Poculum, quando il vetro diventa papillon

Il vetro ha sempre esercitato su di me un fascino smisurato.

Possiede una serie di caratteristiche che mi intrigano particolarmente: è frutto di ingegno e creatività; può assumere infinite forme e colori; nasce grazie a un elemento quale il fuoco, sinonimo di pura energia.

Ricordo bene quanto da bambina il vetro mi incantasse apparendomi come un autentico prodigio, una sorta di miracolo; ricordo con quanta meraviglia andai a visitare una vetreria con la scuola. Conservo ancora un coniglietto bianco e rosa che fu forgiato in quella occasione davanti ai miei occhi sbalorditi: poi, poco più grande e insieme ai miei genitori, scoprii anche l’arte veneziana in tale settore. E fu amore.

La scorsa estate, in occasione di un piccolo viaggio stampa in Francia, ho appreso che la Provenza ha una storia lunga circa un migliaio di anni nel campo della vetreria: ho visitato un paio di laboratori e ho avuto la possibilità di assistere ad alcune fasi della lavorazione.

Quando è stata offerta la possibilità di cimentarsi in prima persona, non me lo sono fatta ripetere due volte e mi sono offerta volontaria, facendo una scoperta: soffiare il vetro è difficilissimo! Pensavo – scioccamente – fosse necessario essere vigorosi e così, quando ho avvicinato le labbra alla pesante canna di metallo aiutata dal maestro vetraio, ho soffiato con quanto fiato avevo in corpo.

Ma il vetro, miracolo di leggerezza, non ha bisogno di forza bensì di grazia e perizia: come risultato ho dunque ottenuto una bolla abnorme e assai sgraziata che ha fatto sorridere perfino l’esperto maestro il quale, nonostante cercasse di restare serio, aveva un guizzo divertito negli occhi. Chissà cosa avrà pensato, minimo che fossi la solita inetta, o magari ha apprezzato il mio spudorato coraggio.

Dal canto mio, mi sono divertita e ho avuto la conferma che è meglio che continui a limitarmi ad ammirare il vetro: temo che, da grande, non farò questo meraviglioso mestiere.

In qualità – appunto – di semplice osservatrice ed estimatrice, sono felicissima di segnalarvi un brand che mette al centro proprio il vetro e lo fa in un modo originale e inconsueto: oggi, desidero raccontarvi la storia di Poculum, il primo papillon in vetro temperato rigorosamente made in Italy.

Sì, un papillon in vetro e in resistente vetro temperato: l’idea è del giovane Umberto Tofoni, figlio di un maestro vetraio.

Tutto ha inizio nel 2014 quando, durante un normalissimo giorno di lavoro, Umberto vede suo padre intagliare uno specchio a forma di uomo: ha una intuizione e decide di applicargli un papillon in vetro.

L’idea gli piace e lo diverte tanto da decidere di indossarlo lui stesso: non solo, tra la sorpresa e l’incredulità di molti, Umberto decide di andare avanti sulla strada che l’ha portato a essere conosciuto come l’inventore di questo accessorio.

Umberto Tofoni e, sotto, uno dei suoi papillon della linea Mirror, modello Pois
Umberto Tofoni e, sotto, uno dei suoi papillon della linea Mirror, modello Pois

Il papillon in vetro nasce dunque quasi per gioco, ma anche per portare avanti una tradizione di famiglia in modo personale e originale, per promuovere l’artigianato, per il sogno di cambiare la propria vita facendo quello che più piace: Umberto ama infatti inventare e innovare.

“Se puoi sognarlo, puoi farlo: è una frase celebre che mi appartiene, che mi descrive, che mi fa mettere in moto l’inventiva”, racconta Umberto. “Come ogni marchigiano che si rispetti, respiro la più antica arte: l’artigianato. Nato e cresciuto tra le mani esperte e le menti sagge di mio padre e mio nonno, nella vetreria di famiglia, a Porto S. Elpidio, non potevo far altro che seguire il mio cuore di vetro. Così, tra passione, follia e audacia, ho ridato forma e carattere a un accessorio moda sempre in voga, il cravattino”.

“Grazie a Poculum racconto me stesso. Attraverso il prodotto viene fuori la mia personalità, il mio carattere, quello che ho dentro. Il prodotto che realizzo è un’espressione di me”, conclude.

