Il libro Diva di Alba Cappellieri, il Glamour Italiano nel Gioiello Moda

Rosso: non riesco a pensare a un colore più adatto (il colore della passione – e non solo) come sfondo per la copertina di Diva! Il Glamour Italiano nel Gioiello Moda, libro di Alba Cappellieri.

Aggiungo che a trionfare su quel rosso è l’immagine di Sophia Loren, la diva italiana per eccellenza, naturalmente con rossetto abbinato.

Don’t judge a book by its cover, dicono gli anglosassoni soprattutto in senso metaforico ma, in questo caso, fatelo pure. Il libro è bellissimo. Fin dalla copertina, appunto, che ben rappresenta e introduce i contenuti.

Di Alba Cappellieri ho scritto spesso: è Professore Ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano dove è direttore del Master Internazionale in Jewellery & Fashion Accessories Design; è direttore del Museo del Gioiello in Basilica Palladiana a Vicenza.

È membro del Comitato Scientifico dell’École Van Cleef & Arpels a Parigi, della fondazione Gijs Bakker ad Amsterdam, della Fondazione Cologni a Milano. Leggi tutto

BE A SWEETHEART, il cuore nel gioiello moda è in mostra a Milano

Mostra ‘BE A SWEETHEART’ (photo courtesy HOMI)

Varie volte, in passato, ho parlato del salone HOMI e torno oggi a parlare molto volentieri di HOMI Fashion&Jewels, il nuovo format esclusivamente dedicato all’accessorio moda, gioiello e bijou in programma dal 15 al 18 febbraio a Fiera Milano: in particolare, desidero parlare di una delle iniziative connesse alla manifestazione, ovvero la mostra ‘BE A SWEETHEART – Il cuore nel gioiello moda’.

‘BE A SWEETHEART’ è appunto una mostra dedicata al cuore nel gioiello moda: il progetto nasce dall’incontro tra l’esperienza fieristica di HOMI Fashion&Jewels e l’autorevolezza e la conoscenza di POLI.design, la struttura sviluppata dal prestigioso Politecnico di Milano come centro di eccellenza nel campo del design.

Ospitata all’interno delle suggestive sale di Palazzo dei Giureconsulti a Milano, la mostra è aperta al pubblico con ingresso libero fino al 18 febbraio (orario 10-18.30) e presenta circa 150 creazioni che indagano il profondo simbolismo del cuore nel gioiello moda.

Cuori trafitti da frecce, sormontati da corone, uniti dall’edera o irti di spine: il cuore è il simbolo più rappresentato nella storia del gioiello ed è racconto di amore, amicizia, fedeltà, lealtà, senza perdere i suoi riferimenti al sacro.

I molteplici significati del cuore vengono esplorati in mostra dai gioielli realizzati da giovani designer, maison internazionali, stilisti, artigiani e artisti attraverso tre accezioni: il cuore come messaggio, come dono e come simbolo sacro.

La sezione ‘Messaggio’ considera il cuore come immagine sociale e di denuncia, scelto in gioielli pensati per combattere la violenza contro le donne, in quelli che riflettono l’essenza effimera del mondo contemporaneo come anche nelle creazioni che rimandano alle ferite d’amore.

La sezione ‘Dono’ racchiude amore ed emozione: indagato in ogni sua sfumatura amorosa e amorevole, il cuore si fa messaggero di buoni sentimenti da indossare, ricchi di significati e di rimandi che caratterizzano gioielli immaginifici e intensi.

L’accezione metafisica caratterizza invece la sezione ‘Simbolo Sacro’ nella quale il cuore gioiello ricorda il simbolismo religioso, indagandone le virtù propiziatorie – come negli ex voto – e il valore di amuleto: si tratta di un’interpretazione spesso portata alla ribalta dalla moda e che accessorio e gioiello hanno indagato con proposte affascinanti. Leggi tutto

Van Cleef & Arpels, il tempo, la natura, l’amore: la mostra-evento a Milano

«Stupóre s. m. [dal lat. stupor -oris, der. di stupēre «stupire»]. – 1. Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire.»

