Bsamply mette le sue tecnologie a disposizione del settore tessile

Giusto un paio di giorni fa, nel post precedente, ho dettagliatamente parlato di come ci sia e ci sarà bisogno di una riorganizzazione dell’intero sistema moda, tenendo presente la necessità di ottemperare al distanziamento sociale che (ormai è del tutto evidente…) ci accompagnerà per molto tempo.

E, in chiusura del post, avevo anticipato che avrei parlato dell’iniziativa messa in campo dalla startup Bsamply per aiutare le imprese a fare fronte comune proprio contro il coronavirus: oggi onoro la promessa fatta.

Bsamply ha scelto di offrire gratuitamente la propria piattaforma a tutte le aziende italiane del mondo del tessile: tale piattaforma permette di digitalizzare le collezioni online e di non fermare la produzione nonostante il momento difficile che l’Italia sta attraversando.

La piattaforma permette di esporre le proprie collezioni attraverso la creazione di private showroom e permette di richiedere campioni e inviare ordini. Rappresenta dunque uno strumento di vitale importanza in questo momento: in un periodo nel quale si è obbligati alla lontananza, l’interconnessione digitale tra fornitori e clienti è l’unico mezzo per non fermarsi.

Non solo: Andrea Fiume, CEO della piattaforma, l’ha ulteriormente ampliata con Bsamply Tradeshow Project, progetto che permetterà di partecipare a vere e proprie fiere del tessile online.

Sapendo che questo mio spazio gode della fiducia di tanti designer nonché di tanti professionisti del settore tessile e moda (grazie con profonda gratitudine ) e apprezzando l’iniziativa di Andrea, condivido volentieri il comunicato che ho ricevuto: credo nella solidarietà e nel sostegno al talento e dunque spero che la condivisione possa risultare utile per qualcuno. E, nel frattempo, sostengo volentieri lo stesso Andrea e il suo talento, poiché riuscire a creare a una simile piattaforma… sì, equivale decisamente ad avere talento.

Buona lettura,

Manu

 

Riuscire ad accorciare le distanze che in questo momento separano clienti e fornitori, far incontrare domanda e offerta senza spostamenti così da consentire alle imprese di non fermarsi: è questa una delle esigenze che stanno emergendo in un periodo particolarmente difficile per il Paese. Leggi tutto

Hope vs COVID-19: Simona Corsellini per Fondazione Policlinico Sant’Orsola

Poco tempo fa, qui nel blog, ho raccontato di Simona Corsellini e della sua collezione autunno / inverno 2020 – 21 presentata a Milano il 24 gennaio alla Palazzina Appiani, splendido edificio di napoleonica memoria.

Quel giorno (freddissimo!) mi sono innamorata di Simona e del suo lavoro.

Stilista e imprenditrice, nata a Bologna nel 1979, della sua splendida regione, l’Emilia-Romagna, Simona Corsellini sa trasmettere le caratteristiche migliori: l’ottimismo, l’entusiasmo, l’energia, l’operosità, la creatività, la capacità comunicativa.

È cresciuta in una famiglia da sempre presente e attiva nel settore della moda, una vera palestra in cui ha iniziato a muovere i primi passi fino alla creazione della linea che ha deciso di firmare con il suo nome.

«Il mio ruolo è quello di guidare lo sviluppo del brand perché voglio stare in prima persona vicino alle mie donne»: così dichiara Simona conquistandomi definitivamente poiché ‘vicinanza’ è – oggi più che mai – una parola dal significato sfaccettato, complesso, ricco e intenso…

Ho affermato che Simona ben incarna le belle qualità della sua terra: oltre, per esempio, alla creatività rappresentata dai capi che ho visto sfilare quel 24 gennaio, la brava stilista mi ha dato prova anche della sua capacità comunicativa, per esempio accettando immediatamente di rispondere a qualche mia ulteriore curiosità (se vi va, trovate il nostro scambio qui).

Identità precisa, grande carattere, forti radici territoriali e familiari, capacità di metterci la faccia, maniacale attaccamento alla qualità, appassionata difesa del Made in Italy: ci sono tutti gli elementi perché io ami Simona decidendo di portare il suo marchio tra queste mie pagine virtuali.

E, oggi, si aggiunge un altro elemento importante perché io apprezzi il cammino della stilista: la capacità di vivere i tempi con piena consapevolezza e coscienza, dimostrando di essere parte di una comunità.

Nel difficile periodo che ci troviamo ad affrontare, la capacità di unirsi ed essere solidali è la nostra più grande forza: in questa ottica, Simona Corsellini sceglie di dare appoggio alla raccolta fondi attivata dalla Fondazione Policlinico Sant’Orsola a sostegno degli ospedali di Bologna e degli operatori sanitari che ogni giorno sono in prima linea nell’emergenza COVID-19.

Già a partire da lunedì 23 marzo, ogni acquisto effettuato sul sito viene in parte devoluto all’ente non profit nato per supportare l’ospedale che è punto di riferimento nazionale e internazionale, polo di eccellenza in una città, Bologna, che è anche quella della designer; e se volete sapere di più del progetto ‘più forti INSIEME’ di Fondazione Policlinico Sant’Orsola, cliccate qui.

