SEM Social Eating Milan, cibo e condivisione faccia a faccia
Ce ne siamo accorti tutti: social è uno degli aggettivi oggi più in voga.
Ovviamente, social per eccellenza sono i network che adoperiamo ogni giorno, ovvero i nostri amati – odiati Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn e via dicendo. Peccato che alcuni studi dicano che proprio i social network siano l’attività meno sociale che ci sia: parrebbe che in troppi ne abusiamo illudendoci di una vita che non ha invece riscontro nella realtà.
Sono parzialmente d’accordo con tali studi e infatti tento di tenere ben distinta la vita da web dalla vita quotidiana, sebbene confessi che a me Instagram diverte, per esempio; mi diverte meno Facebook, anni fa mi coinvolgeva di più, e ancor meno mi coinvolge Twitter, soprattutto perché non lo capisco granché. Sarà colpa del fatto che a me le cose da consumare velocemente non piacciono e Twitter, invece, se ho ben capito ciò che mi hanno spiegato, si basa proprio su quello, sulla velocità degli scambi e del flusso di informazioni.
A ogni modo: c’è un altro uso dell’aggettivo social che mi sta particolarmente appassionando, ovvero la tendenza del social eating.
Esistono diverse interpretazioni di questa pratica, ma in buona sostanza si tratta di estranei (o meglio di persone che ancora non si conoscono) che si incontrano a casa di qualcuno e socializzano durante la colazione, il pranzo, il brunch, la cena. L’appuntamento si organizza in rete, ognuno partecipa alle spese e si presenta a cena a casa di chi ha organizzato nel giorno e all’orario convenuto.
Durante l’incontro si conoscono persone nuove, nascono idee, amicizie, collaborazioni, opportunità di lavoro: ci si apre agli altri e si passano bei momenti in compagnia.
Insomma, si condivide, nel senso più sano, vero e reale del termine.
Quindi, il social eating, sfruttando positivamente il web, tende a sanare proprio quel deficit che si rimprovera a Facebook e compagni: fa incontrare le persone nel concreto, nella vita reale, le mette insieme e fa sì che si parlino e si confrontino guardandosi in faccia e abbattendo muri, metaforici e non. Ci fa muovere da casa nostra, ci stana da dietro un video, ci fa abbandonare tastiere di pc, tablet e smartphone.
Dal virtuale al reale: come sfruttare al massimo – e al meglio – le infinite possibilità nate grazie al web.
Le regole, in genere, sono poche e sono le stesse dettate dal normale buon senso nonché dalla buona educazione: arrivare puntuali, non pretendere di essere serviti come al ristorante (non è e non ha lo scopo di un ristorante), essere tolleranti con gli altri commensali e, naturalmente, aver voglia di condividere argomenti di comune interesse.
Il padrone (o la padrona) di casa ha cura di cucinare e ricevere gli ospiti: li mette a loro agio, fa sì che non si sentano mai fuori posto e si premura che l’atmosfera sia piacevole e rilassata.
Il fenomeno del social eating è piuttosto diffuso in diversi paesi e ora sta arrivando in Italia: so di alcune realtà esistenti a Milano, ma non avevo ancora avuto modo di sperimentare in prima persona.
Ci voleva la mia amica Sabrina Antenucci per far sì che finalmente potessi vivere questa esperienza.
Sabrina è una giornalista e fa una cosa che mi piace molto: racconta storie di passione che sono diventate progetti professionali.
Ha intervistato tantissime persone e ha raccontato storie assai diverse tra loro: ora è il suo turno, perché fare la giornalista non è più l’unica passione che lei stessa ha saputo trasformare in un progetto concreto.
La mia intraprendente ed eclettica amica ama organizzare cene a casa sua dove perfino il divano ha un nome, “Nano”, le piace chiacchierare e confrontarsi su vari argomenti: da tutto ciò, è nata una nuova avventura che si chiama SEM Social Eating Milan.
