Dalla lite Veronesi-Clio a Winnie Harlow e Jamie Brewer

Mi sorprendo ogni volta in cui mi capita di avere la testimonianza evidente di quanto ancora oggi siamo assurdamente schiavi di certi luoghi comuni.

Noi esseri umani siamo riusciti a compiere imprese grandiose, siamo andati sulla Luna e abbiamo combattuto malattie che erano autentici flagelli, eppure ciò che ci riesce tuttora difficile è abbattere quei limiti e quelle barriere che costruiamo dentro le nostre teste.

Vi chiederete il perché di un esordio tanto diretto: forse avete sentito parlare della polemica nata da un’infelice esternazione di Giovanni Veronesi, sceneggiatore, regista e attore, ai danni di Clio Zammatteo, truccatrice famosa con lo pseudonimo di Clio Make Up, titolo della trasmissione televisiva che conduce con successo e nome di un seguitissimo blog.

Veronesi conduce invece insieme a Massimo Cervelli Non è un paese per giovani, noto programma radiofonico della Rai, precisamente di Radio 2.

Erano i giorni dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica e i due conduttori avevano lanciato il quesito “Quale donna vorresti in quel ruolo?”: sentendo nominare proprio Clio, Veronesi ha risposto: “Non sapevo neanche chi era se non me lo spiegavano adesso. È una cicciona.”

Naturalmente, dopo questa affermazione, sono stati versati fiumi di inchiostro e oggi mi aggiungo anch’io: il fatto si commenta da solo talmente è – a mio avviso – tristemente evidente, una figuraccia epica, tuttavia desidero esprimere un quesito e un rammarico. Leggi tutto

#BreakUpandMove, riflessioni su reciprocità e cattive abitudini

Non sono una da lista dei buoni propositi.
Conosco molte persone che, a settembre o a gennaio, i due momenti che consideriamo come nuovi punti di partenza, redigono tali liste.
Io non l’ho mai fatto: servirebbe solo a mettermi davanti alle mie inadeguatezze una volta di più, perché, si sa, i buoni propositi sono fatti per essere disattesi. O almeno questo è ciò che capita a me.

Volete qualche esempio pratico? Quante volte ho detto “Da domani mi metto a dieta”? “Da domani torno in palestra”? “Da domani mi metto la crema sul viso tutte le sere prima di andare a letto”?
E ancora: “Voglio avere più tempo per me stessa”? “Voglio vedere più spesso i miei amici”?
Potrei proseguire all’infinito.
La verità è che le abitudini, piccole o grandi che siano e specialmente quelle peggiori, sono dure a morire: non è facile cambiare modo di vivere, abbattere schemi consolidati.
E sapete qual è la cosa più brutta? Deludere sé stessi. Per questo non faccio liste, è questa la verità.

Un’altra verità nella quale credo è che nulla avvenga per caso.
Con questo non intendo affatto dire che tutto sia già scritto, anzi, ritengo che ognuno di noi abbia una grande responsabilità nel gestire in prima persona la propria vita.
Sono spesso affascinata dal concatenarsi degli eventi: più passa il tempo, più sono convinta che quelle che noi chiamiamo combinazioni siano in realtà eventi che mettiamo in moto col nostro stesso agire.
Nulla, quindi, è predeterminato, lo ripeto, ma, allo stesso modo, nulla avviene per caso e soprattutto siamo noi a decidere come intrecciare e annodare i fili di questo enorme telaio che è la vita.

In questi giorni, la mia teoria del “nulla è per caso” è stata confermata ancora una volta e, curiosamente, proprio sul fronte “buoni propositi”: vi racconto come e perché. Leggi tutto

Ricordi dell’estate 2014: parte 4, Manu versus Francia

L’aspettavo non con gioiosa trepidazione bensì con timore e infine è arrivata: la neve. Ebbene sì, sabato mattina mi sono alzata e, guardando fuori dalla finestra, sono rimasta a bocca aperta: nevicava. Aiuto!

