Savini Milano presenta ‘Callas mai vista, Maria re-interpreta Medea’

Siamo ormai arrivati alla metà del mese di settembre che in molti definiscono fashion month.

Il perché è presto detto: settembre è il mese in cui si svolgono le principali settimane della moda, occasione in cui si presentano le collezioni donna della stagione estiva successiva. E ora, dopo New York e Londra, tocca a Milano che sarà poi seguita da Parigi.

Come dicevo, ad aprire le danze è stata New York.

«Negli ultimi anni, la rilevanza della New York Fashion Week è diminuita. Tom Ford e il CFDA hanno promesso che ciò sarebbe cambiato a partire da quest’anno grazie a un programma abbreviato e punteggiato da una serie di spettacoli esperienziali e imperdibili. Alla fine, anche se non ci sono stati abiti straordinari di cui parlare, c’è stata eccitazione. E questo, almeno, è un inizio.»

CFDA è l’acronimo di Council of Fashion Designers of America, l’equivalente della nostra Camera Moda, e lo stilista Tom Ford ne è l’attuale presidente: l’affermazione che ho riportato suona come una sentenza non molto positiva, esce dalla pungente penna della giornalista americana Lauren Sherman ed è contenuta in un articolo per il prestigioso The Business of Fashion.

Ma se la Sherman e Bof trovano che – cito testualmente – «this season there were no extraordinary clothes to speak of», vi confesso che, francamente, spero si potrà invece dire diversamente di Milano e che, entusiasmo, fermento ed eccitazione a parte, si potrà parlare anche di abiti straordinari o quanto meno belli.

Non solo: mi fa piacere sostenere che l’imminente edizione di Milano Moda Donna (o se preferite Milano Fashion Week, 17-23 settembre) «nasce all’insegna di sostenibilità, inclusione e apertura anche al pubblico visto che tanti eventi saranno accessibili a tutti».

A dichiararlo, ben prima di me e in occasione della conferenza stampa, è stato Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana: MMD non sarà dunque esclusivo appannaggio di fashion editor, buyer e vari addetti ai lavori e, durante la settimana, vi saranno alcuni appuntamenti aperti al pubblico, allestiti da vari brand e maison.

Proprio in tale ottica, vi parlo oggi di un evento che ho visitato in anteprima e che ho apprezzato moltissimo: si tratta di ‘1969/2019 Callas mai vista, Maria re-interpreta Medea’, evento ospitato dal prestigioso e storico Ristorante Savini in Galleria Vittorio Emanuele II fino al 30 settembre.

Il Ristorante Savini in Galleria Vittorio Emanuele II <em>(ph. courtesy ufficio stampa)</em>
Il Ristorante Savini in Galleria Vittorio Emanuele II (ph. courtesy ufficio stampa)

La data – 1969/2019 – fa riferimento al cinquantesimo anniversario delle riprese e dell’uscita del film ‘Medea’ di Pier Paolo Pasolini basato sull’omonima tragedia di Euripide: ‘Callas mai vista’ è un progetto di Elisabetta Invernici, giornalista e storica del costume, progetto dedicato alla celebre soprano e consistente in una splendida installazione curata dallo stilista Daniele Calcaterra.

L’evento, patrocinato dal Comune di Milano e inserito nel calendario ufficiale di Milano Moda Donna, inaugura un inedito calendario culturale che Savini Milano intende offrire alla città (e del quale vi parlerò prestissimo), riportando alla ribalta personaggi illustri che ne hanno frequentato le sale: Maria Callas, appunto, ma anche Tommaso Marinetti, Arturo Toscanini, Giuseppe Verdi, Gabriele D’Annunzio, Valentina Cortese e altri ancora.

