Nuovo Istituto Design: quando l’autoritratto diventa utile

Tempo fa, avevo dedicato qualche parola al fenomeno dei selfie, “fotografie fatte a sé stessi, solitamente scattate con uno smartphone o una webcam e poi condivise sui social network”: è questa la definizione dell’autorevole Oxford English Dictionary per descrivere il tormentone mediatico degli ultimi anni, ovvero l’autoritratto ai tempi di Facebook, Instagram e Twitter. La moda è ormai così diffusa da aver convinto i redattori del dizionario circa il fatto che selfie sia stata la parola più utilizzata nel 2013, tanto da nominarla Oxford Dictionaries Word of Year.

Sociologi, psicologi, massmediologi e altri esperti si sono lanciati in studi e interpretazioni del fenomeno selfie, bollandolo come tipico dei nostri tempi e figlio della smania di avere quei 15 minuti di celebrità dei quali parlava anche Andy Warhol: secondo gli studiosi, insomma, siamo tutti un po’ disturbati o – nella migliore delle ipotesi – ammalati di protagonismo. Sinceramente, non adotterei la stessa severità: sarà che i selfie ogni tanto me li sparo anch’io, ma non ci vedo dietro motivazioni tanto gravi. Secondo me, c’è la tendenza a dare ragioni troppo profonde anche per cose che, alla fine, sono piuttosto innocue o insignificanti. Non capisco questo bisogno di fornire spiegazioni assolutiste e di individuare segni di un fenomeno per forza preoccupante: un po’ di leggerezza, un sorriso, suvvia! Anche perché più si dà enfasi a una cosa e più questa in effetti diventa gigante.

E poi vogliamo aggiungere un altro tassello? Il concetto di autoritratto esiste da molto tempo. Certo, una volta non era così virale, era un dipinto o un disegno e non esistevano i social network con cui diffonderlo. Penso a grandissimi artisti come Leonardo Da Vinci, Vincent Van Gogh, Raffaello e ai loro autoritratti: per carità, lungi da me l’idea di paragonare i nostri piccoli selfie ai loro capolavori, ma in fondo il concetto è simile, mostrare agli altri come ci vediamo noi stessi. Prendiamo, per esempio, il NID, Nuovo Istituto Design di Perugia: sapete cosa hanno fatto? Hanno deciso di rendere l’autoritratto il protagonista di un concorso molto importante.

Nuovo Istituto Design è una scuola di formazione professionale che dal 1983 si occupa di architettura d’interni, moda, grafica, illustrazione, fumetto e fotografia: ve ne avevo già parlato in un mio post precedente, nell’ottica e nella speranza di dare il mio appoggio a quel tipo di cultura e preparazione nelle quali credo. In previsione del nuovo anno accademico, NID ha indetto un concorso dal titolo Portrait Yourself, nell’ambito del quale 5 giovani avranno la possibilità di vincere altrettante borse di studio per frequentare i corsi della scuola.

Nuovo Istituto Design – Portrait Yourself
Nuovo Istituto Design – Portrait Yourself

Coloro che vorranno partecipare dovranno presentarsi attraverso un autoritratto che mostri qualcosa in più del riflesso allo specchio (insomma, bisogna andare oltre il selfie) e sarà possibile ritrarsi attraverso un’illustrazione, una foto, una parola, un’installazione, un oggetto, una scultura, insomma qualcosa che comunichi la propria personalità. Il contest mette i partecipanti nella condizione di introdurre sé stessi attraverso un’opera figurativa o astratta, realistica o surreale, esplorando mezzi tradizionali e non convenzionali, tramite colori, materiali, segni, simboli: l’intento è quello di privilegiare la creatività e la libertà di espressione e realizzazione.

La partecipazione è riservata ai candidati italiani e stranieri residenti in Italia e di età compresa tra i 18 e i 25 anni: i partecipanti dovranno aver conseguito il diploma di scuola secondaria superiore al momento dell’inizio dei corsi. Gli autoritratti dovranno pervenire al Nuovo Istituto Design entro e non oltre il 31 luglio 2014.

In palio ci sono 5 borse di studio per i corsi di Graphic Design, Illustrazione e Fumetto, Fashion Design, Architettura d’Interni e Fotografia. Ogni borsa di studio consente di frequentare gratuitamente il primo anno accademico del corso scelto.

