Saint Laurent e quel confine (sottile) tra magrezza e malattia

Giorni fa, ho letto una notizia che ha catturato la mia attenzione: in Inghilterra, una pubblicità della maison Saint Laurent è stata proibita in quanto la protagonista della foto è una modella troppo magra.
La Advertising Standards Authority (in acronimo ASA), l’agenzia indipendente che regola il mercato pubblicitario inglese, ha giudicato che la protagonista apparisse decisamente sottopeso, precisamente «the model appeared unhealthily underweight in the image».
L’immagine in bianco e nero era apparsa sull’edizione britannica della rivista Elle appartenente al gruppo editoriale Hearst: la modella, sdraiata per terra, indossa un abito corto che lascia vedere gambe lunghissime e magrissime.
Non so che impressione faccia a voi, ma vi dirò la mia opinione: più che uno scatto glamour, mi sembra che la ragazza sia a terra, in quella posizione, con gli occhi chiusi e le braccia sulla testa, perché ha perso i sensi.
La maison francese ha contestato le accuse, naturalmente, ma sembrerebbe non abbia dato una risposta ufficiale all’ASA la quale, nelle motivazioni a fronte della censura, scrive «the ad was irresponsible», ovvero «la pubblicità era irresponsabile».
Da tempo sostengo che nella moda regni una certa ipocrisia: tutti si schierano contro anoressia e disordini alimentari eppure molti stilisti, brand e maison continuano a scegliere ragazze magrissime, a volte scheletriche. Anzi, più che sceglierle creano proprio la richiesta.
Sono felice che l’ASA abbia preso questa posizione, facendo una scelta coraggiosa e dicendo a voce alta ciò che molti, guardando la foto, avrebbero pensato: quell’immagine è irresponsabile.
E mi auguro di non vederla mai su nessuna rivista italiana con lo scopo di pubblicizzare degli abiti (assurdo!): il fatto di averla pubblicata, nonostante la cosa mi ripugni, è una scelta precisa.
Ho voluto infatti dare spazio alla notizia per sottolineare che è sempre possibile fare scelte indipendenti e di rottura.
Business is business, si dice, ma ogni tanto – per fortuna – qualcuno ci mette anche un po’ di coscienza.

Manu

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