Il mito di Wonder Woman è in mostra a Milano

Tra la fine degli Anni Settanta e i primissimi Anni Ottanta andò in onda anche in Italia Wonder Woman.

Io ero davvero piccola piccola e della serie TV mi colpiva pertanto ciò che poteva essere colto da una bambina, ovvero gli aspetti più immediati e superficiali: la bellezza, la simpatia e la bravura di Lynda Carter alias Diana Prince / Wonder Woman, i colori vivaci delle immagini, la sigla, gli effetti speciali, i superpoteri dell’eroina che a me appariva un po’ come una Barbie mora in carne e ossa.

Di sicuro all’epoca sapevo poco – anzi niente – di women empowerment, di quanto fosse successo negli Anni Sessanta e Settanta sul fronte di lotte femministe e conquiste verso l’emancipazione né di ciò che si preannunciava per gli Anni Ottanta tra power suits (ovvero il tailleur pantalone per le nuove donne in carriera, spalline, anzi, spallone incluse) e il culto del corpo e della forma fisica a partire dall’aerobica praticata con look coloratissimi.

In seguito scoprii i fumetti della DC Comics inclusi quelli dai quali la serie TV aveva tratto ispirazione: non ero più piccola e iniziai a comprendere quanti piani interpretativi e quante sfumature ci fossero dietro l’eroina che aveva affascinato la bambina, iniziai a cogliere gli argomenti che oggi mi appassionano profondamente, che mi infiammano e che sono continua materia di studio nella quale coinvolgo anche i ragazzi delle mie classi. Leggi tutto

GRIGIOMILANO, la fragranza che è un omaggio al capoluogo meneghino

Lo confesso: quando ho ricevuto l’invito di Locherber per la presentazione della nuova fragranza GRIGIOMILANO ho avuto un istante di esitazione e perplessità.

Quel colore, il grigio, cosa sottolinea? Forse i soliti stereotipi legati alla città che tanto amo?

Esitazione e perplessità, però, sono durate giusto un istante: no, non era minimamente possibile che Locherber, marchio di home fragrances di lusso che si impegna a mantenere vivi il talento e l’artigianato italiano, giocasse con gli stereotipi, anche perché Milano non è solo la mia casa, ma è anche quella del brand.

E infatti mi è bastato varcare la soglia della bella boutique di corso Magenta per sorridere di quel mio primo sciocco istante di esitazione: GRIGIOMILANO è un omaggio innamorato e accuratamente studiato affinché ogni minimo dettaglio sottolinei ed esalti al meglio le caratteristiche del capoluogo meneghino.

Il grigio è la sfumatura dell’eleganza e della discrezione, dell’architettura e dei marmi; è la sfumatura di quel certo modo che ben viene raccontato da un video efficace creato ad hoc da Locherber (qui), di un’austerità che, appena sotto la superficie, si trasforma in un cuore vibrante. Leggi tutto

LOOVERTITS l’omaggio a Sant’Agata nel mese della prevenzione

Ricevo e volentieri condivido – Lo scorso venerdì 17 settembre, in una splendida serata d’estate, ho avuto modo di visitare LOOVERTITS Omaggio a Sant’Agata, una mostra collettiva d’arte moderna ispirata al martirio di una delle figure tra le più venerate dell’antichità cristiana

La mostra è davvero molto interessante e sono pertanto felice di annunciare che, per offrire un contributo alla sensibilizzazione e alla prevenzione dei tumori al seno durante il mese dedicato a questo scopo, l’esposizione è stata prolungata fino a domenica 31 ottobre.

La mostra, ospitata all’interno dello spazio RIDE Milano in via Valenza 2, presenta le opere di oltre 40 artisti che hanno offerto il loro contributo alla causa con una personale reinterpretazione dell’iconografia classica dedicata a Sant’Agata, la giovane che nel 251 d.C. subì atroci torture tra cui l’amputazione dei seni e che quindi viene considerata protettrice delle donne affette da patologie al seno. Leggi tutto

SOCIOCROMIE, in mostra a Milano 100 anni in 25 colori

Ricevo e volentieri condivido – Da mercoledì 8 settembre a domenica 14 novembre, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ospita SOCIOCROMIE, mostra curata dall’architetto e designer Giulio Ceppi e dedicata al valore storico e sociale del colore.