«Iniziative come queste permettono a tanti cittadini di riscoprire, in occasione della Milano Fashion Week, il profondo legame tra la ‘La Divina’ e il capoluogo lombardo. È un legame intenso raccontato grazie al linguaggio universale della moda, dell’arte e del cinema che per l’occasione viene ospitato in uno dei luoghi iconici di Milano, il Savini, non un semplice ristorante o un bar alla moda ma, da sempre, un grande luogo di incontro per i nomi che hanno fatto la storia e la cultura della città. Un luogo che oggi, a 152 anni dalla sua apertura nel 1867, torna a essere centro d’incontro per chiunque voglia conoscere e scoprire lo spirito più autentico e attuale di Milano tra arte e cultura.»

Ho lasciato volentieri la parola a Cristina Tajani, Assessore alle Politiche per il Lavoro, Attività produttive e Commercio di Milano: trovo che raccontino alla perfezione il progetto e perché tanto piaccia anche a me.

«L’ambizione di Savini Milano è divulgare la storia di fatti e personaggi di fama internazionale, farla conoscere a un pubblico sempre più ampio, non solo in termini geografici ma anche generazionali, in modo da sollecitare interesse e curiosità nei simboli che hanno reso grande la città di Milano e io condivido pienamente questa scelta.»

A raccontarlo è Elisabetta Invernici che mi ha parlato anche del progetto legato a Maria Callas.

«In anteprima a giugno è andato in scena un evento dedicato all’amore tra Maria Callas e Aristotele Onassis ed è stato creato il cocktail ‘La Divina’, in collaborazione con Amaro Ramazzotti. Sono seguiti due mesi riservati alla soprano che culminano ora con l’installazione fashion dedicata a Medea. Maria Callas, ormai un simbolo per Savini, torna dunque in scena a Milano nelle vesti dell’eroina tragica e rivive la torrida amicizia con il regista Pier Paolo Pasolini: dalla Turchia a Grado passando per Cinecittà, l’esperienza di una soprano che è anche grande attrice, una donna passionale che continua a inseguire l’amore… negato.»

Maria Callas in <em>‘Medea’</em> di Pier Paolo Pasolini con il costume creato dal grandissimo Piero Tosi e realizzato dalla Sartoria Tirelli <em>(ph. courtesy ufficio stampa)</em>
Maria Callas in ‘Medea’ di Pier Paolo Pasolini con il costume creato dal grandissimo Piero Tosi e realizzato dalla Sartoria Tirelli (ph. courtesy ufficio stampa)

In che cosa consiste l’installazione ‘Callas mai vista’?

«Medea è una figura mitologica resa da Pasolini un’icona colma di fascino e al tempo stesso amara, interpretata con i tratti caratterizzanti e bellissimi, quasi divini, di Maria Callas, tratti che hanno dato vita a una vera e propria opera d’arte del cinema italiano. Alla doppia ed enigmatica personalità di Medea ho voluto dedicare due creazioni: una, enfatizzata dal colore nero, ne caratterizza il lato di sovrana autoritaria, crudele e distruttiva, a tal punto da ‘perdersi’ tra le fiamme; l’altra, nel vibrante colore dell’oro, ispirata dal suo essere interiore, fascinoso e ammaliante, di donna e madre, femmina e amante.»

Così spiega lo stilista Daniele Calcaterra che, collezione dopo collezione, si è fatto conoscere per la sua personale attitudine allo studio di forma e volume messi in diretta relazione e dialogo con la materia.

Ed è dunque il dualismo di Medea – con la convivenza dei due suoi aspetti opposti eppure allo stesso tempo complementari – a essere protagonista assoluta degli abiti-costume creati dallo stilista: i due colori, il nero e l’oro; il collo alto che rappresenta la strozzante posizione di Medea che non è mai veramente libera; il corpetto aderente e l’austera manica a guanto; la gonna ampia e voluminosa che si apre in drappeggi che rappresentano l’immenso delle fiamme in cui Medea infine sparisce.

A differenziare le due versioni, oltre al colore, vi è il materiale: la Medea interiore è in cotone spalmato di una lamina oro, la Medea dilaniata è declinata in un cotone nero, dilavato e stropicciato, creato dall’azienda Lyria, un’eccellenza italiana nell’ambito del tessile.