Non è un mistero che io non ami l’inverno e che ami ancora di meno la neve, soprattutto in città. Capisco che esulti chi è in montagna e sono felice per costoro, lo giuro, ma non mi convincerete mai sul fatto che la bianca amica sia bella anche in luoghi come Milano dove diventa subito grigia e crea solo un inenarrabile pantano.

Avevo dunque bisogno di escogitare velocemente un piano B, pensare a qualcosa che mi distogliesse dalla neve e dal terrore che si accumulasse. Atteggiamento classico, insomma: quando siamo in una posizione scomoda, quando sperimentiamo qualcosa che non ci fa a sentire a nostro agio, la reazione più facile e immediata è quella di pensare a qualcosa che ci riporti alla nostra comfort zone.

E, pensando a ciò che per me poteva essere una buona comfort zone, è stato istintivo e naturale tirare fuori gli ultimi ricordi di quest’estate: io, turista (quasi) per caso, in giro per la Francia. Momenti che hanno catturato la mia attenzione durante le scorribande tra Moulins, la Bretagna, Parigi, Lione, Menton e Sospel.

Ecco perché il post si chiama Manu versus Francia.

Chi ha vinto? Direi lei, la Francia: come capita ogni volta, è riuscita nuovamente a mettermi K.O. con la sua bellezza. Leggi tutto

Happy birthday (anche se lo detesto) to me

Di una persona che scrive per passione e per lavoro si potrebbe essere portati a pensare che non resti mai senza parole e che sappia sempre cosa dire.

In realtà non è così, anzi, volete sapere cosa capita a me? Di solito mi inceppo e bisticcio con le parole proprio quando si tratta di spiegare con chiarezza le mie emozioni e i miei sentimenti.

Tutto ciò mi fa sorridere, lo trovo buffo, ma in fondo è ciò che succede in tanti mestieri: c’è un detto che racconta che il ciabattino, dopo aver aggiustato le calzature di tutti, va in giro con le scarpe rotte. Eh, la saggezza popolare…

Scrivo 364 giorni all’anno celebrando il talento e la bravura altrui: l’unico giorno che dovrei dedicare a me stessa, il 365°, quello del mio compleanno, uno in tutto l’anno, non so cosa dire.

La verità è che da bambina aspettavo con impazienza il 26 novembre: oggi, da adulta, lo cancellerei dal calendario. Quest’anno, intanto, l’ho cancellato da Facebook.

E poi scrivi un post qui?, penserete magari voi e non posso darvi torto: ultimamente sono la regina delle contraddizioni e dell’incoerenza. E spesso mi sento esattamente come una pallina dentro un flipper: sballottata. Leggi tutto

Renée Zellweger e quanto mi annoia chi campa additando

Se mi metto in testa una cosa, capita che diventi un vero e proprio chiodo fisso; quando un’idea inizia a girarmi dentro il capo, divento più molesta di una zanzara assetata di sangue in una notte d’estate.

Ieri dovevo pensare a finalizzare un articolo ma non riuscivo a concentrarmi, continuavo a pensare solo e soltanto a questa cosa che m’è entrata in testa e che ronza più di quella zanzara, una cosa che oggi vuole prepotentemente uscire.

Pare che ultimamente mi riescano molto bene due cose: tirarmi la zappa sui piedi da sola e attirarmi antipatie grazie a scomode prese di posizione. Bene, già che ci siamo, ho deciso di dire la mia anche sul “caso” (virgolettato appositamente) Renée Zellweger e del ritocchino che avrebbe fatto. Sono stata zitta per giorni e giorni, leggendo, ascoltando e osservando e ora sono bella carica.

Perché, come dice, Sabrina, una mia cara amica, pare che attualmente non esistano cose più gravi delle iniezioni di botox fatte dall’attrice americana.

Perché – sempre come dice Sabrina – anch’io penso “fatevi una vita”.