Questa è la definizione che si trova se si va a cercare il sostantivo stupore nel vocabolario Treccani.

Ma se non vi accontentate di ciò, se volete sentire vibrare in voi il senso più profondo di questa parola… beh, allora mi permetto di offrire un piccolo suggerimento: fino al 23 febbraio 2020, stupore, meraviglia, emozione, bellezza, maestria albergano in unico luogo a Milano e precisamente a Palazzo Reale che ospita la mostra “Van Cleef & Arpels – il tempo, la natura, l’amore” curata da Alba Cappellieri.

Allestita nell’Appartamento dei Principi e nelle Sale degli Arazzi della reggia milanese, la mostra è a ingresso gratuito e questo è un dato che tengo a sottolineare immediatamente poiché trovo meraviglioso che un evento così importante e significativo sia offerto a costo zero a tutti coloro che ne vogliano godere: dischiudere bellezza e cultura senza pretendere soldi in cambio… questa è reale condivisione, apertura, accessibilità! Leggi tutto

Cara Maria Vittoria Albani… questo è solo un arrivederci…

Stamattina, al mio risveglio, ho ricevuto una notizia per me scioccante, ovvero la scomparsa di Maria Vittoria Albani, colei che è stata giustamente definita la signora del gioiello moda italiano dalla professoressa Alba Cappellieri in un bellissimo articolo per Preziosa Magazine.

Si è spenta a 89 anni, per un brutto male.
«È stata creativa e combattiva, lucidissima fino a pochi giorni fa.»
Così ha scritto la persona che mi ha dato la notizia: vi confesso che, avendo avuto l’immenso onore di conoscere questa donna straordinaria, minuta di fisico ma vulcanica quanto a testa e cervello, non sono affatto sorpresa della vitalità che ha dimostrato fino all’ultimo.

Ho incontrato Maria Vittoria Albani per la prima volta quattro anni fa, in marzo 2015, quando il Museo del Bijou di Casalmaggiore, in collaborazione con Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, ha allestito un’importante e bellissima mostra interamente dedicata a Ornella Bijoux, l’azienda fondata nel lontano 1944 da Maria Vittoria e dalla mamma Piera.

Anno dopo anno, la loro creatura si è trasformata in una griffe di costume jewellery mondialmente riconosciuta e che viene considerata una tra le più ricercate e apprezzate da intenditori e appassionati.

All’epoca, nel 1944, Maria Vittoria aveva solo 14 anni e la mamma, Piera Albani, era rimasta vedova: rilevare un campionario di bigiotteria fu per loro l’inizio di una nuova avventura – che continua ancora oggi con Simona e Marta, rispettivamente figlia e nipote di Maria Vittoria – e di una nuova vita.

I primi tempi furono all’insegna di grandi sacrifici: il campionario era sistemato in bauli e portato in giro in bicicletta per essere mostrato ai vari rivenditori e, in un’Italia in gran parte distrutta, le due donne si avventurano fino al sud, spesso ottenendo fortuiti passaggi.

Nonostante la giovanissima età, Maria Vittoria mostrò una straordinaria attitudine al disegno e alla composizione creativa e, già agli inizi degli Anni Cinquanta, divenne ufficialmente la disegnatrice di Ornella Bijoux: nel 1957, vinse il “Primo Concorso Nazionale Sorelle Fontana per l’Accessorio nell’Alta Moda”.

La storia di Ornella Bijoux si fonde dunque con le vicissitudini italiane: parla di coraggio, di autentico spirito imprenditoriale in un momento difficilissimo come quello del secondo dopoguerra, parla di due donne straordinarie e coraggiose che sono state artefici del proprio destino in un’epoca in cui nemmeno esisteva l’espressione women empowerment.

