I bracciali Keep Out tra solidarietà e la nuova collezione Shot

La collezione SHOT di Keep Out

Considerare i post (scritti per il blog) e gli articoli (scritti per i vari magazine con i quali lavoro oppure ho lavorato) un po’ come dei ‘figli’: ebbene sì, ammetto di averlo fatto in varie occasioni, ma non perché io sia impazzita.
Conosco bene la differenza e quando ho accennato a un vago paragone desideravo semplicemente sottolineare quanto uno scritto possa essere ‘figlio’ della nostra creatività e quanto possa rappresentarci profondamente per l’argomento o per il lavoro e l’impegno che ha comportato.
In ogni post o articolo metto una parte di me, cuore e passione, così come tutto ciò che conosco e che cerco di far crescere studiando incessantemente.
Possiamo esprimere creatività in tanti modi e io cerco di esprimerla proprio così, raccontando pezzi del nostro passato (come nei post che narrano piccoli frammenti di storia della moda e del costume) oppure raccontando storie di creatività altrui perché il talento è il mio più grande amore ed è un argomento che mi sta molto a cuore.
Amo raccontare il talento di stilisti che sanno creare abiti e accessori, ma anche il talento di vari artisti (orafi, pittori, veri scrittori) e poi amo narrare le storie degli imprenditori che, partendo da idee geniali, riescono a mettere in piedi realtà che danno lavoro ad altre persone.

A glittering woman, questo mio blog, è pieno di storie di talento ed è come se ogni stilista, artista, imprenditore mi affidasse un pezzo del suo lavoro e della sua passione: mi piace prendermene cura e dimostrarmi all’altezza della fiducia che ripongono in me raccontandosi e spesso accogliendomi in casa loro, aprendo le porte delle loro attività e ospitandomi nel luogo più sacro che hanno.
Segno di questa mia cura nei loro confronti è fare ciò che si farebbe proprio con un figlio: seguire la loro crescita, il loro sviluppo, la loro evoluzione, le loro successive realizzazioni.
Quando è possibile, mi piace infatti continuare a seguire una persona o un brand ed è per me una grande gioia tornare a parlare di un progetto dopo anni: è un po’ come vedere un figlio che va all’università o firma il suo primo contratto o vince un premio in qualsiasi campo.

È per questo che oggi sono felice di tornare a parlare di Keep Out, un marchio che ho molto amato: torno a parlarne dopo quattro anni per raccontare due novità che mi piacciono tanto, ovvero una nuova collezione che si chiama SHOT e una bella iniziativa di solidarietà sociale.

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Un anello anzi mille: perché amo tanto gli anelli / seconda parte

Era il 22 dicembre 2016, quasi un anno fa, quando ho pubblicato un post dedicato a una parte della mia enorme collezione di anelli.

L’anello è un monile che mi affascina a tal punto che, per esempio, ho scritto un articolo per SoMagazine raccontando alcune delle tante declinazioni possibili perché, tra tutti gli oggetti che hanno funzione ornamentale, gli anelli sono forse i più ricchi di significati, sia quelli che scegliamo per noi sia quelli che regaliamo.

Ma né un anno fa nel mio primo post fa né tanto meno oggi ho alcuna intenzione di fare un trattato serio attorno agli anelli (non che quel mio articolo per SoMagazine avesse la pretesa di essere ciò, era solo un piccolo excursus tra storia e curiosità che, tra l’altro, un giorno mi piacerebbe riprendere, approfondire e sviluppare).
Comunque, oggi desidero piuttosto parlarvi del mio rapporto emozionale con gli anelli e ancor di più condividere semplicemente ulteriori foto.

I gioielli in generale e gli anelli in particolare sono pezzi di noi, della nostra vita, del nostro cuore, di momenti speciali e significativi, di chi ce li ha donati e, in alcuni casi, di chi li ha fatti per noi, così come mi capita con alcuni dei designer dei quali ho avuto la fortuna e l’onore di scrivere.

Un anello, per esempio, è spesso veicolo di ricordi e di legami. Leggi tutto

Vi racconto (e vi mostro) perché amo tanto gli anelli

Mi diverto da sempre a scattare foto dei bijou che possiedo: da qualche anno, condivido dette foto soprattutto su Instagram e in particolare mi diverte pubblicare quelle dei miei anelli.