A completare l’installazione ‘Callas mai vista’ e il lavoro di Calcaterra non potevano che esservi dei gioielli: con immensa gioia ed emozione, segnalo che sono quelli di Ornella Bijoux, il marchio milanese fondato dalla grande e amatissima Maria Vittoria Albani recentemente scomparsa.

Simona Scala, la figlia di Maria Vittoria, colei che oggi porta avanti con passione e coraggio una tradizione familiare nata nel lontano 1944, mi ha raccontato come anche i gioielli dall’aria tribale raccontino la stessa storia di dualismo: da una parte, vi è l’arcaicità di alcuni componenti storici (come i medaglioni) creati da Maria Vittoria attorno agli Anni Sessanta; dall’altra vi è l’intervento della stessa Simona; il risultato è una reinterpretazione contemporanea che si sposa alla perfezione con il lavoro di Calcaterra.

A indossare abiti e gioielli sono due splendidi manichini di ABC Mannequins che, grazie alla loro bellezza lineare ed eterea, sublimano il tutto.

La Medea di Daniele Calcaterra per <em>‘Callas mai vista’ (photo cortesy ufficio stampa)<br /></em>
La Medea di Daniele Calcaterra per ‘Callas mai vista’ (photo cortesy ufficio stampa)

Ma gli eventi nell’ambito di ‘Callas mai vista’ non terminano qui.

Per chi volesse sapere delle struggenti e tormentate storie d’amore di Maria Callas (quella fraintesa con Pasolini e quella vissuta con Onassis), ci sono due appuntamenti curati sempre da Elisabetta Invernici, appuntamenti che prevedono un talk e un aperitivo con la possibilità di assaggiare il cocktail ‘La Divina’ appositamente creato per il Savini.

Il primo appuntamento si svolgerà domenica 22 settembre, si intitola ‘L’amore negato’ e prevede anche la presenza di Francesca Agostinelli (curatrice della rassegna ‘Medea 50’) e di Daniele Calcaterra; il secondo si svolgerà domenica 29 settembre e si intitola ‘La crociera dell’amore’.

In entrambi i casi, l’appuntamento è da Savini Milano dalle 16:30 alle 18.30: l’ingresso ai talk è libero ma i posti sono limitati e pertanto è indispensabile la prenotazione.

E, in entrambi i casi, gli appuntamenti offriranno anche l’occasione per ammirare l’installazione di Daniele Calcaterra nonché il tavolo numero 7 che Savini Milano dedica all’amata soprano.

Io ho già prenotato per entrambi gli appuntamenti…

E concludo con una riflessione: eventi come ‘Callas mai vista’ e creazioni come quelle di Calcaterra e Ornella Bijoux mi fanno affermare con ancora maggior convinzione che sì, a Milano non avremo solo entusiasmo ma vedremo anche tanta reale bellezza.

Manu

 

 

1969/2019 CALLAS MAI VISTA, Maria re-interpreta Medea

Presso Savini Milano 1867
Ingresso da via Ugo Foscolo – angolo Galleria Vittorio Emanuele II
Milano

L’installazione di Daniele Calcaterra sarà visitabile fino al 30 settembre presso la Sala Toscanini al 1° piano.

Trovate tutte le informazioni per gli incontri del 22 e 29 settembre sul sito di Savini: quando lo aprirete, si aprirà una schermata automatica che vi darà accesso alle prenotazioni.

Se il nome di Elisabetta Invernici non vi è nuovo qui in A glittering woman è perché ho parlato di altri due splendidi progetti dedicati dalla bravissima giornalista ad altrettante figure storiche importantissime: qui trovate quello su Valentina Cortese e qui quello su Rosa Genoni.

A proposito di Ornella Bijoux… qui trovate il mio emozionato omaggio a Maria Vittoria Albani

*** Aggiornamento a posteriori: per dare soddisfazione a chi non ha potuto vedere l’installazione di persona, ecco le mie foto realizzate all’anteprima stampa. ***

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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