Renée Zellweger e quanto mi annoia chi campa additando

Se mi metto in testa una cosa, capita che diventi un vero e proprio chiodo fisso; quando un’idea inizia a girarmi dentro il capo, divento più molesta di una zanzara assetata di sangue in una notte d’estate.

Ieri dovevo pensare a finalizzare un articolo ma non riuscivo a concentrarmi, continuavo a pensare solo e soltanto a questa cosa che m’è entrata in testa e che ronza più di quella zanzara, una cosa che oggi vuole prepotentemente uscire.

Pare che ultimamente mi riescano molto bene due cose: tirarmi la zappa sui piedi da sola e attirarmi antipatie grazie a scomode prese di posizione. Bene, già che ci siamo, ho deciso di dire la mia anche sul “caso” (virgolettato appositamente) Renée Zellweger e del ritocchino che avrebbe fatto. Sono stata zitta per giorni e giorni, leggendo, ascoltando e osservando e ora sono bella carica.

Perché, come dice, Sabrina, una mia cara amica, pare che attualmente non esistano cose più gravi delle iniezioni di botox fatte dall’attrice americana.

Perché – sempre come dice Sabrina – anch’io penso “fatevi una vita”.

E infine perché ho un paio di cosette da dire sulla bellezza, nonostante io mi occupi di moda, anzi, proprio per questo.

In una dimensione – quella della moda, appunto – che molti credono essere basata esclusivamente sull’apparenza, ho deciso di lavorarci e di ritagliarmi il mio spazio portando testardamente avanti la mia visione basata invece sui contenuti. Per me i vestiti non sono fatti per farci apparire più giovani o più magri (le due cose che oggi sembrano preoccupare tutti quanti): i vestiti per me sono sogni tradotti in stoffa e noi, a nostra volta, possiamo sceglierli affinché ci rappresentino, attraverso la nostra interpretazione e personalizzazione, attraverso sottrazioni o aggiunte, per comunicare con gli altri e per raccontare chi siamo.

Non mi stancherò mai di ripetere che la moda dovrebbe essere espressione del modo di essere di un’epoca e quindi è linguaggio e cultura ben oltre l’apparenza.

Quando ho deciso di occuparmi di moda e quando ho poi deciso di aprire il blog, l’ho fatto per una grande passione, ma anche per abbattere limiti, pregiudizi e luoghi comuni, partendo dai miei, ovviamente. Ci sono molte strade per combattere tali cose, io ho scelto questa.

Vi dirò, quindi, come vedo io la questione di Renée Zellweger e come vivo il rapporto con la bellezza.

Vedere il tempo che passa non fa piacere a nessuno, siamo onesti.

Negli ultimi anni, mi sono quasi completamente disabituata ai complimenti maschili, ne ricevo pochissimi e questo è un segno preciso. Dico tranquillamente, né per voler essere immodesta e soprattutto senza alcun rimpianto, di essere stata una ragazza molto carina: non sono mai stata vistosa, ma piacevo grazie a un fisico minuto e a tratti regolari, il tutto valorizzato dalla freschezza della gioventù. Poi, col tempo, sono un po’ sfiorita, lo ammetto.

Se mi guardo allo specchio oggi, con assoluta sincerità, non posso stupirmi di non attirare gli sguardi maschili al primo impatto, come accadeva una volta: le risposte le trovo da sola.

Poi succedono cose strane, tipo che a una serata mi corteggiano in tre e, se non fosse stato che mi guardavano proprio in faccia e a brevissima distanza, avrei pensato parlassero con un’altra, giuro. Constatato che parlavano proprio con me e che non erano strabici, è subentrato un altro pensiero: “cosa c’è nell’aria stasera?”.

Questo per dirvi quanto non sia più avvezza a certe cose: sì, mi capitano ancora sguardi interessati in un bar o alla fermata del tram (e in genere capita quando sono io a sentirmi in forma), ma ora sono eventi del tutto sporadici, mentre anni fa erano fatti all’ordine del giorno.