Il concept si basa sull’idea che, attraverso specifiche cromie, è possibile evocare un concetto universalmente riconosciuto in quanto il colore è una dimensione fortemente radicata nell’immaginario collettivo ed è presente con numerose espressioni idiomatiche nel linguaggio.

La mostra evidenzia – nell’ambito del XX secolo e l’inizio del XXI – momenti di valore storico e sociale (legati alla politica, agli eventi sportivi, alle innovazioni tecniche) che ricorrono al colore quale espressione connotante: da ciò deriva la denominazione SOCIOCROMIE – neologismo ideato da Giulio Ceppi – che si riferisce a un fatto noto a tutti ed espresso attraverso l’uso di una determinata tonalità con una natura metaforica.

L’allestimento presenta una successione cronologica di 25 tavole sinottiche ognuna riproducente un singolo concetto, l’anno in cui il concetto è emerso e un colore, descritto tecnicamente e inquadrato storicamente con riflessioni di carattere complessivo e d’insieme. Leggi tutto

Nairy Baghramian Misfits alla GAM con attività e visite per adulti e bambini

Ricevo e volentieri condivido – La mostra Nairy Baghramian Misfits è aperta alla GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano fino al 26/09: dal 29/08 riprende il ricco programma di visite guidate per adulti e attività didattiche per bambini e famiglie. Nairy Baghramian è un’artista visiva nata in Iran: classe 1971, nel 1984 si è trasferita a Berlino dove attualmente vive e lavora.

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Resta aperta fino al 26 settembre 2021 la mostra Misfits, la prima personale in una istituzione italiana dell’artista Nairy Baghramian. Promossa da Fondazione Furla nell’ambito del programma Furla Series e da GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano, la mostra abita sia lo spazio interno sia quello esterno al museo, con un percorso espositivo che parte dagli ambienti al piano terra e prosegue sulla terrazza adiacente che si affaccia sullo splendido giardino di Villa Reale.

A partire dal 29 agosto riprenderà il ricco programma con tutta una serie di attività gratuite (incluse nel prezzo del biglietto di ingresso, intero 5 euro / ridotto 3 euro): Imperfetto naturale, un laboratorio creativo che guida alla scoperta della bellezza dell’imperfezione, nella natura come nell’arte, a partire dalle narrazioni suggerite dalle opere in mostra; Macchie senza macchia (e senza paura), una passeggiata tra le opere di Baghramian e gli spazi del parco che dà lo spunto per sperimentare con acquerelli e materiali di riciclo i possibili “incastri” tra le forme dell’arte e della natura; Natura imperfetta, una caccia al tesoro botanica che cerca di risolvere, tra piante “perfette” e foglie “imperfette”, l’enigma che le sculture in mostra pongono. Leggi tutto

Il Museo della Scienza di Milano presenta Collezioni di Studio

Ho sempre amato i film di avventura e devo dire che lunedì, quando sono stata al Museo Scienza e Tecnologia di Milano per l’anteprima stampa del nuovo progetto Collezioni di Studio, mi sono subito venute in mente un paio di situazioni tipiche proprio di tale genere cinematografico.

Avete presente la pellicola Una notte al museo in cui il protagonista scopre che, durante la chiusura notturna, ogni cosa all’interno del museo si anima e prende vita, dagli animali impagliati alle statue passando per lo scheletro del Tyrannosaurus rex? Ecco, prendetemi per svitata ma ho sempre sognato di poter vivere un’avventura simile…

E avete presente la scena di uno dei film del ciclo di Indiana Jones, quella in cui l’archeologo si ritrova in uno sconfinato deposito con casse colme di tesori indebitamente accumulati dai nazisti? È un tipo di immaginario – quello del deposito segreto colmo di importanti reperti e opere frutto dell’ingegno umano – che appartiene in realtà a tutto un filone non solo cinematografico ma anche letterario, poiché le vestigia del proprio passato hanno sempre intrigato l’essere umano e non solo oggi, ma già in epoche remote.

Se lunedì ho pensato a questo tipo di situazioni non è certo perché io sia rimasta chiusa nottetempo al museo (purtroppo no…) né perché ci siano nazisti dai quali salvare importanti reperti, ma piuttosto perché proprio quell’immaginario e quell’attrazione verso il nostro passato sono alla base del nuovo, bellissimo progetto che spinge il museo che tanto amo ad aprire i propri depositi al pubblico. Leggi tutto

Dal 27 al 30 maggio si tiene l’iniziativa Scopri le Botteghe Museo

Elisabetta Invernici e Alberto Oliva sono due persone e professionisti che stimo: tra le tante attività delle quali si occupano figura un progetto estremamente interessante e che apprezzo molto.