Sostengo da sempre e con convinzione l’idea che la bellezza – intesa in senso ampio – possa salvare noi uomini: in questo caso, l’idea diventa estremamente concreta e tangibile.

Manu

 

Martino Midali FW 2020-21, capi per sentirsi elegantemente seduttive H24

L’amore per la moda mi accompagna da sempre.

Credo sia parte del mio DNA e credo che un grande ruolo l’abbia giocato mia mamma che ha vestito me e mia sorella non solo pulite e in ordine ma anche carine, pur non sperperando i soldi, così come l’ho sempre vista a sua volta ben vestita, pettinata e con un filo di rossetto anche quando doveva restare in casa.

Ci si alza, si fa colazione, ci si mette in ordine e poi si iniziano le attività giornaliere: questa è sempre stata – ed è tuttora – la sua filosofia.

Negli album della nostra famiglia ci sono foto in cui lei è una giovanissima ragazza dal bel sorriso e dai maglioncini perfetti per gli Anni Sessanta e Settanta; gli stessi album proseguono poi con le foto nelle quali io e mia sorella Cinzia siamo piccine, sempre con qualcosa di carino addosso. Ricordo certi foulard legati sotto il mento e qualche piccola borsetta fiorata in cui magari mettevo anche i coriandoli per il Carnevale…

Quando dunque scrivo che per me la moda è una sorta di malattia, non parlo certo di una malattia maligna bensì di qualcosa che, al contrario, mi ha sempre tenuto compagnia, una sorta di febbre leggera che un po’ stordisce: per me la moda è allegria, espressione personale, gioia di prendersi cura di sé e di chi amiamo (come la mia mamma faceva con noi piccine), è colore, è sogno, è gioco come quando alle elementari sempre io e mia sorella disegnavamo figurini e modelli (outfit, come diciamo oggi) fingendo anche di essere fidanzate con gli stilisti in auge in quegli anni…

Sapete una cosa? Io non voglio che questa febbre leggera passi.

Ed ecco perché, ora che mi muovo lavorativamente parlando nell’ambito moda, mi reputo una persona fortunata: perché ho trasformato una cosa che ho sempre amato in una professione.

Ecco perché, ogni volta in cui ho il piacere e l’onore di conoscere dall’interno un brand o uno stilista che ho sempre ammirato, sento di vivere un privilegio.

Ecco perché desidero condividere tutto ciò con chi mi fa il dono di leggermi: non per vantarmi, ma per rendere partecipi gli altri portandoli a bordo della mia passione e restituendo, dividendo e moltiplicando quella che mi sembra una fortuna della quale non voglio essere gelosa perché – al contrario – desidero che il bello possa appartenere a tutti. Leggi tutto

Mario Dice FW 2020-21: bellezza ed emozione nella “Lettera a me stesso”

Qualche tempo fa, per un paio di stagioni consecutive, sono stata invitata alle sfilate di Mario Dice, designer di grande talento e fondatore dell’omonimo brand.

Mi sono innamorata del suo lavoro poi, lo scorso ottobre, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/20, Accademia del Lusso – scuola nella quale insegno – ha invitato e ospitato Mario anche perché, prima di dare vita alla sua Maison, lo stilista ha fatto un percorso di tutto rispetto basato su collaborazioni di alto profilo; risultava dunque perfetto per testimoniare come e quanto sia importante mantenere costantemente viva la fame di conoscenza, la curiosità intellettuale, la voglia di crescere e di migliorare – e io, quel giorno, mi sono innamorata di lui anche come persona.

Visto che, oltre a insegnare, in Accademia ho il piacere di essere anche collaboratrice di ADL Mag, il nostro magazine online, mi è stato chiesto di scrivere un articolo su di lui: con piacere, ho dunque cercato informazioni su di lui anche attraverso una piacevolissima chiacchierata che abbiamo intrattenuto a seguito dell’incontro con gli studenti.

E così che ho scoperto che, fin da giovanissimo, Mario ha manifestato una forte passione e inclinazione per la moda: l’occasione di entrare in questo mondo gli è arrivata grazie all’incontro con Kevin Carrigan, affermato professionista allora in carica presso Calvin Klein a New York.

A soli 14 anni, Dice si è in questo modo ritrovato a lavorare per un marchio celebre in tutto il mondo: questa esperienza ha segnato profondamente il suo percorso formativo, dandogli l’opportunità di sperimentarsi in diversi ambiti creativi e artistici. Leggi tutto

SS 2020 cosa ho visto, vissuto, amato / 3° parte: Simona Marziali e MRZ

Esistono persone, cose, luoghi, situazioni – o collezioni – delle quali è facile innamorarsi in un istante: è ciò che mi è successo lo scorso 19 settembre, quando ho assistito alla sfilata con la quale Simona Marziali ha presentato la sua collezione primavera / estate 2020 al Circolo Filologico nell’ambito della Milano Fashion Week.

Per Simona Marziali la passione per la moda è arrivata presto e, dopo il diploma al liceo scientifico, si è laureata a Roma presso l’Accademia Internazionale di Alta Moda e Arte del Costume Koefia: ha poi conseguito un master in maglieria a Firenze.