E infine perché ho un paio di cosette da dire sulla bellezza, nonostante io mi occupi di moda, anzi, proprio per questo. Leggi tutto

100 happy days: parte 3, ho vinto la sfida con me stessa

Ultimamente ho spesso in mente un vecchio adagio che dice “un dolore condiviso è dimezzato, mentre la felicità condivisa è raddoppiata”.

Più passa il tempo e più mi accorgo che è proprio così, come in una sorta di osmosi. Anche per questo mi è piaciuto partecipare al gioco 100 happy days, perché mi sono resa conto che aver condiviso i miei momenti felici ha fatto bene a me e talvolta perfino anche ad altre persone.

Alla fine ce l’ho fatta, sono arrivata al mio centesimo giorno felice: in cosa consiste il gioco-sfida? Nel trovare in ogni giorno un momento che ci abbia resi felici, rappresentandolo attraverso una foto da condividere sui social network.

Sapete, 100 happy days non mi ha affatto delusa in quanto l’ho affrontato – credo – con le aspettative giuste: non credevo, infatti, che mi avrebbe cambiato la vita, mi aspettavo solo un buon esercizio. Così è stato: come ho già scritto in precedenza, se facciamo attività fisica per rendere il nostro corpo più tonico e scattante, perché non fare altrettanto col buonumore e l’ottimismo, perché non allenare anche loro?

Oggi sono ancora più convinta che sia cosa utile e credo che il giochetto mi abbia insegnato alcune cose utili: essere più comprensiva con me stessa, darmi tregua, perdonarmi un po’ di più, tormentarmi di meno, non imputarmi sempre tutte le colpe, tirare il fiato. Leggi tutto

Cosmopolitan, #CosmoSenoSano e il Mosaico Rosa

Oggi mi riesce difficile scrivere il pezzo che ho in mente: da una ventina di minuti, decido un attacco e subito dopo cambio idea.

Come ho scritto in un’altra occasione, questo capita quando ho troppe cose da dire e quando l’equilibrio da mantenere è delicato. Già, non è semplice restare neutri quando si parla di malattie e nello specifico di tumori: è fin troppo facile, invece, cadere nel tranello del sentimento. Ogni volta in cui ho scritto di cuore ed emozioni, ho cercato di mantenere questo difficile equilibrio perché, se si vuole essere efficaci e dare un reale contributo a una causa, occorre restare lucidi.

Molte persone hanno toccato il dramma del cancro, di persona o attraverso familiari e amici. Ho avuto anch’io alcuni casi in famiglia e recentemente due mie carissime amiche hanno perso la mamma dopo una lunga malattia.

Nonostante questo, nonostante conosca il dolore, a volte penso di essere affetta da una stupidità a dir poco imbarazzante. Perché scrivo ciò? Per esempio, perché rimando sempre la visita dal ginecologo e i vari screening esponendomi così al rischio di non diagnosticare in tempo utile eventuali tumori femminili. Leggi tutto

100 happy days: sfida con me stessa / parte 2

Prima delle vacanze, vi avevo raccontato di un piccolo progetto che ho intrapreso. È una sfida con me stessa ed è quella di 100 happy days: consiste nel trovare in ogni giorno un momento che ci abbia resi felici, rappresentandolo attraverso una foto.
Beh, oggi, giovedì 4 settembre, sono arrivata al 68° giorno, incredibilmente. Perché dico “incredibilmente”? Perché, come avevo spiegato nel primo post, non ero affatto sicura di riuscire a tenere fronte all’impegno preso e sono sincera nel dirlo. Non è facile trovare un motivo per cui essere felice, ogni singolo giorno e tutti i giorni, ma finora ci sono riuscita.
E ho realizzato che, in fondo, questo è soprattutto un ottimo esercizio: abitua a soffermarsi su ciò che di buono ci accade, a sottolinearlo.
Sono un’ottimista da sempre, ma ultimamente ero in un momento che definirei un po’ buio: la mia positività si era appannata, mettiamola così, esattamente come accade a un vetro quando qualcuno ci alita sopra. Leggi tutto

Florisa Sciannamea e le donne nell’acqua loro

Sono tornata: eccomi di nuovo qui dopo un periodo di vacanza e riposo.
E mi piace l’idea di ripartire da un libro che mi ha fatto compagnia durante tale periodo.