Renée Zellweger <em>“prima”</em>
Renée Zellweger “prima”

Per fortuna, più che sulla bellezza, ho sempre puntato su altre cose: ho coltivato interessi che non sfioriscono col tempo e, se l’ho fatto bene oppure no, non tocca a me dirlo.

In compenso, non ho mai ricevuto tanti complimenti dalle altre donne quanti ne ricevo oggi. Come mai? Qui bisogna dire che, quando una donna dice ad un’altra “sei bella”, non si riferisce solo all’aspetto estetico, ma dà un’opinione che comprende in realtà un mondo. Nel “sei bella” detto da una donna ad un’altra, rientrano – in genere – stima, affetto, complicità e infatti spesso si riceve dalle amiche.

Quindi, ricevere meno complimenti dagli uomini e più, invece, dalle donne non è in contraddizione: semplicemente, “sei bella” detto da un uomo o da una donna è assai differente ed entrambi sono importanti con implicazioni diverse.

In fondo, un uomo è più sincero e obiettivo quando usa l’aggettivo “bella”: lo usa per ciò che davvero indica, nella sua accezione più corretta. La donna, invece, lo carica di tanti significati che in realtà vanno oltre e che spesso – ammettiamolo – poco c’azzeccano con l’essere belli.

Mi manca il “sei bella” detto dagli uomini?

Certo che mi manca, sarei falsa ad affermare il contrario: ritorno all’affermazione iniziale, fa forse piacere constatare che il tempo è passato e avere conferma di non essere più bella nel senso canonico del termine? La risposta è no e non perché io sia vanesia ma perché il concetto che spaventa, in realtà, è appunto il passare del tempo: è quello ciò che dobbiamo imparare ad accettare.

Dobbiamo lottare col tempo e col concetto dell’imperfezione, ma forse, a quello, io sono abituata da sempre, visto le cicatrici che porto addosso da quando avevo 2 anni. E io ho scelto di non toglierle, quelle cicatrici, di non sottopormi ad alcuna operazione.

Ora, dopo aver fatto pace con me stessa e con le mie cicatrici, mi avvio a una fase in cui sarò nuovamente messa in discussione, la transizione tra gioventù ed età matura. Ed è in questo che dovrò riuscire: accettare il tempo passato esattamente come ho accettato le cicatrici. Con loro non è un grande amore, ma almeno esiste una convivenza civile: ecco, ora mi tocca fare la stessa cosa coi segni del tempo.

Non amerò mai le rughe, i primi capelli bianchi, il contorno del viso che perde tonicità, le palpebre non più fresche, il punto vita che si allarga un po’, ma so che posso arrivare a conviverci.

Tuttavia, visto che non è facile né immediato, lo ripeto per l’ennesima volta, capisco chi fa scelte diverse.

Sapete cosa conta? Ciò che accennavo: riuscire a convivere con sé stessi. E farlo almeno discretamente bene.

Io, in questo momento, lo trovo difficile e mi darei lo sfratto esecutivo da sola, ma sono abbastanza convinta che, lavorandoci, potrò tornare a stare in pace. Ma come potrei criticare chi non ci riesce e opta per strade alternative? Come possono criticare tutti quelli che puntano il dito verso chi fa scelte diverse?

A queste persone vorrei dire una cosa: ci siete già passati? E, quando ci passerete, davvero siete certi di come reagirete?

Sarei forse stata condannabile se, anziché tenerle, io avessi deciso di cancellare le mie cicatrici? Sono un’eroina perché le ho tenute? La risposta per me è no, in entrambi i casi.

Semplicemente, sono scelte personali, tutto qui. Sono stata fortunata perché ho trovato la forza in me e perché le persone che mi circondano mi hanno sempre permesso di volermi bene e di accettarmi comunque.