A soli 21 anni, Simona ha iniziato la sua carriera professionale lavorando come knitwear designer per diverse aziende (fra le quali Gilmar e Diesel): lo ha fatto per oltre 12 anni e, grazie alla sua incessante voglia di affrontare nuove sfide, ha percorso varie tappe fino a creare nel 2012 il suo brand MRZ, in partnership con l’azienda di famiglia, il maglificio Tomas che vanta 40 anni di esperienza produttiva nel settore.

Nel 2018, Simona è stata la vincitrice del concorso Who Is On Next, promosso da Vogue Italia e AltaRoma, e a gennaio 2019 ha presentato la sua collezione proprio nell’ambito della prestigiosa manifestazione nella capitale.

Il suo MRZ è un brand capace di interpretare le tendenze più attuali in una dimensione originale e raffinata: introduce una proposta (e una visione) estremamente contemporanea nella quale gli elementi sportswear incontrano il femminile e il sartoriale, insieme a un inedito uso della maglieria che è il DNA e l’essenza del brand.

Qualità, dettagli, colori, forme, Made in ltaly in chiave internazionale, capacità di parlare al presente con lo sguardo rivolto verso il futuro: queste sono le caratteristiche di MRZ. Leggi tutto

Simona Corsellini FW 2020-21: elogio del talento e della… ‘normalità’

È con grande piacere che, oggi, ospito una donna e una professionista qui, tra le pagine virtuali di A glittering woman: lei mi piace molto, si chiama Simona Corsellini ed è stilista e imprenditrice.

Simona Corsellini è nata a Bologna il 20 marzo 1979 e della sua splendida regione, l’Emilia-Romagna, sa trasmettere le caratteristiche migliori, per esempio l’ottimismo, l’entusiasmo, l’energia, l’operosità, la creatività, la capacità comunicativa.

Aggiungete a tutto ciò il fatto che Simona è cresciuta in una famiglia da sempre presente e attiva nel settore della moda, una vera palestra in cui ha iniziato a muovere i primi passi fino alla creazione della sua linea, Space Style Concept, nome che deriva dall’azienda di famiglia, appunto.

Quelli di Space Style Concept sono stati per lei anni di crescita e hanno visto evolversi non solo il brand, ma soprattutto l’aspetto creativo e imprenditoriale di Simona che può contare anche sulla professionalità di Fabrizio Franceschini, suo partner nella vita (è il marito) e nel lavoro.

Nel 2019 la stilista ha deciso di firmare le collezioni con il suo nome, Simona Corsellini.

«Il mio ruolo è quello di guidare lo sviluppo del brand perché voglio stare in prima persona vicino alle mie donne – afferma la designer – e infatti abbiamo lavorato molto sull’identità delle linee: con il nuovo corso inauguriamo un modo inedito di raccontare la storia del brand che è anche la mia storia.» Leggi tutto

STILE MILANO Storie di eleganza, la mostra che narra Milano e il suo stile

Ero ancora una ragazzina (ma già incuriosita dalla moda, dai suoi significati e dai suoi percorsi) quando sentii usare per la prima volta l’espressione Stile Milano rimanendone sorpresa e colpita.

La mia Milano, la città che tanto amavo (e che tanto amo), aveva addirittura uno stile tutto suo? Che orgoglio!

La risposta a quel mio quesito era ed è sì: in realtà, si può affermare che ogni città sia caratterizzata da uno stile preciso che, a sua volta, è influenzato dalle caratteristiche e dall’impronta sociale, culturale ed economica della città stessa; quando si parla di quella che è diventata una delle cosiddette capitali della moda, ecco che nasce una definizione come Stile Milano.

Lunedì 20 gennaio, a Palazzo Morando in via Sant’Andrea 6 a Milano, è stata inaugurata la mostra STILE MILANO – Storie di eleganza, promossa dal Comune di Milano | Cultura e dall’Associazione Stile e storia.

Aperta al pubblico fino al 29 marzo 2020, la mostra (allestita nell’ala nuova al primo piano dello storico palazzo) illustra il rapporto tra abito e gioiello dagli Anni Cinquanta ai giorni nostri, sottolineando lo stretto legame che unisce vestito e ornamento e narrando l’evoluzione di stile e costume.

Ogni città ha il suo stile – come dicevo – e Milano, con la sua sobrietà, ha definito un’eleganza curata, fatta di capi impeccabili e dettagli preziosi, frutto di alta artigianalità, fino a diventare un’indiscussa capitale della moda: STILE MILANO racconta come lo è diventata.

È la presenza sul territorio di capaci artigiani, spesso donne, che ha permesso la nascita dei grandi brand: dal dopoguerra in poi, le sartorie (da Biki a Jole Veneziani) e i gioiellieri milanesi (da Buccellati a Cusi, da Faraone a Calderoni) hanno creato per le loro clienti abiti e gioielli personalizzati, utilizzando con sapienza tecniche e lavorazioni particolari.

Una creatività delle donne, quella delle abili mani delle sarte, e una creatività per le donne, quella dei gioiellieri: da entrambe sono nati oggetti esclusivi che esprimono un lusso non gridato ma ricercato e ‘su misura’.

