Parthenope Botteghe Artigiane, una storia narrata dalle emozioni

C’era una volta.

Questo post potrebbe iniziare così, con l’incipit che introduce tutte le favole, poiché il brand del quale desidero parlarvi oggi – Parthenope Botteghe Artigiane – trae origine da una leggenda, bella quanto struggente.

La leggenda riguarda le tre Sirene, creature mitologiche alate con corpo di uccello e testa di donna: Partenope (o Parthenope) e le sorelle Ligeia e Leucosia erano depositarie della potenza magica del canto e decisero di morire gettandosi in mare quando Ulisse si dimostrò insensibile davanti al fascino delle loro voci. Il mare trasportò i corpi in vari luoghi e quello di Partenope fu rigettato dalle onde alle foci del fiume Sebeto: lì nacque una città che dapprima portò il suo stesso nome per poi essere invece chiamata Neàpolis, ovvero Napoli.

Come spesso accade, esistono diverse versioni della leggenda e, in alcune, la protagonista diventa una leggiadra fanciulla che fugge con il giovane del quale si innamora: ciò che conta è che, a Napoli, Partenope fu venerata come protettrice e il suo nome è ancora oggi utilizzato in qualità di appellativo storico e geografico riferito a ciò che ha i propri natali nel capoluogo campano.

Mito e diverse versioni a parte, esiste una certezza assoluta: Napoli crebbe nel segno dell’amore per la bellezza, diventando culla di capacità e mestieri e sede ideale di numerosi laboratori nei quali, da generazioni, si tramanda la cultura del Fatto a Mano nonché un’arte – quella della moda sartoriale – oggi riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Il brand Parthenope Botteghe Artigiane racchiude tale arte nei propri prodotti, ricercando, riscoprendo e rivalutando il lavoro degli artigiani napoletani più capaci.

I loro prodotti sono ricchi di un’antica memoria del bello e del saper fare; i pellami e i materiali di alta qualità provengono dai migliori fornitori italiani; italiani sono naturalmente anche il design e la produzione, mentre i colori ricordano l’energia del mare e delle terre che circondano Napoli.

Da tutto ciò è nata Sirena, una scarpa forte del patrimonio di conoscenza dei maestri del settore: la foggia ricorda i colletti delle camicie locali, note per fascino e qualità. La chiusura della scarpa è speciale, studiata dal team stilistico in modo tale che sia proprio un gemello da camicia a diventare un gioiello da incastonare nella pelle, andando a costituire un dettaglio decisamente distintivo.

Ecco, questo è ciò che chiedo a un brand: chiedo di essere sorpresa con elementi originali, frutto di estrose intuizioni mixate con una buona dose di coraggio. Detesto l’omologazione e scelgo il volo di fantasia!

Per l’autunno / inverno 2017 – 2018, Parthenope Botteghe Artigiane presenta un’evoluzione del suo modello di punta, declinandolo in pellami e tessuti di qualità, aggiungendo la grinta data da tocchi di mongolia e di glitter (toh!) oppure la preziosità di lavorazioni a uncinetto che richiedono tempo, capacità e pazienza.

Continua, naturalmente, anche l’integrazione in ogni calzatura dei gemelli da camicia.

Questi ultimi sono proposti non solo in uno stile classico ormai diventato parte integrante del brand, ma vengono trasformati in veri e propri gioielli attraverso un sapiente utilizzo di pietre, cristalli, piume, smalti preziosi: diventano così una capsule che accompagna la collezione calzature. I gemelli, monolaterali (per non esagerare!) e intercambiabili a seconda dell’occasione, non sono così più solo originali elementi funzionali, ma diventano veri e propri protagonisti che impreziosiscono la scarpa e catturano gli sguardi.

Nelle foto che seguono, da me realizzate lunedì 13 febbraio in occasione della presentazione a Milano, potete vedere scarpe e gemelli: ho avuto modo di saggiare personalmente la qualità Parthenope, chiacchierando anche con Mario Canzanella, fondatore del progetto insieme a Milena Ratti, partner in affari e nella vita.

Parthenope Botteghe Artigiane è ciò che definirei una start up emozionale, costituita da giovani e intraprendenti professionisti del mondo della moda e della comunicazione.

Il brand mira infatti a suscitare emozioni partendo dal racconto delle proprie: mentre ci salutavamo stringendoci la mano, Mario mi ha detto una frase che ha catturato tutta la mia attenzione, «cerchiamo con forza di rivalutare il nostro artigianato locale, dai gemelli creati a mano fino a una scarpa che abbiamo attentamente studiato affinché potesse risultare anche comoda».

Non dimentico la sua voce, emozionata nonostante la stretta solida e forte (proprio come piace a me), non dimentico il suo sguardo, diretto e franco, non dimentico la luce di orgoglio negli occhi mentre mi diceva queste parole: Mario crede davvero nel progetto fondato con Milena, ci crede con tanta forza, e io ho scelto di crederci a mia volta insieme a loro perché ci sono tutti gli elementi per farlo.

E visto che ho iniziato questo post raccontandovi chi fosse Parthenope, protettrice di Napoli e musa del brand, desidero chiudere con un brano scritto da Matilde Serao, scrittrice e giornalista, la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, Il Mattino, nato proprio a Napoli nel marzo 1892 e creato con Edoardo Scarfoglio, collega e marito (un’altra coppia nel lavoro e nella vita).

«Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene (…): quando vediamo comparire un’ombra bianca allacciata a un’altra ombra è lei con il suo amante, quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei che fa contorcere di passione, languire e impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale… è l’amore.»

Così scriveva la Serao e sapete cosa penso?

Penso anch’io che Parthenope non sia morta e che, oggi, viva laddove si continua a coltivare l’amore per la bellezza, per la cultura, per la tradizione e per l’eccellenza, così come avviene nelle botteghe che portano il suo nome e delle quali vi ho raccontato oggi.

Manu

 

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito Parthenope Botteghe Artigiane, qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter e qui l’account Instagram.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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