E qui ritorno alla mia amica Sabrina: a tutti coloro che criticano, a tutti coloro che sono sempre pronti a puntare il dito, io dico “fatevi una vita”. Oggi tocca a Renée Zellweger essere alla gogna per il botox, poi toccherà a qualcun altro.

Renée Zellweger <em>“dopo”</em>
Renée Zellweger “dopo”

E a puntare il dito – probabilmente – saranno gli stessi che condannano invece altre attrici che mettono su qualche chilo. Scusate, ma non notate l’incongruenza?

Penso che stare dietro a queste cose, vivere additando gli altri e quindi non avere una vita propria sia cosa molto più grave del farsi il botox perché non si accetta la palpebra cadente. Perché, alla palpebra cadente, può esserci soluzione, mi faccio il botox oppure la accetto e me la tengo, ma alla stupidità, alla cattiveria, all’invidia, alla pochezza e alla tristezza di una vita vuota, tanto da campare di quella altrui, non c’è alcun rimedio, che si abbiano 20, 30, 40, 50, 60 anni e anche più.

E, per favore, non mi si dica che i personaggi pubblici tali sono e quindi devono accettare di essere sotto i riflettori nonché sulla bocca di tutti: è una grossa stupidaggine. A me interessa solo che film ha fatto Renée Zellweger e se è interessante e non se ha fatto il botox o con chi si fidanza (magari è già felicemente accasata e io nemmeno lo so né intendo andare a cercarlo su Google).

Non solo: vorrei chiedere meno ipocrisia.

A parte l’incongruenza che ho già sottolineato (non si va bene se ci si fa il botox rifiutando il tempo che passa ma non si va altrettanto bene nemmeno se si mette su qualche chilo dimostrando indulgenza verso sé stessi), vorrei non ci prendessimo in giro su un ulteriore punto: molte attrici, soprattutto a Hollywood, lavorano anche col loro aspetto e questo è colpa di tutti, di chi gira i film, di chi li va a vedere, di chi compra certe riviste.

Per questo molte cedono al botox, perché è un dato di fatto che un’attrice che invecchia fatichi a trovare ruoli. È un fatto risaputo del quale si sono già lamentate in parecchie, anche tra quelle più famose.

Dapprima a una donna non si perdona di essere bella; poi non le si perdona di non esserlo più. Il discorso non cambia molto se è brutta: sempre cliché saranno. La verità è che – secondo la visione dei più – se nasci in un modo, devi morire in quello stesso modo: questo è il diktat secondo il quale non si perdona nulla. Crescita, maturità, cambiamento ed evoluzione spesso non sono contemplati, accettati, permessi.

Non vi fa arrabbiare tutto ciò, non vi fa indignare? A me sì, moltissimo.

È esattamente la stessa ipocrisia che regna nella moda: davanti ai microfoni, gli stilisti si dichiarano contro l’eccessiva magrezza delle modelle, poi, ai casting, continuano a scegliere quelle che nemmeno arrivano a una taglia 38.

Non sto difendendo Renée Zellweger e il botox: se volete proprio sapere la mia opinione, a me piaceva di più prima. Ma sto difendendo la sua libertà di scelta, la sua libertà di stare bene con sé stessa come meglio crede, visto che non fa del male agli altri.

È così difficile accettare gli altri per ciò che sono o che vogliono essere?

Aspettavo da tempo la giusta occasione per condividere un video prezioso, portato alla mia attenzione da Patrizia, un’altra amica speciale: ecco, credo che oggi sia il giorno giusto. Si tratta di un video della cantante Colbie Caillat intitolato “Try”.

Dopo averlo visto, vi sembrerà forse che mi sono tirata la zappa sui piedi da sola per quanto riguarda il discorso Renée Zellweger, in quanto il video è contro qualsiasi espediente artificioso e artificiale.

