Michele Massaro alias Gaio il Calzolaio: lo Sciuscià è tornato

Mi piace chi ha spirito di iniziativa, intraprendenza ed energia e chi, in un frangente storico ed economico non facile, costruisce un’attività che è anche poetica.

Ci vuole coraggio per rispondere alla durezza di momenti simili con un sogno che profuma di passato, ci vuole ottimismo e un’anima romantica. “Sei un’inguaribile romantica”, diceva una canzone del grande Vasco: lo sono, sono un’inguaribile romantica e il post di oggi parla di un mestiere che è un po’ favola e un po’ sogno. Parla di Michele Massaro alias Gaio il Calzolaio alias lo Sciuscià.

L’ho detto diverse volte, ma credo che ripeterlo una volta di più non faccia male: la moda nella quale credo è una forma di espressione personale e confina con l’arte, dunque è ricca di sfaccettature ed è fondata su passione, inventiva e creatività.

Non credo nel consumismo, non apprezzo l’usa&getta, non mi piacciono le cose appositamente (e maliziosamente) pensate per durare lo spazio di una stagione. Questo è anche uno dei motivi per i quali amo il vintage, perché il vero vintage tratta oggetti capaci di valicare il tempo.

In questo blog mi piace parlare di persone e dei loro percorsi: alcuni sono molto dentro il mondo della moda, altri invece sono più trasversali, un po’ ai margini, un po’ sospesi. Mi piace dare spazio a storie inconsuete e meno famose, fuori dal grande circuito e dal coro.

Quando Michele Massaro mi ha scritto per raccontarmi la sua attività, mi sono incuriosita, perché fa un mestiere che va un po’ scomparendo: il calzolaio o il ciabattino, se preferite.

Voi direte: ma come, basta andare nei centri commerciali per trovarli. No, non è al servizio tacco rapido di oggi che mi riferisco: parlo invece delle vecchie botteghe, quelle che profumavano di pelle appena ci si entrava, quelle situate nelle vie e nei quartieri delle nostre città, quelle in cui c’erano artigiani capaci di fare qualsiasi intervento su scarpe, borse e accessori di pelletteria. Quelle botteghe in cui dicevano “torni a ritirare le sue scarpe tra una settimana”; quelle botteghe, spesso a carattere e conduzione familiare, in cui gli scaffali erano sempre pieni di articoli in riparazione e in lavorazione. Leggi tutto

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