Il progetto si chiama Galleria&Friends (ne ho parlato qui) e, dopo averlo lanciato e aver pubblicato uno splendido volume intitolato Bottega Milano (ne ho parlato qui), Elisabetta e Alberto lanciano ora una nuova iniziativa.

Parte così SCOPRI LE BOTTEGHE MUSEO, un’iniziativa speciale legata a Galleria&Friends, progetto nato a ottobre 2019 per promuovere l’anima storica delle botteghe artistiche e artigiane di Milano e Lombardia e il loro ruolo di presidio culturale.

La nuova iniziativa di Elisabetta e Alberto va in scena dal 27 al 30 maggio 2021 e prevede webinar e workshop, tour guidati a orari scaglionati per cinque persone ciascuno, così da coinvolgere i partecipanti in una esperienza unica e irripetibile per conoscere le Botteghe Museo, luoghi tra i più preziosi del nostro territorio.

Le Botteghe Museo, selezionate fra i migliori indirizzi storici e di tradizione – presenti a Milano da oltre cinquant’anni – vantano collezioni artigianali, produzione Made in Italy e bellezza architettonica della location.

Negli anni hanno saputo salvaguardare collezioni storiche di alto valore artistico con pezzi autentici dei secoli scorsi, catalogati e custoditi in apposite teche. Si tratta di pezzi che non sono mai stati – e mai saranno – messi in vendita perché considerati patrimonio familiare dei titolari: la condivisione al pubblico di queste collezioni storiche costituisce dunque un valore immenso e squisitamente sociale e culturale.

Con la consulenza dei curatori Elisabetta Invernici e Alberto Oliva, SCOPRI LE BOTTEGHE MUSEO propone tour monografici o collettivi alla scoperta di massimo tre Botteghe per volta: gli stessi titolari saranno a disposizione dei visitatori per raccontare la propria storia e spiegare i segreti del mestiere secondo specifiche competenze.

È con grande entusiasmo che condivido questa splendida iniziativa e – ben volentieri – condivido il link al quale potete trovare l’elenco di tutti gli eventi – ovvero: il webinar L’imprenditore e il Vate di giovedì 27 maggio ore 11 (in diretta streaming sul canale Facebook), il tour Alleati di bellezza di venerdì 28 maggio ore 15, il tour Il gusto del particolare di sabato 29 maggio ore 11 e – last but not least – il tour Laboratorio d’eccellenza di domenica 30 maggio alle ore 11.

Al link che ho indicato (e che nuovamente ripeto) trovate tutti i dettagli e la modalità di prenotazione: concludo sottolineando che l’iniziativa gode del patrocinio del Comune di Milano e del Consiglio Regionale della Lombardia e aggiungo un piccolo consiglio, quello di non aspettare troppo per prenotare, visto i pochi posti disponibili.

Manu

 

Tutti per il Museo per Tutti, 1° campagna di fundraising del Museo da Vinci

È un luogo di cui ho parlato spesso perché è uno dei miei preferiti – e non solo a Milano: mi riferisco al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.

Lo amo particolarmente poiché è un’istituzione storica e, allo stesso tempo, straordinariamente contemporanea: chi lo amministra è riuscito a farne un museo prestigioso ma vicino alle persone (non spocchioso, insomma), un museo capace di raccontare scienza, tecnologia, industria e molto altro ancora senza preconcetti e senza barriere.

Come ho già narrato in altri post, il Museo da Vinci vide la luce nel lontano 1953 grazie a un gruppo di industriali lombardi guidati dall’ingegner Guido Ucelli di Nemi: l’idea di quest’ultimo era quella di dotare l’Italia, al pari degli altri grandi Paesi europei, di un museo che raccontasse il «divenire del mondo» a partire da un’idea di unità della cultura.

Questa idea di dialogo senza barriere tra cultura umanistico-artistica e cultura tecnico-scientifica ispira ancora oggi le scelte e il piano strategico di sviluppo dell’istituzione meneghina e rappresenta uno dei motivi alla base del mio amore.