Lo dico subito: questa non è una recensione.

A glittering woman non è una testata giornalistica, dunque non ho l’obbligo di cronaca a tutti i costi: posso concedermi il lusso di parlare solo di ciò che mi piace e che mi regala emozioni.
Come questo libro, appunto, opera di Florisa Sciannamea.

Sono una persona molto fortunata, lo ammetto: la mia vita è costellata di belle persone, belle situazioni, begli incontri.
Certo, come tutti ho alti e bassi, cose belle e anche tante cose brutte ma, se mi fermo e penso con obiettività, devo ammettere che le prime superano di gran lunga le seconde.

Mi piace pensare di avere un microscopico ruolo in tutto ciò: cerco il bello con impegno e cerco di guardare le cose con positività, quasi come un lavoro a tempo pieno.
E ho sempre avuto una fede incrollabile nel mio prossimo, tanto che attribuisco agli episodi brutti il ruolo di semplici incidenti di percorso.

Florisa Sciannamea è un dono del quale godo con gioia: ci siamo conosciute attraverso il blog e da lì è nata quella che è diventata un’amicizia.
Florisa (quant’è bello questo nome?) è una persona speciale: sono affascinata dalle parole che sceglie, sempre accurate, precise, attente, rispettose, evocative, immaginifiche.
Un giorno mi ha detto «ti mando una cosa»: mi è arrivato un pacchetto e quando l’ho aperto ne è uscito un libro, scritto da lei, bello fin da subito, dall’impatto visivo, piacevole nella forma e con un accattivante disegno di copertina. Leggi tutto

100 happy days: sfida con me stessa / parte 1

Probabilmente, se siete dei vagabondi del grande web quanto lo sono io, vi siete già imbattuti in 100 happy days, o magari vi è capitato di notare che qualche vostro amico tagga le sue foto in questo modo. Io mi sono accorta di tale progetto o sfida – definitelo come preferite – un paio di mesi fa: vedevo gli hashtag su Instagram, mi sono incuriosita e ho cercato su Google, trovando un sito semplice, chiaro e diretto.
“Viviamo in un’epoca in cui avere un’agenda piena è diventato qualcosa di cui vantarsi”, spiega il sito, “e mentre la vita diventa sempre più frenetica, abbiamo sempre meno tempo per approfittare del momento presente. Per ogni essere umano, la capacità di apprezzare sé stessi nel momento e nell’ambiente circostante in cui ci si trova è il primo passo per raggiungere uno stato di felicità duratura.”
Le persone (geniali, secondo me, perché hanno creato un fenomeno virale) dietro questo progetto lanciano dunque una sfida: provare a essere felici per 100 giorni di fila, o meglio, trovare in ogni giorno un momento che ci abbia resi felici e rappresentare il tutto attraverso delle foto. “Può essere qualsiasi cosa: da un appuntamento con un tuo amico a un buonissimo tiramisù al ristorante; dalla piacevole sensazione di rientrare a casa dopo una giornata di duro lavoro a un favore fatto a uno sconosciuto.” Leggi tutto

Beautiful Curvy 2014: il calendario delle belle curve

Ho iniziato l’anno nuovo con grinta, all’insegna delle cose in cui credo e della libertà di parola e di pensiero: con le esternazioni mi sono trovata bene, mi sento più leggera, così continuo anche oggi. E allora via, senza tanti giri di parole: detesto i ghetti, di qualsiasi tipo essi siano, e soprattutto detesto quelli che ci costruiamo da soli. Mi spiego meglio: spesso siamo noi stessi a creare delle categorie nelle quali ci rinchiudiamo e che finiscono per diventare dei limiti. Questo succede (purtroppo) anche nel mondo dei blog dove si sente la necessità di categorizzare a tutti i costi: ci sono i fashion blog, i travel blog, i food blog, i blog di lifestyle, i blog di cinema, i blog delle mamme e via dicendo. All’interno dei fashion blog, poi, ci sono ulteriori suddivisioni: i blog di outfit, i blog letterari, i blog curvy.

