Della Toscana e del perché Firenze mi abbia fatto piangere

Questo è un post fatto solo di emozioni e sensazioni.

Non parla né di abiti né di altri orpelli modaioli. Si nutre solo di immagini e di tre riflessioni che ho fatto lo scorso week-end, durante una breve fuga in Toscana con Enrico, l’amore della mia vita.

La prima considerazione è legata a una docente della quale sono stata allieva in IED. Vi spiego: un giorno a lezione disse una cosa che mi colpì molto, ovvero che chi si interessa di moda deve essere ricettivo e aprirsi a 360 gradi, senza riserve e senza preconcetti. Come un vaso vuoto da riempire, aggiunse. Non si sa mai da dove arriverà lo stimolo giusto, a volte dalle cose più impensate: ciò che vedo oggi e che non riesco a collocare potrebbe diventare qualcosa di concreto domani o tra un mese. Mi capita di inseguire un’idea per settimane e poi di vederla concretizzarsi in un attimo grazie a uno spunto improvviso che avevo immagazzinato tempo prima. Ecco perché mi piace collezionare immagini che apparentemente nulla hanno a che fare con la moda: in realtà, tutto torna. Ed ecco perché ho passato una mattinata a fotografare bambole e giocattoli: a parte che – secondo me – hanno una loro bellezza magnetica, sono anche certa del fatto che un giorno i loro colori e le loro forme mi diranno qualcosa. Serena – la mia docente – aveva proprio ragione. Leggi tutto

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