Orticolario, il giardinaggio evoluto che regala emozioni e ispirazioni

Per quanto io non sia persona incline ai rimpianti, esistono comunque cose che mi rammarico di non aver fatto o passioni che mi dispiace non aver assecondato.

Per esempio, mi dispiace non aver imparato ad andare a cavallo (tranne una lontana esperienza adolescenziale), a suonare il pianoforte, a danzare (danza classica, in particolare, ma anche altre forme di ballo).

Mi dispiace non aver coltivato (letteralmente!) la passione per il giardinaggio, tanto più che mia mamma possiede un fantastico pollice verde.

Io, al contrario, sembro possederne uno nero: poche piante mi sopravvivono, poverette, e in casa ho solo due bulbi di giacinto, un cactus e tre piante di quelle che sopravvivono ovunque e sotto le grinfie di chiunque, perfino le mie. Pensate che una mi ha recentemente dato la soddisfazione di un fiore candido: mi ha fatto particolarmente piacere perché è una pianta che mi avevano regalato per il matrimonio e che sopravvive, eroicamente, da ben otto anni.

Di questa incapacità mi rammarico davvero tanto, perché il mondo botanico mi affascina moltissimo, mi intriga e stuzzica la mia innata curiosità: ecco perché ho subito accettato l’invito per Orticolario, bellissima manifestazione che si è svolta a Cernobbio, sul lago di Como, dal 30 settembre al 2 ottobre.

Che cos’è Orticolario? Come suggerisce il nome, è un evento dedicato alla passione per il giardino e alla sua capacità di trasmettere emozioni, esprimendo bellezza ed eleganza.

È un omaggio alla natura che avviene anche grazie alla complicità del lago: la collocazione della manifestazione nello splendido complesso di Villa Erba si riallaccia alla tradizione che ha visto nel passato le ville lariane protagoniste di importanti esposizioni florovivaistiche. Permette inoltre di offrire uno scenografico sfondo naturale ai temi della valorizzazione del paesaggio, della botanica e della biodiversità.

Lo slogan che accompagna Orticolario recita “per un giardinaggio evoluto”: si spiega attraverso il fatto che la natura è una realtà dinamica e dunque il nostro spazio verde – sia esso un balcone, un terrazzo, un giardino, un orto – può e deve evolvere con il mutare delle nostre passioni e non solo delle stagioni.

Il rapporto tra uomo e spazi verdi si alimenta e si intensifica dunque grazie alla ricerca di nuovi colori, profumi, strumenti ed elementi di arredo: funzionalità e design si abbinano, si fondono e producono emozioni e stimoli, all’insegna di tale giardinaggio evoluto.

I motivi per i quali ho accettato l’invito a Orticolario (oltre all’interesse per la botanica e al bisogno di stare in mezzo al verde) sono soprattutto due.

Il primo: subito dopo la Milano Fashion Week, provo il bisogno di disintossicarmi. Non fraintendetemi, vi prego: sono ben felice di occuparmi di moda e non mi sto affatto lamentando, amo il settore con tutta me stessa. Eppure, dopo una full immersion di presentazioni, sfilate, eventi tutti dedicati a quest’unica sfera, il mio cervello e il mio cuore sentono il bisogno di occuparsi d’altro. Di cercare nuovi e differenti stimoli, respirando aria fresca.

Il secondo: in realtà, esiste un filo rosso che lega proprio la moda e Orticolario. E non mi riferisco solo all’ispirazione che forme e colori della natura spesso forniscono a stilisti, designer e creativi, ma anche al fatto che la bellissima manifestazione è stata fondata ed è presieduta da Moritz Mantero, industriale tessile e membro della famiglia proprietaria dell’omonima azienda. Come moltissimi già sapranno, Mantero è un’azienda storica specializzata nella seta, fondata a Como nel lontano 1902.

Mi sono dunque approcciata alla manifestazione con interesse e grandi aspettative che sono state ampiamente soddisfatte: quella di venerdì scorso è stata una giornata rilassante, rigenerante, disintossicante.

Occhi, cuore e cervello si sono riempiti di bellezza, armonia e poesia al punto tale da poterne fare buona scorta. Inoltre, ho incamerato un’enorme quantità di spunti osservando il lago, le piante, i fiori, i complementi d’arredo, gli oggetti vintage o di design, respirando a pieni polmoni l’atmosfera davvero particolare di Orticolario.

E chissà cosa tali spunti potranno diventare: esattamente come semini, si sono sistemati nel terreno della mia testa e spero che un giorno potranno fiorire, anche se al momento non so ancora in cosa. È bello quando si incamerano ispirazioni e le si custodiscono al caldo nel cuore come se fossero teneri germogli in una serra: non si sa a quale fiore o frutto daranno vita perché sono stati interrati senza ben sapere cosa fossero, eppure si percepisce che prima o poi verrà il loro momento.

I miei scatti a Oticolario 2016
I miei scatti a Oticolario 2016

Orticolario ha ogni volta un filo conduttore e un titolo: questa ottava edizione è stata dedicata al sesto senso ed è stato scelto il titolo “Il risveglio”.