I gioiellieri, infatti, hanno avuto un ruolo importante quanto gli stilisti e ancora oggi rappresentano punti di riferimento dello stile milanese: STILE MILANO racconta, anche attraverso una selezione di gioielli, come le maison milanesi abbiano saputo interpretare lo stile di un’epoca delineando la propria proposta personale. Leggi tutto

DressYouCan ospita House of Mua Mua: a Milano, moda e charity per YPAC Bali

Quest’anno, per Natale, ho deciso di dare un taglio particolare ai miei consigli / non consigli per regali diversi: così, dopo aver parlato del progetto YOUth (qui) e di Una Culla per la Vita by Buzzi Onlus (qui) nonché de Il Mondo di Allegra (qui – via Instagram), oggi chiudo il cerchio tornando nuovamente a parlare di impegno sociale con l’iniziativa intrapresa da DressYouCan insieme a House of Mua Mua.

Fino al 24 dicembre, l’atelier milanese di DressYouCan, interessante realtà di fashion renting, ospita infatti una speciale vendita natalizia in collaborazione con House of Mua Mua, il brand fondato da Ludovica Virga: niente noleggio, stavolta, ma acquisti per una buona causa, ovvero sostenere l’associazione YPAC di Bali, scuola residenziale per bambini con disabilità fondata nel 1975.

Nel negozio di via Gian Giacomo Mora, a due passi dalle Colonne di San Lorenzo, oltre alle irriverenti creazioni moda del brand di Ludovica, sarà possibile acquistare anche le sue Mua Mua Dolls (che vedete qui sopra), creazioni che nascono dalle mani di donne e anziani balinesi: sono simpatiche (e ironiche) bambole, fatte all’uncinetto e cucite a mano, che rappresentano volti noti e icone della moda come Coco Chanel, Anna Wintour, Franca Sozzani e Karl Lagerfeld.

Da sempre House of Mua Mua ha a cuore Bali ed è proprio lì che, nel 2006, è nato il marchio: Ludovica, designer e mente creativa, decide di produrre bamboline realizzate all’uncinetto dagli abitanti dell’isola rimasti senza lavoro a causa di un turismo sempre più in crisi dopo lo tsunami del 2004.

Oggi House of Mua Mua è diventato un brand di ready-to-wear e accessori donna rivenduto nei più importanti concept store ed e-commerce di tutto il mondo e ha conquistato anche numerose celebrità internazionali per il suo spirito ironico e irriverente e – non ultimo – per il risvolto umanitario.

È dunque un’ottima occasione per fare del bene e anche per scegliere un dono natalizio che farà sicuramente piacere a tutte le appassionate di moda: DressYouCan è l’unica realtà milanese a ospitare House of Mua Mua, proponendo sconti fino all’86% e parte del ricavato sarà devoluto a sostegno di YPAC.

Io ci faccio un salto…

Manu

 

Se volete approfondire…

Come vi ho già raccontato, House of Mua Mua nasce nel 2006: Ludovica Virga, designer e mente creativa, decide di produrre bamboline realizzate all’uncinetto dagli abitanti dell’isola rimasti senza lavoro a causa di un turismo sempre più in crisi dopo lo tsunami del 2004. La prima creazione di Ludovica, per tutti Luvilu, nasce come regalo per un caro amico.
Il successo arriva nel 2009 quando, durante una sfilata Chanel a Venezia, Ludovica incontra Karl Lagerfeld e gli fa dono di una Mua Mua doll con le fattezze del Kaiser della Moda il quale inizia poi una collaborazione con la designer italiana: nel 2012, le commissiona più di 500 bambole da vendere nei negozi Lagerfeld.
Il  successo è immediato e Mua Mua diventa un marchio conosciuto dagli addetti ai lavori: la famiglia di bamboline all’uncinetto si arricchisce di nuovi personaggi tra i quali Anna Wintour, Coco Chanel, Franca Sozzani, Lady Gaga.
Oggi, grazie alla creatività di Luvilu e alla sua visione ironica del mondo della moda, House of Mua Mua è diventato un marchio venduto nei concept store ed e-commerce di tutto il mondo: le creazioni spaziano dalle iconiche bambole a divertenti t-shirt oltre a una linea di accessori che ha conquistato celebrità e it-girl internazionali.
Ma House of Mua Mua continua a essere anche una realtà con uno spiccato aspetto umano: ogni bambola viene infatti realizzata a Bali in zone rurali dove abitano donne e anziani che vivono in condizioni difficili, mentre parte del ricavato della vendita della collezione viene donato a una scuola a Sumbawa per aiutare e sostenere l’istruzione femminile.
Qui trovate il sito e qui trovate l’account Instagram.

Lo showroom DressYouCan ha sede a Milano a due passi dal Duomo, davanti alle Colonne di San Lorenzo e precisamente in Corso di Porta Ticinese angolo Via Mora.
La fondatrice è Cristina che lo gestisce insieme a Priscilla e Gloria: il negozio, con ingresso libero, è aperto 6 giorni su 7 (lunedì 13.30-19.30; martedì-sabato 10.30-13-30; 14.30-19.30).
È come se fosse un armadio infinito poiché è possibile noleggiare abiti, scarpe e borse per comporre outfit per occasioni speciali, da un cocktail party a un matrimonio, inclusa la possibilità di noleggiare un abito da sposa!
Qui trovate il sito, qui trovate l’account Instagram.