Il nome di Leonardo da Vinci accompagna il Museo fin dalla sua inaugurazione e calza a pennello: Leonardo è il miglior simbolo di quel dialogo e di quella continuità tra i due lati della cultura, espressioni differenti quanto complementari della creatività umana, fortemente presenti nella vita e nell’operato del celeberrimo genio del Rinascimento. Leggi tutto

Rinascere, una mostra per ripartire alla Galleria Rossini di Milano

Era il 10 gennaio quando ho pubblicato il post precedente qui nel blog.
Ebbene sì, è passato un mese e mezzo e, nei miei tanti anni di blogging, è la prima volta che accade.
Mai avrei creduto a un’ipotesi simile se me l’avessero detto tempo fa perché il blog è il mio piccolo spazio sacro, la mia creatura, la finestra sul mondo più cara che ho e l’ultima alla quale rinuncerei.

Ma la (triste) verità è che da mesi faccio sempre più fatica a scrivere perché mi sento sospesa, un po’ svuotata e… inaridita.
Per creare (e scrivere è creazione), per riuscire a dare forma ai pensieri, è necessario che la vita possa scorrere liberamente.

E, in questo momento, non è così, le nostre vite non scorrono liberamente.
Siamo in attesa, siamo un po’ sospesi – appunto.
Per questo, a parte i pensieri che esprimo o provo a esprimere in Instagram, mi viene invece difficile creare nuovo materiale per il blog.

Sono stanca, stanca di questa nostra vita diventata tanto (troppo…) virtuale e digitale.
Io che ho sempre creduto nel digitale, che l’ho sempre amato in quanto convinta che sia un’immensa possibilità aggiuntiva, continuo a credere altrettanto fermamente che non possa però sostituire in toto la nostra vita reale.
Certo, in questo anno segnato dalla pandemia il digitale è stato il modo (l’unico) per continuare a fare cose senza fermarci, ma – francamente – inizio a essere stufa di eventi in Zoom, riunioni in Zoom, incontri in Zoom, didattica in Zoom…
Oggi più che mai ho sete di vita reale e ho desiderio di concretezza e di cose da vivere, toccare, annusare… Leggi tutto

Bottega Milano, il volume che permette di vedere un nuovo Rinascimento

«Sia Milano come un alveare.
Voi pensate che i tempi siano cattivi.
I tempi sono pesanti, i tempi sono difficili.
Ma vivete bene e muterete i tempi.»

Sono parole di Aurelio Ambrogio, conosciuto da tutti come sant’Ambrogio.
Vescovo, teologo, scrittore, è una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo tant’è che viene annoverato tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente ed è il patrono di Milano assieme a san Carlo Borromeo e san Galdino.
Ambrogio fu vescovo della città dal 374 fino alla morte e Milano ospita la basilica a lui dedicata e che ne conserva le spoglie.

Una leggenda narra che, mentre Ambrogio bambino dormiva nella sua culla, uno sciame di api si posò improvvisamente sulla sua bocca dalla quale esse entravano e uscivano liberamente, senza pungerlo: lo sciame si levò poi in volo perdendosi alla vista degli astanti.
Tale leggenda è anche il soggetto di un dipinto di Paolo Camillo Landriani, detto Duchino: ‘Il miracolo delle api’, risalente alla prima metà del XVII secolo, è conservato presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco (potete vederlo qui).
In ricordo di tale leggenda, Sant’Ambrogio è considerato il patrono delle api, degli apicoltori e dei fabbricanti di cera.

L’essere patrono delle api ha un valore fortemente simbolico visto che questi esseri meravigliosi rappresentano l’operosità e non solo quella tradizionalmente riconosciuta ai milanesi, ma a tutti coloro che si impegnano nel lavoro, con combattività, spirito di sacrificio e di abnegazione. Leggi tutto

Il mio letto è un giardino – il Mudec di Milano riparte così

Non può esserci sviluppo economico, sociale e conseguentemente democratico senza cultura, senza una solida base di conoscenza, di sapere, di istruzione.

Ne sono profondamente convinta e chi mi conosce sarà forse stanco di sentirmelo ripetere da anni.
Eppure, non riesco a smettere di sottolinearlo, di fare la mia parte (piccola, microscopica) affinché questo concetto fondamentale diventi condiviso, affinché non si creino malintesi in un frangente complesso come questo: non vi è antitesi tra cultura e sviluppo economico, anzi, la prima è presupposto fondamentale affinché il secondo possa verificarsi.
L’ignoranza genera buio e superstizione, genera false credenze e pregiudizi, fa sì che non si cresca né si progredisca; al contrario, conoscenza, sapere e istruzione ci rendono liberi e ci permettono di crescere, di migliorarci, di emanciparci, di aspirare a condizioni di vita migliori.