L’idea di SEM è arrivata quasi naturalmente, unendo il ricevere, le cene, il “Nano”. I primi incontri sono nati grazie al passaparola tra amici e gli appuntamenti si svolgevano come piacevoli riunioni conviviali: il cibo, un buon vino e un argomento (scelto di volta in volta ed esposto e condiviso da una persona autorevole) facevano da filo conduttore della serata.
Le serate iniziavano magari a tavola e poi ci si spostava sul divano oppure succedeva il contrario, iniziavano sul divano e poi ci si spostava a tavola; talvolta, iniziavano e finivano sul divano, dove si mangiava e si chiacchierava.
Il tutto ha funzionato da subito, tanto che è diventato un appuntamento ricorrente: l’idea si è poi allargata ed è stata appunto battezzata SEM Social Eating Milan e, ovviamente, oggi è aperta a tutti.
C’è un sito dedicato sul quale si può trovare il calendario degli eventi: ci si iscrive mandando un messaggio e-mail, si seguono le indicazioni, ci si presenta all’orario previsto.
Esistono due tipi di appuntamenti: SEM Classic e SEM Symposium.
SEM Classic è l’appuntamento secondo l’accezione più classica e tradizionale di social eating: il pranzo, il brunch o la cena vengono serviti a tavola e non c’è un filo conduttore predeterminato. Si incontrano persone nuove, si chiacchiera di quello che si vuole, si assaggiano piatti cucinati in casa.
SEM Symposium è un evento di social eating con argomento, un momento di approfondimento e di apprendimento. Questi incontri sono condotti da un docente o da un esperto in materia che condivide le proprie conoscenze con i partecipanti: non sono corsi perché le sessioni sono interattive e sono sempre e comunque caratterizzate da uno scambio non a senso unico e da un’atmosfera rilassata.
In questo caso, il pasto viene servito sul “Nano” (ricordate? il divano) in modo da ricreare l’atmosfera di quello che per Greci e Romani era il simposio, ovvero la seconda parte di un banchetto, il momento in cui i commensali cantavano, recitavano poesie, assistevano a intrattenimenti di vario genere e conversavano.
Giovedì sera ho partecipato al cocktail col quale Sabrina ha lanciato e inaugurato il suo progetto di social eating e ora attendo di scoprire il calendario dei prossimi eventi: verrà pubblicato a breve nell’apposita sezione del sito.
Perché mi piace l’idea del social eating e perché mi piace in particolar modo quello proposto da SEM?
Perché fa incontrare le persone faccia a faccia: si stringono mani, ci si guarda in viso, si ascolta la voce, si guardano espressioni e gesti. Si sente il calore di uno scambio autentico.
Perché sono una chiacchierona.
Perché mi piace mangiare bene e perché sono convinta che la buona tavola unisca.
Perché mi piace conoscere persone nuove.
Perché mi piacciono le sorprese: adoro l’idea di andare in un posto in cui non so chi conoscerò.
Perché mi piace l’atmosfera rilassata e confidenziale che una casa privata può offrire rispetto a qualsiasi locale pubblico.
Perché potrebbe accadere di incontrare una persona speciale con la quale nascerà una bella amicizia o una nuova avventura di lavoro. O della quale innamorarsi, per chi è single.
Ecco, SEM Social Eating Milan mi piace perché crea opportunità, di molti tipi.
E poi, forse non lo dovrei dire (spero che Sabrina non mi rimproveri), ma ho sentito parlare – per la formula Symposium – di argomenti tipo “non lasciare i sogni a far polvere in un cassetto”…
Indovinate un po’? Io mi iscrivo appena esce la data in calendario.
Che ne dite, ci vediamo sul “Nano”?
Manu
Per saperne di più e per partecipare agli eventi:
Qui trovate il sito SEM Social Eating Milan, qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter e qui il profilo Instagram.
L’indirizzo e-mail al quale scrivere per avere informazioni è sem@socialeatingmilan.com
Sul sito (dal quale ho preso le immagini per questo post) troverete il calendario degli eventi e altre informazioni utili. Il salotto milanese di Sabrina Antenucci si trova in zona Piola / Lambrate.
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Manu
Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.