YPAC è una scuola residenziale per bambini con disabilità: è stata fondata nel 1975 da Nyonya Sukarmen, moglie dell’allora governatore di Bali.
Nel 1981 la scuola è stata ufficialmente riconosciuta dal governo indonesiano: ospita bambini e ragazzi di entrambi i sessi, di età varia e con vari tipi di disabilità.
Qui trovate il gruppo Facebook che fa capo alla scuola e qui trovate l’account Instagram.

YOUth, le felpe belle e virtuose create dagli adolescenti dell’Istituto Tumori

Il dottor Andrea Ferrari insieme ad alcuni dei ragazzi del progetto YOUth

(Photo credit Veronica Garavaglia)

Tutto l’anno, costantemente, attraverso questo spazio web e attraverso i miei vari canali social, non faccio altro che parlare del talento, dando voce, supporto (e spero aiuto) a tutti quei progetti che secondo me profumano di capacità, di positività, di bellezza e di ben fatto.

Penso che, a Natale, questo possa e debba sposarsi perfino con qualcosa di più, qualcosa che profumi di solidarietà e di nuove possibilità.

In fondo, parlare di solidarietà, di nuove possibilità, di impegno sociale (e nello specifico di lotta al tumore) è qualcosa che ho fatto più volte proprio attraverso blog e canali social poiché credo profondamente nel fatto che chi vuole occuparsi di comunicazione debba prestare la propria voce anche per agevolare il progresso della società nei suoi vari aspetti e bisogni.

Ecco perché oggi ho deciso di parlarvi di YOUth, la prima collezione di felpe realizzate dagli adolescenti del Progetto Giovani del reparto di pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori coordinati da Gentucca Bini con il sostegno dell’associazione Bianca Garavaglia.

Il Progetto Giovani è parte integrante della Struttura Complessa di Pediatria Oncologica dell’INT (Istituto Nazionale dei Tumori) ed è Centro di Eccellenza per la cura dei tumori dell’età pediatrica e degli adolescenti: le felpe e il marchio YOUth sono il frutto di sei mesi di lavoro di 32 giovani tra i 15 e i 24 anni, di cui 20 attualmente ancora in cura, coordinati dalla stilista Gentucca Bini. Il ricavato dell’iniziativa sarà destinato al Progetto Giovani dell’INT sostenuto dall’Associazione Bianca Garavaglia ONLUS.

Vi ho incuriositi?

Volete saperne di più? Leggi tutto

SS 20 alla Milano Fashion Week, cosa ho visto, vissuto, amato / 2° parte

Oggi è il 7 dicembre, ovvero Sant’Ambrogio.

Per Milano è una ricorrenza particolarmente importante e sentita: Aurelio Ambrogio è stato una delle personalità più importanti del IV secolo e la Chiesa cattolica lo annovera tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente, insieme a san Girolamo, sant’Agostino e san Gregorio I papa. Assieme a san Carlo Borromeo e a san Galdino è patrono del capoluogo meneghino del quale fu vescovo dal 374 fino alla morte.

Per noi milanesi Sant’Ambrogio è anche il giorno in cui si fa e si accende l’albero di Natale e infatti, mentre scrivo queste righe, il mio mini alberello illuminato mi fa compagnia e questo mi fa soffermare sul fatto che, esattamente tra 18 giorni, è Natale.

Solo 18 giorni a Natale? Di già? Ma com’è successo? E dov’è volato via il tempo?

Finora mi è sembrato che il tempo si prolungasse all’infinito grazie a un autunno particolarmente clemente: da qualche giorno, invece, è arrivato il freddo e, in un attimo, il ritmo è cambiato e ci siamo ritrovati a pensare al Natale.

Lo so, tutti i pensieri vanno ai regali da acquistare nonché ai vari eventi (pranzi, aperitivi, cene) organizzati per salutare e fare gli auguri ad amici, colleghi, parenti, compagni di calcetto, palestra eccetera eccetera: l’idea dell’estate si allontana sempre più dai nostri pensieri e dunque verrò forse tacciata come folle a parlarvi di SS 20 ovvero spring / summer 2020.

A Milano, dal 17 al 23 settembre, durante la Fashion Week, sono state presentate le collezioni donna per la primavera / estate del prossimo anno: io confido sulla curiosità insita in ciascuno di noi e scommetto che, in fondo, non dispiace dare un occhio alla moda che verrà, anche perché le giornate più lunghe, la luce e il tepore che accompagneranno il ritorno della bella stagione… non sono certo pensieri spiacevoli, giusto?

Anche perché desidero raccontare non dei ‘soliti noti’, chiamiamoli così, quei nomi ai quali sono naturalmente grata per aver fatto conoscere lo stile italiano in tutto il mondo ma ai quali tutti danno facilmente spazio; no, ecco, io vorrei parlare di ‘nomi più freschi’, nomi che fanno parte di un nuovo panorama, di un ricambio generazionale auspicabile poiché la moda italiana ha tanto bisogno di guardare verso il futuro.