Vi dico una cosa: peccato che io abbia superato i 25 anni da qualche annetto 😉

Per raccontarvi ancora meglio il lavoro importante portato avanti da questa scuola, desidero mostrarvi un paio di foto della sfilata che si è svolta lo scorso 12 aprile a Perugia presso Palazzo della Penna che ha aperto le porte alla moda per la XIV edizione della sfilata di Nuovo Istituto Design. NID Fashion Show ha presentato le collezioni Prêt-à-Porter e Haute Couture interamente progettate e confezionate dagli allievi del Corso di Moda del II e III anno, per un totale di 48 abiti.

Un momento della sfilata di Nuovo Istituto Design dello scorso 12 aprile
Un momento della sfilata di Nuovo Istituto Design dello scorso 12 aprile
Un momento della sfilata di Nuovo Istituto Design dello scorso 12 aprile
Un momento della sfilata di Nuovo Istituto Design dello scorso 12 aprile

I ragazzi hanno affrontato 4 tematiche differenti: Minimal Collision, Eco Gami, Electro-Gami e Pun-Kouture. Fanno parte del progetto anche gli accessori progettati dagli studenti e modellati con stampante 3D.

Il risultato è stato un ensemble di abiti trapezoidali, abiti gran soirée, estetica punk, tematiche eco e giochi di origami: date un occhio al video che racconta in breve la serata.

Ve lo giuro: guardandolo, mi sono commossa. Non so, sarò diventata una vecchia sentimentale, ma vedere quanto lavoro hanno fatto questi ragazzi e pensare a quante strade possibili hanno davanti a loro… ecco, sono pensieri che mi hanno emozionata.

E allora dico: se avete la fortuna di rientrare in quella fascia di età 18 – 25 anni e se avete il sogno di un lavoro creativo, dalla moda al design, perché non provate a partecipare al concorso?

Manu

 

 

Ecco tutti i link utili:

Il mini-sito interamente dedicato al concorso Portrait Yourself dove trovate il regolamento completo: qui.

Potete esplorare anche il sito, la pagina Facebook, l’account Twitter, il canale YouTube e il canale Vimeo di Nuovo Istituto Design.

Se volete rileggere il mio articolo precedente su NID: cliccate qui.

Mi fa piacere menzionare gli studenti che hanno realizzato i capi della sfilata: Azzurra Angeli, Lorenza Kathrin Binnici, Irene Ciminati, Ilaria Crocco, Daniela Di Palma, Angelica Di Palma, Lilia Di Silverio, Mariachiara Di Pasquale, Sofia Granieri, Sharanjit Kaur, Veronica Libori, Cecilia Monetari, Beatrice Nocentini, Sofia Petrucci, Maria Cristina Sandu, Alessia Sanzone, Martina Angori, Vito Balzano, Shanti Bosch, Ermelinda Bushjokaj, Rossella Candiglioti, Eleonora Pagliaro, Giulia Pettinari, Sonia Piarulli. Il mio applauso va a voi tutti 🙂

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

angela
Reply

sono fuori dal concorso ahimé avendo superato di molto i 25.
sai che io ho sempre adorato la fotografia dai tempi in cui sotto i 25 ancora non esistevamo i social o le webcamer etc etc. credo che Iphone e gli smartphone abbiano reso reale una esigenza innata nelle persone quella di doversi confrontare ogni giorno con se stessi e quindi con la propria immagine che cambia col tempo. Fotografarsi ogni giorno non ci fa sentire il peso del tempo che vola. Quindi nessuna malattia e nemmeno voglia di protagonismo come dicono i “saggi”… credo solo una manifestazione di un bisogno che c’era già prima. volevo dire un’altra cosa ma mi sono scordata. perdonami, alla prossima.
baci e buona giornata

ah ecco… io vorrei avere invece che un smartphone, un fotografo che mi faccia 2000 foto al giorno… (leggera pazzia!!!)

Manu
Reply

Cara Angela,
mi hai regalato il sorriso, perché il tuo è un commento intelligente e allegro.
Condivido il tuo pensiero in toto, nessuna malattia, solo voglia di confrontarsi, spesso con tocchi di sana auto-ironia.
Sai che anche a me piacerebbe avere un fotografo, almeno una volta ogni tanto? Vedi, vorrà dire che soffriamo entrambe della stessa leggera pazzia 😉
Un bacione anche a te e ti auguro che sia una giornata piena di sole e sorrisi.
Manu

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