Le mie scelte in pillole: Serena Ciliberti e il coraggio della fantasia

Mesi fa, in occasione del quarto compleanno di A glittering woman, ho scritto che i creativi, i designer, gli stilisti, gli artisti dei quali mi occupo e dei quali racconto qui nel blog nonché attraverso i miei canali social, soprattutto attraverso Instagram, sono diventati membri di una famiglia che ho scelto e alla quale tengo molto.

Una famiglia che costruisco giorno dopo giorno, fatta di persone in gamba, volenterose, volitive, estrose, talentuose, capaci, coraggiose.
Persone delle quali sono orgogliosa, come se fossero davvero sangue del mio sangue, anche perché il talento e la passione che esso genera sono in realtà legami forti, capaci di unire le persone oltre le parentele di DNA o di legge.

Nutro immensa stima e ammirazione per chi come loro ha il coraggio della fantasia.
Perché se avere fantasia e creatività è spesso un dono innato, decidere di assecondare tali doti e di non imbrigliarle, decidere di non omologarsi è un’altra cosa: è una scelta. Precisa e molto, molto coraggiosa.
Ammiro le persone che non hanno paura di impegnarsi, di lavorare sodo, di inventare, di sperimentare, di rompere i confini imposti dall’omologazione e dalla banalità.

Ecco perché scelgo e sceglierò sempre le creazioni di Serena Ciliberti alias Sere Ku.

Ecco perché la sostengo e la sosterrò sempre e perché, dopo averle dedicato un primo post nel 2014, oggi torno a dedicarle una delle mie scelte in pillole.
Perché c’è bisogno di ironia e di auto-ironia e perché un po’ di sano divertimento non ha mai ucciso nessuno.
Anzi, al contrario, in verità ironia e divertimento allungano l’esistenza – proprio come una pillola salvavita.

Sapete cosa mi fa davvero impazzire di Serena Ciliberti? La capacità di guardare un oggetto e di vedere ben oltre il suo utilizzo normale, quotidiano e più scontato.
Con lei, qualsiasi cosa può diventare un gioiello, un ornamento per il corpo; e se quel certo oggetto – non so, per esempio una sedia – non ha le dimensioni idonee per diventare gioiello, potete giurare sul fatto che lei lo studierà e riuscirà a prepararne una versione miniaturizzata, naturalmente con proporzioni perfette.
Non solo: nel caso in cui si parli di oggetti funzionanti (cito lettori di musica digitale, matite giapponesi minuscole, biro, rossetti), Serena salvaguarda la loro funzione, ovvero inserisce l’oggetto all’interno del gioiello e lo rende anche utilizzabile.
Dunque con il lettore si può davvero ascoltare musica, con le biro si può scrivere e le matite possono essere temperate – e usate.

Quello tra me e Serena Ciliberti è un rapporto fatto di stima reciproca (mi permetto di affermarlo e ne sono orgogliosa), un rapporto nato a inizio 2013 e che si rinnova e cresce anno dopo anno.

Ho un’ampia collezione dei suoi pezzi e potete averne prova guardando proprio il mio profilo Instagram citato in principio.
Indosso spesso le sue creazioni e possiedo uno dei suoi anelli con le matitine giapponesi, una paure collana e anello con uova in padella (qui e qui la indosso), diversi gioielli con le scarpine di Barbie (qui, qui, qui e qui in indossato), collane con strumenti musicali in miniatura (qui e qui e che indosso qui, qui e qui), una collana con volti in porcellana (che indosso qui e qui), orecchini con mini seggioline (li vedete anche nella foto qui sopra) oppure una collana con mini divani (e qui e qui la indosso), una collana con miniature di profumi (un pezzo unico, prodotto in pochissimi esemplari tutti diversi tra loro) e un’altra con i rossetti (che indosso qui e qui), un anello e degli orecchini con miniature dei vecchi telefoni con cornetta (qui e qui), una collana con ditali da cucito

Potrei continuare ancora a lungo, perché nei miei cassetti ho tanti altri pezzi, per esempio un paio di collane fatte con cucchiaini oppure un anello fatto con il metro da sarta.

A questo punto, se anche voi volete trarre beneficio dalla sana ironia di Serena Ciliberti, vi lascio i suoi dettagli: qui trovate il suo sito (che include lo shop online), qui la sua pagina Facebook e qui l’account Instagram.

E a me non resta che darvi appuntamento alla mia prossima scelta in pillola 🙂

Manu

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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