E la mia speranza è che, magari, i ‘nomi freschi’ dei quali vi parlo possano offrire spunti proprio per i regali natalizi… perché no? Leggi tutto

Russian Fashion Display, l’evento che ha portato la moda russa a Milano

L’avevo preannunciato in un post via Instagram: sabato 16 novembre, Milano ha ospitato un evento molto particolare, una serata di sfilate a cui è stato dato il nome di Russian Fashion Display.

Il progetto è nato perché, affacciandosi al mercato internazionale, il desiderio della moda russa è quello di farsi conoscere non solo per cultura e tradizione secolari ma anche per la propria apertura alle tendenze più contemporanee: la serata, svoltasi presso La Stamperia di via Pietrasanta con il supporto del magazine Esque, ha avuto come ospiti esperti di moda (vari buyer, designer, modelli, talent scout) e anche tanti appassionati che hanno potuto apprezzare proprio questo scambio tra culture, russa, europea e mondiale.

Al progetto Russian Fashion Display hanno partecipato sedici designer di abbigliamento e cinque brand di borse provenienti da Russia, Ucraina, Lettonia e Bielorussia: dopo la serata, ho ricevuto e ora volentieri condivido il comunicato stampa con voi, cari amici, in quell’ottica che tanto mi piace di libera circolazione delle idee e del talento. Leggi tutto

Roberto Lucchi Hats & Art, indossa con fierezza l’estensione della tua personalità

Roberto Lucchi al lavoro

Il web è diventato ormai una sorta di realtà parallela in grado di amplificare le nostre possibilità: io vivo internet esattamente così, come amplificatore di opportunità, ma ammetto che la mia preferenza continua ad andare – e sempre andrà – alla vita reale.

Perché, per quanto mi piaccia intrecciare amicizie e conoscere cose nuove via web, è quando stringo una mano e quando guardo negli occhi una persona che capisco quanta verità e concretezza vi sia dietro il virtuale. A conquistarmi definitivamente sono la spontaneità e l’empatia che scattano oltre la tastiera e oltre lo schermo di un cellulare.

Così è stato con la persona della quale desidero parlarvi oggi: avevo visto i cappelli di Roberto Lucchi via Instagram e attraverso gruppi Facebook dei quali faccio parte, ma è stato quando l’ho incontrato in occasione di un recentissimo press day che è scattata la voglia di raccontare di lui che è persona spontanea, empatica, eclettica e, naturalmente, talentuosa.

Dopo il diploma da geometra, Roberto Lucchi, classe 1995, ha spaziato per un periodo tra diverse facoltà universitarie (scienze motorie, economia, accademia musicale…) e tra diversi lavori (pubbliche relazioni, vendita diretta, bar e ristorante, animazione…), apparentemente in maniera casuale: in realtà, stava cercando sé stesso e un modo per esprimere il suo mondo.

Roberto era infatti alla ricerca di un punto in comune tra tutto ciò che aveva sperimentato, qualcosa che riuscisse a esprimere la sua creatività e il suo lato artistico, che potesse creare armonia e allo stesso tempo economia, qualcosa che fosse un punto di contatto tra il sé e gli altri, rispondendo a una domanda che tutti noi abbiamo dentro: come posso io distinguermi in una società che tende all’omologazione?

Roberto ha trovato la sua risposta… nel cappello, letteralmente. Ed è lui stesso a spiegare come e perché.

«Il potere del cappello è qualcosa di incredibile poiché permette di completare un look o di stravolgerlo interamente. Non bisogna dunque lasciarlo morire ma al contrario rinnovarlo, di volta in volta, esattamente come una persona rinnova sé stessa.»

E così, nella calda estate del 2017, stanco dei soliti – e per lui noiosi – cappelli in paglia e colpito dalla difficoltà di trovare un oggetto dal quale si sentisse ben rappresentato, a Roberto viene l’idea di creare da sé un cappello artigianale e totalmente personalizzato.

Parte quindi alla volta di Firenze con qualche informazione di base sul processo di creazione del cappello, informazioni recuperate attraverso forum internet, e si dirige verso quella che è considerata un’autentica patria dei cappellifici: Signa. Leggi tutto

Giambattista Valli x H&M, la designer collection 2019 è servita

Dalla collezione Giambattista Valli x H&M (ph. credit pagina Fb H&M)

Durante i miei corsi in Accademia del Lusso, parlo spesso agli studenti dei neologismi collegati all’evoluzione della moda.

Uno di tali neologismi è per esempio masstige: ancora una volta, è la lingua inglese a rivelarsi perfetta allo scopo di raccontare efficacemente e sinteticamente un fenomeno oggi particolarmente diffuso proprio in ambito moda.

Di cosa si tratta?

Il termine nasce dalla contrazione di mass market e prestige: descrive una particolare strategia di co-branding (ovvero l’unione di due o più marchi per lanciare un nuovo prodotto) che riprende le leve del marketing di lusso (tra cui valore estetico e qualitativo) abbassando però la leva del prezzo e spingendo piuttosto sul valore della percezione simbolica, ovvero sul richiamo e sul fascino esercitato da una determinata maison o da un determinato brand.

