Sofia Rocchetti e CHARTEGO, piccole sculture da indossare

Fin da piccoli ci vengono inculcate nella testa tutta una serie di idee, linee e regole da seguire e ci viene insegnato cosa è bene e cosa è male: davanti ai nostri occhi, vengono tracciate delle linee ben precise e ci sono cose che stanno da una parte o dall’altra.

L’aggressività, per esempio, è da sempre considerata un sentimento negativo, da tenere il più possibile lontano da noi: se un bambino la manifesta si tende a punirlo. Io credo invece che l’aggressività faccia parte di ogni essere umano e credo che quella linea di demarcazione che tanti vorrebbero tracciare non sia poi così netta: anche le cose giuste possono diventare sbagliate e viceversa. L’aggressività è un sentimento col quale dobbiamo imparare a convivere: c’è chi la nasconde, chi la sa governare, chi riesce a dominarla e a trasformarla in una forza, in una spinta positiva. Come riesce a fare Sofia Rocchetti.

Di lei vi ho già parlato in un altro articolo, per via di una sua collaborazione con Sabrina Carbone di Sati Bibò: ho conosciuto entrambe a Milano lo scorso settembre e oggi voglio dedicare questo articolo a Sofia, perché trovo che sia una persona interessante nonché una vera artista a 360°.

“Sono nata a Città di Castello nell’anno tot, mese tot e giorno tot, di venerdì: la tradizione vuole che in quel dì nascano streghe e folli. Sono figlia di una coppia tollerante e paziente che mi lasciò imbrattare le pareti di casa”: così si presenta sul suo sito.

Sofia vive a Perugia da molti anni ed è lì che, nel 1980, ha cominciato a sperimentare materiali, supporti e tecniche per focalizzare quella che è diventata una ricerca profonda basata sui diversi aspetti dell’aggressività, ricerca che l’ha portata anche a sottolineare le contraddizioni e le ipocrisie di alcuni modelli imposti dall’educazione e dalla società contemporanea.

Carta, pigmenti puri, ricamo e recentemente il papier mâché (cartapesta): sono questi gli elementi essenziali per il suo lavoro. E sono innumerevoli le esperienze di Sofia fuori dai confini nazionali: Olanda, Spagna, Austria, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone (dove ha trascorso tre mesi in un programma che ha riunito diversi artisti) e Cina, invitata ad esporre al National Art Museum of China (NAMOC) di Pechino e al Guangdong Museum of Art di Guangzhou (Canton) in un progetto presentato da Philippe Daverio. Nel 2011 ha partecipato alla Biennale di Venezia.

Le esperienze, gli studi e le ricerche di Sofia confluiscono in varie opere, dagli arazzi alle installazioni fino ad arrivare ai gioielli, ovvero la linea CHARTEGO che si presenta con un motto che ha immediatamente attirato la mia attenzione: piccole sculture da indossare.

Il nome nasce dal latino, CHARTA + EGO, diventando dunque un marchio che unisce carta e personalità attraverso il tramite della creatività. La carta è un materiale che da sempre affianca Sofia nella sua personale ricerca sull’aggressività: la tecnica del papier mâché trasforma la carta in un materiale duttile da plasmare, dando vita a forme scultoree che lei poi ingabbia in elementi metallici (filo e piccole boule) che conferiscono bagliori preziosi e che vanno a sottolineare la forte personalità di ogni monile.

La linea CHARTEGO propone una serie di pezzi unici, numerati e totalmente fatti a mano: piccole sculture create per il piacere di indossare l’arte.

Osservate con attenzione i pezzi di Sofia: individuerete forme quasi primordiali che ricordano varie asperità, aculei, cunei, punte, frecce, spigoli, sassi. Sono tutti elementi che potenzialmente parlano di aggressività (a volte accentuata dalla scelta del colore rosso, per eccellenza il colore del sangue) ma che secondo me Sofia riesce a stemperare, trasformare, piegare e ingentilire fino a far sì che essi comunichino invece bellezza e sensazioni positive.

Ecco di cosa parlavo in principio: l’aggressività può essere incanalata e trasformarsi in qualcosa di positivo. A me i gioielli di Sofia non comunicano affatto negatività bensì armonia.

Guardate, per esempio, la collana qui sotto.

Cosa ci vedete? Io ci vedevo un cuore anatomico: è stata Sofia a farmi notare che si tratta della punta di una freccia.

Questo, secondo me, significa che l’operazione di Sofia è perfettamente riuscita e che la rielaborazione dell’aggressività nelle sue opere è completa, da sentimento potenzialmente negativo a nuova armonia.

Attualmente Sofia sta lavorando su una serie di creazioni alle quali ha dato nome di “Blue Klein”, in omaggio a Ives Klein, artista francese da lei molto amato.

Yves Klein realizzò molti dipinti monocromi, in diversi colori: sentì poi l’esigenza di abbandonare lo studio delle diverse nuance per concentrarsi su un’unica tinta, il blu, colore che nei suoi intenti doveva unificare il cielo e la terra e dissolvere il piano dell’orizzonte.

Nel 1956 creò “la più perfetta espressione del blu”, un oltremare saturo e luminoso, privo di alterazioni, da lui brevettato col nome di “International Klein Blue”.

Se volete vedere dal vivo le creazioni di Sofia Rocchetti, vi segnalo due eventi nei quali è attualmente impegnata.

Il primo si sta svolgendo a Vicenza: si chiama Latente>Diffusa ed è un contenitore di eventi per la sensibilizzazione alla lotta contro la violenza sulle donne. Il progetto intende proporre – dapprima a Vicenza e poi eventualmente in altre sedi disposte a dare spazio e ospitalità – eventi aperti gratuitamente al pubblico per riflettere insieme sul tema della violenza sulle donne.

Il progetto si focalizza sui molti aspetti del fenomeno attraverso espressioni artistiche differenti, dal teatro alla musica, dalle arti plastiche a quelle pittoriche e fotografiche e lo fa coinvolgendo molti spazi del centro storico della città: Sofia espone una sua opera nello spazio del Bar Lioy 10.

Il secondo evento è appena stato inaugurato a Bologna alla Galleria Terre Rare: si tratta di una mostra dal titolo L’Eterno Femminino, dedicata ai monili di ricerca e contemporanei.

Sofia Rocchetti – Eterno Femminino<br />Straordinariamente coerente col percorso e col lavoro di Sofia, una sorta di primordiale divinità femminile…
Sofia Rocchetti – Eterno Femminino
Straordinariamente coerente col percorso e col lavoro di Sofia, una sorta di primordiale divinità femminile…

La mostra si incorpora su un altro evento della galleria, Faust e le altre, che mette in mostra opere di Alberto Cini attorno al Faust di Goethe.

Il Faust evoca l’alchimia, la simbologia dell’effimero e l’Eterno Femminino: “l’Eterno Femminino è ciò che di immutabile esiste nelle donne, oltre la moda e il costume”, scrisse Goethe.

Questo “oltre” è il filo conduttore della doppia mostra che è aperta per tutto il mese di dicembre: direi che non potrebbe esserci parola pià rappresentativa dell’arte e del sentire di Sofia Rocchetti.

Manu

 

 

Per approfondire

Qui trovate il sito di Sofia Rocchetti

Qui trovate il mio articolo sulla collaborazione tra Sofia Rocchetti e Sabrina Carbone di Sati Bibò

Qui trovate l’evento di Vicenza Latente>Diffusa e qui trovate l’opera esposta da Sofia Rocchetti per l’occasione

Qui trovate la pagina Facebook della Galleria Terre Rare e qui trovate l’invito per la mostra L’Eterno Femminino

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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