Ecco, mi piacerebbe che un giorno tutte queste categorie venissero eliminate e che le persone potessero pensare semplicemente di avere un blog: se ne hai uno, perché deve appartenere per forza a una singola tipologia? Prendete il mio, per esempio: come dovrei posizionarmi? Non faccio outfit, parlo di moda ma non solo. Sapete cosa penso? Penso che il mio sia semplicemente un blog personale, nel quale parlo di ciò che più mi piace. Personale inteso come aggettivo, non come categoria.

Sono dunque contraria alle categorie, ebbene sì. Non sono, però, un’illusa e so benissimo che cancellare la suddivisione in categorie – in qualsiasi ambito – non è cosa facile né immediata. Sono a favore del fatto che si combatta ciò che non piace partendo dall’interno (come ciò che di sbagliato c’è all’interno della moda, è chi ci lavora che per primo dovrebbe lottare) e sono a favore di tutto ciò che porti al miglioramento della società in cui viviamo, fosse anche usare le stesse categorizzazioni che si vogliono combattere: usare nel modo migliore del termine, ovviamente, usare per far conoscere e per far capire, in modo tale che un giorno non ci sia più bisogno di categorie e distinzioni. Per questo non posso che appoggiare il calendario di Beautiful Curvy. Leggi tutto

Questa sono io: storia di un ritratto scomodo ma fedele

Questa sono io – così si potrebbe riassumere questo post.
Magari mi sto tirando la zappa sui piedi da sola, come si suol dire.
Magari qualcuno, al mio posto, farebbe l’operazione inversa: nascondere anziché evidenziare. È l’epoca di photoshop, quella in cui dobbiamo apparire perfetti.
E invece, queste foto sono state fatte proprio con l’intento di mettere in evidenza le mie cicatrici, più di quanto lo siano di solito. Pubblicare queste foto è per me una scelta molto forte: mi raccontano profondamente, senza schermi o protezioni.
Loro, le cicatrici, fanno parte di me da quando avevo due anni (come e perché l’ho raccontato qui): a volte le amo, spesso le odio. Da adolescente, ho sognato il momento in cui le avrei cancellate: da adulta, ho deciso di non farlo.
Non è sempre facile portarmele dietro, ma penso di essere arrivata a un punto di convivenza civile, tuttavia non avevo certo mai avuto un ritratto in cui fossero loro le protagoniste: l’idea non è stata mia, è il progetto di un’amica e io mi ci sono buttata con un pizzico di incoscienza, lo ammetto.
Dopo, davanti al risultato, ho osservato le foto e mi sono chiesta se pubblicarle, ve lo confesso. Leggi tutto

Un buon compleanno a me e tanti grazie a tutti :-) :-) :-)

Tante persone pensano che occorrerebbe festeggiare il proprio compleanno facendo qualcosa di speciale e diverso rispetto al solito.

Oggi è il mio compleanno e semplicemente lavoro, ma sono fortunata perché amo profondamente ciò che faccio: ho pensato che la “cosa speciale e diversa” potesse essere quella di festeggiare con qualcosa di insolito qui sul blog. Per esempio, fare un bel collage di miei ritratti in momenti felici appartenenti all’anno che si chiude oggi per lasciare spazio a uno nuovo.

Ma sì, diamoci questa botta di egocentrismo! Io che celebro sempre gli altri, volentieri e con tutto il cuore, per una volta celebro me stessa, anche perché ho bisogno di consolarmi: nonostante sia un’ottimista e una che vede un sacco di bicchieri mezzi pieni, nel compleanno riesco a vedere solo quello che è, ovvero un altro anno che se ne va, sigh.