In realtà, se ci pensate bene, è soprattutto un invito a tutte le donne, un invito a essere più comprensive non solo con sé stesse in un’ottica di “love yourself” ma anche con le altre (ascoltate le parole finali, “‘cause I like you”), soprattutto verso chi non riesce o non può accettarsi, cosa che fa stare male per prima chi vive tale mancata auto-accettazione, credetemi.

Lo tenga ben presente chi sta a contare le rughe e le iniezioni di botox altrui nonché chi è sempre pronto ad additare i chili in più o in meno.

Vogliamo provare ad avere un po’ più di comprensione, di tolleranza e una maggiore empatia? A metterci nei panni degli altri non per giudicarli ma per comprenderli?

Vogliamo noi donne per prime non prestare più il fianco a questo giochetto, non cadere nel tranello e smettere di puntare il dito contro le nostre sorelle?

Voglio concludere con un motto degli indiani d’America: “Prima di giudicare una persona, cammina per tre lune nei suoi mocassini.”

Manu

 

 

 

Se volete leggere l’ottimo articolo della mia amica Sabrina Antenucci che richiama l’attenzione su un altro aspetto importantissimo sempre legato al “caso” Renée Zellweger: qui

Io e le mie cicatrici: qui

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Cristina
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Sono totalmente d’accordo con te…. Però com’è difficile farlo capire alle persone!!!! Sei bellissima , ti adoro e lo sai!!!!!

Manu
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La mia cara Cristina…
Hai ragione, è difficile farlo capire, però mi resta sempre un dubbio: non è che le più difficili da convincere, alla fine, siamo proprio noi stesse? Mi riferisco a auto-indulgenza e auto-comprensione 😉
Ti abbraccio con grande affetto e stima,
Manu 🙂

patrizia
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stavo canticchiando try walking in my shoes leggendo e prima di arrivare all’ultima frase del tuo post… nulla da aggiungere. Sacrosanto

Manu
Reply

Che bello averti qui, cara Patrizia!
Colgo nuovamente l’occasione per ringraziarti: ti ricordi le parole con cui mi inviasti il link del video, lo scorso luglio? “So che ti piacerà”.
Non ti sbagliavi e, non solo mi è piaciuto, ma è come se tu avessi messo un semino in me: è stato lì, ad aspettare. E ieri è sbocciato 🙂
Grazie con tutto il cuore e un abbraccio,
Manu

Valeria
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Quanto hai ragione.. eppure.. era così bella e sarebbe invecchiata ancora così bella, perchè come giustamente hai detto te, le donne vanno ben oltre alla fisicità, la bellezza è racchiusa in lei per come sorride, per come agisce e per come pensa. Della VERA bellezza lei ne era già ricca.. semplicemente, forse, aveva bisogno di più per stare bene con se stessa e se questo la rende più forte, perchè no? ormai la vera moda è giudicare e predicare ipocrisia.. questo post è più che azzeccato, amica mia!

Manu
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Valeria carissima e dolcissima, quanto hai ragione.
L’ho scritto anch’io: personalmente, preferivo Renée per com’era prima. Sono convinta come lo sei tu che fosse bellissima e uso l’aggettivo nell’accezione corretta e canonica, visto che non è un’amica per la quale nutro affetto.
Hai sottolineato una cosa sacrosanta: possedeva già la vera bellezza, soprattutto quella intrinseca nel suo sorriso luminoso che avevo sempre apprezzato. Sorrideva anche con gli occhi.
Eppure, mi premeva e mi preme continuare a sottolineare la conclusione alla quale sei giunta anche tu: se lei è più felice così e questo la rende più forte, chi siano noi per non accettarlo? Con quale diritto la si critica?
Hai ragione anche su un ulteriore punto: “ormai la vera moda è giudicare e predicare ipocrisia”. Molto triste e molto vero. E questo non mi piace né l’accetterò mai: finché avrò fiato per farlo, continuerò invece a predicare la positività.
Ti abbraccio forte,
Manu

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