Venezia come piace a me – in tutti i sensi

Io “persa a Venezia” o “lost in Venice”, come preferite, marzo 2012 (ph. credit Alessandra B.)

Ci sono città alle quali siamo particolarmente legati, per tanti motivi.
Tra quelle alle quali sono legata io, Venezia occupa sicuramente un posto di rilievo: a parte la sua innegabile bellezza, ho la fortuna di averla sempre vissuta e condivisa con persone per me importanti.
La prima volta in cui ci sono stata ero bambina e ci andai con la famiglia: le gite coi miei genitori e mia sorella erano sempre momenti e occasioni speciali, dunque la città lagunare entrò subito nel mio cuore.
È stata anche il luogo della prima escursione fuori porta con mio amarito. Ci conoscevamo da pochi giorni, esattamente 3 o 4, e a Venezia c’era una mostra di Salvador Dalí che volevo tanto vedere: mandai un sms a Enrico proponendoglielo, scrivendogli “so che sembra una follia”.
Non avevo mai fatto nulla di simile, con nessuno: mi rispose nel giro di pochi minuti con un “adoro queste cose, andiamo”. Erano i primi di gennaio e ricordo che quel giorno il freddo era allucinante, eppure non ricordo un’altra volta in cui città e laguna mi siano sembrate più belle. (E nel frattempo sono passati più di 10 anni… Venezia ha portato bene!)
La mia gita più recente a Venezia è stata invece con un’amica, Alessandra. Era il 2012 (noto ora che è passato un po’ di tempo… troppo, per i miei gusti) e siamo andate a vedere un’altra mostra, stavolta interamente dedicata alla grande Diana Vreeland. Nel raggiungere a piedi la nostra destinazione, Palazzo Fortuny, ci siamo concesse un vero lusso: girovagare senza fretta, perderci col naso per aria inseguendo ciò che più ci colpiva.
Ecco perché, quando mi sono imbattuta nel libro Venezia come piace a me di France Thierard, me ne sono innamorata all’istante: incarna la mia idea di libertà nonché il rapporto che ho con questa città e lo incarna nel titolo (sottolineo il come piace a me) nonché nel sottotitolo che lo descrive come una guida per perdersi.
Dovete sapere che più vado avanti con gli anni e meno sopporto le guide perfette, i viaggi preconfezionati e infiocchettati, la formula tutto-incluso-e-tutto-previsto: in realtà, sopporto sempre meno qualsiasi cosa perfetta, forse perché io sono altamente imperfetta. E l’idea di una guida per perdersi mi è sembrata un ossimoro meraviglioso, un contrasto stuzzicante al punto giusto, un argomento del quale mi piaceva parlare.
Amo molto un bellissimo aforisma di Ennio Flaiano, da Diario degli errori. Dice: “Un libro sogna. Il libro è l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni.”
Trovo che queste parole siano potenti e piene di verità: visto che il libro sogna, sono d’accordo, allora penso che quel sogno possa avere molti piani di lettura e che ci siano tanti modi di raccontarlo.
Oggi vi ho dato un punto di vista un po’ strano e soprattutto personalissimo del sogno rappresentato da Venezia come piace a me e del perché io me ne sia innamorata; se volete leggere un racconto un po’ più serio, se volete una descrizione più approfondita, se vi ho incuriositi e volete sapere di più del libro (e non solo dei miei sproloqui), qui trovate la mia recensione per SoMagazine.
Se acquisterete il volume, farete una scoperta: France ha chiesto tra l’altro ad alcune amiche veneziane di raccontare la loro città, la loro Venezia. Dunque, in fondo, gli sproloqui e il racconto della mia Venezia non sono poi così distanti dallo spirito dell’autrice, dalle sue intenzioni e dalla sua bella guida.

Manu

Altri link, se vi va:
Il mio articolo sulla mostra Diana Vreeland after Diana Vreeland, marzo/giugno 2012, Palazzo Fortuny, Venezia: qui.
La mia nuova collaborazione con SoMagazine: qui.

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