Milano Fashion Week, i ricordi: giorno 3, incontri e persone – parte 2

Qualche giorno fa, vi ho raccontato il mio terzo giorno di Milano Fashion Week, o meglio la prima parte: dato che la giornata è stata molto lunga e piena, ho deciso infatti di dividerla in due parti. Questa è la seconda nella quale potete trovare The Wandering Collective, Sergio Daricello e Alice Tamburini, tutti incontrati in serata al cocktail party organizzato presso lo showroom Spring Up: un evento al quale partecipo sempre molto volentieri, perché mi sento a casa.

Prima di raccontarvi tutti i dettagli, vorrei fare però due considerazioni che legano tutti questi stilisti.

La prima è che credo esista una giusta via di mezzo tra andare in giro mezze nude e nascondersi sotto improbabili palandrane: c’è una giusta via per la femminilità, sì, e coloro che sto per presentarvi l’hanno trovata.

La seconda è che credo che il loro compito sia sempre più difficile: li amo e li seguo da diverse stagioni e riuscire a sorprendermi ogni volta non è cosa semplice. Ci sono riusciti, ancora una volta. Leggi tutto

Alice Tamburini: così materica, così poetica

Durante la settimana della moda, ho ricevuto un messaggio da un amico: mi invitava ad andare a curiosare alla presentazione di una sua ex-compagna di studi. Mi fido molto di lui e quindi gli ho dato ascolto: sono felice di averlo fatto, perché è grazie a Roberto Neri che ho scoperto Alice Tamburini e la sua Collezione Materica.

Alice ha una formazione da architetto (e sempre più spesso, ultimamente, mi capita di incontrare persone che si muovono ai confini tra moda e architettura): la passione per la materia, soprattutto quella dei tessuti ricercati, e per le forme strutturate si può rintracciare in queste sue origini. Per lei l’abito è una sorta di moderna armatura, una struttura che conferisce identità alla figura e le piace definire il suo lavoro “aggressione della materia”: a emozionarla sono soprattutto gli artisti e tra loro chi riesce a deformare la forma e chi sa creare opere senza tempo. È questo ciò che vuole a sua volta realizzare, ovvero abiti senza tempo, vere opere in movimento: vuole dare voce a un desiderio umano, quello di rendere concreto ciò che è friabile ed eterno ciò che è transitorio e vuole applicarlo alla moda per farla passare da cosa effimera e stagionale a cosa duratura e senza tempo. Le sue ispirazioni? “Alberto Burri coi suoi Cretti, Antoni Gaudí con la Sagrada Família (simbolo delle magnifiche cattedrali gotiche ma anche simile ai castelli di sabbia costruiti dai bambini in riva al mare), i giardini di Roberto Burle Marx (architetto paesaggista e botanico brasiliano) e gli abiti scultorei di Roberto Capucci”. Devo dire che il nome di Capucci in mezzo a grandi artisti e architetti non mi sorprende affatto. Leggi tutto

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