Chi ha svelato tutti i segreti di Zio Paperone?

Ci sono giorni in cui mi sento indisciplinata, scapestrata e birichina come una bambina un po’ monella: forse non sono mai cresciuta del tutto.

Eppure vi dico che tutto ciò, in fondo, non mi dispiace: non è poi un male conservare un lato fanciullesco e la capacità di provare stupore e meraviglia; trovo positivo evitare di prendermi troppo sul serio e riuscire a divertirmi anche con poco.

Al contrario, ci sono cose in cui sono cresciuta fin troppo: il senso della responsabilità e del dovere, per esempio, mi caratterizza da sempre e credo che mi perseguiti, in un certo modo, fin da quando andavo all’asilo.

Quindi, per me la leggerezza è un gran dono: mi tengo stretto il mio lato infantile perché mi serve a riprendere fiato e a rendere sopportabile il lato serioso e cerco di fare andare d’accordo la parte burlona e quella seria. Un giorno, sarò una nonnetta sprint (si fa per dire, visto che non ho figli), magari con le sneaker ai piedi.

A ogni modo: ci sono giorni in cui la parte burlona e quella seria si mettono subito d’accordo e si stringono la mano soddisfatte com’è accaduto sabato scorso, giorno in cui sono stata all’inaugurazione di una mostra capace di rendere felici bambini e adulti.

Vediamo un po’ se indovinate: il protagonista della mostra porta il cilindro (o meglio la tuba), sfiziosi occhialini pince-nez, la finanziera (la giacca lunga fino alle ginocchia tipica dei banchieri dell’Ottocento), le uose (un tipo di ghetta) e un elegante bastone.

No, non è un dandy e no, la mostra non parla di moda.

Va bene, vi do alcuni suggerimenti aggiuntivi: è un papero, è ricco sfondato e siamo nel mondo dei fumetti.

Bravi, parliamo di Zio Paperone! O, se preferite, di Paperon de’ Paperoni oppure Scrooge McDuckale e Uncle Scrooge in lingua originale, semplicemente Paperone o Zione per tutti gli amici.

Scommetto che siamo in moltissimi ad aver letto le sue avventure: qualcuno, probabilmente, le legge ancora e altri, magari, oggi comprano gli albi per figli o nipoti.

Zio Paperone è decisamente uno dei personaggi più amati del celebre fumetto: perché?

Secondo me perché se in Paperino ci immedesimiamo grazie alle sue avventure tragicomiche, Zio Paperone è invece il simbolo del successo e, soprattutto, della positività: è pieno di risorse e di idee, non si perde mai d’animo e, alla fine, riesce a ottenere ciò che vuole. È vero, è (tanto) spilorcio ma – contemporaneamente – è simpatico come pochi: merito, forse, della faccia tosta?

E così, WOW Spazio Fumetto, bellissimo museo milanese dedicato alla Nona Arte, ha deciso di dedicargli una mostra che resterà aperta fino al 27 settembre, una ricca esposizione che racconta la storia editoriale e personale di Zio Paperone, il papero più ricco del mondo.

E se qualcuno ha svelato i segreti del suo deposito, non c’è da incolpare né qualche paparazzo né qualche giornale scandalistico.

Questa è la mostra che fa per voi se siete dei curiosi e se da bambini vi piaceva fantasticare leggendo i fumetti.

Per esempio, vi siete mai chiesti quanto denaro ci sia nel bizzarro edificio blindato che domina Paperopoli dall’alto di una collina? Quanto è grande e come sarebbe fatto se esistesse veramente?

Fonti ben informate, mi dicono che il patrimonio di Zio Paperone è stimato in 9 fantasticatilioni, 4 biliongilioni, 6 centifrugalilioni, 8700 dollari e 16 cents – giusto per essere precisi: quanto dovrebbe essere grande un edificio per contenere una quantità di denaro tanto fantasmagorica?

A tutte queste domande e a tante altre ancora dà risposta la mostra realizzata da WOW Spazio Fumetto col patrocinio della Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano e con la collaborazione del settimanale Topolino.

La prima parte della mostra è dedicata alla figura di Zio Paperone e a quella del suo creatore: Carl Barks lo disegnò per la prima volta nel 1947 per una storia intitolata Christmas on Bear Mountain.

E qui vi racconto anch’io un piccolo segreto: sapete perché il nome originale è Scrooge McDuckale o Uncle Scrooge?

Perché il carattere avaro del nostro papero è stato suggerito a Barks da Ebenezer Scrooge, l’altrettanto avido protagonista del racconto A Christmas Carol di Charles Dickens.

Oltre allo Zione, la mostra passa in rassegna il cast che lo accompagna nelle sue avventure, una vera e propria dinastia di paperi, da Paperino ai nipotini Qui, Quo e Qua, da Gastone a Nonna Papera: ovviamente, ci sono anche i nemici di sempre come la Banda Bassotti, la strega Amelia e i rivali d’affari Rockerduck e Cuordipietra Famedoro.