È quello che fa – e lo fa da parecchi anni, precisamente quindici – il colosso svedese H&M, proponendo una serie di collaborazioni con grandi nomi della moda: nata in Svezia nel lontano 1947 e specializzata in quel settore universalmente conosciuto come fast fashion, la catena si è specializzata nel portare il dream factor nel mass market attraverso una serie di limited edition presentate solitamente con cadenza annuale.

Fin dal 2004, H&M ha concretizzato la propria idea di masstige in una serie di collaborazioni con brand e stilisti del calibro di Karl Lagerfeld (2004), Stella McCartney (2005), Viktor & Rolf (2006), Roberto Cavalli (2007), Comme des Garçons (2008), Matthew Williamson (aprile 2009), Jimmy Choo (novembre 2009), Sonia Rykiel (dicembre 2009), Lanvin (novembre 2010), Versace (2011), Marni (marzo 2012), Maison Martin Margiela (novembre 2012), Isabel Marant (2013), Alexander Wang (2014), Balmain (2015), Kenzo (2016), Erdem (2017), Moschino (2018).

Seguo il fenomeno da vicino da anni, come cliente (lo ammetto) e come editor (qui nel blog trovate per esempio il mio articolo sulla collezione Balmain, con un risvolto imprevisto, e qui quello sulla collezione Moschino scritto invece per ADL Mag): attualmente sono in attesa della nuova collaborazione di H&M che sarà con il celeberrimo stilista Giambattista Valli.

Giambattista Valli ha lanciato il suo brand nel 2005 e ha tenuto la sua prima sfilata di prêt-à-porter a Parigi, la città in cui si è trasferito (da Roma) per realizzare il suo sogno: nel 2011 ha presentato la sua prima collezione di alta moda ed è diventato membro ufficiale della Chambre Syndicale de la Haute Couture, un privilegio riservato a pochissime maison con nomi del calibro di Chanel, Dior, Givenchy.

Il suo sogno si è così avverato: Giambattista Valli è diventato uno dei nomi più in vista del mondo della moda, meritatamente.

Lo stilista riesce infatti a proporre lusso e bellezza con un approccio nuovo: le sue creazioni raccontano una storia d’amore senza tempo, senza età, senza ostacoli. Leggi tutto

SS 2020 alla Milano Fashion Week, cosa ho visto, vissuto, amato / 1° parte

SS 2020 ovvero spring / summer 2020: a Milano, dal 17 al 23 settembre, durante la Fashion Week, sono state presentate le collezioni donna per la primavera / estate del prossimo anno.

Lo so, in questi giorni è infine arrivato l’autunno e tutti noi pensiamo a tazze di tè o cioccolata fumanti, al profumo delle caldarroste, alle foglie gialle e rosse, all’inverno che arriverà a breve dopo questa stagione intermedia in versione ridotta.

L’idea dell’estate si allontana sempre più dai nostri pensieri, anche se quest’anno abbiamo vissuto una bella stagione prolungata da sud a nord.

Io, però, confido sulla curiosità insita in ciascuno di noi: scommetto che, in fondo, non dispiace dare un occhio alla moda che verrà, anche perché le giornate più lunghe, la luce e il tepore che accompagnano il ritorno della bella stagione… non sono certo pensieri spiacevoli, no?

E poi mi piacerebbe raccontare non dei ‘soliti noti’, chiamiamoli così, quei nomi ai quali sono naturalmente grata per aver fatto conoscere lo stile italiano in tutto il mondo ma ai quali tutti danno facilmente spazio; no, ecco, io vorrei parlare di nomi più freschi, nomi che fanno parte di un nuovo panorama, di un ricambio generazionale auspicabile poiché la moda italiana ha tanto bisogno di guardare verso il futuro.

Inizio a presentarvi tre brand (Alcoolique, Francesco Paolo Salerno, Le Piacentini) tra i quali ho identificato un comune filo rosso: quello di una femminilità spiccata e molto ben definita ma lontana anni luce dall’essere esasperata e urlata. Questi brand raccontano piuttosto un carattere deciso ed estroso, sempre raffinato – esattamente come piace a me. Leggi tutto

Champion Premium Store Milano, 100 anni tra storia e futuro

Milano è la città in cui sono nata e cresciuta e nella quale ho scelto di continuare a vivere e lavorare da adulta, nonostante abbia avuto l’opportunità di vedere tanti luoghi grazie a viaggi personali e di lavoro.

Credo che il mio amore per il capoluogo meneghino traspaia da molte delle cose che faccio e che scrivo: ho amato Milano con un velo di tristezza anche nei suoi anni bui quando, dopo l’infanzia, l’ho vista trasformarsi in una città che stentavo a riconoscere e ne sono molto orgogliosa oggi, nel momento in cui la vedo rifiorire e aprirsi al tipo di crescita ed evoluzione che piacciono a me.

Mi piace vedere come Milano si sia aperta alla convivenza tra storia e futuro, tra tradizione e innovazione: è ciò che ho sempre apprezzato e amato in città come Parigi e Londra e dunque sono orgogliosa, lo ripeto, che Milano abbia saputo mostrare la stessa capacità.