Per tutti questi motivi sono felice di dare spazio ancora una volta a un’iniziativa del MUDEC, il Museo milanese che tanto fa per promuovere quella conoscenza che crea coesione, che ci permette di essere liberi, che ci permette di guardare agli altri non con paura bensì con curiosità e interesse per diventare più ricchi, spiritualmente e intellettualmente.

Il MUDEC – Museo delle Culture di Milano presenta il primo approfondimento dopo il lockdown dettato dall’emergenza COVID-19: si tratta della mostra intitolata ‘Il mio letto è un giardino – Mi cama es un jardín. I tessuti delle donne del monte quichua (Santiago del Estero, Argentina)’. Leggi tutto

Lo stilista Martino Midali accoglie Il Duomo all’Ortica nel suo hub

Negli ultimi mesi, in più occasioni, ho parlato di Martino Midali.

Classe 1952, originario della storica città lodigiana di Mignete, Midali si trasferisce a Milano giovanissimo: è nel capoluogo meneghino che inizia la sua scalata nel mondo della moda diventando uno stilista amato e conosciuto in Italia e all’estero.

Lo scorso ottobre ho parlato del libro che racconta il suo percorso: intitolato ‘La stoffa della mia vita – un intreccio di trama e ordito’, il volume è stato scritto con la giornalista Cinzia Alibrandi che ha ben saputo narrare la vita ricca di sfide (e di aneddoti) di Midali.

Dovete sapere che uno dei motivi per cui amo Midali è il fatto che si sia sempre distinto per essere uno stilista vicino alle donne che ama in modo sincero: la missione che si è dato è quella di valorizzare il nostro corpo, in ogni sua forma e taglia, partendo però dalla nostra testa.

Già, perché il suo motto potrebbe essere valorizzare senza ostentare visto che ama vestire donne che scelgono gli abiti per stare bene prima di tutto con loro stesse e non per essere un trofeo accanto a un uomo: le donne che hanno vestito e che vestono Martino Midali sono generalmente donne molto consapevoli della propria identità personale, sociale, professionale e che non hanno bisogno di dimostrare qualcosa se non – appunto – a loro stesse.

E tutto ciò piace tanto a una persona come me, fortemente convinta che la moda sia espressione personale e non mera ostentazione di stato.

In febbraio, invece, ho parlato della collezione FW 2020-21 dello stilista, un vero e proprio alfabeto di stile fatto di stampe, natura, colore e volumi estremamente femminili: l’idea è – ancora una volta – quella di vestire una donna che vuole sentirsi a suo agio, con sé stessa e con gli altri, dal mattino alla sera, in ogni occasione.

Oggi torno volentieri a parlare di Midali per raccontarvi un’altra espressione di questo uomo dalla personalità davvero sfaccettata: la passione per l’arte. Leggi tutto

Galleria&Friends Milano, guida al meglio delle Antiche Botteghe in città

Scorcio sull’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele dal Duomo
e un dettaglio della mappa con le Antiche Botteghe di Galleria&Friends Milano

«Two is a coincidence, three is a trend.»

Così recita un aforisma in lingua inglese: spesso riassunto semplicemente in «three is a trend», sta a indicare come un evento possa essere diversamente considerato e interpretato in base al numero di volte in cui si verifica.

Un fatto che si verifichi due volte potrebbe (anche) essere una coincidenza ma – come diremmo in italiano – tre indizi fanno invece una prova.

E io, oggi, vorrei menzionare tre fatti (o tre indizi) che conducono a una teoria che desidero dimostrare.

Primo fatto: ottobre 2019, viene lanciato il progetto Galleria&Friends Milano il cui scopo è creare una rete tra una trentina di Botteghe Antiche della città attraverso una serie di eventi culturali.