Non mancano tavole originali e albi rari, come il numero 677 di Topolino Giornale che mostra anche la prima apparizione italiana di Paperone: c’è spazio per autori storici e maestri come Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano e Marco Rota fino ad arrivare a quelli dell’ultima generazione come Corrado Mastantuono e Andrea Freccero.

Attraverso una galleria di tavole e copertine originali, si scopre com’è cambiato graficamente il personaggio nel corso del tempo.

Sono inoltre esposte in anteprima assoluta le tavole di una nuova saga che si intitola La grande corsa (contro il tempo), scritta da Bruno Enna e disegnata da Alessandro Perina: la storia ha inizio proprio nelle stanze del deposito da cui prende il via un incredibile Gran Premio che mette in palio la salvezza della Numero Uno, la moneta mitica capostipite della ricchezza di Zio Paperone.

La seconda parte della mostra è dedicata al deposito: i segreti delle sue stanze e della struttura sono analizzati dettagliatamente con due approcci completamente diversi.

Il primo è quello ludico: La Fabbrica delle Miniature, associazione della quale fa parte anche mio marito Enrico (momento di orgoglio familiare!), ha creato con grande passione una statua di Zio Paperone (opera di Davide Rapazzini e Mirko Cavalloni), un modello in scala 54 mm e un dipinto (fatti da Fabrizio Russo), un figurino piatto (realizzato da Massimo Pasquali) e infine un diorama che mostra uno spaccato del deposito col suo proprietario intento a praticare lo sport preferito, ovvero il tuffo nella vasca contenente le amate monete (lavoro di Enrico, Davide Fogliadini, Marco Gravina a Marta Cazzaniga).

Tutte le opere realizzate da La Fabbrica delle Miniature
Tutte le opere realizzate da La Fabbrica delle Miniature

Il secondo approccio è invece di tipo scientifico e ad occuparsene è stato il Politecnico di Milano: la città di Paperopoli e il deposito prendono vita attraverso un plastico realizzato grazie alla stampa 3D.

C’è in mostra anche un dettagliato piano tecnico-strutturale che consente di vedere una vera e propria progettazione scientifica della vasca di monete e che ci fa scoprire come dovrebbe essere il deposito se esistesse nel mondo reale.

Gli studi portati avanti dal Politecnico sono durati ben due anni, tra passione e sfida.

Durante il periodo di apertura della mostra, il museo organizzerà laboratori di disegno e di riciclo creativo (la statua di Zio Paperone realizzata da La Fabbrica è stata costruita anche grazie a materiali di recupero, quindi avanti tutta col riciclo!), dimostrazioni di stampa 3D, incontri con professori, scienziati, architetti e laboratori di fumetto per ragazzi dagli 8 anni in su in collaborazione con la redazione di Topolino.

Insomma, la mostra riesce ad accontentare tutti, grandi e piccini, tecnici e sognatori: come sempre, lo Zione trasforma in oro tutto ciò che tocca e crea – ancora una volta – incontri e divertimento.

E riesce perfino a ricordarci, proprio lui che è un po’ taccagno, che i soldi, spesso, non fanno affatto la felicità: in una delle tavole esposte, ho trovato una frase significativa in tal senso.

“Ho finito proprio adesso di contare il mio denaro e non ricordo più il totale! Ci ho messo tredici anni a contarlo ed è stato tempo sprecato! Sprecato!”: sono queste le parole che Carl Barks fa pronunciare al nostro papero nella storia Zio Paperone e la Stella del Polo, disegnata nel 1953.

Voi non fate lo stesso errore e correte al WOW, perché se è vero che i soldi non possono comprare la felicità è altrettanto vero che un albo ben illustrato, una buona storia e tanta fantasia possono invece strappare molti sorrisi.

Paola di una bambina mai cresciuta.

Manu

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di WOW Spazio Fumetto, qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter e qui il canale YouTube.

La mostra Zio Paperone e i segreti del deposito – storia e statica del simbolo di Paperopoli prosegue fino al 27 settembre presso la sede del museo in viale Campania 12 – Milano. Info line: 02 49524744/45

Ingresso 5 euro (ridotto 3 euro) – orari: da martedì a venerdì dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 15 alle 20. Chiuso il lunedì. Chiusura estiva dal 3 al 31 agosto.

Il museo è comodamente raggiungibile coi mezzi pubblici: tram 27, autobus 73, filobus 90, 91 e 93 oppure passante ferroviario fermata Porta Vittoria.

Il servizio dedicato alla mostra dal TG3 Lombardia: in apertura si vede il deposito costruito da La Fabbrica delle Miniature.

Qui trovate il sito La Fabbrica delle Miniature e qui il gruppo Facebook.

Se volete vedere come sono nate le loro opere, qui trovate il work in progress del deposito (un lavoro di squadra di Enrico Collenzini, Davide Fogliadini, Marco Gravina e Marta Cazzaniga) e della statua di Zio Paperone (opera di Davide Rapazzini e Mirko Cavalloni) e qui quello della miniatura da 54 mm e del dipinto (firmati da Fabrizio Russo).

 

 

 

 

 

Tutte le foto sono miei scatti realizzati in occasione dell’inaugurazione del 13 giugno e ritraggono opere, tavole, disegni e albi in mostra

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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