Mario Dice FW 2020-21: bellezza ed emozione nella “Lettera a me stesso”

Qualche tempo fa, per un paio di stagioni consecutive, sono stata invitata alle sfilate di Mario Dice, designer di grande talento e fondatore dell’omonimo brand.

Mi sono innamorata del suo lavoro poi, lo scorso ottobre, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/20, Accademia del Lusso – scuola nella quale insegno – ha invitato e ospitato Mario anche perché, prima di dare vita alla sua Maison, lo stilista ha fatto un percorso di tutto rispetto basato su collaborazioni di alto profilo; risultava dunque perfetto per testimoniare come e quanto sia importante mantenere costantemente viva la fame di conoscenza, la curiosità intellettuale, la voglia di crescere e di migliorare – e io, quel giorno, mi sono innamorata di lui anche come persona.

Visto che, oltre a insegnare, in Accademia ho il piacere di essere anche collaboratrice di ADL Mag, il nostro magazine online, mi è stato chiesto di scrivere un articolo su di lui: con piacere, ho dunque cercato informazioni su di lui anche attraverso una piacevolissima chiacchierata che abbiamo intrattenuto a seguito dell’incontro con gli studenti.

E così che ho scoperto che, fin da giovanissimo, Mario ha manifestato una forte passione e inclinazione per la moda: l’occasione di entrare in questo mondo gli è arrivata grazie all’incontro con Kevin Carrigan, affermato professionista allora in carica presso Calvin Klein a New York.

A soli 14 anni, Dice si è in questo modo ritrovato a lavorare per un marchio celebre in tutto il mondo: questa esperienza ha segnato profondamente il suo percorso formativo, dandogli l’opportunità di sperimentarsi in diversi ambiti creativi e artistici. Leggi tutto

STILE MILANO Storie di eleganza, la mostra che narra Milano e il suo stile

Ero ancora una ragazzina (ma già incuriosita dalla moda, dai suoi significati e dai suoi percorsi) quando sentii usare per la prima volta l’espressione Stile Milano rimanendone sorpresa e colpita.

La mia Milano, la città che tanto amavo (e che tanto amo), aveva addirittura uno stile tutto suo? Che orgoglio!

La risposta a quel mio quesito era ed è sì: in realtà, si può affermare che ogni città sia caratterizzata da uno stile preciso che, a sua volta, è influenzato dalle caratteristiche e dall’impronta sociale, culturale ed economica della città stessa; quando si parla di quella che è diventata una delle cosiddette capitali della moda, ecco che nasce una definizione come Stile Milano.

Lunedì 20 gennaio, a Palazzo Morando in via Sant’Andrea 6 a Milano, è stata inaugurata la mostra STILE MILANO – Storie di eleganza, promossa dal Comune di Milano | Cultura e dall’Associazione Stile e storia.

Aperta al pubblico fino al 29 marzo 2020, la mostra (allestita nell’ala nuova al primo piano dello storico palazzo) illustra il rapporto tra abito e gioiello dagli Anni Cinquanta ai giorni nostri, sottolineando lo stretto legame che unisce vestito e ornamento e narrando l’evoluzione di stile e costume.

Ogni città ha il suo stile – come dicevo – e Milano, con la sua sobrietà, ha definito un’eleganza curata, fatta di capi impeccabili e dettagli preziosi, frutto di alta artigianalità, fino a diventare un’indiscussa capitale della moda: STILE MILANO racconta come lo è diventata.

È la presenza sul territorio di capaci artigiani, spesso donne, che ha permesso la nascita dei grandi brand: dal dopoguerra in poi, le sartorie (da Biki a Jole Veneziani) e i gioiellieri milanesi (da Buccellati a Cusi, da Faraone a Calderoni) hanno creato per le loro clienti abiti e gioielli personalizzati, utilizzando con sapienza tecniche e lavorazioni particolari.

Una creatività delle donne, quella delle abili mani delle sarte, e una creatività per le donne, quella dei gioiellieri: da entrambe sono nati oggetti esclusivi che esprimono un lusso non gridato ma ricercato e ‘su misura’.

I gioiellieri, infatti, hanno avuto un ruolo importante quanto gli stilisti e ancora oggi rappresentano punti di riferimento dello stile milanese: STILE MILANO racconta, anche attraverso una selezione di gioielli, come le maison milanesi abbiano saputo interpretare lo stile di un’epoca delineando la propria proposta personale. Leggi tutto

We Wear Culture, dal little black dress di Coco allo street style di Tokyo

We Wear Culture: la cover della sezione dedicata al virtual tour del Metropolitan Museum of Art

Tra i tanti vantaggi del web, uno dei miei preferiti è senza dubbio quello di aver ridotto i limiti fisici e geografici.

Per esempio, possiamo stare comodamente seduti alla nostra scrivania e contemporaneamente fare ricerche grazie a luoghi virtuali, biblioteche e librerie, archivi e musei. Oppure, possiamo rilassarci sul divano mentre chiacchieriamo in live chat con persone che si trovano dall’altra parte del mondo. O ancora, possiamo fare acquisti in pochi click.

Certo, a volte tutto ciò non basta: io, in questo periodo, mi struggo per il fatto di non poter essere a New York fisicamente, precisamente al Metropolitan Museum of Art dove si sta svolgendo la mostra Rei Kawakubo / Comme des Garçons: Art of the In-Between.

Non so cosa darei per visitare l’esposizione dedicata a una delle più importanti stiliste del Novecento, colei che nel 1969 ha fondato il brand Comme des Garçons e che insieme a Yohji Yamamoto e Issey Miyake forma l’eccezionale triade giapponese che, alla fine degli Anni Settanta, ha portato un grandissimo rinnovamento nella moda.