Secondo fatto: novembre 2019, il sindaco di Milano Giuseppe Sala nomina 60 nuove Botteghe Storiche, portando il totale in città a quota 549 insegne. Nota che considero importante: per ottenere il riconoscimento di Bottega Storica un esercizio deve essere attivo da almeno 50 anni nel medesimo comparto merceologico (a prescindere da eventuali cambi di titolarità) e deve conservare totalmente o in parte i caratteri costruttivi, decorativi e di interesse storico o architettonico.

Terzo fatto: gennaio 2020, viene presentato a Milano il logo che identifica il Marchio Storico d’interesse nazionale. Obiettivo di questo nuovo strumento che il Governo mette a disposizione alle imprese italiane è «quello di tutelare la proprietà industriale delle aziende storiche italiane, le nostre eccellenze, nella sfida verso la valorizzazione del Made in Italy, l’innovazione, la sostenibilità, la competitività internazionale», così come si legge nel sito del Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico.

A quale teoria conducono questi tre fatti? Cosa desidero sostenere e provare? Leggi tutto

BE A SWEETHEART, il cuore nel gioiello moda è in mostra a Milano

Mostra ‘BE A SWEETHEART’ (photo courtesy HOMI)

Varie volte, in passato, ho parlato del salone HOMI e torno oggi a parlare molto volentieri di HOMI Fashion&Jewels, il nuovo format esclusivamente dedicato all’accessorio moda, gioiello e bijou in programma dal 15 al 18 febbraio a Fiera Milano: in particolare, desidero parlare di una delle iniziative connesse alla manifestazione, ovvero la mostra ‘BE A SWEETHEART – Il cuore nel gioiello moda’.

‘BE A SWEETHEART’ è appunto una mostra dedicata al cuore nel gioiello moda: il progetto nasce dall’incontro tra l’esperienza fieristica di HOMI Fashion&Jewels e l’autorevolezza e la conoscenza di POLI.design, la struttura sviluppata dal prestigioso Politecnico di Milano come centro di eccellenza nel campo del design.

Ospitata all’interno delle suggestive sale di Palazzo dei Giureconsulti a Milano, la mostra è aperta al pubblico con ingresso libero fino al 18 febbraio (orario 10-18.30) e presenta circa 150 creazioni che indagano il profondo simbolismo del cuore nel gioiello moda.

Cuori trafitti da frecce, sormontati da corone, uniti dall’edera o irti di spine: il cuore è il simbolo più rappresentato nella storia del gioiello ed è racconto di amore, amicizia, fedeltà, lealtà, senza perdere i suoi riferimenti al sacro.

I molteplici significati del cuore vengono esplorati in mostra dai gioielli realizzati da giovani designer, maison internazionali, stilisti, artigiani e artisti attraverso tre accezioni: il cuore come messaggio, come dono e come simbolo sacro.

La sezione ‘Messaggio’ considera il cuore come immagine sociale e di denuncia, scelto in gioielli pensati per combattere la violenza contro le donne, in quelli che riflettono l’essenza effimera del mondo contemporaneo come anche nelle creazioni che rimandano alle ferite d’amore.

La sezione ‘Dono’ racchiude amore ed emozione: indagato in ogni sua sfumatura amorosa e amorevole, il cuore si fa messaggero di buoni sentimenti da indossare, ricchi di significati e di rimandi che caratterizzano gioielli immaginifici e intensi.

L’accezione metafisica caratterizza invece la sezione ‘Simbolo Sacro’ nella quale il cuore gioiello ricorda il simbolismo religioso, indagandone le virtù propiziatorie – come negli ex voto – e il valore di amuleto: si tratta di un’interpretazione spesso portata alla ribalta dalla moda e che accessorio e gioiello hanno indagato con proposte affascinanti. Leggi tutto

STILE MILANO Storie di eleganza, la mostra che narra Milano e il suo stile

Ero ancora una ragazzina (ma già incuriosita dalla moda, dai suoi significati e dai suoi percorsi) quando sentii usare per la prima volta l’espressione Stile Milano rimanendone sorpresa e colpita.

La mia Milano, la città che tanto amavo (e che tanto amo), aveva addirittura uno stile tutto suo? Che orgoglio!

La risposta a quel mio quesito era ed è sì: in realtà, si può affermare che ogni città sia caratterizzata da uno stile preciso che, a sua volta, è influenzato dalle caratteristiche e dall’impronta sociale, culturale ed economica della città stessa; quando si parla di quella che è diventata una delle cosiddette capitali della moda, ecco che nasce una definizione come Stile Milano.