Sono sempre più numerose le zone che mettono in evidenza tutto ciò, dal centro città fino alla periferia: anche piazza Cordusio è entrata da tempo in questo movimento ideale e, allo stesso tempo, estremamente concreto e lo scorso anno ho raccontato un episodio dell’evoluzione che sta vivendo (si trattava di Starbucks, apertura alla quale non sono affatto contraria e qui ho spiegato dettagliatamente perché).

Continuo oggi il racconto grazie a una bellissima serata di inaugurazione alla quale sono stata invitata la settimana scorsa, ovvero quella con cui Champion ha inaugurato il suo nuovo flagship store, celebrando anche il 100° anniversario della propria nascita.

Da icona sportiva, simbolo e fonte di ispirazione di tanti atleti, dentro e fuori dal campo, il marchio rafforza sempre più la propria presenza nella dimensione activewear inaugurando un nuovo Champion Premium Store e la città scelta è proprio Milano, crocevia di business, mode e culture.

In particolare parliamo di via Cordusio, una via dove i grandi nomi della finanza hanno aperto la strada alle firme internazionali della moda: proprio qui, a fine Ottocento, ispirandosi al gusto milanese tipico del tempo, gli architetti Francesco Bellorini e Ippolito de Strani hanno progettato il palazzo in cui trova ora spazio il nuovo Champion Premium Store. Leggi tutto

Dior SS 2020: a proposito di Christian, Catherine e certe affinità elettive

Collezione Dior SS 2020 (photo credit pagina Facebook Dior)

Ho smesso di credere alle coincidenze e al caso da molto tempo.
Per carità, non fraintendetemi, non credo che le nostre vite siano predestinate e che tutto sia scritto; al contrario, credo nel libero arbitrio e nella volontà personale; credo fermamente che ognuno di noi scelga i propri pensieri e le proprie azioni essendone dunque artefice e responsabile.
Credo però anche che pensieri, sogni e desideri possano essere trasformati in azioni concrete e possano portare a situazioni e incontri che sembrano il frutto di coincidenze ma che, in realtà, abbiamo appunto agevolato o creato noi stessi proprio attraverso quelle azioni.
Credo infine al fatto che esistano delle cosiddette affinità elettive ovvero delle somiglianze che ci portano istintivamente verso qualcuno o qualcosa in base a un comune sentire.

Ecco, il racconto che desidero condividere oggi nasce proprio da tutto ciò.

Come ho già raccontato, durante il mese di agosto, in occasione delle vacanze, sono tornata in Bretagna e Normandia, due regioni francesi che amo immensamente, e sono tornata a visitare anche quella che è stata la casa di infanzia di uno dei più grandi couturier di tutti i tempi.
Mi riferisco a Christian Dior, nato a Granville il 21 gennaio 1905: Villa Les Rhumbs, la casa di famiglia in cui Monsieur Dior ha trascorso anni felici, è oggi un museo a lui dedicato.
Granville si affaccia sullo splendido golfo di Saint-Malo: la villa in cui si trova il Musée Christian Dior è costruita sul promontorio roccioso, con una vista mozzafiato, ed è circondata da un giardino incantevole.
Se volete, potete leggere qui il post in cui ne parlo dettagliatamente, incluso il racconto della bellissima mostra attualmente in corso, dedicata a Grace di Monaco: io, invece, vorrei ora concentrarmi proprio sul giardino.

A partire dal 1925, Christian Dior decide di sostituire la serra esistente con un pergolato e uno specchio d’acqua, ispirandosi alle mode dell’epoca e ai dettami dell’Art Déco.
Nell’estensione del pergolato di Villa Les Rhumbs, Madeleine Dior, la sua amatissima madre, aggiunge un roseto che si appoggia al muro lungo quello che veniva chiamato Sentiero dei Dogananieri, beneficiando così di un’esposizione riparata dai forti venti salini.
Il giardino, dunque, è un luogo chiave per la villa e per Monsieur Dior: l’amore per i fiori ha costantemente influenzato la sua vita come anche il suo lavoro e i suoi abiti, dalle forme ai nomi passando per le decorazioni e i tessuti, con una preferenza per rose e mughetti.

E qui si innesta quella che io considero una non coincidenza e un’affinità elettiva: Maria Grazia Chiuri, Direttore Creativo della Maison Dior dal 2016, ha presentato martedì 24 settembre a Parigi la collezione primavera / estate 2020 ispirandosi a Catherine Dior, sorella di Christian, a lui fortemente legata anche e proprio dall’amore per fiori e giardini.

Mi sono emozionata davanti all’omaggio reso da Maria Grazia a una figura femminile così importante per il couturier e sono colpita dal fatto che ciò sia avvenuto esattamente nella stagione in cui anch’io sono tornata nella splendida residenza in Normandia.
Ecco perché ho scelto di raccontarvi tutto ciò, anche perché ho immensa stima del lavoro che Maria Grazia sta facendo in Dior e ho molto apprezzato il risultato di questo suo omaggio diventato la collezione Dior SS 2020. Leggi tutto

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