Quel pomeriggio del 21 marzo 2015, a Casalmaggiore, mi sono innamorata immediatamente di Maria Vittoria: a folgorarmi è stato proprio il suo carattere, un mix di vitalità, energia, entusiasmo, tenacia, volontà, talento, carisma, verve, competenza, il tutto condito da un’immensa gentilezza.

Le uniche cose che Maria Vittoria Albani non possedeva erano infatti la spocchia e l’arroganza: sono sempre stati gli altri a riconoscerle l’indiscussa importanza e grandezza.

Tornata a casa, ho scritto un post raccontando della mostra e narrando tutta la lunga e gloriosa storia di Ornella Bijou, Piera e Maria Vittoria, una storia costellata di successi e grandi realizzazioni: il titolo eloquente che ho scelto, “Ornella Bijoux, un’autentica icona italiana”, racconta tutta la mia ammirazione.

Un paio di mesi dopo, sono andata a trovare Maria Vittoria nel suo laboratorio di Milano: ricordo come fosse ieri la mia enorme emozione nel poter entrare nel suo mondo, quanto fossi onorata del fatto che lei avesse accettato di accogliermi nel suo regno.
La foto che vedete qui in alto è stata scattata proprio quel giorno: il sorriso racconta la mia felicità meglio di mille parole e, al collo, porto una delle creazioni di Maria Vittoria, una delle tante che lei mi ha permesso di provare nonché la mia preferita.
Anche quella volta, dai racconti e dalle scoperte, è nato un post intitolato “Maria Vittoria Albani, vorrebbe adottarmi?”.

Non me ne voglia la mia mamma – che adoro – né Simona, la vera figlia: quel titolo affettuosamente scherzoso voleva esprimere tutta la mia stima per una donna la cui creatività mi faceva desiderare di poter essere una figlia adottiva, io che ho scelto il nomignolo glittering woman.

Di quel pomeriggio nel suo laboratorio conservo anche un paio di ricordi nitidi e inediti che oggi condivido.

Il primo è che mi confessò di non indossare gioielli, con la sola eccezione delle spille: questa cosa mi incuriosì molto, mi incuriosì il fatto che la signora del gioiello moda non fosse anche un’utilizzatrice.

Il secondo ricordo è relativo a quando, prima di andare via, mi invitò a scegliere un suo pezzo: voleva farmi un regalo e il suo pensiero così gentile e delicato mi fece emozionare.
Non dimenticherò mai il suo sguardo intenerito davanti alla mia emozione che credo le avesse fatto comprendere quanto la ammirassi.

Da allora, negli anni, ci siamo incontrate tante volte, soprattutto in occasione degli eventi culturali legati a moda e gioiello: ci salutavamo sempre con grande entusiasmo e simpatia, una simpatia che sentivo essere reciproca.

In tali incontri, non mancavo di ammirare la sua innata eleganza senza fronzoli, ricordando ciò che mi aveva confessato quel pomeriggio in laboratorio: è vero, non portava gioielli se non qualche spilla eppure, per tutta la sua vita, ha sempre saputo con estrema precisione cosa noi donne amiamo indossare.
Tutto ciò grazie a un fiuto istintivo e infallibile, a un gusto squisito, a una curiosità inarrestabile e infinita: ed ecco perché, a 89 anni, Maria Vittoria è scomparsa essendo ancora giovane e vitale.

Non dimenticherò mai la sua energia e il suo entusiasmo.
Incontrarla e conoscerla, ascoltarla, visitare il suo laboratorio, aprire con lei cassetti e vetrine scoprendo infinite meraviglie: considero tutto ciò uno dei grandi regali che la vita mi ha fatto.

Ho scritto tanti post dedicati alle mie icone scomparse, uomini e donne che tanto hanno fatto nell’ambito dell’ingegno e della creatività.
In alcuni casi, ho avuto la fortuna di stringer loro la mano almeno una volta, come accadde con Krizia; in altri casi, nonostante la possibilità di vari incontri, non ho mai avuto l’ardire di farmi avanti, come accadde con Elio Fiorucci; in due casi, quelli di Angelo Marani e Maria Vittoria Albani, il dolore della scomparsa è aggravato dal fatto di aver avuto l’onore di intrattenermi e chiacchierare con loro in varie occasioni.