Perché sesto senso e perché risveglio? Perché esiste un senso profondo in ogni essere umano, un senso che vive e si espande oltre la nostra percezione dei fenomeni fisici e grazie al quale sentiamo la forza vitale della natura; quella che ci attrae e della quale parlavo anch’io, una forza che ci circonda, ci ispira, ci coinvolge, ci seduce, ci regala gioia, bellezza, armonia, piacere, poesia.

Questo – secondo Orticolario – è il sesto senso: la magia che risveglia tutte le facoltà, cognitive ed emotive, e invita ad ascoltarle, conducendo a un dialogo fra uomo e natura, per una maggior consapevolezza verso ciò che il mondo vegetale è e rappresenta.

Come avrete capito, questo risveglio a me è arrivato forte e chiaro: devo inoltre dirvi che tra i tanti espositori, eventi, installazioni, sono stata attratta e incuriosita in modo particolare dal paesaggista spagnolo Fernando Caruncho.

Ogni anno, la giuria di Orticolario attribuisce il “Premio per un giardinaggio evoluto” e quello di quest’anno è andato appunto a Caruncho: ho avuto l’opportunità di ascoltare le sue parole in occasione della consegna del riconoscimento e ho compreso benissimo (nonché condiviso) la motivazione che avevo letto nella cartella stampa («Per l’armonia che sa infondere ai suoi progetti di paesaggio, nei contesti più diversi, trovando sempre stimolanti punti di contatto fra filosofia e arte dei giardini, storia e botanica, cultura e natura»).

Fernando Caruncho mi ha colpito proprio per la sua pacatezza e per il modo di presentare sé stesso e il proprio lavoro (lo chiamano anche il filosofo del giardino): innamorato della bellezza, della semplicità, della luce (che afferma essere l’energia del mondo perché senza di essa non esisterebbe la conoscenza) e della geometria (che lui considera a tutti gli effetti un linguaggio con una propria grammatica), sostiene con passione l’esistenza di un forte legame tra uomo e natura.

E crede fermamente che tale legame ben si esplichi attraverso il giardino, tanto da affermare che «chi disegna un giardino ha la responsabilità di unire l’umano e il naturale».

⇑ Qui sopra: il paesaggista spagnolo Fernando Caruncho, al centro con il microfono, ringrazia per il riconoscimento ricevuto; vicino a lui, sulla destra con il premio in mano, c’è Moritz Mantero, presidente di Orticolario. ⇓ Qui sotto: il simbolo di questa ottava edizione di Orticolario è stato l’anemone, il fiore del vento. Il nome generico anemone venne usato per la prima volta da Teofrasto, filosofo e botanico dell’Antica Grecia, e deriva dal greco <em>ánemos</em> ovvero vento. Il genere anemone comprende oltre 120 specie erbacee.
⇑ Qui sopra: il paesaggista spagnolo Fernando Caruncho, al centro con il microfono, ringrazia per il riconoscimento ricevuto; vicino a lui, sulla destra con il premio in mano, c’è Moritz Mantero, presidente di Orticolario. ⇓ Qui sotto: il simbolo di questa ottava edizione di Orticolario è stato l’anemone, il fiore del vento. Il nome generico anemone venne usato per la prima volta da Teofrasto, filosofo e botanico dell’Antica Grecia, e deriva dal greco ánemos ovvero vento. Il genere anemone comprende oltre 120 specie erbacee.

Torno a ripeterlo: il mondo vegetale è per me un’irresistibile calamita e, dopo aver visitato Orticolario e aver ascoltato grandi esperti pieni di passione e competenza, confermo la mia attrazione.

Inoltre, Villa Erba è un luogo spettacolare che gode di un’incredibile posizione sul lago di Como, posizione che offre scorci e panorami ricchi di un fascino che assume connotazioni e sfaccettature sempre diverse a ogni ora del giorno.

E concludo raccontandovi che, mentre passeggiavo tra fiori e lago in compagnia di Lucia Mantero, membro della famiglia fautrice della manifestazione, sono rimasta colpita da alcune sue parole: «una volta che ci si approccia a Orticolario, non si può più fare a meno di ritornarci, edizione dopo edizione».

Hai ragione, cara Lucia: conoscevo Orticolario solo per l’ottima reputazione, ma ora che ho vissuto l’esperienza sulla mia pelle e con i miei sensi… tornerò. È garantito.

L’appuntamento è per il 29 settembre 2017.

Manu

 

 

 

 

“Fate come gli alberi: cambiate le foglie e conservate le radici. Cambiate le vostre idee, ma conservate i vostri principi.”

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito di Orticolario, qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter, qui l’account Instagram e qui il canale YouTube.

Qui trovate il sito di Fernando Caruncho.

Come si vede da una delle mie foto qui sopra, nel parco di Villa Erba, è stato anche allestito uno spazio dedicato al Museo della Merda che si trova a Gragnano Trebbiense in provincia di Piacenza: se siete incuriositi da questa realtà – vi assicuro che è molto interessante – qui trovate il sito.

Oltre a occuparsi di (splendida) seta nonché di Orticolario, la famiglia Mantero ha molti altri interessi: qui potete leggere il racconto di una loro recente iniziativa che sono stata felice di sostenere.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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