Sarai regina e vincerai, parola di Irene Vella (e di mamma Lidia)

Potrei iniziare questo post con la frase “io ve l’avevo detto”.

E invece inizierò confessando il mio bisogno – sempre più impellente – di belle cose, belle storie, belle persone, bei sentimenti.

Ho talmente bisogno di sentire e respirare bellezza da aver deciso di far incidere su un anello le parole «La bellezza salverà il mondo» (frase del principe Myškin ne L’idiota di Fëdor Dostoevskij), poiché tali parole sono il mio motto ormai da tempo e cerco di ripetermele come un mantra al quale aggrapparmi.

Come ho scritto in altre occasioni, quando il mondo mi fa paura e quando smetto di comprenderlo, cerco rifugio nella bellezza: è l’unico modo che conosco per portare avanti i valori di cultura, civiltà, umanità, tolleranza e libertà nei quali credo da sempre.

Purtroppo, nel frangente attuale, carico di troppo sangue e povero di umanità, è difficile restare saldi e continuare a credere: cerco dunque di impegnarmi ancor di più per rintracciare tracce di bellezza e così ho pensato che fosse il momento perfetto per leggere Sarai regina e vincerai, il libro più recente di Irene Vella, scrittrice e giornalista (mi permetto di aggiungere amica) che tanto stimo.

Non mi sbagliavo, ho fatto la scelta giusta: tra le sue righe, ho trovato ciò che cercavo – amore e bellezza – e non sono riuscita a staccarmene fino a quando non l’ho letto tutto.

Ora vi chiederete perché ho esordito con quella frase, “ve l’avevo detto”: perché di Irene avevo già parlato altre volte, di lei, dei suoi libri e della sua (meravigliosa) famiglia e avevo raccontato una cosa importante. Ovvero che Irene ha dato un rene a suo marito Luigi. Ma non così, come modo di dire: gliel’ha dato veramente, fisicamente, e lo racconta in Sarai regina e vincerai, appunto.

Il libro narra che, dopo il matrimonio e la nascita di Donatella, la primogenita di Irene e Luigi, la loro vita procede come una favola, almeno fino al giorno in cui Luigi, sportivo, atletico, sanissimo, ha un piccolo malessere. Decide di sottoporsi a una visita: quel giorno diventerà, purtroppo, uno spartiacque tra prima e dopo, perché la diagnosi sarà fortissima, ovvero insufficienza renale cronica. I suoi reni non funzionano più e la prospettiva è la dialisi a vita. O un trapianto.

All’improvviso, Irene scopre che le banalità che si dicono sul valore delle piccole cose o sulla fragilità della felicità sono tutte drammaticamente vere; ma, allo stesso tempo, scoprirà l’autenticità di un’altra banalità, ovvero che l’amore ci dà risorse che mai avremmo creduto o sospettato di avere.

E così, la decisione viene da sé: donerà a Luigi un suo rene. Anche se la parte più difficile è convincerlo ad accettarlo.

Armata di positività, senso dell’umorismo e molto coraggio, Irene affronta con Luigi la sua battaglia più difficile e salverà il suo regno di affetti, come una vera regina guerriera.

E, in fondo, come scrive la stessa Irene, la colpa (ma io direi il merito) è di sua madre che, quando la giornalista aveva solo dieci anni, si presentò con un quadretto tricottato e incorniciato che recitava: «Sarai regina e vincerai, tutte le cose che vorrai diventeranno realtà».

«Il problema – scrive Irene è che io ci ho creduto»: e per fortuna, torno a ripetere. Brava signora Lidia!

Vedete, leggendo il libro di Irene, ho provato sensazioni ed emozioni colorate come un arcobaleno: ho pianto (e quanto, mannaggia!), ho riso (anche in questo caso tanto), mi è venuta la pelle d’oca, mi sono arrabbiata, ho avuto paura, ho provato sollievo.

Ho annuito come una forsennata quando Irene scrive «La malattia alimenta la speranza di una guarigione, la morte si porta via tutto» oppure «Veder soffrire chi ami ed essere impotente è il peggior supplizio che ci possa essere. Vorresti sostituirti, o fare a metà per uno».

E ancora quando scrive «Ci sono le persone sane. E poi ci siamo noi. I malati. Anche dopo che sei guarito farai sempre parte di quella categoria».

Irene si considera una sopravvissuta e se ho annuito leggendo tutte queste frasi è perché so cosa prova, perché anch’io sono sopravvissuta (ed è vero, ci si considera tali per sempre). Sono sopravvissuta all’incidente del quale porto le perenni cicatrici e per il quale non dovrei essere qui.

E invece ci sono e quindi mi sono venuti i brividi quando ho letto il mantra di Irene: «Il destino è contro di noi? Peggio per lui». Ecco.

Ma Sarai regina e vincerai non parla di malattia – parla di (tanta) vita e di (tantissimo) amore.

Della nascita di Donatella e di Gabriele, il secondogenito dato alla luce dopo aver donato il rene a Luigi.

Dell’amicizia vera.

Del sogno di scrivere che accompagna Irene, un sogno che si è avverato (toh, guarda, questo sogno è un’altra similitudine tra noi… sul farlo avverare, invece, io ci sto ancora lavorando).

Dell’amatissimo cane Miriam avvelenato con una polpetta per ritorsione verso un articolo di Irene.

Di uno speciale viaggio a New York.

E poi parla di…

No, perdonatemi, non vi dico altro. Ho detto anche troppo, ho chiacchierato troppo, ma è l’emozione.

Fidatevi di me e leggete Sarai regina e vincerai. Non ve ne pentirete, promesso.

Manu

 

 

Sarai regina e vincerai – Irene Vella

Piemme Editore

ISBN 978-88-566-4390-9

 

La pagina dedicata al libro sul sito dell’editore: qui (dove potete anche accedere a tanti siti tra cui Mondadori, Amazon, Feltrinelli, IBS, Hoepli sui quali acquistarlo, sia cartaceo che in eBook)

Il blog di Irene Vella: qui

 

Classe 1970, Irene Vella è scrittrice e giornalista: collabora con importanti riviste femminili ed è stata una delle protagoniste del programma Donne di Monica Leofreddi su Rai2 nonché inviata per il Cristina Parodi Live de La7. Oggi collabora con la trasmissione X-Style di Canale 5 occupandosi di costume e tendenze.

 

 

I miei precedenti post su Irene: qui a proposito del libro Nati sotto il segno del cavolo, qui a proposito del libro Credevo fosse un’amica e invece era una stronza. Qui, invece, trovate la mia avventura con lei alla Scuola Comica di Cucina.

 

 

 

«Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne.

Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà […]»

(Dal Simposio di Platone – merito di Irene che ha messo questa frase all’inizio del suo libro e me l’ha ricordata)

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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