Già, detesto i compleanni. Anzi, no, non è corretto: detesto il mio. Leggi tutto

Plissé e Fiorella Mannoia: un concerto contro la violenza sulle donne

A questo punto, credo che quasi tutti siano rientrati: finite le vacanze, si torna alla vita di tutti i giorni. Qualcuno è più malinconico, altri sono contenti: io faccio parte della prima categoria, in genere, ma mi faccio forza pensando alle cose nuove che mi attendono. E questo è l’augurio che estendo anche a tutti voi: vi auguro che quello che sta per iniziare sia un anno lavorativo o di studio carico di soddisfazioni e di promesse mantenute. A chi non ha un impiego auguro di trovarlo presto e a chi non sa cosa fare della propria vita auguro di trovare la propria strada.

Quand’ero piccina, lessi una frase che mi colpì: diceva pressapoco “facciamo iniziare l’anno a gennaio, ma è a settembre che apriamo un nuovo capitolo della nostra vita”. Non vi dico dove l’ho letta, altrimenti vi fate un’idea troppo precisa di quanto vecchia sono 😉

A ogni modo… bando alle ciance e alle romanticherie: oggi vi voglio dare un buon motivo per essere felici del rientro e al tempo stesso un modo per prolungare ancora il divertimento. Leggi tutto

Tanti auguri alla mia mamma che mi ha donato la vita più volte

Forse avrete notato che non sono solita raccontare fatti della mia famiglia qui nel blog.
È una mia scelta precisa, ma oggi è il compleanno della mia mamma e credo che un evento importante meriti un dono importante (spero lo sia).
Ci sono due fatti molto veri: ogni persona (o quasi) è convinta che la propria madre sia speciale e ogni figlio è altrettanto speciale agli occhi della propria genitrice. Come si suol dire… «Ogni scarrafone è bello a mamma sua» o meglio «ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soja».
Oggi vi voglio raccontare perché credo che mia mamma sia speciale e perché credo che mi abbia donato la vita più di una volta.
Avevo da poco compiuto i due anni quando mi cadde addosso un’intera caffettiera: bolliva sul fornello, venne urtata e io ne fui completamente investita.
Non fui io a farla cadere: allora ero un angelo e stavo dove mi mettevano. Fu un orribile incidente, dovuto a un movimento sfortunato di un amico di famiglia che credo non se lo perdonerà per tutta la vita. Io, invece, l’ho perdonato.
Quando mi portarono all’ospedale, la diagnosi non fu incoraggiante: ero in pericolo di vita. Leggi tutto

Curvy is sexy: a Berlino vanno in scena i brand plus size come Paola Joy e PJ Jeans

Sono una donna estremamente normale, come ne esistono a milioni in Italia e in tutto il mondo. Pur accettandomi e volendomi bene (traguardo ottenuto con gli anni), sono eternamente in lotta col tempo che passa, col fisico che cambia, con la bilancia, con lo specchio, coi difetti che vorrei cambiare da sempre, coi diktat della società.

Sono stata una ragazza carina: uso il passato perché a volte penso che sto invecchiando e anche male. Le foto, per esempio, me lo ricordano ogni volta perché sono più sincere e fedeli di come ci vediamo noi stessi allo specchio: le foto sono come ci vedono gli altri. Ma sono serena, bellezza e giovinezza sono cose che passano e io non mi posso lamentare, le ho avute e le ho ampiamente godute. Per fortuna restano altre cose.

Giorni fa scrivevo ad un paio di amici che credo che quasi nessuno riesca a vedere e a riconoscere in sé stesso il proprio valore e la propria bellezza. Forse perché ci guardiamo troppo da vicino e quindi vediamo ogni minuscola imperfezione che non riusciamo a tollerare; forse perché occorre allontanarsi di qualche passo per vedere la bellezza di una persona in tutto il suo complesso. Leggi tutto

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