Ecco perché, oggi, mi sento un po’ orfana: sento di aver perso quella mamma adottiva per affinità elettiva.
Naturalmente, con tutto il mio più grande rispetto per il dolore della vera famiglia alla quale mi unisco in un affettuoso abbraccio.

Manu

Postilla del 30 aprile…
Ieri sono stata alla funzione in onore di Maria Vittoria Albani e il parroco della Chiesa di Santa Maria Segreta ha detto tante cose che hanno colpito il mio cuore, come quando ha parlato di lei come di una persona nella quale molti riconoscevano una figura di confidente e di riferimento all’insegna di una maternità diffusa (non ero poi folle a percepirla come una sorta di mamma adottiva per affinità elettiva…) o come quando l’ha descritta come persona capace di un’ironia leggera (specificando che è cosa ben diversa dalla superficialità e che, al contrario, è la rara capacità di saper distinguere le cose davvero serie riuscendo a ironizzare con leggerezza) o come quando ha raccontato di come si era inventata le spillette per il gruppo scout…
Che donna!
«Commemoriamo con la testa e ricordiamo con il cuore»: così ha concluso e non c’è dubbio che Maria Vittoria sarà ricordata con tanto cuore

Alba Cappellieri e i gioielli dall’Art Nouveau al 3D printing

La passione per la lettura mi ha sempre caratterizzata, fin da piccina, e credo sia perché mi ha costantemente permesso di saziare la mia immensa curiosità, peraltro temporaneamente e mai definitivamente. Fino al libro successivo, insomma.

Scherzando, mia mamma racconta di non sapere se da bambina le costassi più in libri oppure in cibo, altra grande passione per la sottoscritta: ricordo quando, preoccupata per il ritmo con il quale doveva acquistare nuovi volumi, mi iscrisse prima alla biblioteca di zona e poi alla splendida Sormani, sede principale del sistema bibliotecario milanese. Ricordo altrettanto bene l’impressione che mi faceva quel luogo così storico e per me un po’ magico.

So anche per certo che è stata la lettura a peggiorare la mia miopia già congenita: sempre da bambina, infatti, avevo la pessima abitudine di leggere in condizioni di luce spesso sfavorevoli, ovunque mi trovassi e qualsiasi fosse il pezzo di carta stampato.
Più di una volta, mamma mi beccò a leggere perfino i fogli di vecchi quotidiani che lei stendeva sul tappeto della cucina per proteggere il pavimento le rare volte in cui friggeva…

Naturalmente, è stata la lettura a influenzare ciò che faccio ora e a consolidare l’amore per la comunicazione.
Leggere non è solo una passione ma è anche parte integrante e fondamentale del mio lavoro: spesso, oggi, devo optare per gli strumenti digitali (web, supporti elettronici, formati pdf e quant’altro) ma, ovviamente, la carta è rimasta la mia preferita. Aprire un quotidiano appena acquistato piuttosto che un libro intonso e tuffarvi il naso resta per me uno tra i piaceri più grandi che esistano.
Ho smesso, invece (per fortuna!), di leggere i quotidiani stesi in terra…

Devo dire che, tra lavoro e svago, raramente mi capita di fare letture che risultino in contemporanea piacevoli, interessanti e istruttive quanto riescono a esserlo i libri di Alba Cappellieri, illustre professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano.

Seguo ormai da tempo e con attenzione il suo lavoro (qui il mio post più recente) perché Alba – mi permetto di chiamarla per nome – soddisfa in aggiunta un altro mio appetito infinito: quello per il mondo del gioiello e delle sue molteplici sfaccettature e declinazioni e sono dunque felice di annunciare l’uscita della sua nuova fatica letteraria intitolata Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing.