Lunedì 20 gennaio, a Palazzo Morando in via Sant’Andrea 6 a Milano, è stata inaugurata la mostra STILE MILANO – Storie di eleganza, promossa dal Comune di Milano | Cultura e dall’Associazione Stile e storia.

Aperta al pubblico fino al 29 marzo 2020, la mostra (allestita nell’ala nuova al primo piano dello storico palazzo) illustra il rapporto tra abito e gioiello dagli Anni Cinquanta ai giorni nostri, sottolineando lo stretto legame che unisce vestito e ornamento e narrando l’evoluzione di stile e costume.

Ogni città ha il suo stile – come dicevo – e Milano, con la sua sobrietà, ha definito un’eleganza curata, fatta di capi impeccabili e dettagli preziosi, frutto di alta artigianalità, fino a diventare un’indiscussa capitale della moda: STILE MILANO racconta come lo è diventata.

È la presenza sul territorio di capaci artigiani, spesso donne, che ha permesso la nascita dei grandi brand: dal dopoguerra in poi, le sartorie (da Biki a Jole Veneziani) e i gioiellieri milanesi (da Buccellati a Cusi, da Faraone a Calderoni) hanno creato per le loro clienti abiti e gioielli personalizzati, utilizzando con sapienza tecniche e lavorazioni particolari.

Una creatività delle donne, quella delle abili mani delle sarte, e una creatività per le donne, quella dei gioiellieri: da entrambe sono nati oggetti esclusivi che esprimono un lusso non gridato ma ricercato e ‘su misura’.

I gioiellieri, infatti, hanno avuto un ruolo importante quanto gli stilisti e ancora oggi rappresentano punti di riferimento dello stile milanese: STILE MILANO racconta, anche attraverso una selezione di gioielli, come le maison milanesi abbiano saputo interpretare lo stile di un’epoca delineando la propria proposta personale. Leggi tutto

2020 Anno del Topo: tre mostre a Milano, Roma, Torino omaggiano la Cina

Festeggiando l’Anno del Topo al Torino Outlet Village con una delle bellissime ‘China Girl’ di Xu De Qi,

maestro dell’arte pop cinese.

Non apprezzo i luoghi comuni e i pregiudizi; non mi piace il pensiero omologato né mi piacciono i giudizi generalizzati.

Volete un esempio pratico?

Nutro scarsissima simpatia verso i luoghi comuni che spesso affiorano quando si parla di Cina; sono addolorata dal fatto che, negli ultimi anni, associamo spesso questo immenso e sfaccettato Paese a pensieri negativi che credo sia inutile elencare (tanto li conosciamo tutti…), dimenticando che la Cina ha in realtà molto più da offrire che un pugno di cliché e di stereotipi.

Ho avuto la fortuna di visitare l’immensa Shanghai nel lontano 2004, sedici anni fa: come raccontai in un’altra occasione qui nel blog, così come per ogni viaggio che ho fatto, potrei raccontare tante cose, belle e meno belle, e devo ammettere che in occasione di quel viaggio rimasi colpita (anche) dalle profonde contraddizioni che già allora iniziavano a farsi sentire in maniera abbastanza significativa.

Potrei raccontarvi delle enormi difficoltà nel comprendere e nel farmi comprendere (l’inglese era parlato da pochissimi), eppure potrei anche raccontarvi come molte persone, spinte dalla curiosità, cercavano di dialogare con me, arrivando a mimare parole e concetti pur di poterci parlare.

Potrei raccontarvi di quando un taxi mi scaricò (letteralmente!) perché non ci capivamo, scatenando il mio panico, ma potrei anche raccontarvi di quella volta in cui mangiavo dei ravioli per strada (avevo seguito la coda di gente del posto in fila davanti a un chioschetto e avevo fatto benissimo…) e un ragazzo seduto per terra vicino a me interruppe il suo pasto per andare a procurarsi un cucchiaio di ceramica che mi porse con estrema gentilezza e rispetto, vedendomi in evidente difficoltà con le bacchette.

Ecco, forse della Cina si può in parte pensare questo, che sia un Paese dalle mille contraddizioni, ed è vero, a mio umilissimo parere; sarebbe però un peccato fermarsi a un giudizio superficiale, poiché equivarrebbe a fare la stessa operazione che molti fanno con l’Italia e che a noi dà (giustamente!) tanto fastidio. Leggi tutto

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