Poculum è totalmente sicuro proprio perché è in vetro temperato ed è totalmente lavorato a mano in ogni dettaglio; inoltre, grazie a tecniche come la sabbiatura, riesce a sfruttare al meglio e al massimo le proprietà magiche del vetro.

Attualmente, i papillon Poculum sono declinati in sei linee: Basic (4 modelli ispirati dai personaggi che hanno reso celebre questo accessorio moda, “perchè solo con la conoscenza del passato si può dare una buona prospettiva del futuro”); Order (6 modelli legati al ritmo, al gioco e alle fantasie, fatti per persone che non hanno paura di osare); Cathedral (4 modelli spiritualmente legati alle grandi vetrate delle cattedrali gotiche francesi); Mirror (uscita anche su Vogue Accessory e composta da quattro modelli con base specchiata); Special (3 modelli speciali tra cui uno con elementi Swarovski); Fruits (l’ultima nata, ispirata dai colori della frutta e composta da 4 modelli che riprendono altrettanti golosissimi frutti).

Poculum – i papillon della linea Fruits: Blueberry, Green Apple, Lemonade e Orange Juice
Poculum – i papillon della linea Fruits: Blueberry, Green Apple, Lemonade e Orange Juice

Perché Poculum mi piace e perché ho deciso di accogliere il progetto qui sul blog?

Dell’amore per il vetro ho già parlato e aggiungo che Umberto l’ha applicato a un accessorio che apprezzo.

Mi piace ciò che cambia applicazione e destinazione, mi piace che si parta da un materiale per farne un uso inconsueto.

Già in passato, ho parlato di altri progetti che mettevano al centro il papillon, da quelli fatti con stoffe rispondenti a principi di sostenibilità a quelli realizzati in legno: Poculum scrive un nuovo capitolo della vita di questo accessorio, non diminuendo il suo fascino intramontabile bensì rendendolo intrigante in modo nuovo.

Il papillon ne esce rinnovato e sempre più adatto al guardaroba maschile quanto a quello femminile.

Poculum: il papillon anche per noi donne
Poculum: il papillon anche per noi donne

Il progetto contiene dunque tutti gli elementi che più amo: un’idea audace, l’originalità, il talento, la creatività, il coraggio.

Il coraggio è quello di prendere una tradizione di famiglia (il vetro) e farla diventare innovazione: la tradizione viene portata avanti attraverso la tecnica di realizzazione, l’innovazione risiede invece nell’idea, partendo dalla creazione fino ad arrivare al fatto di indossare questi papillon.

Fino a quando incontrerò progetti di valore, dal risultato estetico piacevole e ricchi di contenuti così come lo è quello di Umberto, non mi stancherò di sostenere il made in Italy né mi stancherò di affermare che c’è tanta bellezza e tanta capacità in questo nostro Paese.

E parlando di contenuti, Poculum mi dà soddisfazione anche facendo riferimento ad alcuni personaggi che hanno indossato, amato e reso celebre il papillon: il modello Abraham della linea Basic, per esempio, è un omaggio ad Abraham Lincoln, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, l’uomo che pose fine alla schiavitù e che, nonostante gli impegni politici, non dimenticava mai il cravattino. Il modello Fred è invece dedicato al ballerino, cantante, coreografo e attore statunitense che seppe coniugare squisitamente ballo, musica e cinema: parlo di Fred Astaire, naturalmente, sempre accompagnato dal suo immancabile papillon.

Nulla sembra essere lasciato al caso e Umberto fa un’affermazione forte: “Molti si nascondono dietro i marchi e le aziende. A me piace che, invece, il pubblico capisca me e tutto il lavoro che c’è alle spalle”.

È una cosa che piace tanto anche a me, chi frequenta questo spazio lo sa: infatti, leggere questa affermazione mi ha fatto tornare in mente il verso di una canzone di Simone Cristicchi.

Si intitola “Meno Male” e dice “La verità è come il vetro / che è trasparente se non è appannato / per nascondere quello che c’è dietro / basta aprire bocca e dargli fiato”.

Già, il vetro è delicato quanto la verità: per fortuna, a maneggiare vetro e talento ci sono persone come Umberto.

Manu

 

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito Poculum (con lo shop online), qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter e qui il profilo Instagram.

 

Se volete vedere la mia (fallimentare) esperienza a Biot in qualità di (scadentissima) apprendista di maestro vetraio, qui trovate il post che avevo pubblicato sul blog.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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