Il volume propone uno straordinario repertorio di gioielli, orafi e grandi maison internazionali che, a partire dagli inizi del Novecento a oggi, hanno interpretato le evoluzioni del gusto in forme preziose.
Propone dunque un viaggio senza confini, dalla Francia all’Asia, dagli Stati Uniti all’Italia, dall’Inghilterra alla Germania, dall’Olanda ai paesi del Nord e si va dai capolavori dell’Art Nouveau di Lalique, Vever e Fouquet all’eleganza dell’Art Déco con le meraviglie di Cartier, Boucheron, Tiffany, Mario Buccellati e Fabergé; dalle invenzioni di Van Cleef & Arpels (maison della quale ho parlato spesso come qui e qui nei post più recenti) e di Bulgari negli Anni Cinquanta alle avanguardie olandesi e al gioiello d’artista degli Anni Sessanta per arrivare, infine, alle proposte dei designer e degli stilisti della contemporaneità.
Esattamente come io stessa sono passata dall’analogico al digitale (dal libro in carta al web), parallelamente il nuovo millennio è rappresentato nel volume dall’introduzione della manifattura digitale come la stampa 3D e le tecnologie indossabili (anche in questo caso, discorsi che mi sono cari e che sto pian piano affrontando anch’io, nel mio piccolo, ovviamente, come feci qui nel 2016): c’è spazio anche per i nuovi processi creativi, produttivi, distributivi e comunicativi (determinati dal modello open source, ovvero sorgente aperta, che si riferisce a tutte quelle tecnologie di cui i creatori favoriscono il libero studio, lo sviluppo, l’utilizzo), processi che stanno definendo gli scenari del gioiello del futuro.

Si tratta dunque di un approfondito saggio storico-critico che introduce un’eccezionale selezione di immagini (che è costata molto lavoro, come racconta la stessa Cappellieri), pensata come una galleria ideale dei capolavori dell’arte orafa dal XX secolo a oggi: le immagini sono accompagnate da un ricco glossario sulle tecniche e i materiali, tradizionali e innovativi.

Non pensate, però, a un volume noioso: ho usato il termine saggio perché è la definizione corretta ma – come dicevo in principio – Alba Cappellieri ha il dono (dono prezioso quanto raro) di rendere piacevolissimo e fruibilissimo anche un volume particolarmente ricco dal punto di vista dei contenuti storici e critici. E il libro risulta infatti bello sia da leggere sia da sfogliare.

Ho avuto il piacere di assistere alla (gremitissima!) conferenza che, giusto un paio di giorni fa, si è tenuta presso la Pinacoteca di Brera a Milano: in tale occasione, Alba Cappellieri ha presentato il libro dialogando anche con Gabriele Aprea (presidente di Chantecler e del Club degli Orafi ) e Vincenzo Castaldo (direttore creativo di Pomellato), in un tavolo moderato da Federica Frosini, direttore del magazine VO+.

Ho molto amato come il tavolo di discussione è stato condotto partendo dalla domanda di apertura di Alba Cappellieri: qual è la definizione di gioiello?
Le risposta non è univoca, naturalmente, e le definizioni possono essere diverse in base a chi risponde: per esempio, la definizione è sicuramente diversa tra uomo e donna, ma anche tra orafo e artista (interessante, in tal caso, come per quest’ultimo il corpo diventi perfino una superficie espositiva).
Ognuno di noi attribuisce al gioiello un significato diverso, un’accezione diversa, una declinazione diversa.
Per diversità di età, esigenze, professione, attitudine, interesse e per mille altri motivi ancora.

Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing si propone come punto di incontro tra i diversi punti di vista, i diversi significati e i diversi mondi, senza pretesa di graduatorie o classifiche perché – come ben dice Alba Cappellieri – «è ora di ragionare per assonanza e non per divisioni».

