Piccolo omaggio al Maestro Issey Miyake, da Pleats Please a Bao Bao

Quanto dispiacere ho provato lo scorso agosto, quando si è diffusa la notizia della scomparsa di Issey Miyake.

Quanto sono onorata di essere stata invitata, lo scorso 16 novembre, al press day per la presentazione delle collezioni SS 2023 della Maison che il Maestro Miyake aveva fondato più di cinquant’anni fa (se volete qui trovate il post che ho pubblicato in Instagram).

Miyake era nato a Hiroshima il 22 aprile 1938 ed era sopravvissuto alla bomba atomica sganciata sulla sua città durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era solo un bambino, un’esperienza alla quale io non so nemmeno attribuire un aggettivo e che lui si è portato dentro per sempre trasformandola però in bellezza e gentilezza.

Dopo la laurea, dopo aver girato il mondo e lavorato a Parigi e a New York, era ritornato a Tokyo per fondare il Miyake Design Studio: alla fine degli Anni Settanta, insieme a Rei Kawakubo e a Yohji Yamamoto, aveva contribuito all’onda di rinnovamento della moda europea e mondiale.

Durante la sua fertile carriera nella moda, ha disegnato capi genderless, ha applicato la tecnologia ai materiali, ha introdotto argomenti quali sostenibilità e riciclo molto prima che diventassero un trend sulla bocca di tutti (e talvolta, in certi casi e su certe bocche, del tutto a sproposito…).

Tra i miracoli sartoriali che ha realizzato, figura anche una tecnica fra le più impegnative – ovvero il plissé – che lui ha applicato a capi di uso quotidiano.

E su questo lasciatemi fare un piccolo approfondimento.

Chi conosce e ama la storia della moda sa che, quando si parla di plissettatura, non si può non menzionare, anzi, si devono menzionare Mariano Fortuny y Madrazo (1871 – 1949) e la moglie Henriette Negrin (1877 – 1965): figura assolutamente eclettica, Fortuny è stato pittore, scenografo e designer, spagnolo di nascita ma naturalizzato italiano, e ha costantemente lavorato a stretto contatto con la moglie, francese, con la quale ha concepito numerose innovazioni. Leggi tutto

Palazzo Reale a Milano ospita gli Incantesimi del Teatro alla Scala

Tra i tanti ricordi della mia infanzia, ci sono quelli legati alla musica.

Ai miei genitori è sempre piaciuta e rammento bene quando, la domenica mattina, durante la bella stagione, mia mamma amava aprire tutte le finestre di casa lasciando entrare l’aria fresca: in quelle mattinate gioiose, non mancava mai la musica diffusa attraverso un giradischi e a riecheggiare di stanza in stanza erano spesso le opere liriche e le note delle arie di Giuseppe Verdi, di Gioacchino Rossini e di molti altri ancora.

È da allora che Madama Butterfly di Giacomo Puccini è una delle mie opere preferite e non dimenticherò mai il libretto che sfogliavo con avidità in cerca di immagini e dettagli né la profonda impressione che la storia di quella e di molte altre opere esercitavano sulla mia fervida fantasia di bambina. Un’impressione, un fascino e un incantesimo tanto forti che, quando qualche anno fa fui invitata dalla contessa Pinina Graravaglia alla festa intitolata Teatro dell’Opera, passai un intero mese a prepararmi per il personaggio che scelsi di interpretare, ovvero Medora, la protagonista femminile de Il Corsaro di Giuseppe Verdi.

Vi racconto tutto ciò per darvi la misura dell’emozione che ho provato settimana scorsa, quando mi sono ritrovata a visitare la mostra Incantesimi – I costumi del Teatro alla Scala dagli Anni Trenta a oggi.

Ve lo confesso, non è stata una visita programmata: in realtà, ero a Palazzo Reale, la sede, per la meravigliosa mostra dedicata a Caravaggio e ho scoperto che, al termine del percorso, si passa attraverso le Sale degli Arazzi che attualmente ospitano l’esposizione Incantesimi.

In cosa consiste tale mostra?

In ventiquattro straordinari costumi che sono stati selezionati e restaurati tra i numerosi abiti di scena custoditi nei magazzini della Scala, ventiquattro costumi che si devono ad alcune delle firme più celebri nella storia del teatro. Leggi tutto

La moda che verrà # 19: Misuraca primavera / estate 2014

Si dice che le prime volte importanti non si dimentichino mai: mi vengono in mente la prima volta che ci si innamora e che si dà un bacio, il primo esame all’università, il primo colloquio di lavoro, la prima volta che si va in vacanza da soli, la prima volta in cui si guida.

Ricordo tante mie prime volte, in effetti, e ricordo con particolare intensità quelle legate al mondo della moda, per esempio la prima volta in cui mi sono imbattuta in Gianfranco Fenizia e nel suo brand Misuraca: era il novembre del 2012 e Stefano Guerrini mi aveva proposto di scrivere un pezzo sulla collezione autunno / inverno 2012 – 2013 da pubblicare su WBIS.

Rammento molto bene la mia sorpresa di allora davanti al percorso dello stilista: Gianfranco Fenizia ha studiato architettura allo IUAV di Venezia laureandosi con una tesi sulla progettazione urbana.

Ha collaborato con diversi studi e ha creato collezioni di mobili e accessori per la casa che hanno avuto grande successo, tanto da essere pubblicati sulle maggiori riviste di arredamento.

Si è avvicinato al mondo della moda progettando allestimenti per le boutique Fendi e Mila Schön, poi ha lavorato per marchi importanti come Valentino, Dolce & Gabbana, Kenzo e ha collaborato anche con Capucci.

Nel 2004, Fenizia ha incontrato lo stilista Albino D’Amato, incontro che ha segnato il suo passaggio decisivo alla moda, tanto che nel 2009 ha fondato Misuraca, il suo brand. Leggi tutto

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