Qui, però, torna in ballo Internet e la sua capacità di essere un mezzo che ci dà infinite possibilità che sta a noi saper sfruttare al meglio: non posso teletrasportarmi a New York, è vero, ma grazie al web posso consultare il sito del Metropolitan, godere di filmati e gallery, leggere articoli, consultare reportage.

Ed è proprio in nome di tutto ciò che, oggi, sono molto felice di parlarvi di un progetto che si chiama We Wear Culture.

We Wear Culture ovvero Indossiamo la Cultura, in quanto ben tremila anni di storia del costume e della moda confluiscono in una sorta di sfilata (o vetrina, chiamatela come preferite) che debutta online in questi giorni.

Disponibile attraverso la piattaforma Google Arts & Culture, il progetto consente di esplorare stili e look di epoche diverse nonché le storie che sono alla base degli abiti che indossiamo oggigiorno: inoltre, pezzi iconici che hanno cambiato il modo di vestire di intere generazioni vengono letteralmente fatti vivere grazie alla realtà virtuale.

L’iniziativa è frutto di una collaborazione con oltre 180 istituzioni culturali di fama mondiale: tra i nomi italiani, figura il Museo del Tessuto di Prato e una selezione di tessuti proveniente proprio dalle collezioni antiche di tale Museo è ora disponibile online. Leggi tutto

Micol Fontana e Marie-Louise Carven, lunga vita alla moda

Micol Fontana e Marie-Louise Carven

Esplorando questo blog, qualcuno potrebbe forse pensare che nutro una certa passione per i necrologi, dato che ho scritto in diverse occasioni di persone scomparse: in realtà, mi preme celebrare la vita più che piangere la morte.
Mi interessa che lo straordinario patrimonio artistico e umano delle persone che onoro non vada perso “come lacrime nella pioggia”, per citare la battuta di un celebre film di Ridley Scott.

Ciò che mi preoccupa è la voracità con cui oggi consumiamo le notizie, tanto che esse diventano obsolete velocemente e spesso vengono dimenticate prima ancora che ci sia concesso il tempo necessario per interiorizzarle.
Per questo desidero parlare di Marie-Louise Carven e Micol Fontana, due grandi personalità scomparse recentemente: a unirle è il fatto di aver consacrato tutta la loro esistenza alla moda e di aver avuto una lunga vita ultracentenaria.

Marie-Louise Carven, nome d’arte di Carmen de Tommaso, era la fondatrice dell’omonima maison nata nel 1945.
La sua storia ha origine da un complesso fisico, quello della bassa statura: era alta 1,55 e, dopo aver studiato architettura e design d’interni all’Accademia di Belle Arti, spostò la sua attenzione verso la moda iniziando a disegnare abiti per sé e per le amiche con l’obiettivo di valorizzare le donne minute.
Madame Carven sapeva anche ridere di quel suo difetto: pare dicesse di sé stessa “sono alta quanto un gambo di cavolo”.
Dopo aver fondato il suo marchio, si impose in breve tempo grazie allo stile sobrio, pulito, comodo.
Fu tra le prime a sfilare all’estero e, precorrendo i tempi di molti decenni, introdusse nella moda motivi e tessuti etnici: nell’estate del 1949 lanciò una collezione ispirata all’Africa, poi vennero quelle ispirate all’Egitto, alla Turchia e all’Australia. Nel 1960, la maison Carven fece le divise per ben quindici linee aeree.
Madame Carven non smise di lavorare fino al 1993, alla veneranda età di 84 anni: si è spenta a Parigi il giorno 8 giugno a 105 anni.

La figura di Micol Fontana è saldamente legata a quella delle sorelle Zoe e Giovanna: mossero insieme i primi passi nella piccola sartoria della mamma, ma ben presto le Sorelle Fontana – l’appellativo che le ha caratterizzate per tutta la vita – sbarcarono a Roma. E il lavoro a tre si rivelò una formula vincente.
Le loro prime clienti furono le signore dell’aristocrazia; poi, nel dopoguerra, il successo di Cinecittà portò le dive di Hollywood che si innamorano dei loro capi raffinati e meravigliosamente realizzati.
Nel 1949, l’atelier Fontana trionfò grazie all’abito di nozze realizzato per la bella Linda Christian sposa a Roma del famoso attore Tyrone Power: fu proprio Micol a intuire l’importanza dei mercati stranieri e da allora diventò ambasciatrice nel mondo del marchio di famiglia. “Non sapevo una parola di inglese, ma per noi parlavano le collezioni”, ricordò qualche anno fa in un’intervista.
Micol Fontana credeva fermamente nei giovani: nel 1994, venne creata la Fondazione che porta il suo nome, nata proprio per aiutare le generazioni di nuovi stilisti che qui possono beneficiare di un archivio di abiti dal 1940 al 1990 e di una vasta raccolta di figurini nonché di una biblioteca, di un’emeroteca e di un fondo fotografico. Per festeggiare i suoi cento anni, la signora Fontana aveva pensato a un concorso per permettere ad alcuni giovani di entrare in grandi aziende della moda italiana.
La stilista, ultima rimasta del mitico trio, avrebbe compiuto 102 anni il prossimo 8 novembre: si è spenta il 12 giugno a Roma, a pochi giorni di distanza da Madame Carven.

Molti giornali hanno scritto che con loro se ne va un pezzo importante di moda: sono d’accordo, ma mi piace pensare che verranno ricordate e che la loro eredità straordinaria verrà raccolta da nuovi e promettenti talenti, gli stessi nei quali Micol Fontana aveva una fiducia incrollabile.

Manu

Il mio omaggio a Micol Fontana in occasione del suo 100° compleanno: qui.
Il sito della Fondazione Micol Fontana: qui.
Una bellissima video intervista a Micol Fontana: qui.

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