Questo desiderio di unire e non dividere è per me un motivo più che sufficiente per acquistare il volume, un motivo che si aggiunge alla piacevolezza e alla preziosità evidenti dal primo istante.
Senza dimenticare che, com’è stato ricordato, il gioiello è anche gioco, fin dalla sua etimologia: il termine gioiello deriva infatti dal latino iocalis da iocus ovvero «scherzo, gioco».

Non potrei essere più d’accordo sulla dimensione anche ludica e gioiosa del gioiello e allora permettetemi di concludere con una battuta scherzosa: spero di non perdere qualche altra diottria tra le pagine scintillanti (e per me particolarmente golose) del tuo meraviglioso volume, cara Alba.

Manu

 

Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing
2018, edizione italiana, inglese e francese
24 x 28 cm, 264 pagine, cartonato, Euro 60 (qui sul sito dell’editore Skira)
ISBN 978-88-572-3736-7 I, -3737-4 e ISBN 978-2-37074-091-5 F

Alba Cappellieri è professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano dove dirige i corsi di laurea triennale e magistrale in Design della Moda.
È direttore del corso di alto perfezionamento in Design del Gioiello, del Master internazionale in Accessory Design
e del Master in Fashion Direction – Brand & Product Management presso il Milano Fashion Institute.
Dal 2013 al 2016 ha insegnato Design for Innovation alla Stanford University.
È membro del Comitato Scientifico dell’École Van Cleef & Arpels a Parigi e della Fondazione Cologni a Milano.
Nel 2017 è stata nominata ambassador del Design Italiano per l’Italian Design Day a Osaka.
Dal 2014 è direttore del Museo del Gioiello in Basilica Palladiana a Vicenza.

Immagine in alto: la copertina del libro Gioielli dall’Art Nouveau al 3D Printing e pendente Sylvia pubblicato a pag. 73 (1900, Vever su disegno di Henri Vever, oro, smalti, agata, rubini, diamanti. Parigi, Musée des Arts Décoratifs, credito fotografico: © ADAGP, Paris 2018: Les Arts décoratifs, Paris. Photo Jean Tholance, All right reserved).

Alba Cappellieri, le Catene (come gioiello) narrate in un libro (meraviglioso)

Tra le tante fiere e i tanti saloni del settore moda, accessori e gioiello, cerco di non perdere mai Homi, evento espositivo milanese che ruota intorno alla persona, ai suoi stili, ai suoi spazi.

Due volte all’anno, Homi rappresenta una buona occasione per incontrare designer dalle grandi capacità: inoltre, ogni edizione è caratterizzata da una mostra e ricordo molto bene quella di gennaio 2017 intitolata Scatenata, con sottotitolo La catena tra funzione e ornamento.

La mostra era curata da Alba Cappellieri, stimatissima esperta dell’ambito gioiello, professore ordinario al Politecnico di Milano, autrice di numerose pubblicazioni, direttore del Museo del Gioiello di Vicenza: il suo curriculum ricco e interessante non finisce qui e prosegue, ben testimoniando come il suo nome rappresenti garanzia di qualità, cura e passione.

Perché la mostra era intitolata Scatenata?

Il nome è un abile e divertente gioco che fa naturalmente riferimento alla catena, il manufatto più versatile nella storia del gioiello, l’elemento fortemente presente tanto nei monili antichi quanto in quelli contemporanei: le maglie, i motivi, la struttura, i meccanismi e gli incastri della catena hanno infatti costantemente ispirato orafi, artisti e designer di tutto il mondo. Leggi tutto

Una mostra letteralmente… Scatenata (!) a Homi

Ci sono appuntamenti che per me sono irrinunciabili: un esempio è Homi, la fiera che ruota intorno alla persona, ai suoi stili, ai suoi spazi.

Due volte all’anno, Homi rappresenta una buona occasione per incontrare designer dalle grandi capacità: toccare il talento (metaforicamente e fisicamente) equivale per me a respirare aria pulita, a dare ossigeno a cuore e cervello. E questo è il motivo per il quale non manco mai.

