Milano Fashion Week: Hanita FW 2015-16
Da un po’ di tempo, osservando la moda con attenzione, mi ronza in testa una certa idea: credo che il prêt-à-porter possa essere complicato, per alcuni versi, quanto la haute couture.
Ritenete che sia un’assurdità? E allora desidero spiegarvi un po’ meglio la mia teoria.
La haute couture è cosa per poche maison perché è la manifestazione di grandi capacità tecniche e creative: è un volo libero e meraviglioso che spesso avvicina il risultato all’arte tra genio e sregolatezza. Penso soprattutto a certi couturier, di ieri e di oggi, e a collezioni capaci di anticipare i tempi se non, addirittura, in grado di creare vere e proprie rivoluzioni del costume.
Il prêt-à-porter, invece, è (o dovrebbe essere) strettamente connesso con la quotidianità e ha (o dovrebbe avere) una regola fondamentale: essere portabile.
Ed è qui, a mio avviso, che arriva il nodo complicato per lo stilista chiamato a disegnare una collezione di questo tipo: deve essere capace di creare moda che sia sì quotidiana ma anche attraente, perché molte persone, oggi, non si accontentano più di capi funzionali pensati solo per coprire e proteggere il nostro corpo.
Ammiro pertanto chi, senza mai perdere di vista la portabilità, riesce a creare collezioni appetibili, interessanti e con personalità, qualcosa che non sia irraggiungibile e che ci consenta di scegliere capi di carattere e anche di buona fattura: non credete anche voi che questa sia un’alchimia delicata e complicata?
Ed è per questo che, da diverse stagioni, apprezzo il lavoro portato avanti da Hanita: nato nel 2008, è un marchio che crea prodotti italiani al 100%.
Lo scorso 27 febbraio, durante Milano Moda Donna, sono stata invitata al Grand Hotel et de Milan per vedere la collezione autunno / inverno 2015-16: Angela Testa, direttore creativo, ha pensato a capi che esprimono femminilità ancorata al concetto di eleganza senza tempo, riuscendo ancora una volta a trovare un ottimo equilibrio tra tendenze e tradizione sartoriale.
Basandosi sulla passione per i materiali e sulla ricerca di tessuti d’alta gamma, il sapiente mix di colori, fogge, tagli e volumi riesce a fondere stile cosmopolita e cultura del prodotto (sottolineo fortemente questo aspetto), creando un lusso quotidiano, dinamico e raffinato.
Angela ha sviluppato la collezione su quattro temi e altrettante linee.
Al primo, ha dato nome di Magic East: i motivi delle stampe sono d’ispirazione mediorientale, mentre i colori sono il viola ametista, il rubino, il topazio e il verde smeraldo.
Il capo emblema di questa linea è il cappotto realizzato utilizzando la varietà più preziosa della lana di Alpaca: si chiama Suri ed è una fibra naturale leggerissima e lucente, dal tocco setoso e caldissimo.
Il secondo tema si chiama Night Time: i capi sono caratterizzati da giochi di chiaroscuri e mixano toni notturni a sfumature argentate come in paesaggi lunari.
Le lavorazioni sono particolari e i colori sono l’argento, il bianco e il nero rischiarati da lamine e placcature.
Il terzo tema si chiama Royal Chic: l’oro abbinato al nero rende i capi di questa linea particolarmente eleganti e raffinati.
Il motivo portante è il concetto di contemporaneità: pantaloni morbidi, ampi e a vita alta (i culotte pants) abbinati a gilet in volpe rigorosamente ecologica, cappotti destrutturati, tessuti matelassé tridimensionali con stampe digitali.
Il quarto e ultimo tema si chiama Energy e propone un look metropolitano: a ispirare questa linea sono i graffiti.
Devo dire che ho molto amato le lavorazioni jacquard e i tessuti a righe barré, con trama a rilievo, nei toni accesi dell’arancio, dell’amaranto e del giallo mitigati e stemperati dal grigio e dal nero.
Ho iniziato questo post affermando che fare cose che sembrano semplici richiede in realtà grande impegno, talvolta esattamente quanto ne serve per quelle complicate: ho sottolineato come Hanita cerchi di fondere stile cosmopolita e cultura del prodotto.
Ecco, ciò che volevo dire è che è possibile fare una moda quotidiana che non sia noiosa né di bassa qualità.
Dal concetto di haute couture, negli anni ’60 – ’70 siamo passati a quello di prêt-à-porter il quale, negli anni ’90, si è ulteriormente evoluto nel cosiddetto fast fashion, talvolta demonizzato sebbene tutti (o quasi) vi attingiamo: mi preme ribadire che continua a sussistere un territorio che sta a noi esplorare.
Angela Testa, per esempio, ci offre questa possibilità.
E per come la vedo io, credo che sia meglio avere un capo in meno nell’armadio per guadagnarne uno che possa invece avere una vita più lunga quanto a qualità, taglio e capacità di superare i cliché delle tendenze passeggere.
Manu
Per maggiori informazioni e per approfondire:
Qui trovate il sito e qui la pagina Facebook di Hanita.
I miei precedenti incontri col marchio: la collezione primavera / estate 2015 raccontata in un precedente articolo qui sul blog e la collezione primavera / estate 2014 raccontata sulla fashion community Sbaam.
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Manu
Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.