Tali monili mi affascinano a tal punto che, per esempio, ho scritto di alcune delle loro declinazioni possibili per SoMagazine, una delle testate con le quali collaboro: tra tutti gli oggetti che hanno funzione ornamentale, gli anelli sono forse i più significativi, sia quelli che scegliamo per noi sia quelli che regaliamo.

Ma oggi non ho intenzione di fare un trattato serio (non che quel mio articolo avesse la pretesa di essere ciò, era solo un piccolo excursus tra storia e curiosità che, tra l’altro, un giorno mi piacerebbe riprendere, approfondire e sviluppare): oggi desidero parlarvi più che altro del mio rapporto emozionale con gli anelli e condividere alcune di quelle foto che ho menzionato.

Qualche settimana fa, in un altro post, ho scritto che, per riuscire a catturare la mia attenzione, un gioiello – qualunque esso sia, più o meno prezioso – deve possedere carattere: deve essere in grado di trasmettermi una sensazione, un’emozione, deve affascinarmi, stupirmi, incuriosirmi, sorprendermi, divertirmi.

Deve coinvolgermi, insomma: non apprezzo i gioielli anonimi, scontati, banali e dunque noiosi. Guai, poi, a una mia reazione neutra o indifferente davanti a una creazione. Leggi tutto

Keep Out mette fuori combattimento la sfortuna

Tempo fa, ho parlato qui su A glittering woman di un brand che ha saputo trasformare il ditale da cucito in una linea di monili.

Il brand in questione si chiama Keep Out e ha avuto un’idea che si rifà a un antico costume: pare infatti che in America Latina, per tradizione, le donne anziane regalassero un ditale in argento a figlie, nipoti e nuore per proteggerle da ogni sorta di pericolo e per tenere lontano malocchio e magie. Il ninnolo veniva anche tramandato di generazione in generazione portando avanti il suo potere protettivo.

Rivisitato ai giorni nostri, il ditale di Keep Out vuole essere proprio questo, un piccolo e gioioso portafortuna, un oggetto piacevole da indossare e capace di regalare sorriso e buonumore – cose che in effetti non bastano mai.

I monili sono interamente realizzati a mano, in Italia: il progetto nasce da un’azienda che vanta una solida tradizione orafa, cosa che ben traspare osservando la manifattura, delicata e precisa. Leggi tutto

Caro Babbo Natale ti scrivo (così mi distraggo un po’)

Da giovanissima non avevo mezze misure né sfumature: con gli anni ho imparato che i punti di vista – soprattutto i propri – sono fatti per essere messi in discussione, rivisti e anche sovvertiti, se e quando è necessario.

Lo scorso anno, più o meno di questi tempi, avevo raccontato di non amare particolarmente le feste comandate con la conseguenza che non sono entusiasta all’idea di distribuire consigli per i regali, nello specifico per Natale.

Non ho cambiato idea sulle festività e continuo a pensare che tutto ciò che ho da dire sia già più o meno contenuto nel mio lavoro quotidiano e nei post che pubblico giorno dopo giorno qui sul blog, tuttavia, visto che mi sono arrivate diverse richieste, ho voluto mettermi in discussione e rivedere questo mio punto di vista almeno parzialmente, anche perché inizio a sentirmi un po’ come il malefico Grinch: quasi tutti sembrano essere presi dall’atmosfera natalizia che ormai si sta insinuando ovunque, quindi… che sia io la guastafeste? Leggi tutto

Keep Out: il ditale gioiello portafortuna

Anche se non sono superstiziosa, mi piacciono i talismani e gli amuleti. Credo sia perché amo le cose che hanno un senso, un contenuto, una storia da raccontare: mi affeziono agli oggetti non per il loro valore economico bensì per il carico affettivo ed emozionale che assumono per me.

A fasi alterne, abbiamo assistito al dilagare di talismani e portafortuna di ogni tipo e genere. Personalmente, trovo divertente tutto ciò che simboleggia il lavoro sartoriale (che sorpresa, vero?): sono stata una delle prime a indossare il famoso bracciale col metro da sarta. Me ne sono innamorata subito, quando ancora non era diffuso, e in quel caso non è stato solo per il mio attaccamento alla moda: il metro, quello giallo e flessibile, mi ricorda la scatola del cucito della mia mamma. Quand’ero piccina, quella scatola era per me una sorta di paese dei balocchi: ero affascinata dai bottoni spaiati e dalle spolette dai mille colori e mi incuriosivano i ditali, allora troppo grandi per le mie manine. Leggi tutto

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