Inoltre, ogni nuova edizione è caratterizzata da un evento espositivo di grande qualità, ulteriore ottimo motivo di attrazione: stavolta, è toccato alla mostra Scatenata, con sottotitolo La catena tra funzione e ornamento.

La mostra è stata curata dalla professoressa Alba Cappellieri, stimatissima esperta dell’ambito gioiello e professore ordinario del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano: il suo nome è sinonimo e garanzia di elevata qualità nonché di un evento dai risvolti sicuramente ricchi e interessanti.

Venerdì scorso, dunque, ero a Homi, puntuale, per ascoltare la professoressa Cappellieri che ha aperto ufficialmente la mostra. Leggi tutto

Gioielli alla Moda, la preziosità intangibile della creatività

Ci sono cose o eventi che sono capaci di trasmettermi un entusiasmo incontenibile e inarrestabile.

Un esempio? La conferenza stampa e l’anteprima di una mostra che riguarda una delle mie più grandi passioni: il gioiello.

Non posso, dunque, non nutrire il grande desiderio di condividere con tutti voi il racconto di un evento molto speciale che mette al centro piccoli capolavori, pezzi di storia, esemplari significativi della bellezza che la nostra Italia sa e può produrre.

La mostra in questione presenta 500 gioielli realizzati dai più celebri maestri bigiottieri, da giovani talenti del design, da piccoli artigiani, da maison e griffe internazionali della moda: sono creazioni che dal dopoguerra a oggi definiscono lo specchio estetico di una società in evoluzione, raccontano le conquiste e le ambizioni femminili, illustrano i cambiamenti e gli avvicendamenti dello stile e anche del progresso tecnologico.

Questi 500 pezzi (tantissimi, un lavoro di cernita enorme) sono i protagonisti assoluti di Gioielli alla Moda, mostra aperta fino a domenica 20 novembre a Palazzo Reale a Milano, nelle splendide Sale degli Arazzi, una delle sedi espositive più prestigiose della città – fatto che mi riempie di grande orgoglio.

Sono infatti felice che una tale sede dedichi attenzione al gioiello attraverso un evento unico (promosso e prodotto da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, salone Homi) completamente dedicato al rapporto esistente tra gioiello e moda nelle sue intersezioni con il costume, la manifattura e – come già accennavo – la bellezza italiana.

Desidero anche porre l’accento su un altro elemento di grande prestigio: la mostra è curata da Alba Cappellieri, docente di Design del Gioiello e dell’Accessorio al Politecnico di Milano, una delle massime esperte del settore. Ecco perché parlo di evento speciale ed ecco perché lo è sotto ogni punto di vista. Leggi tutto

Giulia Boccafogli, quando dedizione e umiltà accompagnano il talento

Più vado avanti nel mio percorso e più mi convinco circa la necessità di dare spazio a cose belle e virtuose.
A progetti belli e virtuosi.
A persone belle e virtuose. Belle in senso molto ampio, dentro e fuori.

Sento che è necessario e anche giusto in quanto tutto ciò riesce a regalarmi emozioni forti.
E l’emozione è ancora più grande, dilagante, direi, quando a essere bella e virtuosa è una persona che seguo con affetto e stima da anni.

Sì, seguo lei e il suo lavoro da parecchio: mi riferisco a Giulia Boccafogli, designer talentuosa di gioielli contemporanei di ricerca, realizzati artigianalmente utilizzando pellami italiani di recupero.

Giulia progetta, disegna e realizza personalmente le sue collezioni: lavora con passione e dedizione, operando una continua ricerca e portando avanti le principali caratteristiche (originalità, qualità, manualità, conoscenza, competenza) intrinseche nel vero Made In Italy.

Il suo lavoro si concentra sulla pelle, materiale versatile, e lei ne esplora e ne sfrutta l’aspetto materico.
Utilizza pellami di recupero, selezionati accuratamente: rigenera il materiale che, in questo modo, gode di una seconda vita. Leggi tutto

error: Sii glittering... non copiare :-)