremante)

Le immagini in mostra con MENTE CAPTUS costituiscono una selezione degli oltre diecimila scatti realizzati dall’artista-fotografa nel corso di ben due anni di lavoro.

«Marcella ci introduce – scrive la psicologa Anna Cremante nel testo di presentazione alla mostra – in quell’atmosfera del nostro recente passato intrisa di miseria, contaminata dal dolore, ma anche suggestiva di una sostanza fortemente poetica, perché sembra ricordarci la possibilità di guardare al futuro con fiducia, la speranza di cambiare le cose, di vincere la rassegnazione.»

Queste parole della dottoressa Cremante mi emozionano e mi commuovono profondamente perché riconducono al discorso che anch’io accennavo a proposito dei meandri della nostra mente e della paura – talvolta – di esplorarli.

D’altro canto, tutto è chiaro fin dalla prima parte del titolo della mostra: mente captus è una locuzione latina che significa preso nella mente. I Romani la usavano per riferirsi a una persona con una limitata capacità di agire in quanto avente un’infermità mentale: oggi, la derivazione mentecatto è usata per lo più come titolo ingiurioso, di disprezzo o di grave rimprovero.

Ma è la seconda parte del titolo a suggerire in modo a mio avviso inequivocabile la visione e il taglio scelti da Marcella: spazi e silenzi, ovvero un’idea di empatia e un desiderio di comprensione. Di umana pietà. Di coraggio. E infine di speranza.

«Marcella Milani – scrive il giornalista Giorgio Boatti – ha avuto forza e cuore impavido. Ha saputo stare, da sola, tra queste mura, ad aspettare il momento giusto per fermare immagini che rendono tutta la tristezza, il dolore, la sofferenza che vi hanno avuto dimora. Queste immagini ora ci interpellano.»

<em><strong>MENTE CAPTUS</strong></em> – Ex manicomio di Voghera, giardino centrale, corridoio adiacente il pozzo e la chiesa
MENTE CAPTUS – Ex manicomio di Voghera, giardino centrale, corridoio adiacente il pozzo e la chiesa
<em><strong>MENTE CAPTUS</strong></em> – Ex manicomio di Voghera, aula didattica ex scuola infermieri
MENTE CAPTUS – Ex manicomio di Voghera, aula didattica ex scuola infermieri
<em><strong>MENTE CAPTUS</strong></em> – Ex manicomio di Voghera, teschi di pazienti
MENTE CAPTUS – Ex manicomio di Voghera, teschi di pazienti
<em><strong>MENTE CAPTUS</strong></em> – Ex manicomio di Voghera, sopra una camera al primo piano e sotto una camerata del secondo piano
MENTE CAPTUS – Ex manicomio di Voghera, sopra una camera al primo piano e sotto una camerata del secondo piano

Concludo solo aggiungendo che venerdì, durante l’inaugurazione, l’artista Luca Collivasone aggiungerà ulteriore emozione effettuando una performance attraverso l’uso di un cacofonatore, creando un’atmosfera sonora che con la sua peculiarità accompagnerà la visione della mostra MENTE CAPTUS.

Vi state chiedendo cosa sia un cacofonatore?

Io me lo sono chiesta e, non conoscendo la risposta, ho fatto una piccola ricerca: si tratta di un italianissimo strumento erede dell’intonarumori ideato da Luigi Russolo giusto un secolo fa.

Russolo era un esponente del Futurismo e fu l’unico a proiettare la visione del movimento artistico in campo musicale: diede concretezza alle sue tesi con l’invenzione di un sistema di mezzi fonici che chiamò intonarumori.

Il cacofonatore rende omaggio allo strumento di Russolo aggiungendo una vocazione ecologista, visto che nasce dall’assemblaggio di materiali ormai usciti dal ciclo produttivo. C’è dunque l’amore per l’oggetto rigenerato e c’è l’avversione per gli sprechi nel progetto di Collivasone che è partito dalla carcassa di una macchina per cucire Singer del 1940 per realizzare la sua macchina per suoni (se volete saperne di più, qui trovate il suo sito).

Insomma, credo che ci siano parecchi motivi per essere a Pavia venerdì alle 19.

Cosa faccio, vi aspetto?

Manu

 

 

MENTE CAPTUS – Spazi e silenzi dell’ex manicomio di Voghera

Inaugurazione 15 settembre 2017 ore 19.00
La mostra prosegue fino a domenica 1 ottobre 2017

Spazio per le Arti contemporanee del Broletto
Piazza della Vittoria, 15 – Pavia

Ingresso libero
Orari: giovedì e venerdì ore 18.00 – 21.00, sabato e domenica ore 10.30 – 12.30 e 18.00 – 21.00
Mercoledì apertura serale ore 21.00 – 24.00 con percorsi guidati a cura di SpinoFiorito (ingresso con offerta libera, info@spinofiorito.com)

Qui trovate la pagina Facebook della mostra, qui un suggestivo video di presentazione e qui il profilo Instagram di Marcella Milani

L’esposizione è organizzata dal Settore Cultura del Comune di Pavia con il contributo di Fondazione Banca del Monte di Lombardia in collaborazione con la Scuola Civica d’Arte AR.VI.MA, con il Patrocinio della Provincia di Pavia e dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Pavia, con il sostegno di Fondazione Mondino e ASST Pavia.

Catalogo in mostra edito da PI-ME Editrice S.r.l. a cura di Marcella Milani con la prefazione di Mino Milani.

 

 

 

 

 

A glittering woman è anche su Facebook | Twitter | Instagram

 

 

 

 

 

Spread the love

Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Lascia un commento

Nome*

email* (not published)

website

error: Sii glittering... non copiare :-)